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Blake Mills, il guitar hero che vuole riscrivere le regole del rock

Bob Dylan l'ha voluto in 'Rough and Rowdy Ways', Jackson Browne lo trova sbalorditivo. Lui continua a esplorare nuovi territori nell'album 'Mutable Set'. «Amo i musicisti insoddisfatti dal suono del loro strumento»

Foto: Kourtney Kyung Smith

Blake Mills, chitarrista e cantautore di Los Angeles che ha lavorato con John Legend e Ed Sheeran, ha da poco accettato un altro lavoro di alto profilo. Amazon sta mettendo insieme una nuova miniserie, prodotta da Reese Whiterspoon e intitolata Daisy Jones & the Six, basata sul romanzo del 2019 dedicato alla storia di un immaginario gruppo rock degli anni ’70. Mills deve trasformare quella band immaginaria in realtà.

«Fondare un gruppo, immaginare il loro sound, le cose di cui scrivevano e come suonavano», è la descrizione che Mills dà del lavoro che sta facendo. Di fronte alla possibilità di ricreare la band ispirata ai Fleetwood Mac del romanzo, la maggior parte degli artisti si sarebbe limitata a un semplice omaggio. Mills ha sentito la necessità di andare più in profondità.

«C’è l’opportunità di sorprendere, creare una personalità della chitarra che avrebbe avuto un suo posto negli anni ’70, ma che non c’è stata davvero», dice Mills, che per il progetto ha chiesto una mano a Phoebe Bridgers e Chris Weisman, un altro cantautore. «All’epoca la gente amava la chitarra. Quindi sto cercando di imparare ad amare lo strumento e intanto sto cercando di piegarlo alla mia volontà. È una specie di revisionismo storico».

Mills, che nella sua carriera ha prodotto dischi avventurosi di artisti come John Legend, Alabama Shakes e Perfume Genius, ha passato l’ultimo decennio a piegare ogni progetto alla sua volontà. Il risultato è che questo autore di 33 anni ha fatto molto più di tutti i suoi coetanei per espandere i parametri del suono del pop-rock mainstream contemporaneo.

Il suo curriculum è incredibile per ampiezza e respiro. Mills è, come dice l’amico e mentore Jackson Browne, «un bel mistero». Negli ultimi anni è apparso nei dischi di Ed Sheeran, ha suonato la chitarra per Randy Newman, fatto il polistrumentista per Andrew Bird e Sara Bareilles e co-prodotto la colonna sonora di Cars 3. È l’unico artista capace di collaborare con Jay-Z (4:44) e allo stesso tempo pubblicare un album d’avanguardia jazz per batteria e sax, come ha fatto l’anno scorso con You Already Know, il disco strumentale di Ted Poor uscito sulla sua etichetta New Deal.

Mills è conosciuto principalmente come chitarrista, ma l’ispirazione per Mutable Set, il suo primo album solista in sei anni, è arrivata da Summer All Over, una semplice ballata al pianoforte. Quando ha finito di scriverla – è un brano cupo e dolce che parla di una distopia climatica – Mills ha trovato il suono che stava cercando.

«Ho pensato: ok, posso basare il resto delle canzoni su questa», dice. «Mi ricordava Androgynous dei Replacements: mi sembrava incapsulasse tutto».

Il nuovo album, il quarto della sua carriera, mescola le sue capacità da cantautore tradizionale (pensate a Randy Newman all’epoca di I Think It’s Going to Rain Today) con le tendenze sperimentali che ha messo in primo piano in Look, il disco ambient del 2018. Alcune canzoni, come la gentile Money Is the One True God e Farsickness, vengono da un mondo; altre, come Mirror Box, dall’altro. E altre ancora, come il singolo Vanishing Twin e la galoppante Eat My Dust, li combinano insieme.

Preso nel complesso, Mutable Set sembra semplicemente la versione più recente dell’infinito tentativo di Mills di decostruire la lingua pop, rock e folk con cui è cresciuto e che ha idolatrato. «Blake è molto più interessato all’innovazione che a solidificare la sua fama», dice Jackson Browne. «Ha una comprensione profonda della musica, una cosa diversa dalla pura e semplice tecnica chitarristica».

Mills dice che questo nuovo approccio è il frutto degli ultimi cinque anni in cui ha prodotto e collaborato con altri artisti. «Mi ispira passare tempo vicino ad artisti come Perfume Genius, Cass McCombs e Lucinda Williams. Sono occasioni in cui devi assolutamente prendere tutto quel che puoi», spiega. «Queste esperienze mi permettono di scoprire nuove cose dentro di me».

Mentre passava l’adolescenza a Malibu, Mills studiava la chitarra con grande passione. Dopo aver suonato come sostituto di alcuni chitarristi locali ha formato una sua band al liceo, i Simon Dawes, che diventeranno i Dawes dopo il suo abbandono. All’inizio della carriera faceva il turnista e ha suonato con chiunque, da Kid Rock a Lucinda Williams, prendendosi i complimenti di leggende come Eric Clapton. Ma come ha detto a Mojo nel 2014, ha smesso quasi subito di «godere dopo un grande assolo».

Con il passare degli anni, Mills è diventato sempre più famoso per la sua tendenza a sfidare le convenzioni di tutti i generi con cui gli capitava di lavorare. «I miei musicisti preferiti sono quelli insoddisfatti dal suono del loro strumento», ha detto nel 2018. «Cercano spunti altrove, ascoltano altro e hanno un certo sdegno per la cultura che circonda il loro strumento» (all’epoca Mills parlava del sassofonista Sam Gendel, che suona quasi in tutte le tracce di Mutable Set. Per scoprirlo, però, bisogna leggere i crediti, perché è difficile trovare un suono di sassofono sul disco).

Nel mezzo della scrittura del nuovo album, Mills ha chiesto ad alcuni colleghi cantautori di Los Angeles come Ethan Gruska e Jonathan Rice di aiutarlo a finire il materiale. Alla fine ha scelto di collaborare con Cass McCombs, che ha co-firmato cinque delle undici canzoni in scaletta. «La sua sensibilità funzionava bene con questo materiale», dice Mills. «Riuscivo a capire se le mie idee erano abbastanza convincenti solo guardando cosa poteva farci Cass».

Mutable Set è il primo disco che ha registrato dopo essere diventato uno dei produttori più ricercati del momento (è stato nominato ai Grammy nel 2016 e nel 2018). In questo periodo è diventato una sorta di “resident producer” a Sound City, il leggendario studio di Los Angeles dove sono stati registrati capolavori come After the Gold Rush e Nevermind. Per registrare il suo ultimo disco lì, Mills ha dovuto prenotare con diversi mesi di anticipo, quando non aveva ancora scritto granché. «Purtroppo ho dovuto rifiutare tante offerte», dice delle registrazioni di Mutable Set, «ma mi sembrava il momento giusto».

Quando ha fatto ascoltare alcune canzoni a Jackson Browne, il cantautore era sconvolto. Era abituato a sorprendersi di tutte le evoluzioni della carriera di Mills, e Mutable Set era l’ennesimo colpo di scena. «Era sbalorditivo», dice. «Nel primo album, Blake cantava e suonava la slide guitar senza sforzo, poi ha abbandonato tutto per queste chitarre più soft e una voce quasi impercettibile (in Heigh Ho, 2014) ma prodotta così che suonasse sinfonica».

«Non segue mai un percorso classico», continua. «La sua musica non suona come quella che passa in radio. Ogni volta che fa qualcosa, esplora territori nuovi».

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