Rolling Stone Italia

Annalisa did it again

Esce oggi ‘Ma io sono fuoco’, seguito del suo fortunatissimo disco del 2023. Con lei abbiamo chiacchierato di aspettative, blasfemia, borse vuote, Sabrina Carpenter ed essere “pieni rasi”: «Se vuoi capire capisci, altrimenti balla e basta. Va bene lo stesso»

Foto: Nicholas Fols

«Un po’ di ansia c’è, te lo dico sinceramente», mi dice Annalisa quando ci incontriamo negli uffici della sua etichetta discografica. La risposta più giusta a quel “sinceramente” sarebbe “quando, quando, quando”, ma cerco di mantenere un contegno.

Ci incontriamo a due anni dall’uscita di E poi siamo finiti nel vortice, il disco che le ha cambiato la vita. A fianco al suo nome, negli ultimi anni abbiamo letto solo le parole “regina del pop”, “successo”, “record”. Quando chiacchieriamo mancano pochi giorni all’uscita del suo nuovo disco (uscito oggi, 10 ottobre). È tempo di replicare, e dopo questi anni così le aspettative sono alte. Le sue ma pure degli altri. Ma io sono fuoco è il disco numero due di questo percorso elementale che continua anche nel titolo. Siamo partiti con l’aria per arrivare al fuoco e, in futuro, chissà dove.

«È un disco molto dritto, energico, senza peli sulla lingua», dice lei. È vero: Ma io sono fuoco è un disco praticamente tutto up. Tolta la collaborazione con Marco Mengoni, Piazza San Marco, e il pezzo che chiude l’album, le altre tracce sono piene di riferimenti sonori agli anni ’80, con la cassa in quattro e con testi un po’ matti. Dagli antibiotici alle pistole, fino a “un attentato da vampiro nei film”. «Ho lavorato tanto su sull’uso delle parole e sul fatto di comunicare in maniera dritta. Anche descrivendo qualcosa di un po’ più scomodo. Il fuoco non è solo nel titolo, è nelle parole, nella produzione». E team che vince non si cambia: anche questo disco è stato lavorato insieme a Davide Simonetta e a Paolo Antonacci (in arte Paolo Santo, unico altro feat. “cantato” delle nuove tracce).

In Emanuela parli di “maschi che si alzano le mani come fanno gli animali”. In generale in questo disco mandi messaggi verso certe tipologie di uomini.
È giusto che una donna racconti, che si esponga su certe tematiche. Cerco di mettere in evidenza uno spaccato del periodo che sto vivendo dalla mia prospettiva. Diciamo miserie e nobiltà di noi personcine che popoliamo la Terra. A volte sono più ironica, a volte più sentimentale, a volte più leggera. Ma cerco di lasciare sempre un piccolo spunto di riflessione.

In un pezzo dici “sono piena rasa”.
Sempre in Emanuela, ti piace quella lì.

Sì, mi è rimasta impressa.
Mi sono divertita con queste canzoni, mi diverto anche a riascoltarle ora o mentre lavoro agli arrangiamenti per il tour. Sento quella voglia di andare un po’ a pungere. Poi se vuoi ascoltare ascolti, altrimenti balla e non ci pensare. Va bene lo stesso.

A proposito di ascolti: cosa hai ascoltato durante la lavorazione di questo disco?
Cerco sempre di non fossilizzarmi, il mondo anni ’80 è sicuramente presente, ma cerco di avere anche la visione di cosa sta succedendo ora. In questo disco, rispetto al Vortice, ci sono le chitarre, è molto più suonato. È una cosa nuova.

Chi ti piace delle ragazze del pop che stanno spaccando ora?
Mi piace Tate McRae, trovo che abbia un repertorio molto figo. Poi vabbè, mi è piaciuto tantissimo l’ultimo di Lady Gaga.

Andrai al concerto a Milano?
Non ho il biglietto, devo capire se lo trovo, mi piacerebbe (ci guardiamo col suo team nella speranza che qualcuno faccia qualcosa per farla andare a vedere Gaga).

Poi?
Mi piace sempre tantissimo Sabrina Carpenter. Più che come canzoni da cantare, mi piace come stuzzica. Amo questa scelta di essere in certi casi anche bella spinta nei testi, con questo suo fare da bambolina. Quando la senti in radio magari non ti accorgi che sta dicendo certe robe. Ha un’intelligenza che si percepisce, che poi è la stessa cosa che mi piace tantissimo di Taylor Swift. Niente è lasciato al caso.

