Brittany Howard, tra gli Alabama Shakes e Thunderbitch | Rolling Stone Italia
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Brittany Howard, tra gli Alabama Shakes e Thunderbitch

Faceva la postina, ora divide il palco con McCartney. E il suo ultimo progetto Thunderbitch, di cui parla in terza persona, sta già volando alto

Brittany Howard, foto di Ollie Millington/Redferns via Getty Images

Brittany Howard, foto di Ollie Millington/Redferns via Getty Images

Il 2015 è stato un grande anno per Brittany Howard. In aprile è arrivata in vetta alle classifiche con Sound & Color, il secondo album dei suoi Alabama Shakes. Cinque mesi dopo è uscita con il primo disco del suo progetto parallelo Thunderbitch, che suona come uno scatenato party notturno blues. È anche comparsa a sorpresa sul palco di un club di New York in sella a una moto, con la faccia dipinta di bianco, occhiali neri e giacca di pelle. Ma non chiedetele di riconoscere il suo alter ego; Brittany parla dei Thunderbitch solo in terza persona: «Ne ho sentito parlare», ride, «so che hanno una cantante che si veste come un fantasma e che suonano rock&roll». Con lei abbiamo fatto un bilancio dell’anno appena concluso.

Hai cantato Get Back con Paul McCartney al Loolapalooza e hai suonato con Prince a Paisely Park. Chi è il più figo tra i due?
Oh Dio, non so proprio cosa rispondere! Paul è un tipo tranquillo ed è bravissimo a farti dimenticare il fatto che è un Beatle. Prima di salire sul palco ero nervosa, poi è arrivato il mio momento di cantare, e subito dopo era tutto finito. È stato molto divertente.

E Prince?
Prince è misterioso. Ti convoca, tu non sai che dire e cerchi solo di non andare fuori di testa. Mentre suonavamo, è saltato fuori all’improvviso e ha sparato l’assolo di chitarra più epico che abbia mai sentito. È un peccato che nessuno l’abbia potuto registrare.

Il primo album degli Alabama Shakes, Boys and Girls, è stato definito un ritorno al passato, ma Sound & Color è diverso. Volevate liberarvi da quell’etichetta?
Con il primo disco cercavamo di diventare una vera band. Sound & Color è stata un’esperienza diversa, a volte anche avvilente. Avevamo tempo e risorse per fare tutto quello che volevamo, ma io pensavo: “Forse dovrei fare un disco come il primo… è quello che piace alla gente”. Poi ho capito che non ce l’avrei fatta, così ho registrato il disco che interessava a me.

Non ci sono molte rock band di successo, ultimamente. Credi che il rock sia finito?
Nah! Ci sono un sacco di ottime band in giro, amico. King Gizzard & the Lizard Wizard, Promised Land Sound, io non credo che siamo più famosi di loro.

Davvero? Però non suonano negli stessi posti dove suonate voi.
Secondo me noi siamo una band da club, una da sentire in un posto da 500 persone a botta. Invece ci danno sempre questi bellissimi locali grandi e io mi sento un po’ fuori luogo.

Ok, chiariamo una cosa. Sei sicura di non essere Thunderbitch? Non vi ho mai viste insieme nello stesso posto.
Perché non sei abbastanza in giro con noi! Sono stata a un paio di feste dove c’era anche lei. È una specie di geisha. Ho ascoltato il suo disco un paio di volte, mi piace. (Ride)

Thunderbitch mi ricorda la trasformazione di David Bowie in Ziggy Stardust. È un’operazione simile?
Sì, forse. A me ricorda più Meat Loaf, un modo per riportare in auge la recitazione nel rock&roll, una cosa che prima era uno standard. Ora invece è tutto pantaloni stretti, testa bassa e sguardo puntato sui piedi. Sono finiti i giorni dei mantelli e delle motociclette.

Ti piace girare nei negozi di dischi: qual è l’ultimo grande vinile che hai trovato?
Journey in Satchidananda di Alice Coltrane. Non sono solo canzoni, è libera espressione. Il tipo di musica che riesci a fare solo se ti lasci andare, e che a me piace molto.

Prima che gli Alabama Shakes avessero successo facevi la postina. C’è qualcosa che ti manca di quel lavoro?
Non mi manca per niente. È un lavoro duro. Una volta, ad Athens in Alabama, ho consegnato la posta in mezzo a un tornado. Ho guardato il cielo, le nuvole vorticavano sopra di me e ho accelerato il mio giro per mettermi in salvo. Vedevo il tornado che si formava davanti a me. A un certo punto ho bucato una ruota e sono andata a bussare a casa di uno sconosciuto: “Sono la vostra postina. Posso entrare? C’è un tornado!”.

I tuoi compagni ti hanno fatto una torta ispirata al programma tv Judge Judy (dove la gente va a scannarsi davanti alle telecamere, ndr). Perché?
Sanno che io adoro Judge Judy. È una tipa intelligente e non si fa fregare da nessuno.

Hai mai pensato di litigare con qualcuno solo per andare a risolvere la questione al suo show?
Non so se sono pronta. Potrei mettermi a piangere. Lei mi chiederebbe: “Perché sorridi sempre così tanto?”. Cosa potrei risponderle?

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