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Harry Styles rivela i segreti di ‘Fine Line’

Il cantante offre a Rolling Stone una guida canzone per canzone del suo nuovo album: «Finalmente posso essere me stesso»

Foto: Ryan McGinley per Rolling Stone USA

Harry Styles volteggia al centro del Forum di Los Angeles, ballando selvaggiamente sulle note della sua nuova canzone Golden. Il palazzetto è deserto. È giovedì pomeriggio, mancano poche ore all’uscita del suo attesissimo secondo album Fine Line e Styles sta provando il grande spettacolo di venerdì sera che festeggia l’uscita del disco. Fuori dall’arena, il parcheggio è invaso da tende: fan provenienti da tutto il mondo sono accampati da una settimana pur di accaparrarsi un posto in platea. Dopo qualche ora di prove, Styles si lascia andare quando il nuovo album inizia a suonare dagli altoparlanti e balla con gioia. È probabile che questa sia l’ultima volta che sentirà la sua canzone in una stanza dove nessun altro sta ballando.

Dietro le quinte, Harry Styles s’accomoda su un divano in pelle. Indossa pantaloni a zampa di velluto a coste, un filo di perle, una maglietta gialla raffigurante un panda e le parole “I’m Gonna Die Lonely”, morirò da solo. Con la sua spalla musicale, Tom ‘Kid Harpoon’ Hull, discute della scaletta del prossimo tour mondiale che non inizierà prima di aprile. Sua madre vuole una mela, il figlio rockstar indica la ciotola dove si trovano le più gustose. Non vede l’ora che il mondo intero ascolti le sue nuove canzoni e non fa nulla per nasconderlo.

Fine Line è il capolavoro pop estroverso e gioioso che Styles stava cercando di azzeccare da quando è diventato famoso quasi 10 anni fa, quando era il rubacuori degli One Direction. Come canta in Lights Up, il singolo uscito in settembre, la luce lo sta illuminando. «Credo abbia a che fare col fatto che mi sto divertendo di più», spiega. «Lights Up è arrivata alla fine di un lungo periodo di riflessione e di auto accettazione. Nei due anni che ho passato a fare il disco ci sono stati parecchi cambiamenti personali, ho avuto modo di riflettere su me stesso ed è un privilegio che non sempre si ha. Mi sento più a mio agio con me stesso».

La sua vita è cambiata in molti modi, a volte grazie ai funghi ‘magici’, altre facendo ricorso al potere di un cuore spezzato che è ancora più psichedelico. La musica spazia dal soft rock un po’ hippie modello Laurel Canyon di Canyon Moon – Styles lo chiama «Crosby, Stills and Nash sotto steroidi» – all’r&b di Adore You. Styles ha trascorso gran parte della giovinezza sotto i riflettori, eppure Fine Line è un breakup album pieno di dolori che riflette l’evoluzione introspettiva di un 25enne che fa sesso e poi s’intristisce. Il cantante si rifiuta di seguire le tendenze o di adattarsi alle formule. «Il punto è che ho cercato di ridefinire il significato di successo, per me. Ho cercato di cambiare la mia percezione del successo. In due anni sono cambiate molte cose, specialmente dopo essere uscito dalla band e aver capito cos’è la vita. Mi sono sentito più libero nel fare quest’album: arrivi ad essere felice anche se la canzone che canti parla di un periodo in cui felice non lo eri per niente».

La prima volta che Styles mi ha fatto sentire l’album, in giugno, eravamo a pochi chilometri di distanza da qui, agli Henson Studios di Los Angeles, nella stessa stanza dove il suo idolo Carole King ha realizzato Tapestry. Un terreno sacro, per Harry. «Se ripenso all’ultimo album», mi diceva riferendosi al debutto solista del 2017, «mi accorgo che pensavo di essere onesto solo perché c’è un verso sul farsi una sega. Non avevo idea di che cosa volesse dire essere onesti. Scrivi una canzone che ti sembra franca e pensi, “è solo la mia canzone”. Poi la sente la gente e capisci. Finché la gente non le sente, non sono nemmeno canzoni. Sono solo note vocali».

Ecco la guida di Styles a Fine Line, canzone per canzone. È un viaggio creativo ed emotivo quello che il cantante ha intrapreso nel realizzarlo.

Golden

È la prima canzone scritta per Fine Line, il secondo giorno delle session agli Shangri-La Studios di Malibu. «È il primo pezzo che faccio sentire alla gente», spiega. «Ho sempre pensato che sarebbe stata la prima traccia della scaletta». È un pezzo soft rock tipico della Southern California degli anni ’70 e ha quella morbidezza alla Laurel Canyon tipica del primo album, ma con chitarre e armonie più stratificate. «Abbiamo scritto Golden nella cucina dello studio, io la suonavo alla chitarra. Eravamo in cinque a fare le armonie, l’acustica della cucina era favolosa, abbiamo pensato che avrebbe funzionato».