Infatti quando ci siamo incontrati per il tuo disco precedente mi avevi detto che ti dava fastidio quando le persone dicono che sono solo canzonette.
La superficialità non mi piace mai. Spesso la incontro, la vivo, la osservo. Sono ancora di quell’idea, ma posso dirti che sì, ci ho fatto un po’ pace, anche perché dall’ultima volta che ci siamo visti sono successe tante cose e un po’ mi sono un po’ abituata al fatto che quando sei di fronte a tante persone puoi incontrare anche chi non c’ha voglia o chi non coglie alcune cose, e quindi ti dice che sono solo canzonette. Ma va bene. Anzi, in realtà pensandoci mi piace pure il fatto di fare delle canzoni che divertono e che in qualche modo sono il sottofondo felice della vita di qualcuno.

Allora dimmi una cosa che ti dà fastidio adesso.
Questa cosa che sembra che soprattutto noi artiste donne, ma un po’ tutti nel pop, siamo marionette. “Canta quello”, “vèstiti così”, “ma che gli hanno fatto fare”, “ma perché ha fatto questa foto”, “ma come l’hanno conciata”. Ma chi?

C’è sempre un po’ di cospirazione.
La cosa che mi piacerebbe far passare è che decido tutto io. Poi non è che c’ho un campo d’azione infinito, dai confronti nascono le idee, per carità. Però metto del mio e mi confronto su ogni cosa a partire dalla scrittura dei pezzi, dal concetto visivo, dalla messa in scena dello show al disegno del palco al perché voglio quel visual in quel determinato momento e perché in quella canzone voglio i laser e non li voglio nell’altra fino al sandalo che indosso al posto dello stivale o viceversa. C’è preparazione, c’è tanto lavoro.

Anche perché non hai 15 anni.
No, tra l’altro. Bisogna anche contestualizzare.

Prima hai nominato Taylor Swift. Tu hai una cosa in comune con lei, ma anche con Katy Perry, Madonna, eccetera…
Cosa?

Siete state tutte accusate di blasfemia.
(Si mette a ridere fortissimo)

Eh sì. Alcune persone hanno accusato Maschio di essere blasfema. È una cosa che fa bene alla carriera, succede a tutte le popstar che si rispettino.
Anche a Lady Gaga!

Anche. Avevi visto gli articoli?
Sì, sì. Mi aveva divertito. Credo sia l’unico modo di prenderla.

Nei testi di questo album hai messo un po’ di roba religiosa. Maria, Gesù, Giuda. Sei nella tua fase mistica?
Sono sia per il sacro che per il profano. Mi piace mischiare le cose, però al di là di questo a me piaceva usare questo tipo di citazioni e accenni per mettere l’attenzione sul tema del giudizio.

Cioè?
Perché, anche un po’ sbagliando, diciamo che siamo abituati ad associare il mondo della fede un po’ alla punizione, al giudizio, al fatto che hai sbagliato.

Ci inculcano questo, forse.
In realtà ci sono tante sfumature molto più nobili. Il mio punto era parlare del giudizio al quale sei continuamente sottoposto, e quello che volevo dire è che non c’è una verità assoluta. Ognuno ha la propria sensibilità. Le persone e gli artisti possono sbagliare. A volte succede che fai qualcosa che non piace, o che dici una cosa fuori posto. Siamo umani, a volte giusti, a volte sbagliati, però ci vuole un po’ più di riflessione, un po’ più di empatia, un po’ meno ergersi a giudici di chi abbiamo di fronte.

In Delusa dice dici “mi fa santa il pubblico a casa”. Altra cit. mistica, sei de coccio.
(Ride) Qua in realtà volevo dire: “Do questa risposta pensando a quello che il pubblico a casa vuole sentirsi dire”. Un po’ una provocazione rispetto all’autenticità e a quello che molto spesso vedo. I temi toccati in maniera un po’ paracula, magari un po’ banale, senza fare caso alle sfumature. Un po’ per farsi fare santi dal pubblico a casa.

Non sono tempi facili per le sfumature.
Tutto molto veloce, sì.

Ora vorrei farmi portavoce della tua fanbase su Twitter facendoti alcune domande che stanno molto a cuore a chi ti segue. Tu hai una fanbase molto agguerrita.
Davvero?

Sì, molto attiva. Ogni tanto vado a vedere cosa scrivono i tuoi fan e quindi inizio con: chi è l’Emanuela di cui parli nel pezzo?
È un nome di fantasia. In questo pezzo c’è un po’ di realtà e un po’ di romanzato. M’immagino questa serata in discoteca, una di quelle serate che abbiamo vissuto tutti, dove non siamo neanche tanto ben integrati con il resto della folla, dove gli altri si divertono un botto e noi meno. Io osservo e quelli che si picchiano, uno stereotipo a sinistra, una cosa che non capisco a destra, una tipa bellissima davanti a me, degli amici che si divertono. Cose umane. A un certo punto si tocca il fondo perché quello che dico nel ritornello è che “arrivi tu che sei il fidanzato della mia amica e ti è venuta l’idea di provarci con me. Guarda che glielo dico”. E quindi Emanuela è la mia amica.

