Carmen Consoli, intervista: «Auguro all’Italia l’Illuminismo per evitare il pastrocchio» | Rolling Stone Italia
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Carmen Consoli: «Auguro all’Italia l’Illuminismo per evitare il pastrocchio»

La cantantessa prepara il live benefico del 1° giugno a Catania e parla di battaglie, musica, politica, donne dal cuore grande e visioni future apocalittiche

Carmen Consoli: «Auguro all’Italia l’Illuminismo per evitare il pastrocchio»

Foto Mairo Cinquetti / Alamy / IPA

Anima orgogliosa della Sicilia più bella, cantautrice della poesia, rockeuse dall’enorme forza interpretativa, eterna bambina impertinente. Carmen Consoli è una delle artiste italiane di cui andare più fieri: una che se n’è sempre fottuta delle convenzioni e delle logiche discografiche in nome dell’arte. Dopo tre album rock, quando tutti la volevano dura e pura, ha intrapreso un percorso di sonorità più morbide che hanno il sapore della world music. E di quella terra teatro di scambi, ricchezza e bellezza: la Sicilia, appunto. La Consoli è la lama rovente nel burro della discografia italiana che punta (quasi) tutto sui talent. Una che si mette in gioco, in prima linea, si lancia senza paracadute nei progetti cui crede profondamente. Come la Onlus Namastè, per la quale ha messo in piedi Carmen Consoli & Friends. Il concerto benefico, fissato per il 1° giugno a Catania, unisce grandi nomi della musica (e non solo) nostrana: Elisa, Samuele Bersani, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Mario Venuti, Bandabardò, Emma Dante e Marina Rei. Un’idea talmente riuscita che vira verso il sold out. E ha avuto così tante richieste da essere spostata a Piazza Duomo. La cantantessa sarà lì, con una schiera di amici, imbracciando la chitarra, per farci capire che forse, senza falsi buonismi, si può essere meno soli.

Carmen Consoli

Partiamo dall’inizio di questa avventura.
Tutto è nato quando ho ricevuto una lettera di Laura Borio, eroina dei tempi moderni: una ragazza con la laurea in sociologia che sta dedicando la vita alla sua associazione Namastè, che si occupa di curare in tutti i modi i ragazzi diversamente abili. Incontrandoli, visitandoli, mi sono accorta che sono più abili di noi. Laura ha fondato Villa Namastè, molto bella, che si trova a Caltagirone e accoglie questi ragazzi. Ci sono molti volontari perché, come si potrà capire, sovvenzioni e fondi non ce ne sono. Per cui queste persone fanno tutto da sole. A questo si aggiunge che molti di questi ragazzi sono stati abbandonati dai genitori. E questa associazione è sorretta dai pochi genitori che amano tutti i loro figli e da Laura Borio, che si muove a destra e sinistra per cercare di trovare soldi. Questi ragazzi vivono in un ambiente familiare che li fa sentire normodotati, si rendono utili per quelli che non riescono a camminare o a mangiare da soli. Aiutano la cuoca a cucinare, raccolgono le verdure nell’orto, fanno ginnastica. Insomma, si sentono speciali. Ora che succede? Qual è il grande dramma?

Eh, qual è?
Questa villa è stata messa in vendita. Quindi questi ragazzi non hanno più una casa, Laura scrive a me questa lettera e mi chiede se posso aiutarli in qualche maniera per sensibilizzare le autorità con un concertino, per racimolare qualche soldo.

E tu?
Rispondo che non sarei stata in grado di risolvere il problema da sola. Mi sono presa una settimana perché avevo in mente un’idea.

Di che tipo?
Chiamare il mio manager Francesco Barbaro – che è molto bravo a organizzare eventi – e creare un live aid in Sicilia: tanti artisti, un bel biglietto e col ricavato comprare la casa a questi ragazzi. Ecco la mia idea. Espongo la follia al mio manager che, essendo più folle di me, dice “Certo! E dimostreremo che con la musica non si fanno solo i falò in spiaggia, ma forse daremo una casa a questi ragazzi. In Italia non è vero che non si vive di pane e Divina Commedia”. Ci tengo a sottolineare che la città di Catania ci è venuta incontro – perché noi stiamo parlando di una villa che si trova a Caltagirone – dandoci gratis degli spazi. È anche molto romantico il fatto che tante strutture ci abbiano dato una mano: il nuovo Teatro Stabile di Mascalucia ci darà gratis i suoi spazi per poter fare le prove, impossibile che una cosa del genere possa succedere ai tempi d’oggi. E poi il catering lo faranno le mamme di Namastè, un giorno lo farà gratuitamente la Cucina dei colori. Un po’ tutti stanno dando il loro aiuto senza percepire nulla. Tutta Catania e dintorni si sta muovendo per aiutare questa associazione.

