Haim, come sopravvivere alla depressione post tour e a una pandemia | Rolling Stone Italia
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Haim, come sopravvivere alla depressione post tour e a una pandemia

Le sorelle Danielle, Este, Alana e i produttori Rostam Batmanglij e Ariel Rechtshaid raccontano com’è nato ‘Women in Music Pt. III’, il disco più vario e ambizioso del trio. «Non ci siamo poste alcun limite»

Haim, come sopravvivere alla depressione post tour e a una pandemia

Da sinistra, Este, Danielle e Alana Haim

Foto: Yana Yatsuk per Rolling Stone

«Forse non dovrei dirlo, ma chi cazzo se ne frega: abbiamo fatto dei puzzle con la copertina del disco». Este, che coi suoi 34 anni è la maggiore delle sorelle Haim, è l’unica collegata anche in video per questa intervista via Zoom. Mostra un puzzle grande quanto un laptop che riproduce l’immagine di copertina di Women in Music Pt. III, il terzo album del gruppo della San Fernando Valley. Scattata dall’amico Paul Thomas Anderson, la foto trasmette il senso dell’umorismo sfacciato delle tre sorelle. Ci sono loro che guardano in camera impassibili da dietro il bancone di Canter’s, la loro rosticceria preferita di quand’erano bambine. Alle loro spalle campeggia una sfilza di salami comicamente grandi. In alto, il numero del cliente che viene servito è il 69.

Le Haim volevano promuovere Women in Music Pt. III – o WIMPIII (pronunciato “wimp-yyy”), come lo chiamano loro – con una serie di esibizioni semi-segrete nelle gastronomie di mezza America nel mese di marzo, un omaggio ai luoghi dove hanno tenuto i primi concerti e dove si sono sfamate. Hanno fatto in tempo a esibirsi solo due volte prima della cancellazione di ogni attività concertistica negli Stati Uniti.

Con la promozione dell’album sottosopra, le californiane hanno fatto del loro meglio per intrattenere sé stesse e i fan. Immergersi nel mondo Instagram delle Haim è un po’ come vedere i Blink-182 versione 2020: umorismo grossolano, nudità parziali più stupidotte che seducenti, tanta voglia di divertirsi. Per promuovere il singolo I Know Alone Danielle Haim, 31 anni, ha posato in casa circondata da bicchieri da vino e birra vuoti, e coperta solo dalla copia del giornale che regge in mano. Alana Haim, 28 anni, si è dedicata al ricamo e ha documentato la sua nuova passione con un video con la colonna sonora dei Ying Yang Twins. In maggio, spinte dalle richieste di tutorial da parte dei fan, le sorelle si sono riunite di persona per impartire via internet lezioni su come fare le coreografie e le mosse tipiche dei loro video. Più di recente, hanno messo da parte le scenette divertenti e hanno usato la piattaforma per condividere foto scattate alle manifestazioni di Black Lives Matter di Los Angeles – in una compare un cartello che recita “prosecute killer cops” – e chiedere al sindaco Eric Garcetti di rimuovere il capo della polizia di Los Angeles.

La copertina di ‘Women in Music Pt. III’

Dopo un rinvio di due mesi dovuto anche alla pandemia, le Haim hanno finalmente deciso di pubblicare Women in Music Pt. III. Il percorso di avvicinamento all’album è iniziato addirittura nel luglio 2019 quando le Haim hanno pubblicato il singolo Summer Girl che avevano registrato e masterizzato da appena due settimane. «È stata un’esperienza eccitante e ha influenzato tutto l’album», dice Danielle.

Otto anni fa, ai tempi del primo disco per una major, Days Are Gone, le cose erano andate in modo diametralmente opposto. «Erano anni che avevamo per le mani quelle canzoni», dice Danielle. «Le suonavano da un pezzo nei club di Los Angeles prima di firmare un contratto. Per dire, The Wire l’avevamo dal 2008. Fino a Summer Girl non avevamo mai scritto e deciso di pubblicare un pezzo nel giro di due giorni».

