Casino Royale: «Ogni stop è solo un altro start» | Rolling Stone Italia
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Casino Royale: «Ogni stop è solo un altro start»

Venerdì torna in concerto a Milano una delle più grandi band italiane. Abbiamo fatto due chiacchiere con Alioscia, frontman del gruppo.

Casino Royale: «Ogni stop è solo un altro start»

Becchiamo Alioscia Bisceglia a un tavolino del suo bar sui Navigli in una pausa dalla prove per il concerto di venerdì, il primo vero live milanese dopo sei anni di silenzio: «Siamo stati un po’ fermi a guardare quello che succedeva e a misurare quanto carburante naturale ci era rimasto per andare avanti; abbiamo sempre fatto musica per un’urgenza, quando poi inizi a farla per mestiere fai più fatica». Al Magnolia, in casa quindi, i Casino Royale porteranno live il doppio cd CRXX uscito a fine 2017, con la versione masterizzata di CRX (1997) e con 9 versioni delle canzoni rivisitate da artisti come Dj Ralf, Levante, Fabrizio Mammarella, Opus 3000, Edda e altri. A distanza di 20 anni iniziamo a parlare, proprio a partire da quel disco.

«CRX è il nostro disco più contemporaneo. A riascoltarlo oggi trovo delle scelte che sono fighe ancora oggi. Dopo il successo pop di Sempre Più Vicino volevamo fare un disco senza nessuna ansia che dovesse passare in radio, ero nella mia fase integralista. Universal si aspettava una carriera “alla Subsonica”, ovvero che andassimo a Sanremo, e noi abbiamo fatto un disco urban zeppo di bassi. Questo ci è costato caro, anche nelle dinamiche interne al gruppo».

Come sarà il live?
Abbiamo fatto una selezione di quello che ci sembrava suonasse più contemporaneo, e per fortuna ne abbiamo tanti di brani che suonano ancora così. Ci saranno anche due pezzi nuovi di un Ep a cui stiamo lavorando. Uno nasce da un concerto che abbiamo fatto recentemente al Velvet di Rimini, eravamo solo io e Geppi (bassista/chitarrista) per una versione chitarra voce e un po’ di drumming di In My Soul Kingdom. Da quell’improvvisazione siamo partiti su una nuova base. Poi è successo che per il disco di remix di CRX avevamo iniziato a collaborare con Dj Tennis che doveva remixare Oltre (fatta poi da Opus 3000) e ci aveva fatto una versione bellissima, con un ritmo pazzesco, su cui mi aveva chiesto di scrivere delle nuove parole. Quando gliel’ho mandata, Manfredi (Dj Tennis) mi ha detto: «Alì, questo è un pezzo nuovo, fanculo il remix, lavoriamoci per una nuova canzone».

Chi ci sarà sul palco?
La novità, che non so neanche quanto valga la pena sottolineare, è che c’è stato un allontanamento tra i Casino e Michele “Pardo” Pauli (chitarrista nonché uno dei membri fondatori della band). Lui aveva voglia di fare un percorso solista, di sperimentazione musicale, e quindi questo ci ha inevitabilmente portato lontani. Giovedì saremo io, Patrick, Ferdi e Geppi, e sarà un live molto elettronico.

CRX era proprio un disco, più degli altri, che portava la firma tua e quella di Michele…
Certamente, è il disco per cui il King (così ancora oggi Alì chiama il suo ex socio Giuliano Palma) se ne è andato. Era sperimentazione, che se ne fregava del successo appena avuto con Sempre più Vicini.

Si dice sempre che i Casino Royale sono stati degli anticipatori di tutto il sound che è venuto. Eravate troppo avanti per quel periodo?
Diciamo che i Casino avevano un’attitudine e una coolness che ora è mainstream, ma a quel tempo era avanguardia. Ciò che mi ripaga di tutti questi anni è l’attestato di stima avuto dai ragazzi più giovani e che hanno apprezzato il lavoro fatto con CRXX. Abbiamo avuto quella che io chiamo “la maledizione dei rockers”: ottime intuizioni al momento sbagliato.

Tu, fuori dai Casino Royale, hai fatto un pezzo con Pacifico, un featuring con ‘NTO dei Co’ Sang, uno con Entics. Immagino però che le richieste di collaborazioni siano state di più e in questi anni non siano mancate…
Non sono abituato a scrivere per altri, e in nome di questo ho fatto pure una cosa da pazzi. Ai tempi mi chiamò Mina e mi chiese se potevo scrivere dei testi per lei. Io le dissi che, come ti raccontavo prima, non scrivo se non per me. Glielo dissi e lei si offese un casino. Ero sincero, ho un limite reale, non volevo fare lo sborone.

Avevate già fatto una “numero zero” di questo concerto a Torino, l’autunno scorso per Jazz:re: found.
Sì proprio quella data è andata talmente bene che ci ha spinto a continuare, nonostante non mi piaccia chiamarla reunion: c’era un nuovo pubblico giovane che ci diceva che eravamo fighi e i fan storici stupiti di quanto tutto suonasse attuale. Lì ci siamo accorti di non essere la cover band di noi stessi, ma un gruppo con ancora tanto da dire.

La famosa attitudine dei Casino Royale di cui parlavamo prima la ritrovi in qualche musicista di oggi?
Penso a Salmo, ai Ministri e agli Esperanza, tre realtà con cui abbiamo avuto a che fare. Quando ho lavorato a Radio Deejay ho avuto la possibilità di spingere artisti che stimo come Ghemon, Coez e Levante (che nel disco di remix interpreta Ora Solo Io Ora).

Sai chi mi ricorda molto un giovanissimo Alioscia tra gli artisti di oggi?
No, dimmi (ride)

Rkomi…
Me l’hanno già detto. Lo terrò d’occhio.

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