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Celeste è la prossima superstar della musica inglese

Tenetela d'occhio. Questa giovane e prodigiosa cantante soul ha conquistato Billie Eilish e Taylor Swift, ha collaborato con Finneas, mira all'Oscar per la migliore canzone. Ed è solo l'inizio

Celeste è la prossima superstar della musica inglese

Celeste

Foto: Alessandro Raimondo

Per buona parte degli abitanti del pianeta Terra – e in particolare dell’occidente, ormai disabituato ad affrontare disgrazie su scala globale – il 2020 è stato da dimenticare. Non per Celeste Waite, meglio nota semplicemente con il suo nome di battesimo, Celeste. «Per me è stato un ottimo anno, non mi ha delusa», dice. Il che in effetti è comprensibile, perché negli ultimi dodici mesi questa talentuosissima cantante e autrice emergente inglese, a soli 26 anni, ha vinto il premio della critica BBC Sound of 2020, un BBC Music Award e il Brit Award per la migliore artista emergente. E non è ancora finita, perché a breve potrebbe aggiudicarsi anche il premio assegnato dalla prestigiosa radio Jazz FM e gli UK Music Video Awards, dove è nominata in ben due categorie. Tutto questo, oltretutto, senza neanche avere ancora pubblicato un vero e proprio album: finora, infatti, ha dato alle stampe solo due EP e una manciata di singoli (il disco di debutto uscirà nel 2021, ci conferma).

Il motivo per cui Celeste è così soddisfatta di come sono andate le cose non è la quantità di premi e riconoscimenti che si è portata a casa, ma il fatto che questo forzato periodo di reclusione nel suo appartamento londinese l’ha spinta a scrivere molti nuovi brani. «Ho passato la quarantena a rivisitare vecchi provini e idee: non è stata una scelta, ma un processo molto naturale, e credo che ne sia uscito davvero del buon materiale», spiega al telefono. «Ho cercato di mettere a fuoco i temi di cui volevo parlare, di pensare bene a quello che volevo per il mio album. Non vedo l’ora di poter fare uscire tutto ciò che ho creato».

“Naturale” è la parola chiave della sua evoluzione artistica: nonostante la lunga gavetta, ma non ha mai voluto forzare le tappe per arrivare al successo, tant’è che il suo nome circola in sordina tra gli appassionati già dal 2016, quando la Bank Holiday Records, etichetta indipendente fondata da Lily Allen, pubblica il suo primo singolo Daydreaming. Già prima di allora era attivissima nella scena underground, e aveva partecipato a diverse produzioni importanti in qualità di vocalist, come il singolo Touch Me di Avicii. Ha sempre saputo di voler fare musica, e soprattutto ha sempre scritto canzoni, fin da ragazzina. «La primissima non è mai neanche uscita, l’hanno ascoltata solo i miei amici. Si intitolava Sirens ed è nata dopo la perdita di mio padre, che è morto di cancro quando avevo 16 anni. Il testo esprimeva il mio bisogno di sentirmi al sicuro, dopo averlo visto andare via per sempre in un’ambulanza. Quel brano mi ha come sbloccata, da lì ho cominciato a scrivere regolarmente, cercando di spingermi sempre oltre i miei limiti».

Foto: Mia Clark

Il passaparola ha fatto il resto: prima ancora di farsi conoscere dal grande pubblico, Celeste è diventata la nuova beniamina di critici, radiofonici e soprattutto artisti, conquistati dal suo stile raffinato ed emozionale, ma allo stesso tempo semplice e intimo. Tra i suoi fan, che spesso e volentieri manifestano la loro stima includendo le sue canzoni nelle loro storie di Instagram o nelle loro playlist, ci sono superstar come Jorja Smith, Taylor Swift o Billie Eilish. «Spesso, prima di scoprirlo dai social, non ho la più pallida idea che conoscano la mia musica» dice stupita. La sorpresa più grande è stata ricevere la “benedizione” di Macy Gray. «È un’artista che ammiro molto fin da quando ero bambina: non ha mai avuto paura di essere se stessa. Non sapevo assolutamente che mi apprezzasse, e neppure che avesse mai sentito una mia canzone, ma un giorno mi ha telefonato e mi ha detto delle parole molto incoraggianti. Un momento commovente, ne sentivo un gran bisogno. È stata davvero molto dolce».

