È ora di cambiare idea su Baby K | Rolling Stone Italia
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È ora di cambiare idea su Baby K

Quando ha iniziato a scrivere pezzi latin le dicevano che non avrebbe funzionato. Ora che lo fanno tutti si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Amo e rispetto questi generi, non li sfrutto d'estate per poi fare tutt'altro»

È ora di cambiare idea su Baby K

Baby K. Foto: NARÈNTE Lucio Aru + Franco Erre

Qualche giorno fa un corriere suona alla porta e mi consegna un telo mare. Penso subito al mio medico di base, da sempre in prima linea contro le carenze di Vitamina D (se prendete un po’ di sole è meglio, ndr). Poi però leggo il mittente, è una major discografica. Sul telo c’è stampata la copertina dell’ultimo singolo di Baby K. Più precisamente dei Boomdabash feat. Baby K. Il pezzo si chiama Mohicani, e se non l’avete ancora sentito è probabile che capiti presto.

Quest’estate Baby K di singoli ne ha fatti due. L’altro è Pa Tì, col cantante spagnolo Omar Montes. Di quello, per ora, nessun telo. In compenso c’è un nuovo album che lo contiene. Titolo: Donna sulla Luna. Voi lo sapevate che una donna, sulla Luna, non c’è mai stata? Io no. Bisognerà aspettare il 2024 e la missione Artemis. Non una sorpresa per chi ne capisce, grande stupore per me che invece ho sempre immaginato che, a cinquant’anni dal primo sbarco, andare sulla Luna fosse ormai routine, tipo far su e giù dalla Liguria nei weekend di luglio.

Al momento non si sa ancora chi sarà la prima donna a mettere un piede sul satellite (forse proprio Baby K?). Un primato comunque ce l’ha anche Claudia, pur restando sulla Terra. È stata la prima della sua generazione a fare qualcosa che adesso fanno tutti: la musica latin in Italia. Era il 2015 quando usciva Roma-Bangkok feat. Giusy Ferreri. I discografici le dicevano che non avrebbe funzionato: è diventato disco di diamante, che equivale a troppe copie vendute. Da lì non c’è stata estate senza di lei.

Una formula che ha fatto gola a tanti, tantissimi cantanti italiani. Ascoltate i pezzi usciti nelle ultime settimane, chiudete gli occhi e vi sembrerà di stare proprio a San Juan, Porto Rico. «Ho voglia di andare in vacanza», mi dice Baby K appena inizia la nostra conversazione. Mi sa che le toccherà aspettare almeno settembre.

Se non consideriamo gli EP, questo è il tuo quarto disco, con gli EP saliamo di numero. Sono quasi 15 anni che pubblichi musica. Quando hai cominciato immaginavi sarebbe stato il lavoro della tua vita?
Mai, no. La musica mi ha sempre accompagnata, ma mai mi sarei immaginata di farne un lavoro, una missione di vita. Mi ritengo fortunata. Il mio primo feat fu nel 2006, e poi da lì siamo arrivati a oggi.

Qual è stato il momento in cui hai pensato che, forse forse, ce l’avevi fatta?
Credo quando ho firmato il contratto con la Sony. Ho detto: caspita, la mia vita sarà questa. Quando ho iniziato non avevo chissà quali ambizioni, mi sono detta: tocca macinare, fare il massimo.

Che è quello che dici nell’intro del disco, cito: «L’importante è camminare, correre. Nello spazio non ci sono chiacchiere, ti ritrovi sola. Dove può arrivare una donna se punta alle stelle? Sulla Luna». L’ho letto un po’ come “il duro lavoro alla fine paga”.
È così, sì. Non sono mai stata una di quelle bambine di cui si dice: «Ah, lei sapeva già da piccola cosa voleva fare, aveva le idee chiare».

Ma beate loro, ‘ste bambine.
Eh sì. Per me non è stato così. Però è proprio questo il senso: a volte si intraprendono percorsi che non sai dove ti porteranno. Però, se lavori a testa bassa e vai avanti, la direzione può cambiare, la vita può stupire. La destinazione non è mai una.

Sei l’esempio di questa cosa: dopo anni di rap, sei stata una delle prime a puntare sul latin in Italia, a capirne le potenzialità. Ti riconosci questo primato?
Sì, un po’ me lo riconosco, anche se in Italia c’è il problema che non ci si sostiene molto, tra artisti.

Cioè?
Vedo che all’estero tendono sempre a citare chi c’era prima, chi ha aperto la strada. Soprattutto nell’hip hop. In Italia è una cosa che vedo meno. Io mi sono esposta, in tempi in cui i discografici mi dicevano che quella roba non avrebbe mai funzionato.

Poi è uscita Roma-Bangkok e buonasera a tutti.
Esatto, ed è un esempio che poi in molti si sono sentiti di replicare come stile. È anche vero che il mio percorso è sempre stato così. Rappavo quando le radio non volevano saperne del rap, esisteva solo Fibra. Ho sempre fatto qualcosa di diverso, andando per la mia strada.

