Finalmente non piove più: intervista a Sfera Ebbasta | Rolling Stone Italia
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Finalmente non piove più: intervista a Sfera Ebbasta

L'ultimo album omonimo è primo in classifica, e la sua vita è cambiata a suon di autografi e aerei. Ma lui resta quello di Cinisello, che non le manda a dire a nessuno, Salmo incluso

Sfera Ebbasta, foto di Sha Ribeiro

Sfera Ebbasta, foto di Sha Ribeiro

La prima cosa da sapere su Sfera Ebbasta è che non applica alcuna distinzione fra situazioni formali e informali. Che stia con gli amici su una panchina al parchetto di Cinisello (Ciny, come la hit che lo ha reso famoso) o di fronte a un giornalista per essere intervistato in Universal, Gionata Boschetti, 24 anni, ti parlerà schiettamente. Perché i convenevoli non li hanno di certo inventati in periferia e questa, insieme alle stratosferiche produzioni trap di Charlie Charles, è forse la più grande differenza fra la sua crew e il resto dei finti rapper di strada. Ma i tempi della codeina mischiata con la Sprite e del Mercedes nero nella via sono finiti. Sfera Ebbasta, il suo secondo disco sequel di XDVR, è una dimostrazione di astuzia, dove trovano spazio basi reggaeton, strofe in francese o tracce sentimentali.

Tempo fa mi avevi detto che prima o poi avresti smesso con i video ghetto style. L’hai fatto anche con l’album?
Un po’ sì. Però, frà, non è che mi posso mettere a fare tutt’altro. Le storie su Cinisello e la strada ci saranno anche fra dieci anni. Però non volevo fare XDVR volume due. A quei tempi non avevo nemmeno preventivato di fare un disco, e quindi di evitare che tutti i pezzi parlassero delle stesse cose. Ogni pezzo era a sé, fatto col cuore, poi li ho raccolti in un album. In questo caso è stato diverso. Abbiamo costruito un disco partendo da tracce non pubblicate, ascoltandole mille volte. Ma anche qui c’è spontaneità. Non è che ho pensato: “Ok, qui metto una bella canzone d’amore!”. È venuta da sé anche quella, per quanto poi non sia roba effemminata tipo: “Minchia, ti amo. Non so vivere senza di te.”

Ti riferisci a Bang Bang, no? Parla di una ragazza in particolare?
Ovviamente, ma è una questione personale. La mia vita è cambiata molto dopo il successo e con lei anche il rapporto con la mia tipa. Non è che sono cambiato io, è tutto il resto a non essere più lo stesso.

Sarà cambiato anche il numero di tipe che ti ronzano attorno.
Quella è una parentesi, non c’entra niente. Ho vissuto una situazione molto strana quando la mia tipa è andata a vivere a Londra, praticamente un mese prima che io esplodessi. Lei sapeva che le cose mi stavano andando meglio, ma non se ne è resa veramente conto finché non è tornata in Italia. Camminavamo per strada e mi fermavano tutti per chiedermi foto, autografi, cose. Figurati, poi, quando l’ho portata a un mio live. Quindi, ecco, ho voluto che Bang Bang sembrasse una lettera scritta da un ragazzo alla sua ragazza. Qualcosa di intimo, in cui chiunque può rispecchiarsi. Ci sta essere un po’ sentimentali, basta non fare le fighette.

Quando in Notti dici che stai sorvolando la Tour Eiffel, parli del featuring con SCH, il rapper francese innamorato di te e Charlie?
Già, è stato una bomba lavorare con lui. Vedi? Anche questo è un sintomo che la mia vita sta cambiando. Adesso, per spostarmi, prendo aerei, robe di lavoro che possono essere un’intervista a Skyrock Radio o un featuring con SCH in Francia. Qua a Milano il massimo che facevo era prendere la metro per beccare Tedua (un rapper della crew, ndr) a Corvetto.

Senza nulla togliere a Tedua!
Senza togliergli nulla, ma capisci che io e lui (indica Charlie Charles, il suo producer, ndr) eravamo sull’aereo e continuavamo a guardarci increduli, tipo: “Ma ci sta capitando davvero o per finta?”.