Eppure, anche questa canzone pop solare ha un retrogusto agrodolce. Il sole tramonta e lui supplica: “Non voglio rimanere solo”. Come dice Harry, «non so granché della vita di Van Morrison, ma so che cosa provava di una certa ragazza, perché l’ha scritto in una canzone. E a me piace fare la stessa cosa».

Watermelon Sugar

Styles ha fatto questa matta jam al Saturday Night Live accompagnato dalla sua live band. Ha scritto Watermelon Sugar con il produttore Tyler Johnson, Tom Hull e il chitarrista Mitch Rowland. In tutto l’album si è circondato di amici e collaboratori e non dalla solita squadra di professionisti. «Quando collabori con autori professionisti ci passi assieme uno o due giorni, e non esiste che quella persona abbia a cuore il tuo album tanto quanto te. Sai, domani passeranno ad altro. So che Mitch, Tyler, Tom, Sammy [Witte], Jeff [Bhasker] volevano fare un bel disco tanto quanto me. Non gli interessa se il pezzo è loro o di qualcun altro. Non gli importa quante canzoni che hanno scritto finiscono nella track list. Vogliono che l’album sia il migliore possibile. Ci lega la musica che amiamo e le esperienze che facciamo. Nel gruppo non c’è qualcuno che dice: no, di questa roba non parlo, mi limito a fare i beat…».

L’esperienza del primo tour solista senza One Direction ha esercitato un’enorme influenza sull’album e sulla vita di Harry Styles. «È stato fondamentale. Mi ha davvero cambiato dal punto di vista emotivo. Sai, vedere la gente che canta le tue canzoni… quel tour è stato fondamentale affinché accettassi me stesso, o almeno così credo. Non facevo che pensare: “Oh wow, vogliono davvero che sia me stesso, che vada là fuori e che lo faccia”. I fan creano un clima in cui la gente si sente libera di essere se stessa. La gente vuole vedermi sperimentare e divertirmi. Nessuno vuole vedermi fingere».

Adore You

«È una delle canzoni più pop dell’album», dice Harry dell’ultimo singolo. «Mi sono liberato di ogni paura che mi impediva di scrivere pezzi spudoratamente pop e divertenti. È frutto del tour, della sensazione di essere accettato. Ascolto Harry Nilsson, Paul Simon, Van Morrison… ecco, Van Morrison ha Brown Eyed Girl, Nilsson ha Coconut, David Bowie ha Let’s Dance. I pezzi divertenti sono importanti».

Lights Up

Dopo avere dato il via alla sua carriera solista con Sign of the Times, un pezzo epico glam rock pianistico, Styles ha sorpreso molti fan con il primo singolo tratto da Fine Line: un groove R&B succinto e tirato a lucido. «Quando l’ho fato sentire alla casa discografica ho detto: “Questo è il primo singolo. Sono due minuti e trentacinque. Prego”. Il pezzo non è nato subito: Lights Up, Treat People with Kindness e Adore You sono stati scritti nell’ultima settimana di session in primavera, in un boom di ispirazione.

Per Styles, la canzone ha a che fare con l’uscire allo scoperto. Ha iniziato a scrivere canzoni come membro del gruppo. «Ho visto per la prima volta il mio nome nei credits di Happily e mi è piaciuto», spiega. «Ma sapevo che l’avrei interpretata solo in parte. Ero conscio del fatto che se avessi scritto una canzone davvero personale, non l’avrei cantata tutta io. Era come una rete di salvataggio. Se una canzone era troppo personale, potevo sempre tirarmi indietro e dire: “non voglio averci niente a che fare”. Quando scrivevo mi dicevo: se mai dovessi scrivere una canzone su di me, non la canterei. È come essere uno storyteller. Magari racconti una storia davvero personale, ma la voce solista cambia ogni pochi versi. Non è la stessa cosa. Man mano che le canzoni diventavano più personali, mi sono reso conto che avrei dovuto cantarle io stesso».

La svolta è arrivata con Two Ghosts, una ballata del debutto solista. «L’ho scritta per la band, per Made in the A.M., ma era un po’ troppo personale. Quando ho iniziato ad aprirmi per scrivere le mie cose più personali, una parte di me diceva: le voglio cantare tutte io. Ora guardo la track list dell’album e vedo le canzoni come dei figli. Ogni volta che ne suono una, ricordo dove ero e quel che stavo passando quando l’ho scritta. E quindi il concerto è un enorme viaggio emotivo, capisci? E fa la differenza, non è come quando sei col gruppo e provi questa sensazione ogni 20 minuti».

