Che hai fatto nel 2020, Wayne Coyne? | Rolling Stone Italia
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Che hai fatto nel 2020, Wayne Coyne?


Ha fatto yoga ed esercizio, letto storie al figlio di pochi mesi, guardato ‘Live at Pompeii’ dei Pink Floyd, inventato un nuovo modo di fare concerti. E presto tornerà sul palco per dimostrarlo

Che hai fatto nel 2020, Wayne Coyne?

Wayne Coyne

Wayne Coyne ci mette un po’ a ricordare che quest’anno ha pubblicato un disco. «Ah, sì!», dice quando gli chiediamo dell’eccellente American Head, l’ultimo album dei Flaming Lips. «Dimentico sempre che abbiamo fatto uscire quel disco, sai, abbiamo lavorato senza sosta ai concerti nella bolla».

Si riferisce al primo degli Space Bubble Concerts, programmato per il mese prossimo a Oklahoma City, quando un centinaio di fan si godranno la band a distanza dentro delle bolle di plastica, le stesse che Coyne ha usato sul palco negli ultimi due decenni.

Coyne, nella sua casa di Oklahoma City con la moglie Katy Waver e il figlio di 18 mesi Bloom Bobby, ha passato un’ora con Rolling Stone per parlare dell’arte e delle attività che l’hanno aiutato a superare quest’anno così difficile.

L’album che ho ascoltato di più:
Probabilmente il White Album dei Beatles. Un paio d’anni fa è uscito un cofanetto gigantesco. Ha 50 o 60 tracce. In larga parte si tratta di nuove versioni di brani che conosciamo già. Ma è sempre un ascolto divertente: alcuni brani vanno in direzioni nuove, o hanno tonalità diverse. Ho finito per ascoltarlo un sacco, pensando a come lavoravano ai pezzi. È straordinario scoprire che non era grandioso all’inizio, ma ci hanno lavorato fino a farlo diventare straordinario. Ho pensato: beh, sono buone notizie. È per questo che amo ascoltare queste cose, perché quando fai la tua musica o la tua arte, spesso ti ritrovi a pensare: adesso non è granché, ma devo continuare a lavorare. Mi ha ispirato.

Se hai una certa età, i Beatles… sono come un pasticcio di pollo, mia moglie l’aveva preparato un paio di sere prima del Ringraziamento. C’è qualcosa di strano nel loro essere così confortarti, nella capacità che hanno di riportare a galla ricordi e cose inconsce che non riesci ad articolare. È semplicemente una parte fondamentale della tua vita.



La serie tv preferita: 

Breaking Bad. Non l’avevamo mai guardato, quindi avevamo otto anni di episodi da recuperare. Avevamo una serie da guardare per mesi. Ci sono state anche altre serie, ma nessuna è lunga o buona quanto quella.

La canzone che definirà il 2020: 

Non sono mai stato bravo ad ascoltare le nuove uscite, ma ho amato la canzone-meme che è uscita proprio quando pensavamo che Joe Biden avrebbe davvero vinto le elezioni: You about to lose your job. L’avrò ascoltata un migliaio di volte. C’è anche una clip con Biden che la balla, straordinaria. Ma lo è diventata solo dopo che abbiamo vinto. Prima non volevamo partecipare a nessuno scherzo che togliesse serietà alle elezioni. Ogni volta che ascolterò quel pezzo, nel resto della mia vita, penserò che era un momento davvero brillante.

Qui in Oklahoma il coronavirus stava tornando a colpire, poi è arrivata una terribile tempesta di neve che ha distrutto gli alberi e ci ha tolto l’elettricità. Pensavamo che Trump avrebbe vinto. Non so se vi sentivate così anche voi, ma la mattina del voto non sapevamo cosa sarebbe successo. Non ce ne fregava più niente. Eravamo fatalisti. Senza elettricità, con il coronavirus che avanzava e la possibilità di un’altra vittoria di Trump, pensavamo: merda, che altro potrebbe succedere? Ma devo dire che solo 24 ore dopo – anche se l’elettricità non c’era ancora e il coronavirus continuava a colpire – la situazione è cambiata, Biden aveva vinto.

A volte mi sembra di non saper riconoscere cosa sia il piacere. Per alcune persone è la semplice assenza di dolore. Trump ti fa andare fuori di testa. Abbiamo lasciato che lo facesse con tutti, perché gli abbiamo dato la nostra attenzione. Ma quando ci siamo accorti che le sue bugie non funzionavano più, abbiamo provato grande soddisfazione. Quella canzone ci ha aiutato a pensare: ehi, allora ci divertiremo ancora.

Come mi sento al momento:
Direi che sono tornato al mio normale umore ottimista. Sono fortunato. Sto bene. Sono circondato da persone fighe e sane che mi aiutano a fare le cose. Quindi mi sento fortunato. 

