Chadia Rodriguez: «Ho pensato di ritirarmi a causa della violenza sui social» | Rolling Stone Italia
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Chadia Rodriguez: «Ho pensato di ritirarmi a causa della violenza sui social»

La rapper ha superato la crisi grazie a un mental coach. E ora, in ‘Bella così’, reclama il diritto di avere un'immagine sexy e canta di body shaming. «Anziché nascondermi, ho deciso di parlare»

Chadia Rodriguez: «Ho pensato di ritirarmi a causa della violenza sui social»

Chadia Rodriguez

Le foto di questo servizio sono tratte dal backstage del video di 'Bella così'

Le apparenze ingannano, dice il saggio. Nel caso di Chadia Rodriguez (e di molte altre sue colleghe e di tante ragazze normalissime), spesso è perché la gente anziché guardare la luna guarda il dito, dice sempre il saggio. Anziché concentrarsi su ciò che Chadia rappresenta – una delle primissime donne ad avere sfondato in un genere che è sempre stato prerogativa degli uomini, il rap italiano, ottenendo fama e rispetto a soli 20 anni – finisce per concentrarsi sul modo in cui appare. È una ragazza bellissima, spudoratamente sexy, libera e a suo agio con il suo corpo e con la sessualità. Spesso è questa la prima cosa che salta all’occhio di lei, e per questo c’è chi prova fastidio, invidia o addirittura astio nei suoi confronti, tanto che tutto il resto tende a passare in secondo piano per i suoi detrattori.

L’8 marzo, in occasione della festa della donna, aveva pubblicato sul suo profilo Instagram un video in cui mostrava alcuni dei commenti pubblici che riceve abitualmente dagli utenti del social: “Troia”, “Lurida schifosa”, o addirittura “Se ti vuoi uccidere siamo tutti più felici”. Fino all’apoteosi dell’abbruttimento: “Finché Chadia Rodriguez è ancora in vita, il femminicidio non può essere illegale”. Il video in questione fungeva da teaser del suo nuovo progetto, anticipato dal singolo Bella così feat. Federica Carta, in cui si schiera apertamente contro il body shaming, il cyberbullismo e il revenge porn. Tutti temi che, suo malgrado, l’hanno vista protagonista, e non senza grandi sofferenze.

Partiamo da quei commenti, in cui alcuni utenti ti scrivono cose orrende e gratuite…
Non abbiamo censurato o cambiato niente: anche i nomi degli utenti, e il numero di like che hanno ricevuto, sono assolutamente reali. La maggior parte delle volte che mi capita di leggerli mi sento amareggiata soprattutto per questo: quel tipo di commento riceve molti più “Mi piace” di quelli positivi. Non so se il problema sia il contesto storico, la nostra generazione, i social o il fatto che tutti si sentano in diritto di dire la loro. Non ho un problema con le critiche costruttive, sia chiaro; è evidente però che dire a una persona come dovrebbe vivere la propria vita, o invitarla a farla finita, è tutta un’altra cosa. Credo che quelli che se ne escono con frasi di questo tipo abbiano dei grossi problemi con se stessi: usano gli altri come uno specchio, e li accusano di ciò che vedono in se stessi.

La classica coda di paglia, insomma.
Forse. C’è anche da dire che tanta gente si fa un’idea sbagliata sulle persone, basata sulle immagini che traspaiono dai social. Mi è capitato tante volte di conoscere dal vivo ragazzi e ragazze che, dopo aver parlato un po’ con me, mi dicevano “Sai, pensavo tu fossi completamente diversa”. Il fatto che io sia una persona molto forte ed estroversa non vuol dire che io non provi emozioni, anzi. La maggior parte delle volte le parole mi scivolano addosso, ma capita anche a me di rimanerci male, come succede a chiunque altro.

Molte persone reagiscono al cyberbullismo e al body shaming rinchiudendosi in se stesse e rinunciando a esporsi. A te è mai capitato?
Se devo essere sincera sì, l’estate scorsa. Mi sono chiusa nel mio bozzolo e non volevo più uscirne. Mi era passata la voglia di fare qualunque cosa, volevo ritirarmi e andarmene a vivere lontano. Mi sono ripresa grazie all’aiuto di un mental coach, che è una figura che usano spesso i calciatori e i cantanti: ti aiuta a focalizzarti sulla motivazione e sulla gestione dello stress. Alla fine sono arrivata alla conclusione che, anziché nascondermi, dovevo parlare di queste cose. Anche perché, se non lo faccio io, chi mai lo farà? La maggior parte dei miei colleghi, con tutto il rispetto, non affronta questo tipo di tematiche. E poi, ogni giorno ricevo tantissimi messaggi dalle mie fan che mi raccontano di subire cose ben peggiori di quelle che capitano a me. Se loro trovano ispirazione nella mia musica, è giusto che io continui a farla.

