Backstreet Boys, l’ultima boyband | Rolling Stone Italia
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Backstreet Boys, l’ultima boyband

Festeggiano 25 anni di carriera a Las Vegas e sognano un tour con le Spice Girls, o con i cugini del k-pop

Backstreet Boys, l’ultima boyband

Ero troppo giovane per i Beatles (fuck me!) e sono troppo vecchio per gli One Direction (bravissimo Harry Styles), ma ricordo benissimo il fenomeno delle boyband anni ’90, con vari gradi di like e dislike: i giurassici Menudo di Ricky Martin, i Take That dell’idolatrato Robbie Williams, gli ’N Sync di aura Timberlake, i New Kids On the Block e la versione femminile con le Spice Girls (like!).

Di negativo e riprovevole? Oltre ai look decisamente costruiti di alcuni e la totale mancanza di talento di altri, tutti avevano una maledetta cosa in comune: far perdere la testa alle ragazze con cui speravo di uscire e portare a letto, tutte con una cotta per questi fucking-fighetti che sapevano ballare (da dio) e cantare. Di positivo e illuminato? Erano costruiti per conquistare i social media ancora prima della nascita dei social media. Good boys.

Tra le boyband di quegli anni riecco i Backstreet Boys, che quest’anno festeggiano 25 anni di carriera, gli unici ancora in cima alle classifiche con il record di 130 milioni di dischi venduti. Solo il loro terzo disco Millennium (1999), per dire, ne ha piazzati più di 30.
8 album, 7 Grammy, una stella sulla Walk of Fame di Hollywood e un nuovo LP in arrivo a fine anno, poi tour all’inizio del 2019 e residenza artistica (26 concerti) al Planet Hollywood di Las Vegas, rinnovata per una serie di altre 21 date programmate tra il prossimo luglio e novembre.
Quasi dimenticavo, c’è anche il nuovo singolo Don’t Go Breaking My Heart, prima uscita discografica in cinque anni, dai tempi dell’ultimo Show ’Em (What You’re Made of), tratto dall’album In a World Like This.


Sono curioso di vederli, di scoprire i segreti di tale longevità e… quando me li ritrovo davanti, la formazione storica (stessi volti, aiutati forse da botox, trapianti e tinture per capelli) di 25 anni fa, è impossibile non pensare al fatto… che cazzo, solo io divento vecchio? Ci sediamo ed è facile riconoscere Nick Carter (38 anni), AJ McLe- an (40), Howie D. (44), Brian Littrell (43) e Kevin Richardson (46), tatuaggi inclusi. Via con le domande.

Backstreet Boys - Don't Go Breaking My Heart (Official Video)

Come avete fatto a stare insieme per 25 anni? Qual è il vostro segreto?
BRIAN: Dialogo e comunicazione. Quando sei in un gruppo devi imparare a dare spazio agli altri, farli parlare, pesare le differenze di opinioni. Siamo un team e le decisioni vanno prese in gruppo.

KEVIN: È come un matrimonio, devi fare compromessi. Con l’età siamo migliorati, quando eravamo più giovani e salivamo sul palco eravamo molto più nervosi, avevamo paura di sbagliare, di non saper soddisfare il pubblico, e l’ansia ci faceva litigare. Oggi siamo molto più rilassati, più affiatati, ognuno di noi sa che avremo successo solo supportandoci l’uno con l’altro.

NICK: Siamo a nostro agio, sul palco e nella vita privata, sappiamo chi siamo e quello che vogliamo dalla vita. Ci piace fare questo lavoro, siamo performers, amiamo cantare e ballare. Abbiamo talenti diversi, ma contribuiamo egualmente all’evoluzione del gruppo.

HOWIE: Spesso ci capiamo senza scambiarci una parola, bastano degli sguardi. Ci conosciamo bene, e ci rispettiamo reciprocamente.

Cosa possiamo aspettarci dal nuovo album?
A.J.: Tutto quello che potete aspettarvi dai Backstreet Boys. Quando ci ascolti ci riconosci subito, sin dalle prime note. Siamo sempre noi, ma evoluti, siamo stati capaci di reinventarci senza perdere i segni distintivi che ci caratterizzano. Usiamo sia strumenti veri che campionamenti, è un bel mix: un suono pieno e rotondo.

NICK: Abbiamo iniziato a lavorarci un anno e mezzo fa con il produttore Stuart Crichton (Kylie Minogue, Pet Shop Boys). All’inizio con il singolo Don’t Go Breaking My Heart, poi abbiamo continuato a scrivere.

Quali sono state le tappe fondamentali che vi hanno portato qui?
NICK: Per me Las Vegas è stata e continua a essere un’esperienza molto positiva. Ci ha dato la possibilità di avvicinarci come non succedeva da anni. Siamo molto contenti delle nostre scelte, è un periodo ricco di energia positiva che si riflette creativamente nel nostro lavoro. Siamo molto fortunati a essere ancora in grado di fare qualcosa che non abbiamo mai considerato come un lavoro.