Hashtag #sorellanza?
Sì!

Foto: Nicholas Fols

Tu sei vista come grande stratega dalla tuo fanbase, una che collega le canzoni, che mette degli indizi. Quindi: la ragazza bionda di Piazza San Marco è la stessa di Sola?
No.

Tranchant. Un’altra cosa che vogliono sapere è come avete fatto tu ed Elodie ad andare a Napoli dopo la sfilata a Milano.
Ah, questa è bellissima. Ti stupirò: abbiamo preso un aereo.

Tra l’altro nelle sfilate ho amato il video What’s in My Bag con la borsetta vuota.
(Ride) Eh, son stata sincera. Che poi qualcosa ci poteva anche stare, ma non l’ho messo perché mi sembrava stupendo così.

Ora le popstar si misurano in ere. Taylor Swift è nella sua Showgirl Era. Tu?
La mia “Fuoco era”?

Dopo il vortice, il fuoco. Comunque un po’ Winx, volendo.
Pensavo a qualcosa di più metaforico.

Il prossimo sarà sempre un elemento naturale?
Non lo so ancora. Mi faccio molto suggerire dalle canzoni, non penso al progetto prima. Vado in studio, lavoro sui pezzi, e quando inizio ad avere un mucchio di brani e un discorso che ha un filo logico cerco di capire qual è il titolo che mi suggeriscono i brani. In questo caso ho sentito che c’era questo questo tumulto che io ho tradotto con il fuoco.

E poi siamo finiti nel vortice, Ma io sono fuoco… come si potrebbe continuare? Avverbio? Congiunzione?
Con “però”? con la “e”? Iniziamo con la “e”, forse.

Come sono stati i 40? A me manca poco ma ho già ansia.
Eh, anch’io l’ho vissuta così. Sono stata ansiosa, avrei voluto chiudermi in casa e non sentire nessuno. Poi ovviamente ho ricevuto tanti auguri che mi hanno fatto piacere. Me li hanno fatti persino al Tg.

Per la serie: tutti devono sapere.
Eh! Proprio: “Annalisa compie i suoi primi 40 anni”.

E quindi che hai fatto?
Sono uscita a pranzo con i miei, con Francesco (il marito, nda), siamo andati a mangiare in un posto che mi piace e ci ho bevuto sopra. È l’unica.

Quel giorno hai pubblicato una foto di tuo marito. Su Twitter dicevano che eri ubriaca perché una cosa che non faresti mai è condividere la tua vita privata su Instagram.
Un po’ di verità c’è.

Giusto, era il compleanno.
Massì. Io ci tengo molto a conservare le mie cose per me, ma ogni tanto cedo. Era una bella occasione, era anche arrivata la notizia della Top 10 di di Piazza San Marco. Un amaro tira l’altro.

Il tour?
Sarà bello sostanzioso, ci stiamo lavorando già da un po’. Abbiamo già lavorato agli arrangiamenti live, cosa che mi piace sempre tantissimo, forse è una delle mie cose preferite.

Vuoi stravolgere i pezzi?
Mi piace attaccarli, creare gli intro, queste cose. Per fare qualcosa di inedito rispetto al disco.

Ti farai ancora appendere dall’alto?
Chissà, creiamo un po’ di suspense. Però quella cosa mi è piaciuta.

Non te la facevi sotto?
No. Il tour precedente è stato il mio primo nei palasport, e il fatto di avere la percezione di tutta la gente che c’era dall’alto è stata devastante. Non ti dico se mi riappendo, ma ti dico che ci sarà un palco insolito, fichissimo.

A forma di croce? Amerei.
No, non ti dico niente. Ti dico solo che sarà uno show lungo, con tutto quello che ho fatto finora.

Ormai hai fatto nove album. Puoi fare concerti come Bruce Springsteen, di tre ore.
Ormai sì.

Chiudo con una domanda più seria. Io penso che fare i cantanti sia un mestieraccio. È complesso dal punto di vista mentale, con le persone parlano di te, i numeri, eccetera. Qual è il segreto di Annalisa per surfare in questo mondo?
I pensieri sono tanti, a volte mi tolgono il sonno. La tigre che mi parla, quella del disco, sono i pensieri che non mi lasciano dormire. Quello che cerco di fare io – magari do anche un consiglio – è fare una cosa per volta. Quando arrivano mille cose nello stesso giorno io le allontano. E poi ne faccio una piccola per volta.

Sei sempre stata così?
Ho sempre diviso, sì.

Laurea scientifica.
Ma sai che sì? Molto spesso mi chiedono: a cosa ti serve ora la laurea in Fisica? A darmi questa forma mentale. Un nodo alla volta. Senza farsi impressionare dalla moltitudine.

Te lo giuro su Maria.

Iscriviti
Exit mobile version