Sfera Ebbasta, foto di Sha Ribeiro

Sfera Ebbasta, foto di Sha Ribeiro

Quindi sei serio quando, sempre in Notti, dici che ogni giorno è il tuo compleanno.
La mia vita è un’altra cosa oggi. Adesso non devo più pensare a vendere fumo perché non ho soldi.

Sì, dalle tue tracce si capisce cosa hai dovuto fare in passato. Oltre a questo hai mai pensato di parlare, chessò, di attualità o di politica?
No, non me ne intendo tanto. Poi non penso che ci voglia il classico stronzetto di turno a dirti che i politici sono dei bastardi e che va tutto male. Anche perché, frà, chi sta veramente male non credo che voglia sentirsi dire “quanto va male l’Italia!” da uno che ha tutto tranne una vita di merda: collane, tipe, serate, ristoranti. Di cosa ti devo parlare? Mia madre è senza lavoro da quattro anni, però non voglio fare nemmeno la parte del perbenista del cazzo. I problemi dell’Italia li sanno tutti.

Qual è la differenza più grande con il vecchio disco?
Non ci siamo fossilizzati con le solite cose alla Sfera Ebbasta. Abbiamo provato a sperimentare nuovi sound, come il ritornello reggaeton in Figli di papà. Lì si sente che c’è un richiamo alla strada. Non ti sto parlando di qualcosa che non mi appartiene, però allo stesso tempo lo sto facendo in una maniera più adulta. Non è più “i miei bro si bevono la codeina al settimo piano. Fanculo agli sbirri”.

Tra l’altro, l’ultima volta che me l’hai fatta provare sono arrivato tutto fatto in ufficio.
Ne hai bevuta un po’, sì (ride). Comunque, già prima eravamo una novità. Ora, siamo una novità della novità. La gente si aspetta un album uguale al primo, per cui giochiamo parecchio sull’effetto sorpresa. Firmo con Def Jam e Universal e subito dopo esce un pezzo reggaeton: la gente penserà che mi sono svenduto per due soldi. Quando però senti Balenciaga o Visiera a becco, zio, ognuno di questi vale come tre pezzi di XDVR.

Che poi, Figli di papà è anomalo come pezzo reggaeton.
Più che altro, perché non è la classica traccia “baila, baila, la noche, Ibiza”. Cioè, il sound è felice, ma io nel testo ti sto mandando a fanculo. Non è reggaeton da sculettamenti, capito?

Tipo la traccia nell’album di Jake (La Furia, ndr).

Bravo, non volevo fare nomi, ma era ciò a cui stavo pensando. Comunque il suo disco rimane una bomba.

Ma invece l’hai visto il video di Salmo dove ti imita?
Sì e penso che me lo può sucare. Io non parlo di lui, non so cosa fa, non so qual è il suo ultimo pezzo. Lo conosco perché è Salmo, ma se è lui a parlare di me allora ho vinto io. Quando ho visto il video avrei voluto rispondergli: “Zio, ma quanto sei un fallito? Poi ci becchiamo e mi saluti?”. Eppure non l’ho fatto. Lui l’ha messa come parodia, però lo sa che certe robe tirano più di altre. E poi, frate, Salmo è finto. A cominciare dalla sua presunta indipendenza discografica. Siamo più indipendenti noi che non lo siamo. Se alla mattina non gli dicono che calze mettere, secondo me va in para. E comunque, anziché supportare giovani che fanno roba nuova, ti ci metti contro? Sei solo un coglione ignorante. Se non altro, la cosa mi ha portato un botto di pubblicità. Meglio che parliamo d’altro, va’. D’ora in poi parlerò solo di me.

Non ricordo di aver mai sentito un dissing nelle tue tracce.
Me ne sono arrivati tantissimi, ma non ho mai risposto a nessuno. Primo, perché non perdo tempo a fare pubblicità ad altri, e poi, perché non me ne frega sinceramente un cazzo. Se non mi piaci allora perché dovrei metterti in una mia traccia? I problemi nella vita sono già tanti, non vado di certo a cercarmeli proprio quando mi stanno andando bene le cose. Come dico in Notti: “Non piove più”.

Portati sempre l’ombrello, però.
Scherzi? Piuttosto mi bagno.

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