David Crosby aveva quasi perso tutto, ora ci insegna a essere felici | Rolling Stone Italia
Interviste Musica

David Crosby aveva quasi perso tutto, ora ci insegna a essere felici

Dopo la morte del figlio e la paura di perdere la casa, pensava che non ce l’avrebbe fatta. Eppure ha trovato la forza di scrivere un disco allegro e ottimista, ‘For Free’: «Questa musica mi ha salvato la vita»

David Crosby aveva quasi perso tutto, ora ci insegna a essere felici

David Crosby

Foto: Paul Marotta/Getty Images

Gli ultimi due anni non sono stati facili per David Crosby. Quando la pandemia ha reso i tour impossibili, la sua situazione economica è diventata talmente problematica da fargli temere che la banca gli portasse via la casa. La tendinite gli rende difficile suonare la chitarra. Ha anche dovuto vedere il suo Paese spaccato in due da un presidente che rifiutava di accettare un passaggio di potere pacifico, e sopportato la perdita del figlio biologico, Beckett Cypher, cresciuto da Melissa Etheridge.

Per assurdo, il dolore e la sofferenza l’hanno ispirato a scrivere le canzoni allegre e ottimiste del suo nuovo disco solista, For Free, in uscita il 23 luglio. «Stavo passando un periodaccio», dice al telefono dalla sua casa in California. «Avevo bisogno di qualcosa che mi tirasse su, che mi desse un po’ di vita e mi facesse sentire a posto. Questa musica mi ha salvato la vita».

Crosby ha scritto e registrato For Free durante il picco della pandemia, aiutato dal figlio e da tempo partner creativo James Raymond. Gran parte del lavoro è stato fatto proprio nel garage di Raymond, oltre a diversi studi della zona di Los Angeles. Per minimizzare i contatti sociali, l’album è stato registrato a pezzi. «Io e James abbiamo una chimica incredibile», dice Crosby. «Non riesco a credere che sia mio figlio. È maturato, in questo disco sembra un autore di grossa statura».

Il tono ottimistico del disco è chiaro subito, dalla traccia d’apertura River Rise. Crosby promette di passare gli anni che gli restano senza temere la morte. “È lontano dal mio cuore”, canta, “lontano dalla testa / lontano dalle mani.. Il tempo non mi sfuggirà / lasciate girare l’orologio / non mi importa / Non oggi”.

Nel pezzo si ascolta la voce di vecchio amico di Crosby, Michael McDonald, che l’ha anche aiutato a finirlo. «Sono dieci anni che dico che i due migliori cantanti d’America sono Stevie Wonder e Michael McDonald», dice Crosby. «Quando è venuto in studio stavamo lavorando al ritornello. Così gli ho detto che ci mancava la seconda strofa. “Davvero? Aspetta un momento…”, ha risposto, e ne ha scritta una davvero bella. È una persona splendida e un cantante incredibile».

Crosby suona ancora più allegro in I Think I, dove canta a ripetizione il verso “Ho trovato la mia strada”. «Sembro felice, non è vero?», dice. «Di solito scrivo ballate tormentate e pesanti. Non vedevo l’ora di fare qualcosa di allegro e divertente. È stata una gioia, una vera svolta per me».

E nemmeno l’unica. Crosby ha anche convinto Donald Fagen degli Steely Dan, uno dei suoi eroi musicali, a scrivere un pezzo assieme. Si conoscevano di vista da anni, ma non hanno mai collaborato prima di settembre 2019, quando Crosby è salito sul palco di un concerto degli Steely Dan per cantare Home at Last, un pezzo di Aja. Pochi giorni dopo Fagen gli ha chiesto di raggiungerlo a New York per suonare Wooden Ships al Beacon Theatre.

«Quando sono arrivato avevano già preparato il pezzo molto bene, avevano aggiunto delle parti di fiati», racconta Crosby. «Era fantastica. Così sono salito sul palco e il pubblico è impazzito. Abbiamo rischiato di far venir giù il locale. È andata davvero bene. È così che ho iniziato a coltivare un’amicizia con Donald. È una persona molto riservata, ma geniale. Lo ammiro immensamente».

Poco dopo la performance al Beacon, Fagen gli ha mandato il testo per un pezzo intitolato Rodriguez for a Night. Crosby e Raymond hanno scritto la musica per accompagnarlo: «Abbiamo scritto un gran pezzo alla Steely Dan», dice Crosby. «È una canzone che racconta una storia ed è molto divertente».