Quando hai capito che volevi virare su questo sound?
Ero convinta di fare rap tutta la mia vita. Poi ho fatto un disco con la direzione artistica di Tiziano Ferro. Stare in studio con lui mi ha aperto gli occhi. La sua esperienza, la sua storia di autore… «Tu non devi pensare a fare pezzi rap, tu devi pensare a fare le canzoni», mi diceva. Dal punto di vista della scrittura mi ha aperto la mente, mi ha fatto innamorare sempre più della melodia.

E poi?
Insieme a Takagi & Ketra abbiamo capito che c’era una rinascita di questo genere, e le strofe da 16 barre iniziavano a starmi strette. Ho deciso di approcciarmi alla melodia, fino a innamorarmi del mondo latin, che include così tanto della trap, dell’hip hop, della dancehall. Ed è per questo che ha avuto una rinascita. Siamo riusciti a conciliare la mia parte di ritmo con la melodia. Mi son trovata sempre di più in quelle scarpe.

Si son trovati anche gli altri, ascoltando i pezzi che escono ogni estate.
Ho la stessa sensazione, sì. Io però non voglio sfruttare un genere per comodità quando penso possa funzionare, tipo in estate, per poi fare altro.

Lo fai tutto l’anno.
Sì, io amo la cultura dietro questi generi, ho avuto modo di viaggiare, approfondire. Per capire che è questo quello che voglio fare.

Quando fai un successo come Roma-Bangkok è dura fare di meglio, anche solo numericamente.
C’era il rischio diventassi una one hit wonder, sì. Rischiavo di esserne schiacciata, poteva diventare più grande di me.



Ricordo anche molte critiche, all’epoca, nei tuoi confronti.
Eccome. Sono stata attaccata anche pubblicamente, ma l’ho sempre usato come benzina.

Lontana dal trend del litigare nelle stories, che però pare funzioni a livello di engagement. Te lo dico.
Assolutamente lontana, lo uso come stimolo a fare meglio. Non voglio litigare sui social, lo trovo trash. La musica non è un programma tv di opinionisti che litigano davanti a tutti. Per me è una cosa molto grande. Sono stata zitta, mi sono applicata e ho scritto i miei successi senza dover ricorrere all’aiuto di nessuno. Dopo qualche anno credo di aver dimostrato qualcosa. Parlare poco e fare è il mio motto.

Tu sei autrice dei tuoi pezzi. È una cosa che non ti viene riconosciuta?
Non penso che si sappia troppo, anche se nell’ultima conferenza stampa che ho fatto ho capito che i giornalisti hanno cambiato un po’ idea su di me. Mi sento più compresa, penso che ci sia sempre una grande diffidenza nei confronti delle donne. Si parla della superficie, dei video colorati, delle canzoni estive, e ci sta. Non per questo deve esserci il nulla dietro. Dirigo tutto quello che faccio, c’è molto lavoro. Sinceramente non so quanti artisti possano dire lo stesso.

Anche perché poi, ok che è musica “estiva”, ma non è che le hit le sappiano scrivere proprio tutti.
C’è questa mentalità per cui se fai un successo ti devono sempre sminuire. D’estate è inutile fare grandi poesie, il pubblico cerca altro.

Baby K. Foto: NARÈNTE Lucio Aru + Franco Erre

Nell’epoca in cui tutti ascoltano pezzi così su TikTok, nelle playlist, ha ancora senso fare un disco?
Più che altro non ho mai considerato l’idea di non farlo.

Anche perché noi siamo della generazione di quelli che ancora li comprano.
Infatti. Purtroppo ora la fruizione è diversa, ma non sono una di quelle che riescono a esprimersi solo con i singoli. Non voglio sentirmi limitata nel fare un singolo d’inverno e uno d’estate, chi ascolta il disco potrà capire che il genere latin non è una roba da ascoltare solo d’estate.

C’è una Baby K per ogni stagione.
Esatto.

Avresti voglia di provare roba diversa?
Il bello della musica è che non si sa mai dove si va. Provare cose nuove ci mantiene vivi, creativi. Penso che mi muoverò con i tempi, che è un po’ quello che fa la musica pop.

Sanremo lo faresti?
Ci ho pensato, ma mai fino in fondo. Mai dire mai, ma fino ad ora mi sono accontentata di quello che ho fatto. Non ho ancora avuto questa necessità.

Tra i brani della concorrenza qual è il tuo preferito? Puoi sceglierne solo uno.
Ancora non l’hai sentito, ma scelgo il brano di Fred De Palma e Anitta che uscirà tra poco.

Lui sta facendo un po’ un percorso come il tuo.
Sì, noi vogliamo essere i massimi esponenti in Italia di questo mondo. Per me sarebbe una mancanza di rispetto cambiare genere e magari, a settembre, fare un pezzo punk-rock, per dire…

Magari spaccherebbe.
Se lo faccio sarai il primo a saperlo.

Baby K ha annunciato il tour 2022. Le date:

22 aprile 2022 Firenze, Viper
23 aprile 2022 Padova, Hall
29 aprile 2022 Roma, Orion
30 aprile 2022 Milano, Magazzini Generali

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