I colori del suono, da Kandinskij al palco di Cosmo | Rolling Stone Italia
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I colori del suono, da Kandinskij al palco di Cosmo

Dopo la collaborazione con i Moderat, Christoph Schneider ha curato l'ultimo party del Cosmotronic, fissato per il 2 febbraio al Mediolanum Forum. Un lavoro che ha radici lontane, per rendere visibile la musica

I colori del suono, da Kandinskij al palco di Cosmo

Cosmo durante la data romana del suo Cosmotronic Tour. Foto di Kimberley Ross.

«Ho iniziato nel 1997 a Berlino, nei locali jazz e nei teatri, per poi collaborare con i club, proprio nel momento in cui la techno stava esplodendo», racconta Christoph Schneider, lighting designer tra i più rinomati della scena elettronica internazionale, ospite d’eccezione per il live che Cosmo porterà il prossimo 2 febbraio a Milano, quando il Mediolanum Forum diventerà un immenso dancefloor, party conclusivo del Cosmotronic Tour – per gli ultimi biglietti clicca qui.

«Cosmo aveva visto il mio lavoro con i Moderat e, tramite DNA Concerti, mi ha contattato per collaborare», continua Cristoph. «Ho preso un volo per Torino, per assistere al suo show al Movement. Ci siamo conosciuti e mi ha fatto subito un’ottima impressione, sia come artista che come persona, per la passione che lo spinge, per il modo che ha di intendere la musica e la creatività. Ho scoperto che già parlavamo lo stesso linguaggio, che avevamo le stesse idee sul rapporto tra la musica e i visual». Un lavoro, infatti, quello del lighting designer, sostanzialmente basato sull’idea che l’invisibilità del suono possa tradursi in forma e colore, che la luce possa diventare, nel caso di Cristoph, tutt’uno con la cassa dritta e i sintetizzatori.

Per certi versi quello che fai ricorda la versione techno dei quadri con cui Kandinskij intendeva rappresentare i colori della musica di Schönberg.
Esattamente. Proprio parlando di Kandinskij, mi ha sempre ispirato il lavoro che fece per Quadri di un’esposizione di Musorgskij, una composizione per pianoforte in seguito resa famosa dalla versione di Ravel. Kandinskij credeva che ogni suono avesse un proprio colore e lo stesso cerco di fare io con il mio lavoro.

Come nasce il processo creativo per un light show? Parti da zero o cerchi di lavorare insieme agli artisti?
Cerco sempre di capire gli artisti con cui collaboro, la loro musica e i progetti che hanno per il palco. Cosmo, ad esempio, aveva già un’idea di come avrebbe voluto le luci e i visual molto vicino al mio stile. Mi ha dato tantissimi input durante i mesi di progettazione.

Ci puoi dare qualche anticipazione dello spettacolo che avete preparato per il Mediolanum Forum?
Durante il concerto alternerò varie tecniche, in certi momenti le luci seguiranno la ritmica mentre in altri lascerò i visual essenziali, usando un solo colore, due al massimo. Sarà uno show minimale, molto simile ai lavori che solitamente faccio per gli artisti techno. Credo che per il pubblico ci sarà da divertirsi.

È la tua prima volta con un artista italiano?
No, ho già collaborato con i Tale Of Us al Cocoon di Ibiza.

Infatti sei conosciuto anche per i tuoi lavori nella musica elettronica. Cosa cambia tra un lavoro realizzato per un set techno rispetto all’idea dietro un live come quello di Cosmo?
La differenza principale nel lavoro per una band come quella di Cosmo – anche se ci sono molti elementi techno nella sua musica – è che tu conosci prima la scaletta e sai quale show di luci creare in quell’esatto momento. Con un dj cambia tutto, i set sono sempre diversi e non sai quale traccia metterà, per cui è necessario improvvisare molto di più, far in modo che lo show non sia ripetitivo e il più spontaneo possibile. Diciamo che con una band tutta la parte creativa avviene prima della performance, mentre con un dj programmi sì alcuni elementi, ma il grosso del lavoro avviene dal vivo.

Come dicevi la sua musica prende molto dalla techno. Hai trovato qualche somiglianza tra Cosmo e gli artisti di musica elettronica con cui hai lavorato in passato?
Si, mi ricorda molto i Moderat nel mondo in cui usa i sintetizzatori, nell’utilizzo che fa dei bassi, come fosse un’onda che continua ad avanzare trascinando con sé il pubblico. Mi piace anche il mondo in cui mixa, come utilizza elementi della techno dentro le sue canzoni. È ovviamente musica pop ma con suoni decisamente techno.

Nella tua carriera qual’è stato il dj con cui ti sei trovato meglio?
Non saprei, ho lavorato con così tanti dj e vorrei essere politicamente corretto citandoli tutti (ride, nda). Diciamo che quelli con cui mi sono divertito di più sono i Modeselektor, ci conosciamo da tanti anni, veniamo entrambi da Berlino e sono ragazzi molto simpatici, anche se non sembra.

Rimanendo a Berlino. Qual è la differenza principale che hai riscontrato lavorando con un artista italiano rispetto a quanto fai di solito nei club tedeschi?
Per un artista italiano uso molti più colori di quanti ne userei per un artista berlinese. A Berlino chiedono solo il bianco e il nero, stop, mentre in Italia nei lavori dei lighting designer ho notato che i colori vengono utilizzati molto di più. D’altra parte gli italiani hanno ‘la dolce vita’ mentre i tedeschi diventano subito scontrosi anche solo se fai tre minuti di ritardo (ride, nda).

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