E i tuoi colleghi?
Anche loro vengono gratis. E sono meravigliosi, senza di loro non avrei potuto realizzare questa cosa. Vedo molto impegno e interesse da parte di tutti in questa cosa. Pensa che Elisa sta imparando ‘A finestra in siciliano.

Un concerto che è una speranza, anche se Uomini topo, uno dei nuovi brani inseriti nel disco Eco di sirene, non è molto ottimista. Il sorcio è utilizzato come metafora della nostra società.
Fin quando rimarremo vincolati all’idea di profitto, all’idea di denaro, come dio imprescindibile no, non c’è speranza.

Ah, proprio così?
In nome del profitto stiamo rovinando la Terra e ci ritroveremo a spendere molti soldi in medicinali per curare il cancro. Facciamo le corna, ma non è che possiamo sperare che non ci vengano delle malattie tremende se non poniamo un limite all’inquinamento, all’emissione di gas nocivi, a questa corsa verso il profitto a tutti costi, all’industrializzazione. E poi c’è un avanzamento tecnologico che non è detto corrisponda a un avanzamento umano. Se si continua lungo questa scia del dio denaro incontrastato credo arriveremo all’autodistruzione.

O diventeremo uomini topo.
Dovremmo mutarci geneticamente per poter resistere a un’eventuale era nucleare, per poter perdurare ai danni che noi stessi faremo al nostro pianeta, per poter sopravvivere a questa lobotomizzazione degli esseri umani, che credono solo nel denaro, che hanno smesso di pensare e che più assomigliano alle macchine e più sono virtuosi.

E come si potrebbe sfuggire da questo scenario apocalittico?
La soluzione che do io è l’arte, la poesia, la filosofia, il sogno. Investire sul sogno, sull’amore, non pensare solo al PIL. Una società di gente lobotomizzata, infelice, non produce tenore di vita alto. E a un tenore di vita alto non è detto che corrisponda un tenore emotivo alto: in posti come la Svezia e la Svizzera ci sono moltissimi casi di suicidi, abuso di psicofarmaci e di famiglie mononucleiche, formate da una persona sola. E poi c’è la solitudine che si colma con l’antidoto dei social network. Per cui Uomini topo è la previsione del futuro più nero. Vogliamo ridurci così? Vogliamo mutare noi stessi pur di favorire questa cosa – quindi anche la maleducazione, la degenerazione del genere umano – fino a diventare disumanizzati? Oppure vogliamo cominciare a guardare a ciò che più è confacente al desiderio dell’uomo, a ciò per cui l’uomo esiste? Che non è entrare in possesso dell’iPhone24 che, una volta preso, già si vuole il 25, che non è stato ancora inventato.

Be’ è una bella botta, come il secondo inedito dell’album: Tano. Canzone che, tra le altre cose, è molto attuale.
Mi sono divertita a pensare a Tano di tanti anni fa. Un uomo Tano, un uomo topo. Perché solo gli uomini topo e le donne topo possono ammazzare i propri figli o consorti. Ovviamente si allarga alla violenza di genere. Oggi non è tanto l’uomo che ammazza la donna, quanto il più forte che deve sopraffare il più debole. Questa è una cultura fascista e razzista che dobbiamo assolutamente contrastare. Tornando al brano, mi sono divertita a pensare a un Tano collocato negli anni ’50, anche la musica porta a pensare a qualcosa d’altri tempi. Un tempo l’uomo aveva diritto a uccidere la moglie, nel caso questa avesse preso la sbandata per un altro principe. Il delitto d’onore era concesso dalla legge e dalla Costituzione. Oggi questo delitto d’onore non esiste più, quindi Tano non avrebbe il diritto di uccidere. Ma che succede? Malgrado non ci sia neanche la legge e gli abbiano tolto questo deterrente, Tano non solo uccide la moglie, ma fa fuori pure i figli.

