Cypress Hill: «Il rap è diventato glam, torniamo alla sostanza» | Rolling Stone Italia
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Cypress Hill: «Il rap è diventato glam, torniamo alla sostanza»

‘Back in Black’ è un ritorno alle origini. Niente appariscenza, solo contenuto. Dalla «cultura hip hop a un punto di svolta rivoluzionario» alla «corsa all'oro verde, la marijuana», parla Sen Dog

Cypress Hill: «Il rap è diventato glam, torniamo alla sostanza»

I Cypress Hill

Foto: Eitan Miskevich

Trent’anni di carriera e dieci album insieme, senza neanche l’accenno di uno screzio o di una divergenza artistica, sono risultati che pochissime band possono vantare. Tanto più nel rap, che molti tendono ancora a classificare come una moda passeggera destinata a tramontare, prima o poi. Eppure, i Cypress Hill sono qui a contestare le presunte evidenze degli scettici e a ricordarci che sì, si può fare (letta con l’intenzione dell’esimio dott. Frankenstein Jr).

L’estate scorsa hanno festeggiato sul palco, a Los Angeles, tre decenni dal loro primo live insieme; domani, invece, è in arrivo il loro nuovo album inedito, quello della cifra tonda. Si intitola Back in Black ed è inteso come un ritorno alle radici più pure della cultura hip hop, ci spiega al telefono dalla California Sen Dog che, insieme a B-Real e dj Muggs, è tra i fondatori del gruppo. Un concetto che oggi sembra essere molto diverso da quello delle origini, riflette.

«Come ogni genere musicale longevo, l’hip hop ha attraversato molte fasi man mano che subentravano le logiche commerciali: è inevitabile», osserva Sen Dog. «Così come negli anni ’70 e ’80 è arrivato il cosiddetto glam rock, ora come ora il rap si è trasformato in gran parte in glam rap, tutto lustrini e colori sgargianti. Per carità, è molto divertente e fa guadagnare un sacco di soldi, ma credo che i fan più affezionati vogliano ascoltare qualcosa di più genuino. La cultura hip hop è a un punto di svolta rivoluzionario: ci sono artisti che la tengono vera da sempre, e che sono sul punto di tornare più prepotentemente che mai».

Back in Black è prodotto interamente da Black Milk, un produttore e rapper underground dal talento cristallino, sconosciuto ai più ma un artista di culto per i veri cultori (come ben ricordano gli spettatori del suo concerto milanese del 2018, che è rimasto negli annali). Niente nomi acchiappa-click o scelte di comodo, insomma, ma pura sostanza. All’inizio il disco doveva essere prodotto da vari beatmaker, spiega, ma «a furia di ascoltare e scartare beat, ci siamo accorti che quasi tutti quelli che ci piacevano di più erano di Black Milk, così abbiamo deciso di continuare con lui. Ha senso: fin dall’inizio siamo stati il tipo di band che ha un solo producer».

La pura sostanza è anche quella che pervade i testi del disco, letteralmente e in senso figurato. Letteralmente è intesa come la marijuana, grande passione dei Cypress Hill fin dal giorno zero. La trattazione dell’argomento, però, si è evoluta con l’evolversi delle leggi in materia: vedi il caso di Open Ya Mind, che se la prende con l’eccessiva tassazione dell’erba negli Stati americani in cui è legalizzata. «Così come nell’Ottocento in California c’era la corsa all’oro, oggi c’è la corsa all’oro verde, la marijuana», dice Sen Dog. «Il fatto che ora fumare sia legale non vuol dire che la battaglia sia finita: c’è ancora tanto da fare, e noi dobbiamo farlo. Come fattoni, siamo sempre stati molto informati: abbiamo sempre letto High Times Magazine (storica rivista di promozione culturale e sociale della cannabis, nda) come se fosse la Bibbia. Abbiamo parlato con tutti, dai proprietari delle piantagioni ai semplici fumatori come noi, e ci siamo documentati. Penso che sia folle non prestare attenzione, e non diffondere consapevolezza».

In senso figurato, invece, la sostanza è quella del contenuto: non mero sfoggio di stile, ma critica alla politica globale, come ad esempio in Bye Bye. «Alla fine, per quest’album abbiamo scelto di conservare soprattutto le canzoni che avevano un messaggio forte» dice. «È chiaro a tutti che ci siano tantissimi problemi nel mondo, e da cosa derivano. Bisogna cercare di svegliarsi». Un album fatto alla vecchia maniera, insomma, con qualcosa da dire e le capacità per dirlo.