Quando è arrivato l’annuncio del vaccino, mi sembrava che tutti volessero tornare a far festa. Io invece pensavo che forse non era il caso. Siamo ancora tutti cauti, ci sforziamo di non giudicare. Poi arriva un amico che ti dice: «Beh, il coronavirus non è mica reale, no?», e iniziano tutti quei discorsi divisivi. Al momento stiamo cercando di essere pazienti, capire il punto di vista di tutti e restare prudenti. Gli ospedali di Oklahoma City sono pieni. L’altra sera è morto un ragazzo, Katie lo conosceva perché lavoravano nello stesso ristorante. Insomma, il virus continua a infiltrarsi nella nostra vita.

È spaventoso, ma è una paura strana. Non sembra uno di quei film di Ridley Scott dove il cielo è grigio e c’è disperazione ovunque. Esci di casa e la giornata è splendida. Tuttavia, la gente muore. Credo sia per questo che è così doloroso, perché tutto il resto è normale.



Il video virale che ho visto più volte in quarantena: 

Siamo ancora fissati con quello in cui un bambino dice: “Posso coccolare il cane? Posso coccolare il cane?”. Forse è diventato virale solo da noi. Ma è una frase che sento ovunque, e penso: “Credo che stiano imitando il meme”. Ci ha fatto sorridere molto e ci ha dato sollievo, all’inizio della pandemia.

Il vecchio album che ho riascoltato per sentirmi meglio: 

Sea Change di Beck. E il disco di Julianna Barwick che è appena uscito, Healing Is a Miracle. Continuo a imbattermici con gli amici, mi fermo sempre a chiedere chi è che suona. Quel disco mi ha colpito molto, sembra un inno, è triste e confortante allo stesso tempo. È simile a quello che ha sempre suonato, ma questa volta mi sembra che abbia un’atmosfera particolare, come se capisse il dolore di tutti. L’avrò ascoltato 20 o 30 volte, soprattutto quando mi sono ritrovato sveglio alle 4 del mattino, o quando ero preoccupato su cosa cazzo sarebbe successo.

Il vecchio film che ho rivisto per sentirmi meglio: 

Non so se si possa considerare davvero un film, ma è Live at Pompeii dei Pink Floyd. L’ho visto un paio di volte. La prima volta era un paio d’anni dopo l’uscita, a un cinema notturno della zona. Avrò avuto 15 o 16 anni. Eravamo soli nel cinema, e io e mio fratello minore abbiamo fumato una canna. Per farti capire quant’era vuoto. Sarà stato il ’76 o il ’77. Eravamo al cinema per guardare Un ragazzo, un cane, due inseparabili amici. Adesso è conosciuto come l’opera prima di Don Johnson, un film sci-fi underground sotto acidi. Il film dei Floyd era proiettato subito prima e ci ha sconvolti. Non siamo rimasti a vedere l’altro. Non ce ne fregava più nulla.

Pink Floyd -"Echoes" Pompeii

L’hobby che ho scoperto in quarantena: 

Ho sempre dipinto, ma non mi ci sono mai dedicato seriamente, perché sono sempre impegnato con altre cose. Ma quando è iniziata la quarantena ho iniziato a farlo sempre di più, poi ho messo su uno studio a casa. Pensavo di farlo da vent’anni, ma non avevo il coraggio o la scusa giusta. Ora, invece, mi sembra di aver perso tempo.

A volte hai solo pochi minuti per lavorare a qualcosa. Ma se hai tutto pronto, a portata di mano, puoi metterti all’opera. Mi capita di svegliarmi, andare in studio e pensare: Ecco, ora so cosa cazzo fare. È una vera gioia, l’avevo dimenticato. Non è una cosa che ho scoperto, ma riscoperto.

La celebrità con cui vorrei passare la quarantena: 

Ho visto interviste con Steve-O di Jackass. Sembra un tipo strambo, sarebbe divertente passarci il tempo. Non credo che usi più la droga, ma ha un sacco di storie pazzesche e sembra pieno di energia. Credo che potremmo svegliarci ogni giorno e raccontarci storie divertenti bevendo il caffè. Direi che passerei la quarantena con lui. Di solito quando la gente racconta storie sembra solo piena di sé. Quando lo fa lui, invece, mi viene voglia di stare lì ad ascoltarlo.

La cosa più buona che ho imparato a cucinare: 

Abbiamo fatto un sacco di grigliate. Volevamo stare all’aperto, soprattutto d’estate, quando il fumo caccia via le mosche. Farlo ci ha cambiati. Ci siamo pentiti di tutto il tempo passato nei ristoranti, a cercare parcheggio e aspettare il nostro tavolo e poi per il cibo. All’inizio accettavamo tutto, adesso invece non vogliamo più. Non è strano? Insomma, vivevamo nei ristoranti. Era la ragione per cui ci svegliavamo la mattina: andare nel nostro ristorante preferito. Ora invece non credo che lo faremo più. Perché sprecare tempo e denaro per una cosa del genere?



