Cristina Scabbia: «Non mi sono venduta per fare un talent» | Rolling Stone Italia
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Cristina Scabbia: «Non mi sono venduta per fare un talent»

La cantante dei Lacuna Coil racconta cosa l’ha portata a scegliere di partecipare a 'The Voice of Italy'. E mette in guardia i concorrenti della sua squadra.

Cristina Scabbia: «Non mi sono venduta per fare un talent»

Foto PACIFIC PRESS / Alamy / IPA

Se avessi parlato con Cristina Scabbia senza conoscerla, non avrei mai pensato fosse la frontwoman dei Lacuna Coil. L’immagine di lei come cantante di un gruppo metal non mi sarebbe proprio balenata in testa. È lontanissima dallo stereotipo della donna hard rock. E durante la chiacchierata me la vedevo più a dividere il palco con Orietta Berti intonando Tipitipitì, piuttosto che sul main stage dell’Ozzfest di Ozzy Osbourne. Si pone in maniera così dolce ed educata da fare sembrare la sua omonima Sister Cristina, una seguace di Charles Manson. Non dimentichiamoci poi che Miss Scabbia ha sbancato all’estero e, insieme ad Al Bano, rappresenta la fetta internazionale dei coach di The Voice of Italy, da giovedì 22 marzo, alle 21:20, su Rai2. E poco importa se il pubblico nazional-popolare non sappia minimamente chi sia. La ragazza farà parlare di sé, c’è da scommetterci.

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Partecipi a un talent show parecchio distante dal mondo al quale appartieni…
Assolutamente sì. Ma è molto interessante proprio perché totalmente diverso da quello che faccio di solito. Voglio imparare, osservare e incapsulare per il futuro.

Hai avuto critiche dai metallari duri e puri.
Di solito resto abbastanza distante dalle critiche, mi scivolano addosso. Il mondo metal è molto categorico a volte, ma sono convinta che dalle diversità nascano le cose più interessanti. L’elemento ancora più importante è che, in qualunque contesto ci si metta, se si è sicuri di quello che si è e di quello che si rappresenta, non ci possono essere incertezze. Le difficoltà nascono se si va in un contesto diverso e si cambia. Se si resta se stessi, lo stile di vita rimane identico così come la mentalità, non capisco dove sia il problema. Sarebbe come dire che uno ascolta metal e rock, ma non può avere amici che amano la classica o la techno.

Perché ti avrebbero criticata?
Un programma televisivo regala ampia esposizione e a tanti da fastidio. Probabilmente pensano che mi sono venduta perché partecipo a un talent show. Magari credono che voglia cambiare o fare una carriera solista diversa dal metal. Invece non c’è nulla di tutto questo. Ho ben chiaro dove sia il mio futuro.

E dov’è?
All’interno del gruppo, nella scena rock-metal. Questa è solo un’occasione per fare esperienza in un campo diverso, capire veramente come funzionano le cose e viverle in prima persona, invece che basarsi sul sentito dire.

Tra i colleghi metallari qualcuno ha storto il naso?
Non solo non hanno avuto da dire, ma ci sono stati colleghi – anche della scena metal “estrema” – che mi hanno confidato che è il loro programma preferito, perché in America The Voice è conosciutissimo. Tanti guardano lo show con le loro mogli e mi hanno detto “Vai e spacca!”. È questa la differenza tra la mentalità americana e la nostra: per loro è una bella opportunità avere un’esponente della scena in un contesto simile. È come piantare il seme in un format mainstream.

Tu sei famosissima all’estero e si vede dai social: su Facebook hai quasi 700mila like, su Instagram superi i 200mila follower e su Twitter i 140mila. La maggior parte del pubblico italiano, però, non sa minimamente chi tu sia.
Mi conosceranno pian piano. Non sono abituata a sgomitare e non ho intenzione di primeggiare sui miei colleghi già famosi. Ho una personalità definita, ma non voglio propormi per qualcosa che non sono per avere appeal sulla casalinga di Voghera. Ci saranno persone che mi apprezzeranno e altri che non gliene potrà frega’ de meno perché preferiscono gli altri coach.

Quando ti hanno proposto il programma hai detto subito accettato?
No, anzi puoi immaginare la sorpresa a ricevere una simile proposta. Anche perché non sono stata io a candidarmi e a chiedere di partecipare. Dopo lo shock iniziale ho ragionato bene sui pro e i contro. Ho cercato di capire le condizioni e le tempistiche, visto che con i Lacuna Coil siamo impegnati tra live e altri progetti che stiamo preparando.

Ma qual era l’ostacolo maggiore?
Stare in Italia per un tot di mesi e potermi dedicare al programma, visto che lavoro più che altro all’estero.

Non hai paura di risultare un pesce fuor d’acqua?
Per fare il mio lavoro – che mi porta molti mesi fuori da casa e a contatto con ogni tipo di persona – bisogna essere molto easy, adattarsi alle situazioni ed entrare in comunicazione con la gente per confrontarsi, capire le diversità e mettersi d’accordo su più fronti. Se ci si pone con educazione, professionalità, puntualità, determinazione e voglia di fare, non credo ci possano essere complicazioni.

Cosa pensi del conduttore, Costantino Della Gherardesca?
Non sapevo chi fosse, è stata una scoperta. Stando spesso all’estero, non vedo la televisione italiana. Mi avevano parlato della sua simpatia, ma sinceramente non ho cercato informazioni su di lui in internet perché avevo davvero poco tempo.

E quando lo hai incontrato?
Mi è piaciuto da morire fin dal primo momento. Ha un’eleganza innata e un sarcasmo che – lo dico da sarcastica – amo molto. Non ho filtri e non li voglio negli altri: mi piace vedere la persona così com’è. Costantino mi piace per la simpatia pungente e la cultura mostruosa.