A dimostrazione del fatto che musicalmente parlando i Cypress Hill guardano ai messaggi forti, c’è anche un’altra canzone: Come With Me, il cui ritornello omaggia in maniera dichiarata il classico Hail Mary di Tupac Shakur, uscito postumo nel 1997. Tupac è universalmente considerato uno dei rapper più impegnati di sempre. «L’idea di rifare Hail Mary è stata di B-Real», ricorda Sen Dog. «Con Pac siamo stati amici dal giorno in cui ci siamo incontrati fino a quello in cui se n’è andato da questo pianeta, perciò ci è venuto naturale». A 25 anni di distanza dalla sua morte, è ancora in grado di ispirare artisti giovanissimi, che spesso non erano neppure nati quando è venuto a mancare. «Riesce ancora ad arrivare a tutto il mondo, indipendentemente dall’etnia e dall’età: è il tipo di artista di cui vorresti poter tramandare i dischi ai tuoi figli. Quando l’ho conosciuto era ancora un semplice ballerino per i Digital Underground, ma era già chiaro che avrebbe combinato qualcosa di speciale», si infervora. «Aveva un eccezionale grado di consapevolezza: sapeva perfettamente chi era il nemico e chi erano i suoi alleati. Al di là di tutti i problemi che ha avuto nella sua vita, è sempre stato estremamente intelligente: fin da quando ci siamo incontrati per la prima volta, ho percepito la sua gigantesca e potentissima aura».

Foto: Eitan Miskevich

Le influenze del disco non si limitano ovviamente ai classici dell’hip hop: considerando che a livello di ascolti Sen Dog si considera «più un metallaro che altro», ovviamente c’è molto di più. E i fan non possono che gioirne, visto che la band ha un pubblico estremamente variegato. «A Southgate, dove siamo cresciuti, c’erano un sacco di scene musicali che si intersecavano: quella funk, la cholo music, il rap, ma anche un sacco di rock e metal», spiega Sen Dog. «Abbiamo iniziato ad assimilare queste influenze anche noi. Forse è per quello che ai fan del rock piacciono così tanto i Cypress Hill: percepiscono che in un certo senso abbiamo lo stesso background, che conosciamo bene la materia».

Il background dei Cypress Hill è raccontato anche in una graphic novel ad opera del pluripremiato autore Tres Equis. «Le illustrazioni erano così potenti che ci siamo subito convinti a farla», dice Sen Dog entusiasta. «È un prodotto di intrattenimento, per quanto ci riguarda, perciò abbiamo cercato di rendere divertenti le nostre origini, anche quando non c’era niente da ridere: il quartiere da cui veniamo, i giorni del liceo, le stronzate che facevamo da ragazzini girando con la gang dei Bloods…». In effetti quest’ultimo aspetto non è divertente per nulla, considerando che a 17 anni B-Real si è beccato un proiettile nel polmone, prima di decidere di piantarla con le gang.

Tutto questo accento sul passato potrebbe far credere che il gruppo non abbia un gran futuro, cosa che sembrava confermata anche da una recente intervista in cui avevano dichiarato che Back in Black sarà il loro ultimo album. Sen Dog, però, ci tiene a rassicurarci. «Tranquilli, non ci sciogliamo. I Cypress Hill sono l’unico lavoro che ho, non ho intenzione di rinunciarci», ride. «E comunque non credo che riusciremmo mai a dividerci, neanche se lo decidessimo: io, Muggs, B-Real e Bobo resteremmo comunque grandi amici, anche se smettessimo di fare dischi o di andare in tour. In un modo o nell’altro, i Cypress Hill sono per sempre».

È vero però che hanno deciso di adattarsi al mercato di oggi: d’ora in avanti basta LP veri e propri, pubblicheranno solo singoli. «Abbiamo riflettuto a lungo sul modo migliore di diffondere la nostra musica, e abbiamo pensato che era ora di sperimentare un approccio diverso. Alcuni dei nostri album hanno fatto un enorme successo, altri meno; personalmente mi piace molto lavorare ai dischi, penso sia una forma d’arte ormai entrata nella storia che non dovrebbe scomparire. Però mi rendo conto che il mondo va in un’altra direzione. Detto questo, chi lo sa? In fondo siamo solo una manciata di fattoni, magari cambiamo idea».

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