E qual è il risultato?
Qui stiamo assistendo a un’involuzione umana: non ho quello che voglio? Allora lo faccio fuori. Come il telefonino che non ci vuole niente a rottamare. Perché per sparare ci vogliono forza e coraggio, quindi usiamo gli uomini, le donne e i bambini come oggetti di consumo.

Ma per te a cosa è dovuto tutto ciò?
A un impoverimento umano legato a questo progresso tecnologico e a questa corsa verso il profitto a tutti i costi.

Ok. Parliamo anche della figura della donna. Quest’anno se n’è parlato molto per il #MeToo, le molestie finalmente balzate in prima pagina. Ma come sono le “sirene” di oggi?
Come quelle di ieri. Hanno preso più coscienza su tante cose, hanno lauree in ingegneria, dirigono le orchestre, eguagliano un uomo in tutti i modi e si spera in un equità di trattamento. Non solo tra uomini e donne, ma anche tra fasce sociali. Perché se uno è figlio di un ricco e ha i contatti fa carriera e chi è figlio del nulla non fa carriera? Ci vorrebbe un valore al merito nella società in generale. Cosa che non c’è. E sulla donna c’è ancora tanto lavoro da fare. Basti pensare che, se una donna è incinta, è probabile che non riprenda il posto di lavoro. Delegittima la donna a essere una mente per poter svolgere un lavoro pienamente, perché se poi diventa madre lo vive come una privazione.

A questo punto non posso non chiederti cosa pensi della politica, visto che hanno da poco scelto il premier.
Auguro all’Italia l’illuminismo, che ognuno di noi si prenda l’impegno di approfondire delle cose, di scegliere consapevolmente chi ci deve governare. Non ci sarebbe questa confusione e questo pastrocchio.

Addirittura pastrocchio?
In realtà pastrocchio è, perché non si è mai visto un contratto per governare nella storia della Repubblica. Auguro a due giovani come Di Maio e Salvini di poter fare la differenza. Augurare una cosa diversa sarebbe controproducente. E siccome sono positiva non potrei fare un ragionamento contro me stessa e contro l’Italia.

Dubbi?
Molti, come i timori. A partire dall’uomo designato come avvocato degli italiani che invece ha un curriculum pieno di cose che non ha fatto, quindi un ego ipertrofico.

Un segnale negativo?
Bisognerebbe chiederlo agli psicologi. Perché uno che ha una bellissima laurea, è un insegnante di tutto rispetto e ha un bellissimo curriculum, deve gonfiarlo in questa maniera? Qual è il problema di quest’uomo? Forse bisognerebbe fare un’analisi psicologica, però non è che è proprio il massimo per noi questa cosa qua. Sono piccole bugie che negli altri Stati avrebbero avuto come conseguenza le dimissioni.

Altre cose che ti fanno nascere dubbi?
Che per quanto abbiano chiuso un contratto, non vedo come possano coprire ciò che è scritto sul programma.

Cioè?
Se io ristrutturo la mia casa e ho a disposizione 200mila Euro, non posso fare dei lavori per un milione di Euro. Gli altri non so come prenderli. Mi auguro che loro, geniali come sono, riescano a tagliare, a fare arrivare dei finanziamenti, per coprire tutte le cose che hanno intenzione di fare, compresa l’abolizione della legge Fornero. La speranza è che non si arrivi al disastro. Speriamo bene. E poi si può sempre cambiare idea. E Salvini e Di Maio sono l’esempio che le idee si cambiano ogni cinque minuti. Lo prendo come un fatto positivo.

Torniamo alla musica. Hai fatto conoscere ai più la cantautrice Rosa Balistreri reinterpretando la sua Cu ti lu dissi. A quando un disco in siciliano?
Sarebbe il mio sogno. Ci sto pensando, mi piacerebbe tanto, ma intanto produco tanti artisti siculi.

Dopo questo concertone ti riposi?
Mi piacerebbe scrivere un nuovo disco. E da illuminista mi metterò a studiare la musica. È bello avere pensieri di valore, ma se li esprimessi in un italiano sgrammaticato, avrei una credibilità inferiore. Per questo la musica va studiata: per esprimere le idee in maniera convincente, senza snaturare l’ispirazione. Bisogna sempre studiare.

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