Prodotto con Rostam Batmanglij, ex Vampire Weekend, e con il collaboratore di lunga data Ariel Rechtshaid, Women in Music Pt. III non si basa sugli accenti percussivi che erano il marchio di fabbrica delle Haim. Liberarsene, spiega Danielle, è stato «piuttosto difficile, perché siamo batteriste e amiamo le parole multisillabiche». I suoni di batteria sono diventati più acustici – la band li paragona a quelli carichi d’eco di Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers – e le punteggiature elettroniche sono più strane e suggestive, come le trombe scintillanti della canzone d’amore Another Try o il basso P-Funk di 3AM.

«A volte si trattava semplicemente di dare una chitarra a Danielle e chiederle di suonare qualcosa», spiega Batmanglij. «È in grado di mettere giù cose classiche e al tempo stesso personali nel giro di una o due take». L’idea era catturare il senso di libertà tipico di quando la band suona dal vivo, anche se le sorelle sono metodiche e razionali quando si tratta di scrivere canzoni.

Tutto ciò fa molto Joni Mitchell e ovviamente su WIMPIII ci sono vari riferimenti alla leggendaria cantautrice, alcuni ovvi, altri meno. Mentre si confronta con un giornalista musicale sessista in un pezzo acustico intitolato Man From the Magazine, Danielle evoca la capacità tipica della Mitchell di suonare sfinita anche quando sta per annientare qualcuno.

Yana Yatsuk per Rolling Stone

In certi passaggi, l’album ha un suono più cupo rispetto ai precedenti della band. Durante la produzione dell’ultimo LP delle Haim, Something to Tell You del 2017, a Rechtshaid, che sta assieme a Danielle, è stato diagnosticato un cancro ai testicoli. L’esperienza ha influenzato i nuovi testi. Secondo Rechtshaid il modo diretto in cui Danelle scrive toccherà una corda negli ascoltatori.

«La conosco bene, eppure non riuscivo a credere quanto fosse brava a descrivere le emozioni che provava con una voce nuova e intelligente», dice Rechtshaid, che nel frattempo si è rimsso. «C’è un sacco di gente che ha storie divertenti o tristi o interessanti da raccontare. Alcuni sanno anche cantare. Ma farci una grande canzone è un altro paio di maniche».

Per le Haim, la registrazione del disco ha rappresentato un processo di guarigione. Dopo il lungo tour per Something to Tell You, la band è andata in down e nel nuovo album, in particolare in Leaning On You e Los Angeles, c’è una malinconia inedita per la band di sorelle che si esibiscono senza sosta dai tempi delle scuole elementari.

«In qualunque stato d’animo fossimo quando abbiamo registrato, non ci siamo forzate a scrivere di questa o quella cosa», spiega Alana. «La scrittura è frutto di uno stream of consciousness, una cosa tipo: siediti, ascolta e scrivi quello che ti passa per la testa. Non ci siamo poste alcun limite».

I momenti leggeri sono esuberanti e catartici, come i singoli The Steps e Don’t Wanna, e rassicuranti, come quando Danielle descrive in Another Try una scena familiare a chiunque usi abitualmente l’auto a Los Angeles: “Il cappello sul retro è sbiadito / la t-shirt mimetica è nella piega del sedile del passeggero” («Le nostre auto somigliano alle nostre borse», commenta Este, «c’è della robaccia in entrambe»). Ma più di ogni altra cosa, l’album irradia fiducia nei propri mezzi, una qualità di cui le Haim non sono mai state a corto essendo una band di multistrumentaliste donne in un mondo dominato da uomini. WIMPIII dimostra che, anche dopo aver imposto il loro sound e i loro punti di riferimento nell’arco degli ultimi dieci anni, le Haim sono disposte a prendersi dei rischi.

«Quando abbiamo fatto il nostro primo disco avevo 21 o 22 anni. Adesso ne ho 28», dice Alana. «Crescendo acquisisci fiducia in te stessa. Sono una persona completamente diversa da quando abbiamo messo in piedi il gruppo e WIMPIII rende giustizia a questa cosa».

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