Hai da sempre un rapporto molto stretto con i tuoi fan: in questa situazione si è stretto ulteriormente?
Assolutamente. Alcuni sono diventati veri e propri amici, in particolare una ragazza di Palermo, che ho perfino ospitato a casa mia una volta. Quando volevo arrendermi, sparire e fare felici quelli che mi volevano vedere finita, ho capito che c’erano persone che avevano creduto in me, e che grazie a me avevano riacquistato un po’ di sicurezza: non potevo tradire la loro fiducia. E neanche quella di Jake La Furia e Big Fish, i miei produttori.

Nell’ultimo periodo ti sei espressa pubblicamente anche sul revenge porn e sulle chat di Telegram su cui molti uomini postano foto intime delle loro ex, a loro insaputa: hai confessato che è successo anche a te di essere vittima di questo trattamento…
Non posso ancora raccontare nel dettaglio la vicenda, perché la situazione ora è in mano a degli esperti: ne parlerò pubblicamente quando sarà il momento, perché è giusto che chi mi segue sappia. Ho voluto farmi avanti per sottolineare che purtroppo può capitare davvero a chiunque, e ho invitato le ragazze a scrivermi se avevano bisogno di sostegno, perché nessuna dovrebbe sentirsi sola quando affronta cose del genere. Io sono stata molto fortunata, perché accanto a me avevo delle persone che mi supportavano, ma non tutti possono dire lo stesso.

Ti hanno scritto in tante?
Tantissime. La cosa che mi ha lasciato sotto shock è che molte ragazze giovanissime avevano subito anche delle violenze fisiche e psicologiche, ma non avevano avuto il coraggio di parlarne neanche con i genitori, perché magari la loro situazione familiare non è rose e fiori.

Una cosa che dicono molto spesso alle persone a cui capita di essere vittima di revenge porn, e che probabilmente ti sarai sentita ripetere anche tu a più riprese, è “te la sei andata a cercare”. Come reagisci a questo tipo di esternazione?
Ho sempre cercato di essere chiara: io non mi vergogno di nulla, tantomeno del mio corpo. È risaputo che sono stata una fotomodella di nudo, e grazie a quell’esperienza sono diventata quella che sono e mi sento a mio agio con il mio fisico. Mi fa imbestialire, però, che qualcuno si prenda la briga di postare in un contesto pubblico cose che erano nate in una situazione di intimità e dovevano rimanere private. Ho il diritto di prendermi la libertà di avere un’immagine sexy, senza che per questo la gente si senta autorizzata a invadere la mia privacy. Un conto è ciò che faccio per scelta; un conto è se quella scelta mi viene imposta.

Sempre su Instagram hai caricato delle testimonianze video di alcune ragazze dal look non conforme ai canoni estetici vigenti (tra cui una ragazza transessuale)…
Fanno parte di una serie di video-interviste che usciranno più avanti. Bella così, per me, non è una canzone o un videoclip, ma un progetto più ampio, che vuole dare voce a persone che non l’hanno mai avuta. Sono storie fortissime, io stessa ho pianto ascoltandole: è terribile che accadano ancora certe cose. Per fortuna, però, l’umanità ha dimostrato di saper fare passi da gigante: fino a pochi secoli fa esisteva ancora la schiavitù, e fino a pochi decenni fa alcune persone non potevano spostarsi liberamente per via del colore della loro pelle. C’è ancora tanto da cambiare, ovviamente: in Ungheria è ancora illegale cambiare sesso, ad esempio (Chadia si riferisce a una legge appena approvata dal parlamento ungherese che impedisce alle persone transgender di cambiare genere all’anagrafe, nda). Ma credo che, se tutte le persone che hanno la possibilità di esprimersi pubblicamente lo faranno, diventeremo una società migliore.

È un invito nei confronti dei tuoi colleghi?
Certo. Ovviamente non devono per forza parlare degli stessi temi di cui mi occupo io: ciascuno ha i suoi principi e i suoi valori. Però, se credi in qualcosa, dovresti prendere posizione.

Il rap è spesso bollato come un genere musicale molto maschilista. Tu cosa ne pensi?
Io non credo: nel rap mi hanno sempre portato tutti il rispetto che merito. Forse dipende anche dal fatto che, anche se ho un’estetica molto femminile, dentro sono sempre stata un po’ un maschiaccio, e sono sempre riuscita a fare capire chi ero e dove volevo arrivare. Come diceva Bob Marley, la musica ha il potere di colpire senza fare male.

Se dovessi dare un consiglio a una ragazza che vuole iniziare a rappare, quale sarebbe?
Credere in se stessa e rimanere vera: è l’unica cosa che conta, quando fai musica.

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