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La grande guerra di Blixa

Fino a fine anno (e poi più) Blixa Bargeld e i suoi Einstürzende Neubaten portano in scena “Lament”, intensa performance sul primo conflitto mondiale. Nata sognando Tom Waits
Blixa Bargeld, foto di Gregor Khuen Belasi

Blixa Bargeld, foto di Gregor Khuen Belasi

Una volta Nick Cave ha detto: «Il mio amico Blixa Bargeld è l’uomo più devastato che abbia mai conosciuto». Oggi invece il fondatore degli Einstürzende Neubaten, band di culto del noise-industrial della Berlino post-punk del 1980, ha tutto l’aspetto e lo stile di un uomo da cui dovremmo imparare tutti a invecchiare.

Avanza nelle sale dell’austero Hotel Laurin di Bolzano, solenne nel suo completo nero con panciotto, un ciuffo di capelli bianchi sulla fronte e occhi pieni di demoni che scrutano sempre chiunque incrocino. Una cameriera gli porta un bicchiere d’acqua: «Ieri era al concerto», mi dice, «l’ho vista».
Dell’Italia dice che gli piace «perché ho imparato a considerarla come un insieme di realtà completamente diverse l’una dall’altra» e nell’ambiente mitteleuropeo di Bolzano si trova a suo agio. Per questo ha scelto di portare al Transart Festival, in una città che è crocevia della storia del XX secolo, l’ultimo spettacolo degli Einstürzende Neubaten, Lament, una performance creata per il centenario della Prima Guerra Mondiale. «A tutti gli artisti che conosco è stato chiesto di scrivere qualcosa sul conflitto. Compreso Nick Cave».

Il suo incarico è arrivato dal Belgio, che voleva uno spettacolo da mettere in scena l’8 novembre 2014 a Diksmuide per commemorare una battaglia avvenuta lì 100 anni prima. Blixa all’inizio non era interessato, poi si è fatto catturare dal tema del mondo in guerra contro se stesso e ha scavato nei meandri della storia cercando qualcosa che non fosse mai stato raccontato prima. «Non è stato facile, volevo mollare», racconta. «Poi ho sognato Tom Waits. Gli ho parlato dei miei problemi e lui ha promesso di aiutarmi. Il giorno dopo incontro il mio amico Joseph, gli racconto la stessa cosa e lui mi dice: “Sai cosa ha detto Tom Waits? Bisogna raccontare in modo bello una storia terribile”». Ecco l’illuminazione: «Non ho voluto catturare il rumore della guerra, sarebbe stato troppo facile. Quello lo lascio ai Rammstein. Lament non è didattica, è musica.

Io lavoro nel campo dell’intrattenimento. Strano, ma sempre intrattenimento». Idee che suonano come musica, tra rumore e silenzio: questi sono gli Einstürzende Neubaten, band che legge e trascende la contemporaneità stravolgendo ogni regola dell’esecuzione (sul palco suonano tubi di aria compressa, mentre il percussionista Alexander Hacke rovescia secchiate di bulloni su una lastra di metallo). Dietro alla devastazione e al rumore c’è sempre un’architettura di suoni impeccabile. «Lament è un pezzo di musica statistica che ti fa venire voglia di ballare. È stata composta in modo matematico», sorride Blixa. Quattordici canzoni che rivisitano la storia, dissacrando i regimi e rispettando la memoria degli uomini: i telegrammi che il Kaiser Guglielmo di Germania scriveva a suo cugino, lo zar di Russia Nicola II, diventano un pezzo quasi dub, le voci dei prigionieri registrate dagli etnologi, scovate da Blixa negli archivi di Berlino e Francoforte, sono la testimonianza agghiacciante di un’epoca documentata da poche immagini e poi i canti degli Harlem Hellfighters, il leggendario plotone di soldati afroamericani (al servizio dell’esercito francese) che non è mai stato sconfitto, una suite techno-industrial in cui Hacke pesta su tubi che rappresentano i Paesi che entrano ed escono dalla guerra, mentre Blixa scandisce gli anni del conflitto e il blues straziante How Did I Die? che si chiude con il grido: “Non siamo mai morti”. I temi sono chiari: la guerra è una questione di affari che uccide le persone, il nazionalismo una malattia della società industriale… «Ma non c’è un messaggio», precisa Blixa. Ha già detto tutto nella prima strofa di Lament: la guerra non scoppia, si muove. «Ogni conflitto è la prosecuzione di quello precedente». Quindi siamo destinati all’apocalisse? «Non lo so», sorride maligno, «io non sono uno storico, sono un compositore. Metto insieme dei pezzi».

Gli Einstürzende Neubaten porteranno Lament in tour fino a fine 2015 e dopo l’ultima data a Berlino non lo eseguiranno mai più. Perché? Dietro all’immagine da icona dell’oscurità, Blixa Bargeld si fa fragile. Distoglie lo sguardo. Non scruta più l’interlocutore, ma si guarda dentro: «Quando canti il tema della morte, inevitabilmente stai cantando anche della tua morte. È stato intenso, doloroso. Quindi gli Einstürzende Neubaten il prossimo anno non faranno niente».

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di novembre.
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