Crosby non è sicuro di aver capito di cosa parli il pezzo, ma è pronto a raccontarne un altro nei dettagli, Secret Dancer. Parla di un robot creato per la guerra che sviluppa una coscienza. «Nei primi 10 secondi impara tutta la storia dell’umanità», dice Crosby. «Poi pensa: “Vediamo un po’… la caccia alle streghe… il razzismo… Forse è meglio che non gli dica che sono qui”. Ma di notte, quando non c’è nessuno, si mette a ballare. Decide anche di identificarsi come donna».

La title track è una cover di un pezzo di Joni Mitchell del 1970, For Free, cantato in duetto con Sarah Jarosz. «Credo sia una delle persone più di talento che ci sono in giro», dice Crosby della cantautrice texana. «Le ho chiesto di cantare con me e mi ha detto subito sì, ma non sapeva che canzone. Così ho proposto For Free. L’ho già registrata due volte, ma amo il modo in cui la cantiamo insieme».

L’album si chiude con una ballata cupa, I Won’t Stay for Long, scritta da Raymond. «È il pezzo migliore del disco», dice Crosby. «Mi fa piangere. Non so neanche quali emozioni smuova, ma mi commuove. Cazzo, che pezzo».

Crosby non fa un concerto dall’inizio della pandemia, ma non ha date programmate nonostante il ritorno della musica dal vivo in America. «Continuo a cambiare idea», dice. «Non posso più usare i tour bus perché non posso dormirci dentro, sono troppo vecchio. E la chitarra è diventata un vero problema. Riesco ancora a suonare, ma al 20% delle mie possibilità e continuo a peggiorare. Se dovessi suonare di nuovo dal vivo, mi servirebbe un altro chitarrista».

Anche se fare un tour sarà difficile, sta considerando la possibilità di una residency di una settimana a New York o a Los Angeles. «Tutti i musicisti che conosco vogliono fare una cosa del genere», dice. «Io non ne sono sicuro, ma ho già in testa una band. Se dovessi farlo davvero, non sarà per i soldi».

I soldi sono stati un serio problema fino a pochi mesi fa, quando ha venduto il suo catalogo a Iconic Artists Group. «Non volevo, ma l’accordo con Irving Azoff mi ha permesso di non preoccuparmi più del denaro», dice. «Ho pagato la casa, avevamo paura di perderla. Non potevo suonare dal vivo o guadagnare dal disco. Quell’accordo ha cambiato le cose. Ci ha aiutato molto».

La sua situazione finanziaria era precipitata anche per l’assenza di un tour di CSN/CSNY, che mancano dai palchi da sei anni. Adesso, però, ha accettato il fatto che il gruppo potrebbe non suonare più insieme. «Abbiamo fatto tanti bei dischi», dice. «Anche i Byrds. La roba che abbiamo fatto mi rende felice, dobbiamo conservarla con cura. È stato bello. Mi sono divertito molto. Non rimpiango nulla e non odio nessuno, non mi ossessiona. Sono semplicemente molto orgoglioso. I CSN/CSNY sono una cosa molto bella, ma non sono più una priorità per me».

Si potrebbe pensare che la priorità sia il suo ottantesimo compleanno che cadrà il prossimo 14 agosto, ma Crosby dice che non ha in programma niente di speciale. «Non si festeggiano gli 80 anni», dice. «Festeggio perché sono ancora vivo. Perché la relazione con la mia famiglia è migliorata. Perché quella con mio figlio è migliorata tanto, da quando sono a casa».

Dopo tutto quello che ha passato, Crosby sa di essere incredibilmente fortunato a essere vivo e fare ancora musica. Sta già pianificando il suo prossimo disco con Raymond, poi un altro con Michael League degli Snarky Puppy. Saranno il sesto e settimo album solista dal 2014. Prima, ne aveva registrati solo tre.

«Sono fortunato, cazzo. Non so se vivrò altre due settimane o altri dieci anni, ma non importa. Quello che importa è cosa farò col tempo che mi resta. Se te ne stai lì a pensare alla morte, finirai per sprecare il tempo che ti rimane. Io non lo voglio fare. Sto vivendo un bel momento e sto alla grande. Prima o poi qualcosa di brutto accadrà, ma oggi la mia vita è favolosa».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

Altre notizie su:  David Crosby