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Che hai fatto negli ultimi 10 anni, Gazzelle?

La rivoluzione dello streaming, la passione per Liam Gallagher e la musica che diventa un lavoro: il cantautore itpop racconta il suo decennio
Gazzelle. Foto di Young Goats

Foto: Young Goats

Tirando le somme del decennio che si sta per concludere, ci sono due generi che hanno segnato più di tutti la musica italiana: la trap e l’itpop. Se il primo ha un canone musicale ed estetico molto riconoscibile e codificato, probabilmente perché in larga parte ereditato dalla scena americana, il secondo ha confini molto più sfuggenti, che vanno dalle influenze elettroniche di Cosmo al pop super romantico di Tommaso Paradiso.

Di questa categoria fa parte sicuramente Gazzelle – «Abbiamo la stessa età, facciamo parte di una generazione che è la nostra così come Venditti e Baglioni avevano la loro», ha detto l’ultima volta che l’abbiamo intervistato –, che ha chiuso un decennio togliendosi parecchie soddisfazioni. Dopo la pubblicazione del secondo album Punk, l’anno scorso, è partito per un tour che l’ha portato nei club di tutta Italia, e persino nei grandi palazzetti di Roma e Milano. Poi una raccolta di poesie, Limbo, un singolo certificato oro, Polynesia, e la riedizione deluxe del suo disco, Post Punk. Abbiamo contattato Gazzelle e gli abbiamo chiesto di fare un bilancio sul decennio che sta per concludersi.

Il mio album preferito: Direi senza dubbio Aurora dei Cani. Un disco di un’intimità senza tempo, che mi ha scosso l’anima. 

L’artista più importante: Liam Gallagher, perché ha dimostrato di essere una leggenda vivente facendo un disco iconico da solista, cosa piuttosto difficile dopo quello che hanno fatto gli Oasis. Il numero uno in assoluto.

La cosa più assurda che mi è successa: Senza ombra di dubbio la musica. Mi ha travolto la vita fin da quando non era ancora il mio mestiere ma ancor di più oggi che è diventata una cosa vera e non soltanto un sogno in un cassetto.

Il peggior trend musicale del decennio: Il reggaeton.

L’evento che rappresenta di più il decennio: Credo la rivoluzione dello streaming, che ha dato la possibilità a tanti di far ascoltare la propria musica anche senza avere i mezzi che servivano un tempo. La storia è l’esempio lampante di questa enorme porta che si è aperta.

La mia speranza per gli anni ’20: Spero che si continui a puntare sempre e solo sulla qualità, mi auguro che la musica non si arrenda mai completamente alle logiche frenetiche del mercato o alla frivolezza di un’epoca che punta più alla forma che al contenuto. E poi io, speriamo che me la cavo.

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