‘Cantera Machete’ ha scandagliato il mondo degli emergenti per trovare il Messi del rap | Rolling Stone Italia
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‘Cantera Machete’ ha scandagliato il mondo degli emergenti per trovare il Messi del rap

Jack the Smoker racconta l'ultimo progetto della crew: un disco e una squadra giovanile selezionata su Twitch ascoltando migliaia di candidati. «È importante capire la “futuribilità” di un artista»

‘Cantera Machete’ ha scandagliato il mondo degli emergenti per trovare il Messi del rap

Jack the Smoker

Foto press

In spagnolo, il termine cantera indica le squadre giovanili gestite dalle società sportive principali per scovare e formare i giovani talenti calcistici. Traslato in ambito rap, Cantera Machete è un format che ha tenuto banco su Twitch nei mesi scorsi: condotto da Jack the Smoker e Charlie KDM, era dedicato ai rapper emergenti che volevano mettersi alla prova in un ambito più professionale, sottoponendo i loro brani ai due talent scout della crew e a una serie di ospiti selezionati come Young Miles, Nitro, Slait, Tredici Pietro, Massimo Pericolo e Hell Raton.

In palio per gli 11 migliori, oltre a un posto nella compilation Cantera Machete vol. 1 con il pluripremiato produttore Stabber come direttore musicale, anche un primo premio: l’incisione di due singoli con Sony/Columbia (ad aggiudicarsi quest’ultimo è stato Gori, rapper italo-brasiliano classe 1996).

Abbiamo raggiunto al telefono Jack the Smoker per farci raccontare meglio i retroscena del progetto.

Come nasce Cantera Machete?
L’idea è un assist che ha fornito Hell Raton, facendo seguito a tutti i vari messaggi privati tipo «Come posso mandare a Machete la mia musica?». Abbiamo deciso di dare il giusto spazio alla valanga di materiale che ci arrivava ogni giorno. Io, che ho una certa età ormai, non ero avvezzo a Twitch: all’inizio pensavo fosse solo una piattaforma per gamer. Invece ho scoperto che funzionava molto bene anche per il talent scouting, una cosa di cui bene o male mi sono sempre occupato, gestendo anche uno studio di registrazione. È una grande soddisfazione, quando riesci a riconoscere il talento prima che si manifesti ad alti livelli. Charlie è stato davvero prezioso come compagno di viaggio, perché è spesso a contatto con le nuove generazioni e segue da vicino tutte le evoluzioni più attuali di certi sound, mentre io sono più concentrato sulla tecnica e il rap tradizionale. Abbiamo due approcci diversi, anche come persone: io sono più pacato e razionale, lui è un animo più focoso e sardo (ride). Insomma, il format è venuto fuori in maniera molto spontanea.

Quante proposte vi sono arrivate, più o meno?
Una quantità veramente assurda. La scrematura iniziale l’ha fatta Charlie, un vero angelo, che si è smazzato l’ascolto di migliaia e migliaia di brani. Arrivava a una pre-selezione di una ventina di brani a puntata, da cui poi sceglievamo i dieci che sarebbero effettivamente stati commentati in ogni episodio.

Il livello medio com’era?
(Ride) Diciamo che se dovessi fare una statistica, direi che rispecchiava più o meno la situazione generale italiana: tantissima gente che vuole fare rap, molti che hanno del potenziale, pochi che ci riescono già bene. D’altra parte, però, il progetto Cantera Machete nasceva proprio per questo: per coltivare talenti, non per raccogliere già un prodotto finito. Nella musica è importante capire la “futuribilità” di un artista, passami il termine. È come nel calcio: o ti compri Messi, che è un campione ma arriva già formato, o ti crei un vivaio di giovani talenti da allenare. E per me arrivare prima è più bello.

Non tutti i brani che fanno parte della tracklist di Cantera Machete vol. 1 sono esattamente quelli che abbiamo ascoltato durante le dirette di Twitch…
No, infatti. Tendenzialmente, alcune volte abbiamo introdotto delle modifiche, altre volte abbiamo dovuto cambiare proprio traccia, perché quelle presentate durante il format in origine erano state registrate sotto altre piccole etichette. Insomma, abbiamo fatto un lavoro molto personalizzato a seconda dei casi.

A vincere quest’edizione di Cantera Machete è stato Gori. Ci racconti qualcosa di lui?
Diciamo che per noi la vittoria consisteva già nell’arrivare in finale, perché chi passava le fasi eliminatorie veniva incluso di diritto nella compilation celebrativa, ma Gori ci ha colpito fin da subito, dalla prima puntata che ha vinto. Aveva un mix di semplicità, carisma, sonorità attuali e attitudine personale che ci hanno lasciato molto contenti. Certo, è molto giovane e quindi a livello di scrittura è ancora tutto perfettibile, ma ha la fame giusta per farcela.

Ci sono altri rapper che ci consiglieresti di tenere d’occhio?
Alphred Locura, ad esempio, che abbiamo voluto ripescare per arrivare a 11 artisti e riprendere il concetto della formazione calcistica. Non aveva vinto né la puntata in cui concorreva, né in quella dei ripescaggi, ma abbiamo scelto di selezionarlo comunque per la compilation, perché ha delle grandi capacità melodiche e un bel timbro, e ci sembrava giusto inserirlo. La cosa bella di questo progetto è proprio che riflette tutte le varie anime della musica hip hop attuale.

In che modo avete interagito con gli utenti collegati alle dirette, invece? Si sa che negli streaming sul rap, un ambiente estremamente competitivo e popolato da gente che non ha peli sulla lingua, non necessariamente tutti i commenti che arrivano sono costruttivi…
Nella sostanza facevamo esprimere gli utenti tramite un sondaggio, ma poi chiaramente eravamo noi in studio ad avere l’ultima parola. Per quanto riguarda eventuali dissing via web, Twitch è una piattaforma molto filtrata. Se ci sono dei commenti che non corrispondono ai requisiti della policy d’uso, vengono bloccati dai moderatori. Onestamente non so se sono del tutto d’accordo con questo tipo di approccio – per la questione del politically correct a tutti i costi, soprattutto, ma non vorrei divagare – però da questo punto di vista ha snellito un po’ il nostro lavoro (ride). È anche vero che in alcune puntate c’erano diversi artisti che avevano una folta curva a supportarli, e di questo ne tenevamo sicuramente conto.

Tipo negli anni ’90, quando alle battle di freestyle ci si portava gli amici a fare casino sotto il palco.
Esatto! Per fortuna, a differenza di quanto succedeva all’epoca, è difficile picchiarsi via Internet tra fazioni diverse, quindi noi host non dovevamo mollare il microfono per separare risse (ride). Scherzi a parte, ovviamente è anche per quello che i commenti e la claque online avevano un peso relativo nella nostra decisione: i più giovani, che hanno amici e fan abituati a frequentare piattaforme come Twitch, partivano avvantaggiati.

Molti rapper, arrivati a una certa età, decidono di passare dietro le quinte e di dedicarsi solo alla produzione di giovani artisti. Diventerà mai il tuo caso?
Beh, anche se sembra brutto dirmelo da solo, mi sento ancora competitivo e in grado di non sembrare un boomer al microfono. Quando succederà, spero di accorgermene prima. Anche perché ho tanto amor proprio e cerco di pubblicare un album solo quando sono sicuro di avere qualcosa da dire, a costo di sembrare lento e poco prolifico (ride). Sicuramente, però, continuerò a spingere i nuovi talenti e aiutarli a emergerli: lo facevo ai tempi di Game Over Mixtape (del 2011, nda) e continuerò a farlo.

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