E Renga?
Sapevo di cadere sul morbido con lui, visto che è partito dalla scena rock con i Timoria. Ho subito pensato potesse capire il mio modo di essere e la mia mentalità. Non me lo aspettavo così affabile.

J-Ax invece lo conoscevi già.
Dagli anni ‘90 perché mio fratello ha un negozio di abbigliamento hip hop, forse il primo che ha aperto in Italia. Sono entrata in contatto con lui prima ancora che mettesse in piedi gli Articolo 31. Ci siamo sempre sentiti. Una volta l’ho anche incontrato per caso in uno sperduto ristorante giapponese di Los Angeles: io dovevo partecipare a una trasmissione tv con la band, lui era lì in vacanza. È bello ritrovarsi.

E poi c’è Al Bano.
Era quello che mi preoccupava di più per tanti motivi: dall’estrazione musicale diversa che abbiamo al fatto che è più grande. L’ho sempre visto con un’aria genuina, ma autoritaria. Volevo scoprirne il lato umano, non il personaggio televisivo o il cantante conosciutissimo.

E com’è andata?
Mi ha conquistata in tempo zero, perché amo molto le persone autentiche. Quando ci siamo trovati nei camerini, a scambiare quattro chiacchiere in intimità, mi ha colpito che lui parlasse della sua terra, dei suoi vini, dei suoi ulivi, della sua campagna. Nonostante sia una star mondiale con anni di musica sulle spalle, mi raccontava dell’imbottigliamento, della legna…

E non ti ha parlato della Lecciso e di Romina Power?
In realtà no. E poi non amo molto i pettegolezzi. Non parlo del mio privato e, se gli altri non si confidano, non sono certo io a chiedere. Penso sia una cosa che può essere fastidiosa, la sua vita è stata sbandierata fin troppo. Se ne vuole parlare, lo faccia lui.

Cosa cerchi tra i concorrenti?
È un po’ un terno al lotto. Non li vediamo e un personaggio completo ha un look, una presenza, una performance. Vorrei qualcuno che sappia fare molto bene anche una sola cosa. Ai ragazzi che faranno parte della mia squadra voglio chiarire che questo è un inizio, non devono aspettarsi un successo planetario. È un mattoncino che devono piantare bene per costruire una casa.

Sai che molti cercano la popolarità?
Non devono cercare il successo, ma una passione, se veramente ce l’hanno. Cerco qualcuno che ami cantare e voglia fare qualcosa per bene.

Ti rendi conto che stai cercando un possibile interprete che, se tutto va bene, andrebbe ad alimentare quell’industria musicale che a te ha chiuso le porte in faccia. E ti ha fatto andare all’estero?
Eh, innanzitutto a noi è successo 20 anni fa. Adesso il mercato si è evoluto sotto tanti punti di vista. Devo dire però che, dietro le quinte, c’è tanta gente che ascolta rock e metal e quasi ha paura ad ammetterlo, non so per quale arcano motivo.

Una spiegazione te la sarai data.
In Italia forse sono ancora radicate delle false credenze, dei falsi stereotipi legati al metal che impediscono a tanti di confessare che ascoltano questo genere musicale maledetto (ride). In realtà la scena metal e quella rock sono piene di musicisti con le contropalle, che sanno suonare, cantare e comporre da dio. E soprattutto utilizzano ancora gli strumenti reali. Tanta gente pensa che sia solo rumore, cantanti che urlano e basta.

Be’ non mi dirai che c’è roba che può andare bene per The Voice
In realtà avrei un sacco di pezzi da proporre in trasmissione. Spero che mi consentano di farlo perché farebbero innamorare anche le nonnine. Questa cosa mi stimola e mi fa sentire onorata di far parte del programma perché c’è la volontà di fare qualcosa di diverso. E inserire in un contesto familiare elementi che non sono ancora del tutto conosciuti.

Hai trovato concorrenti un po’ sbruffoncelli o un po’ troppo sicuri?
Sì, ma la sicurezza non implica essere sbruffoni o migliori degli altri. Chi lo pensa non avrà vita facile con me.

Ma è vero che hai condotto un programma di cucina su Rock Tv? Ho cercato molto sul web, ma non l’ho trovato.
In realtà questa cosa è stata un po’ travisata. Su Rock Tv invitavano spesso ospiti e una volta chiamarono me ed Andy dei Bluvertigo perché siamo amici da tempo. Per fare qualcosa di diverso decidemmo di inventarci la puntata zero di un ipotetico show culinario. Ci siamo preparati due cavolate. Ricordo di aver imparato su internet a tagliare una mela a forma di cigno. Andy, invece, appassionato di televendite, aveva portato un frullatore comprato chiamando i numeri in sovraimpressione. Così abbiamo creato un episodio pilota e fictional del ristorante Da Cri ed Andy. E questa cosa ha avuto una grossa eco.

Quindi non ti vedremo come novella Clerici?
No, ma devo dire ad Andy che, visto il successo, dovremmo rifarlo.

Cosa vorresti ti portasse questa avventura di The Voice?
Non ti nascondo che sarei felice se il programma donasse più attenzione alla scena della quale faccio parte. È questo l’obiettivo principale.

Solo questo?
Poi si vedrà cosa uscirà fuori. Al termine dello show partirò con i Lacuna Coil per concerti già fissati. Non mi aspetto nulla, se non fare conoscere al grande pubblico qualcuno che sappia cantare bene.

Quindi non hai già in mente altri progetti tv?
No, ed è una cosa bellissima perché mi esula da qualsiasi tipo di pressione. Se dovesse andare male non ho lo stress di pensare a quello che farò dopo.