Il miglior libro letto in quarantena:

Abbiamo letto molto per nostro figlio. Il nostro preferito al momento è Le avventure di Peter Rabbit. È un coniglio dispettoso. Ma ha sempre qualcosa da insegnare: Non intrufolarti nel giardino di Mr. McGregor per rubargli le radici, devi comportarti come dice tua madre. All’inizio, quando gli leggevamo quelle cose, era solo un bambino. Poi, a poco a poco, ha iniziato a interessarsi di quei personaggi. Ora ha 18 mesi. 

Alcuni di quei libri sono passati per le mani di due generazioni. In queste vecchie storie i personaggi vengono uccisi e si comportano male uno con l’altro. In quelle nuove, invece, è tutto più omogeneo, non c’è violenza e non muore mai nessuno. Quelle vecchie… ce n’è una in cui un gufo attacca uno scoiattolo e gli taglia in due la coda, è una storia divertente che oggi non funzionerebbe più.



Una cosa positiva che mi è successa e che nessuno ha notato:

Beh, all’inizio della pandemia, la parte più egoista di te stesso ti dice che devi fare yoga, palestra e correre, tutte cose che ti rendono più forte e in salute. Per fortuna, ci sono riuscito: non avevo bisogno di trovare il tempo perché ce n’era in abbondanza. Poi è diventata un’abitudine. Sono diventato il tizio che entra in una stanza con gli shorts e dice: «Scusate, devo fare esercizio». È diventato normale per tutti, qui a casa, spariamo per 45 minuti e poi torniamo tutti sudati. Mi ha aiutato molto.

L’errore da cui ho imparato di più: 

Le elezioni. Sono colpevole quanto tutti gli altri, perché funzionava alla grande. Per un po’, eravamo tutti affascinati dalle storie su quanto la gente fosse stupida, e forse è per questo che l’era Trump funzionava così bene, perché c’era sempre qualcosa di più stupido e incredibile e non c’era modo di ignorarlo. Non riuscivamo a resistere, non riuscivamo a crederci. E poi ci ridevamo su, abbiamo riso per la maggior parte del tempo. Poi, verso la fine, pensi: “Ridendo ci siamo rinchiusi in una prigione, in un regime ridicolo. Che diavolo abbiamo fatto?”.

Non si tratta solo di Trump. C’è tanta gente stupida in giro. Non credo che Kanye lo sia, ma sono successe cose incredibili. Era candidato in Oklahoma. Era sulla scheda elettorale. Ero tentato da fare una foto, ma non volevo che l’FBI venisse a prendermi. Insomma, passi tutto il tuo tempo a parlare di quanto certe cose siano stupide e non di quelle meravigliose. Spero che mi sia di lezione. Non dobbiamo celebrare la stupidità. C’è abbastanza dolore e idiozia nel mondo. Spostiamo lo sguardo su altro.

Il mio eroe del 2020:
C’è sempre gente tosta in giro, ma oggi direi Snoop Dogg. È nel mio feed Instagram e posta spesso. Appena mi collego scopro cosa ha fatto. A volte dice cose davvero fighe, finisco per pensare: Cazzo, vorrei averlo detto io.

La cosa che temo di più del 2021:
Cosa succederà col vaccino? Sembra che sia la nostra salvezza, ma cosa succede a chi lo prenderà? Il virus ci mette tutti di fronte a certi problemi, soprattutto i meno privilegiati. Ci sono tanti negazionisti, soprattutto qui in Oklahoma, convinti che Trump abbia ragione e che non debbano indossare le mascherine. Ti viene voglia di ucciderli, ma non puoi. La rabbia non funziona. L’unica cosa è impegnarsi per fargli capire, dimostrare pazienza. Dire: guarda, voglio aiutarti. È per questo che metto la mascherina, perché voglio aiutarti. 

I concerti sono straordinari. Sono esperienze che ti cambiano la vita, ma anche loro devono cambiare. Forse fanno già parte del passato. Non saprei, ma per come la vedo io bisogna pensare a fare qualcosa di nuovo.



La cosa che sogno di fare quando la pandemia sarà finita: 

Non vedo l’ora di smettere di preoccuparmi così tanto per tutti. Cerco di assicurarmi che tutti stiano bene. Ho una lista di duemila persone a cui scrivo per chiedere come va. Non c’è niente di meglio che stare con i tuoi amici, ridere e vivere il momento, e ora è impossibile. So che suona ridicolo, ma forse la cosa che sogno di più e fare una pedicure. Sì, è quello che farò.



La mia speranza per il 2021: 

Liberarci dalla voglia di celebrare le cose stupide. E non abbiamo bisogno che i telegiornali ci dicano ogni giorno cosa fare. Non abbiamo bisogno delle previsioni del tempo per scoprire che piove. Non abbiamo bisogno di sapere cosa accade in ogni angolo del mondo. È un fiume che ti travolge, finisci per non fare nulla, neanche aiutare il tuo vicino. E basterebbero pochi minuti.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US

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