E poi ci sono gli Street Clerks, la band di #EPCC | Rolling Stone Italia
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E poi ci sono gli Street Clerks, la band di #EPCC

Sono la band che accompagna Alessandro Cattelan nel suo show, e sono arrivati alla terza stagione. Il segreto? Tanti live e tanto cazzeggio

E poi ci sono gli Street Clerks, la band di #EPCC

Per il numero di marzo 2016 di Rolling Stone siamo andati a trovare Alessandro Cattelan negli studi del suo late show E poi c’è Cattelan (noto sui social come #EPCC). Come i late show negli Stati Uniti, anche Alessandro ha la sua band, gli Street Clerks. Usciti da X Factor 7, il gruppo è diventato una colonna portante del programma grazie agli arrangiamenti degli sketch e alle improvvisazioni che impreziosiscono le interviste – tanto che gli ospiti iniziano a richiederle. Abbiamo parlato con loro finite le riprese di una delle puntate.

Come sta andando la terza stagione?
Bene, anche se non so se arriviamo vivi alla fine delle 18 puntate (ride). Siamo felici del nuovo studio, ci troviamo bene e abbiamo una posizione sempre più centrale.

Non è un lavoro semplice il vostro. A volte avete i brani preparati, ma spesso improvvisate durante le interviste, facendo i contrappunti.
Per raggiungere questo tipo di confidenza ci sono volute tre edizioni. Spesso ci fanno notare che non interveniamo abbastanza durante le interviste, ma non lo facciamo per timore di sbagliare.

Qualcuno degli intervistati si è mai innervosito per un vostro intervento?

No, anzi, una volta ci è capitato che un intervistato (di cui non faremo il nome) se la sia presa perché non gli abbiamo fatto lo stacco con la batteria dopo una battuta.

Come vi accordate sugli interventi?

Stiamo sviluppando la telepatia (ride). Francesco ha due microfoni con cui comunica, ma non è molto semplice sentirsi quando suoniamo piano. Di solito uno di noi inizia e gli altri si agganciano. La situazione non richiede una precisione assoluta, l’importante è il divertimento.

Dopo quanto tempo dalla fine di X Factor 2013 avete avuto la proposta dal programma?
Abbiamo suonato alla festa di chiusura della trasmissione, dove abbiamo conosciuto Alessandro, che in trasmissione ci aveva solo sentito fare cover quando il format non prevedeva ancora strumenti in studio. Alla fine del concerto Alessandro ci ha mandato un messaggio con scritto «Faremo grandi cose insieme». Poi a gennaio, dopo un mese e mezzo, abbiamo iniziato a collaborare.

Vi è andata decisamente meglio di altri gruppi usciti da talent.
Infatti noi avevamo paura che dopo la prima edizione sarebbe finito tutto, invece per fortuna siamo ancora qui per la terza. Poi nei mesi in cui lavoriamo al programma non facciamo altro, ma per il resto dell’anno portiamo avanti i live e stiamo in studio a lavorare sui nostri pezzi. Quest’anno ci piacerebbe uscire con un pezzo anche durante il programma, ma sarà difficile.

È cambiato il pubblico che vi segue da quando avete iniziato il programma?
Un po’ sì, la combo X Factor – EPCC ci ha aiutato ad avere notorietà. Chi ci ha visti a X Factor magari ci ha visti solo perché guardavano il programma, ma molti hanno continuato a seguirci anche a EPCC. Ora l’obiettivo è portarli a seguirci al di fuori della TV.

Avete inserito qualche vostro brano nel programma?
Abbiamo presentato il nostro primo singolo «Fuori» durante la prima stagione del programma, ora speriamo di riuscire a farlo anche quest’anno. Alessandro è molto disponibile in questo.

Siete molto reattivi rispetto alle richieste di Alessandro Cattelan anche durante il programma. Come riuscite a farlo?
Fare tanti live ti aiuta in questi casi, e noi è 9 anni che suoniamo insieme. Sul palco ci è capitato di cazzeggiare, abbiamo anche suonato in situazioni un po’ estreme in cui a una certa si è in venti sul palco, e lì per divertirti devi improvvisare in base a quello che succede. Ci prende bene preparare le gag musicali, riarrangiare i pezzi di altri… Noi cerchiamo di capire cosa vogliono gli autori, e poi ci infiliamo qualcosa che musicalmente sia interessante per noi, senza snaturare tutta.

Avete il timore nel restare incastri nel ruolo di «band della TV»?
Se facciamo delle cose belle da ascoltare il problema non si porrà, noi speriamo di farlo sempre questo programma ma comunque portiamo avanti le nostre cose. Quello che ci viene più naturale è scrivere e girare con i live, non siamo nati per stare in uno studio televisivo, ma quando a un gruppo come il nostro capita un’occasione del genere è una fortuna enorme. In questo momento, molte persone ci dicono che siamo bravi, ma non conoscono i nostri pezzi. Con il tempo vorremmo viaggiare parallelamente.

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