Drama: «Il rap mi ha salvato, il foglio bianco era il mio psicologo» | Rolling Stone Italia
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Drama: «Il rap e un cuore nuovo mi hanno salvato la vita»

Non è un modo di dire. È nato nel 2002, ma come racconta in ‘Ancora vivo’ ha già una storia incredibile. È «morto due volte», ha subito un trapianto di cuore, ha ritrovato la libertà con la musica

Drama: «Il rap e un cuore nuovo mi hanno salvato la vita»

Drama

Foto: Riccardo Fassi

Prima ancora di premere play sul lettore, la cosa che colpisce nel singolo di Drama fresco di uscita, Ancora vivo, è la copertina, che mostra il rapper a petto nudo: un’enorme cicatrice gli attraversa il torace, corredata da altre tre più piccole. Non è un effetto speciale, e la strada per arrivare a mostrare quella foto è stata lunga, racconta questo diciottenne di Solbiate Olona, paesino di 5000 persone in provincia di Varese, che a luglio affronterà l’esame di maturità.

«Faccio rap da un po’ e sono abituato a parlare di tutto, ma sono sempre stato molto riservato su questo argomento. Avevo paura perfino a mostrarmi a petto nudo al mare: l’ho fatto quest’estate per la prima volta», racconta al telefono. «Temevo il giudizio delle altre persone, e non volevo sfruttare le mie vicende personali. Però questo brano nasce da un bisogno reale e da una voglia di rinascita artistica, perciò volevo mostrarmi per ciò che sono veramente, anche se per me è stata una scelta complicata».

La ragione di quelle cicatrici così importanti nasce dal fatto che «sono morto due volte», come lui stesso ripete a più riprese. «In prima media, mentre facevo educazione motoria e correvo in palestra, ho avuto un arresto cardiaco seguito da sei giorni di coma. Una cosa davvero inaspettata per tutti, perché ero un ragazzino sportivo, giocavo a calcio, non avevo mai avuto problemi». Le speranze di sopravvivere erano minime, spiega: in base alle statistiche, aveva l’80% di possibilità di morire e quasi il 20% di possibilità di riportare dei danni cerebrali. «Non si sa come, sono sopravvissuto praticamente indenne. Però in seguito a tutto questo si è scoperto che avevo un problema, una cardiomiopatia ipertrofica. In sostanza il mio muscolo cardiaco era più spesso del normale, e crescendo la situazione peggiorava. All’inizio avevo un defibrillatore, ma non poteva essere una soluzione a lungo termine». Così, tre anni fa si è sottoposto a un trapianto di cuore.

L’esperienza per lui è stata orribile e traumatica: «Non so se lo rifarei mai, anche se è brutto da dire», ammette. L’attesa del cuore inizialmente era sembrata non durare troppo a lungo. «La prima volta che mi hanno chiamato dopo quattro/cinque mesi da quando sono entrato nella lista: i miei genitori mi hanno svegliato alle 4 del mattino dicendo che dovevamo correre in ospedale». Arrivato lì Drama, all’epoca quindicenne, era comprensibilmente molto spaventato. «Il medico, per convincermi a procedere con l’intervento, mi disse che non sarei sopravvissuto neanche un anno se non lo avessi fatto. Purtroppo, però, prima che mi portassero in sala operatoria è rientrato nella mia stanza comunicandoci che l’organo si era deteriorato ed era inutilizzabile. Immaginati come sono stati per me i mesi successivi, in attesa di un nuovo cuore».

Alla fine il nuovo cuore è arrivato, il 26 dicembre 2017. «Ho festeggiato capodanno in una corsia d’ospedale, con dei grissini e dell’acqua frizzante!», ride. «Oggi fisicamente sto bene, ma ovviamente mi porto dietro un bel po’ di problemi a livello psicologico, dopo tutto quello che ho passato. Per fortuna, però le cose stanno andando un po’ meglio. Già solo poter avere una vita normale è bellissimo: posso fare praticamente tutto, a parte i pesi, perché sennò mi apro come un petto di pollo!».

Non ha mai smesso di fare musica: il rap lo ha aiutato moltissimo ed è stato il suo unico vero sfogo durante i lunghi anni della malattia. «Quando mi hanno diagnosticato la cardiomiopatia non potevo fare più niente, mi stancavo perfino con una semplice passeggiata: ero praticamente escluso dalla società», racconta. «Scrivere era una delle poche cose che mi erano concesse. Prima erano semplici poesie, ma poi ho scoperto Mtv Spit e il mondo del freestyle e me ne sono innamorato. Certo, i miei non erano testi allegri: a 14 anni parlavo di morte e i miei si preoccupavano molto. Avrebbero voluto mandarmi da uno psicologo, ma in fondo il mio psicologo era il foglio su cui buttavo giù le mie rime».

Foto: Riccardo Fassi

La pandemia e il lockdown non lo hanno turbato più di quel tanto, confessa con semplicità, perché «nella mia vita sono sempre stato forzatamente chiuso in casa, e tutto sommato non mi è cambiato molto. Anche alla mascherina ero già abituato, ho dovuto indossarla parecchio dopo il trapianto». Il tempismo è stato pessimo, però, perché si era fidanzato poco prima che scattassero le misure restrittive, e questo ha complicato un po’ le cose. La voglia di fare musica, ad ogni modo, gli è rimasta: ora che ha svelato al mondo la storia che per tanto tempo aveva tenuto per sé, resta la curiosità di scoprire cos’altro potrà e vorrà raccontare in futuro.

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