Cherry



È il momento più potente di Fine Line – una pura confessione di gelosia. Il fonico Sammy Witte stava suonando un giro di chitarra, e quando Styles l’ha ascoltato se n’è subito innamorato. «Quello è il momento in cui mi sono detto: Sì, voglio che le mie canzoni suonino così», dice. Si conclude con una voce femminile che parla in francese, mentre Harry improvvisa alla chitarra. «È una nota vocale della mia ex fidanzata. Stavo suonando la chitarra e lei ha ricevuto una telefonata – parlava nella stessa tonalità della canzone».

Falling

Una ballata sognante e soul. «Tom era venuto a casa mia per prendere qualcosa, si è seduto al piano e io ero appena uscito dalla doccia. Ha iniziato a suonare, l’ha scritta lì. Ero completamente nudo».

To Be So Lonely

«La canzone To Be So Lonely è un’estensione del cervello di Mitch», dice Styles. «Anche quando suona da solo, ha lo swing». È stata scritta su un guitalele – un ukulele a sei corde. «Sono davvero ottimi per scrivere, perché puoi portarli in viaggio. Ne avevo uno con me in Giappone, sono perfetti per le idee dell’ultimo minuto».

She

Una fantastica cavalcata rock di sei minuti con escursioni di chitarre in loop, come se il Prince di Purple Rain suonasse con i Pink Floyd. «Mitch suonava quelle parti di chitarra da bambino e ne è stato beh, leggermente influenzato», dice Styles. «Era fatto di funghetti. Lo eravamo tutti. Non avevamo idea di quello che stavamo facendo. Ci siamo dimenticati di quel pezzo, poi l’abbiamo ritrovato e ce ne siamo innamorati. Ma Mitch non aveva idea di cosa aveva suonato alla chitarra, quindi ha dovuto impararla da capo. A me sembra una canzone molto british. Di solito canto con un leggero accento americano, perché il primo artista che ho ascoltato era Elvis Presley. Quando lavoravo sulla tracklist del disco, segnavo le canzoni di cui ero più sicuro, e questa è sempre stata la mia prima scelta. È una canzone fenomenale».

Sunflower, Vol.6

Un trip sperimentale destinato all’etichetta “perla nascosta”: «Vorrei che la gente ascoltasse l’intero album. Voglio che ascoltino tutte le canzoni. Anche con lo streaming e le playlist, amo ascoltare i dischi dall’inizio alla fine. Quindi voglio scrivere album in questo modo, perché è così che ascolto la musica».

Canyon Moon

«Ero nel pieno del mio momento Joni», ammette Styles. Ispirato dal paesaggio della California – e dalla sua ossessione per Blue, il classico di Mitchell del 1971 –, ha rintracciato Joellen Lapidus, la donna che ha costruito il dulcimer che Joni suona in tutto il disco. All’epoca, Lapidus guidò Mitchell tra le meraviglie dello strumento; la cantautrice se l’è poi portato in giro per l’Europa e ci ha scritto molti dei suoi classici. Styles e Tom Hull hanno ricevuto la prima lezione da Lapidus in persona, nella sua casa di Culver City. Il musicista definisce orgogliosamente la canzone come un pezzo di «Crosby, Stills and Nash sotto steroidi». Quando ha fatto ascoltare Fine Line a Stevie Nicks, quest’estate, Canyon Moon era la sua canzone preferita – e come alcuni di voi sapranno, l’opinione di Stevie è importante per il ragazzo che ha definito “la mia piccola musa, Harry Styles”.

Treat People With Kindness



Questa canzone, nata per essere cantata in coro dal pubblico, non somiglia per nulla al resto dell’album. La fase di scrittura è iniziata quando il titolo è stato usato come slogan durante il primo tour solista di Styles. «Ho detto a Jeff: un giorno vorrei scrivere una canzone intitolata Treat People With Kindness. E lui ha risposto: “Perché non lo fai e basta?” All’inizio non ero a mio agio, perché non sapevo come approcciarla – ma alla fine mi sono convinto. Credo che la canzone abbia scoperchiato qualcosa che era dentro di me».

Fine Line

La canzone più lunga ed eccentrica dell’album – è una delle prime che hanno scritto, un brano folk che si è evoluto sempre di più. «È parecchio strano», dice Styles. «È partito in maniera semplice, ma volevo una coda epica, e ha preso forma in un modo che mi ha fatto pensare: Ecco com’è la musica che voglio suonare. Amo gli archi, i fiati, le armonie – allora perché non mettere tutte queste cose nel pezzo?» Il brano incarna lo spirito di tutto il progetto, ma Styles sa che non accontenterà tutti. «Quando mio nonno l’ha ascoltata per la prima volta, ha detto: “Sì, ho dovuto sentirla un paio di volte per capirla, ma sono felice che stai ancora lavorando”. È stato divertente, perché ho pensato: sono io quello felice di essere ancora al lavoro».

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