BRIAN: Siamo diventati famosi prima in Europa, poi in Canada e infine negli Stati Uniti. Era il 1999 e mentre lavoravamo su Millennium abbiamo iniziato ad avere problemi con il nostro management. È stato un periodo durissimo perché qualcuno voleva impedirci di continuare a suonare proprio mentre assaporavamo i primi risultati dei nostri sacrifici. Eravamo giovani e inesperti, ma nonostante tutto siamo riusciti a incidere Millennium, il nostro disco più venduto. Rimarrà per sempre uno dei momenti chiave della nostra avventura.

HOWIE: È sempre stato un viaggio: la prima tappa è stata ottenere un contratto con una casa discografica. La seconda quando siamo usciti con il nostro primo singolo nel 1996, tutti piccoli passi che ci hanno portato dove siamo oggi. Il primo disco d’oro, il primo tour mondiale sold out, venire riconosciuti negli States e arrivare a suonare in uno stadio, davanti a 80mila persone, tutti momenti incredibili che ci hanno fatto diventare quello che siamo e che ci porteranno a festeggiare i nostri primi 50 anni!

Che cosa rappresenta per la vostra carriera la residenza artistica a Vegas?
NICK: Vegas è diventato un punto di ritrovo, è un modo per passare del tempo insieme. Brian vive in Georgia, Kevin e AJ a Los Angeles e Howie in Florida. Facciamo 3 show alla settimana, e nel tempo libero scriviamo nuove canzoni, proviamo nuove coreografie, passiamo del tempo con le nostre famiglie. È una routine simile a quella degli inizi a Orlando, un periodo che ha cementato la relazione che abbiamo. Vegas ci ha dato la possibilità non solo di riunirci ma di ricordarci chi siamo e che cosa sappiamo fare meglio. Le 22 canzoni in scaletta riflettono la nostra evoluzione.

A.J.: La produzione è davvero imponente. Il nostro pubblico viene da ogni parte del mondo per ascoltare tutto, le canzoni più famose e quelle nuove, non lo consideriamo uno spettacolo nostalgico. Quello di Las Vegas è il palco più importante del mondo, abbiamo sempre sognato di suonarci e finalmente ci siamo riusciti, it’s a dream come true.

Due parole sulla crociera che fate ogni anno, ormai arrivata alla sesta edizione.
BRIAN: Vogliamo rimanere in contatto con i fan, ricordargli chi siamo e perchè continuiamo a suonare, vogliamo essere disponibili, che sia per una foto o un autografo. Se non avessimo i fan non saremmo ancora qui, e vogliamo ricambiare. Come? Con quattro giorni di puro divertimento, anche in costume (persino quello delle Spice Girls). È come portare Las Vegas su una nave. È un modo per avere maggior intimità con loro, un contatto diret- to per conoscerli e ascoltare le loro storie. RS Un ricordo particolare della vostra carrie- ra da cantanti?

KEVIN: I primi passi, quando avevo solo 3 anni. Nonno cantava in un coro e nonna in un quartetto gospel, mentre papà e mamma erano nel coro della scuola. È in chiesa che ho imparato a suonare il piano, non sapevo leggere la musica e andavo a orecchio.

Vi ricordate la prima data importante?
A.J.: Sì, una festa di diploma a Sea World. Era il 1993 e non eravamo sotto nessuna etichetta, eravamo solo noi, tutti vestiti uguali come facevamo a quei tempi, con delle giacche da motociclista. Nick era ancora un bambino!

Quali sono state le vostre influenze musicali?
BRIAN: Tutti gli artisti della Motown. Jackson Five, New Edition, Temptations, Boyz II Men, Soul for Real…

NICK: Individualmente abbiamo gusti diversi, ma come gruppo direi Michael Jackson, Billy Joel, Elton John, Prince, Stevie Wonder, Journey.

KEVIN: Quando avevo 4/5 anni ascoltavo Chuck Berry, Fats Domino, Ike & Tina Turner, Elvis Presley e Dean Martin, che era il cantante preferito di mio padre. La sera, prima di andare a letto, accendevo la radio e mi addormentavo ascoltando tutti quei cantanti.

Il ricordo più bello dell’Italia?
NICK: Sanremo, i fan super calorosi, la pizza e lo Stadio Olimpico di Roma, il posto più grande in cui avessimo mai suonato. Quando siamo saliti sul palco abbiamo dovuto sorreggerci a vicenda, c’era una marea di gente, è stata una delle emozioni più incredibili della nostra carriera.

Durante gli anni avete collaborato con musicisti importanti, come Elton John, Lionel Richie, Tony Bennett e Sting. Avete qualche altra idea per il futuro?
HOWIE:Mi piacerebbe Bruno Mars, ha un talento straordinario.

A.J. Io dico gli Imagine Dragons. So che ci ammirano molto.

BRIAN: Una collaborazione con le boyband coreane.

NICK: Le Spice Girls. Mi piacerebbe fare un tour con loro. Sono anni che ci spero… Non si sa mai.

Chi vivrà vedrà. E mentre si allontana, senza alcuna vergogna, La Bestia canticchia I Want It That Way

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