Con il fratello/produttore di Billie Eilish, Finneas, è nata anche una collaborazione per il singolo I Can See the Change: un lavoro portato avanti a distanza durante la pandemia, senza che la cantante potesse mettere piede nel mondo esterno e varcare la soglia di un vero e proprio studio (tant’è che perfino il videoclip del brano è stato girato nel salotto di casa sua). «Con Finneas ci siamo parlati soprattutto via messaggi: lui mi mandava le sue idee, io gli rispondevo con qualche nuovo spunto, e dopo qualche scambio di bozze siamo finalmente riusciti ad assemblare il pezzo così come lo volevamo. È come se avessimo inventato un nuovo metodo di lavoro per scrivere musica. Non appena ne avremo l’opportunità, saremo felici di interagire anche dal vivo, però».

Si può dire che Celeste abbia trascorso la quarantena in stato di grazia, visto che – oltre ai già citati premi e al successo di I Can See the Change – nel mentre è riuscita anche a incidere un brano che potrebbe ricevere una candidatura all’Oscar per la migliore canzone. Si tratta di Hear My Voice, colonna sonora del film Il processo ai Chicago 7, per la regia di Aaron Sorkin. «Mai me lo sarei aspettato nella vita, considerando che ho registrato la maggior parte delle voci per quella canzone nella mia camera da letto», ride felice. «Daniel Pemberton, il compositore, mi ha mandato un pre-mix e un abbozzo di testo durante i primissimi giorni del lockdown, quando tutto era un caos. “Se tu trovassi il modo di registrarla, sarebbe fantastico”, mi ha detto. Così ho ordinato online l’attrezzatura necessaria, ho pazientemente aspettato che arrivasse, mi sono fatta aiutare da un amico fonico che mi ha guidato al telefono spiegandomi come installarla e alla fine ce l’ho fatta». Tutto è bene quello che finisce bene, insomma, perché come tutti noi era abbastanza turbata all’idea di doversi rinchiudere in casa, soprattutto in un periodo così cruciale per la sua carriera. «All’inizio in effetti ero un po’ preoccupata: non sapevo come avrei fatto a portare avanti i miei progetti in questa situazione e ad affrontare tutti questi cambiamenti. Ho cercato di non farmi travolgere troppo dagli eventi, però, di rilassarmi e basta».

Rilassarsi non è facile, quando tutti ti additano come la prossima vera superstar della musica inglese: la pressione su di lei è moltissima, e le aspettative molto alte. «Sicuramente è abbastanza innaturale che i riflettori siano puntati così tanto su una sola persona, ed è strano sentirsi addosso gli occhi di tutti», conferma lei. «La sfida è quella di restare aggrappata ai propri valori e alle proprie convinzioni, e non pensare agli altri». L’obbiettivo principale è quello di non montarsi la testa e tenere i piedi per terra, dice. «In generale trovo incoraggiante tutta questa attenzione, perché vuol dire che sto andando nella direzione giusta. Però cerco di non farmi influenzare troppo e di non sentirmi arrivata, c’è ancora tanto lavoro da fare».

Foto: Mia Clark

Nella lista dei desideri da realizzare, per Celeste, ci sono ancora diverse caselle da spuntare. Ad esempio, le piacerebbe molto fare qualche session di registrazione e scrittura insieme ad altri artisti. «Finora non sono mai entrata in studio per scrivere con qualcun altro. Sarebbe un’esperienza di confronto molto utile». I nomi papabili sono molti, e molto diversi tra di loro: «Vorrei tanto scrivere una canzone con Baby Rose, un’artista americana emergente che adoro. Anche poter lavorare con Kendrick Lamar sarebbe super», esclama entusiasta. Porte spalancate anche per Michael Kiwanuka, con cui è stata in tour per quasi un anno come opening act. «Trovo la sua musica davvero autentica. Al momento è impegnatissimo, avendo appena vinto il Mercury Prize ed essendo già al lavoro sul suo nuovo disco, ma se mai capiterà l’opportunità di fare qualcosa insieme, la coglierò al volo». Ma se proprio deve sognare in grande, c’è un altro nome che non può fare a meno di citare: «Mi piacerebbe scrivere una canzone con Carole King, che ha scritto alcuni dei miei pezzi preferiti, come (You Make Me Feel Like) A Natural Woman per Aretha Franklin». E siccome Celeste ha già dimostrato abbondantemente che il suo unico limite è il cielo (scusate il gioco di parole), siamo sicuri che anche questo sogno non resterà a lungo nel cassetto.

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