All’inizio fu Doris Day, e poi Britney: Julia Jacklin | Rolling Stone Italia
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All’inizio fu Doris Day, e poi Britney: Julia Jacklin

Julia è un’australiana di talento, “figlia” di Fiona Apple, Leonard Cohen e Father John Misty. Che ha una formula vincente: testi importanti e suoni essenziali

All’inizio fu Doris Day, e poi Britney: Julia Jacklin

«La prima che mi ha fatta impazzire è stata Doris Day in Calamity Jane, i musical di una volta mi piacevano da morire da ragazzina. Volevo diventare una musicista, credo di averlo sempre voluto, ma non capivo se questo pensiero potesse trasformarsi in realtà. La prima a mostrarmi che per raggiungere il successo si deve lavorare tanto è stata Britney Spears, avevo 11 anni quando esplose e rimasi folgorata. Mi fece venire voglia di mettermi totalmente nelle mani della musica».
Julia Jacklin è una giovane australiana magnetica e talentuosa, la sua voce e il suo modo di concepire il pop ricordano la magia di Angel Olsen e i suoi pezzi, per la prima volta raccolti nell’album Don’t Let the Kids Win, sono languidi e insieme diretti, grezzi, felicemente rock alla maniera di un tempo. «La mia influenza più grande, prima di scrivere questi pezzi, è stata Fiona Apple, che mi ha invogliato a esplorare i suoni in profondità, il suo Extraordinary Machine è stato illuminante. L’ho ascoltata molto con Leonard Cohen e Father John Misty».

Don’t Let the Kids Win si configura come un piccolo lavoro eclettico, che non dissolve il proprio status di disco d’autore, ma, anzi, sa rendere centrale anche il lavoro sul testo. «Tutte le cose che amo di più mi ispirano in modi diversi, in particolare mi piacciono arrangiamenti scarni e testi pregni. Spero di aver portato un po’ di questo nel disco; l’ho scritto quasi tutto da sola in tre anni, lavoro in una fabbrica e l’ho composto nel tempo libero».

In tour già da qualche settimana per Stati Uniti, Canada ed Europa, Julia Jacklin tiene molto all’aspetto performativo della musica: «Non che non ami starmene in studio a scrivere e registrare, ma la dimensione della performance è assolutamente la mia preferita, per natura amo che la musica sia un tassello utile a unire me agli altri e viceversa, e perché questo accada è davvero necessario abbandonare la dimensione solitaria del lavoro».

La Jacklin, con un sound e una scrittura a cavallo tra romanticismo e intensità classica, è un altro nome che impazzerà tra le nuove girls del rock anglofono: «Non ho mai incontrato difficoltà sociali nell’essere una ragazza che fa rock. L’ambiente, in Australia, è liberissimo in questo senso, c’è una vicinanza e in alcuni casi anche una condivisione totale delle esperienze».

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