Cristina Scabbia: basta stereotipi sul metal | Rolling Stone Italia
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Cristina Scabbia: basta stereotipi sul metal

Abbiamo contattato la cantante dei Lacuna Coil per parlare di talent, colonne sonore e del nuovo album in cantiere (di cui si può dire pochissimo)

Cristina Scabbia - Foto di Steve Prue

Cristina Scabbia - Foto di Steve Prue

Il 14 ottobre scorso abbiamo presentato Come un morto ad Acapulco, il primo corto di Alessio Pizzicanella, il quale, oltre ad essere uno dei più quotati ritrattisti italiani, è anche un grande amico di Cristina Scabbia, regina del metal mondiale e voce dei Lacuna Coil. Alessio ha voluto che fosse proprio lei a collaborare con Guido Zen alla colonna sonora del suo corto e visto che i Lacuna Coil stanno anche lavorando al loro ottavo album, abbiamo pensato di farci due chiacchiere.

Come stai Cristina? Siete già impegnati?
No, per adesso no, tra un paio di giorni abbiamo un concerto in Belgio ma ora in verità mi stavo riguardando il corto di Alessio…

Parlami di voi due.
Siamo amici solo dal 2010 ma ci siamo trovati proprio subito.

Assieme ad Ambra però sei tra le pochissime che non ha mai scattato.
Vero, verissimo. Tra l’altro la storia della nostra amicizia è particolarissima. È partito tutto da me, gli avevo scritto su MySpace per complimentarmi con lui, è un fotografo eccezionale. Sarà stato il 2009. Guardavo dei siti di fotografia per prendere degli spunti di idee e vedere eventualmente con chi scattare e sono incappata nel sito di Alessio. Le sue foto mi sono piaciute tantissimo, il suo è uno stile internazionale, una cosa che non vedi tutti i giorni, e così gli mandai un messaggio di complimenti. Con mia grande sorpresa, mi rispose immediatamente. Un anno dopo ci siamo ritrovati in viaggio tra Venice Beach e Laguna Seca per un’iniziativa legata alla MotoGP. Siamo rimasti ottimi amici e fan l’uno dell’altra.

Hai esigenze particolari con i fotografi? C’è un tipo di foto che ti piace in particolare?
Ho ben chiaro lo stile che voglio avere nelle mie foto, vorrei sempre che fossero con un tocco… sarei pretenziosa a dire fashion, però, insomma… mi piace che siano eleganti senza mettere troppa roba in mostra (ride).

Parliamo del tuo contributo musicale a Come un morto ad Acapulco, mi diceva Alessio che è stata una cosa quasi istintiva.
Assolutamente. Alessio mi mandò questa base di Guido Zen, l’autore della colonna sonora, e mi è piaciuta immediatamente, mi piaceva la sensazione che mi dava e ho improvvisato i vocalizzi che senti nel corto. Glieli ho rimandati subito, tipo cinque minuti dopo, e sono piaciuti a tutti. Sono contenta che sia rimasta la prima idea, il più delle volte è sempre la più bella, la più naturale. Insomma, sono contenta del fatto che abbiamo ottenuto un bel “buona la prima”.

Mi ha ricordato qualcosa alla Dario Argento, una sensazione molto profonda, molto evocativa.
Adoro Dario Argento e le colonne sonore dei suoi film, sono una grande fan dei Goblin. Coi Lacuna ci siamo sempre ispirati a quel tipo di sensazioni, a quel tipo di feeling e mi ci ritrovo al 100%.

Parlando di horror, tu che vivi tra Milano e gli USA, cosa mi dici della nuova serie di The Walking Dead?
Non l’ho ancora visto, in verità sto aspettando di vedere la prima puntata di American Horror Story, The Walking Dead mi piace tantissimo però dopo un po’ mi risulta un po’ stagnante.

Du palle? Mi piaci così schietta.
Forse fin troppo guarda (ride).

La vostra band è tra le italiane la più famosa e impegnata all’estero. Cosa pensi della situazione musicale nostrana, in cui molti dei nuovi cantanti vengono dai talent?
Un po’ mi fa sorridere. Avendo occasione di viaggiare molto e potendo paragonare il trattamento che viene riservato alla musica rock e metal nel resto del mondo, sento che l’Italia è indietro, ma non mi stupisco. Oggi tutti vogliono ascoltare artisti hip hop, soprattutto italiani, ma fino a qualche anno fa non se li cagava nessuno perché non andavano di moda e l’hip hop non veniva proposto nei talent. Mi piacerebbe che l’Italia si svegliasse un pochettino e per una volta tanto fosse più aperta mentalmente anche ad altri generi per non fare sempre la figura di quelli che si accodano quando magari all’estero il filone è già finito.

Il metal in realtà è abbordabilissimo.
Certo, però i pregiudizi restano. Faccio sempre l’esempio del mio quartiere, Quarto Oggiaro, a Milano. Anche adesso ha una nomea che non riesco sinceramente più a capire. Mi sono sempre trovata benissimo, mai avuto un problema, eppure se ne parla sempre male, come del metal. Chi fa metal è bollato come brutto, sporco e cattivo quando poi in verità i musicisti della scena sono tra i più bravi in circolazione, sono pazzeschi. Questi stereotipi non permettono alla scena di crescere, se poi ci mettiamo anche le gelosie interne… lasciamo perdere. Ognuno che fa il figo nel suo piccolo orticello. È un grande peccato perché alla fine essere egoisti non porta a niente, mentre avere più contatti, aprirsi agli altri porta sempre qualcosa di buono… Io e Alessio siamo l’esempio perfetto. Io avrei potuto fare la figa che suona in una band famosa oppure lui poteva menarsela come il fotografo che ha scattato per Vogue e invece si è creata un’amicizia strepitosa e una collaborazione con mille idee per il futuro. Chiudersi e parlare male degli altri è l’anticamera del fallimento.

Parliamo del vostro nuovo disco, ho letto un po’ dappertutto che sarà più duro, più diretto.
Il programma è di farlo uscire l’anno prossimo, a primavera, diciamo che ora siamo al 60/70%. La musica è già stata strutturata, stiamo rifinendo le parti vocali e stiamo scrivendo parte dei testi. Abbiamo più o meno deciso dove, come e quando registrare ma non abbiamo ancora fissato delle date Sul come sarà, vedi, ho sempre problemi a dare anticipazioni. Non perché io non voglia, ma perché poi si ricasca a dire le solite banalità: “è più moderno, è più o meno heavy”. Come è alla lo si scopre solamente ascoltandolo alla fine delle registrazioni. Troppe cose cambiano proprio in studio, tantissimi cantati, i testi, li ho cambiati all’ultimo momento, prima di registrarli. Idem per la musica, spesso ti accorgi che una parte è meglio fatta in un modo invece che in un altro. Voglio essere sincera, vedremo.

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