Black Francis dei Pixies ha trasformato la quarantena in una prova di sopravvivenza | Rolling Stone Italia
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Black Francis dei Pixies ha trasformato la quarantena in una prova di sopravvivenza

Invece di scrivere o dipingere, il chitarrista ha sfruttato la pausa inattesa per coltivare l’orto ascoltando gli Stones. «Questa situazione mi ha fatto capire che anch'io stavo correndo su una ruota come una cavia»

Black Francis dei Pixies ha trasformato la quarantena in una prova di sopravvivenza

Black Francis

Foto: Christopher Polk/Shutterstock

«La musica è stata cancellata, sai. La festa è finita», dice il leader dei Pixies Black Francis. «È tutto cancellato. Non ci sarà il Natale».

Al momento non c’è alcuna notizia ufficiale su cosa accadrà ai concerti estivi dei Pixies, ma nel frattempo abbiamo chiesto al musicista – che ha appena pubblicato un’incandescente canzone anti-Trump con i Residents intitolata Die! Die! Die! – come sta passando la quarantena, perché non ha ancora sentito una scintilla creativa e che cosa mette sul giradischi.

Come passi il tempo?
Mi sono sempre detto che non ero uno da corsa al successo, uno che obbedisce agli ordini di un capo e cose del genere. Mi sono sempre considerato un artista indipendente. Questo periodo mi ha fatto capire che forse anch’io stavo correndo su una ruota come una cavia. Sto cercando di imparare a far crescere le cose, a costruirle. Ho messo su un pollaio e ho recuperato qualche gallina. Zappo il mio orticello e cresco mais e fagioli. Dobbiamo imparare a essere autosufficienti. So che può sembrare ingenuo, soprattutto se lo dice una persona che, come tante, dipende da telefoni, prestiti bancari e commerci vari.

Succede che invecchiando finisci per pensare che prima o poi ti darai al giardinaggio. All’improvviso compi 50 anni e ancora non sai come cazzo si fa. Adesso è come se mi avessero detto: «Ok, ecco la tua possibilità. Vai, sognatore». Sto imparando a fare cose così, tipo cucinare il tempeh.

Non dico di essere completamente isolato. Non lo sono. Ma mi sono fatto una domanda: «E se se succedesse davvero? Cosa farei se domani staccassero la corrente?». Non credo che mi suiciderei, quindi come reagirei? Non mi metterei nemmeno a rubare. C’è chi semina e vede che cosa cresce. Danno da mangiare alle galline e si cucinano l’omelette.

Non mi interessa suonare, dipingere o fare le cose creative che facevo prima. Sono sicuro che arriverà il momento in cui tornerà la voglia. Ma ora mi interessa imparare altro.

The Residents' DIE! DIE! DIE!

Che musica ascolti per trovare conforto in un momento di crisi?

Ascolterei Bob Dylan tutti i giorni. Di recente, non so bene perché, ascolto spesso Let It Bleed dei Rolling Stones, oppure musica classica di fine Ottocento, come Chopin e Debussy. Molte colonne sonore di Hitchcock. Altra classica, rock anni ’60, un po’ di jazz. Molto Bernard Herrmann.

Cos’altro vorresti dire ai fan?
Non saprei… Vi serve olio d’oliva? Avete bisogno di qualcosa? La mia cucina sembra la bottega di un pakistano.

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