Alessandro Murdaca, dai gameplay ai migliori videoclip rap del momento | Rolling Stone Italia
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Alessandro Murdaca, dai gameplay ai migliori videoclip rap del momento

Classe 1998, ha girato i video di Marracash, Sfera Ebbasta, Ghali e molti altri. Ci siamo fatti raccontare la sua storia

Alessandro Murdaca è nato nel 1998. Foto di Lorenzo Galli

Alessandro Murdaca è nato nel 1998. Foto di Lorenzo Galli

“Un ragazzino piccolissimo e geniale”: viene definito così da Marracash il regista Alessandro Murdaca, classe 1998. Lo incontro per la prima volta agli MTV Digital Days, dove è stato invitato per dispensare consigli a decine di ragazzi con la sua stessa passione. La sua è una storia semplice, come tutte le storie di chi capisce presto cosa vuole fare da grande. Un obiettivo, tanto lavoro, qualche colpo di fortuna. Decido di incontrarlo una seconda volta a Milano per farmi raccontare qualcosa sulla sua vita e i suoi progetti. Prima però attendo silenzioso che finisca di farsi selfie con alcuni ragazzi che lo riconoscono in Piazza Duomo al grido di «Sei un grande Ale!» – Alessandro è riuscito a diventare popolare come tanti “colleghi” YouTuber, restando però dall’altra parte della cinepresa. Una popolarità che per moltissimi registi è un miraggio. Ma non per chi è nato a fine anni ’90 e per fare il mestiere dei suoi sogni se le inventa tutte.

La gente ti ferma per strada. Non è stranissimo?
Sì, lo è. Le prime volte che mi capitava chiamavo subito mia mamma per dirglielo!

Di solito i registi tendono a rimanere dietro le quinte, come sei riuscito a farti conoscere così?
Ho sempre firmato i miei lavori con delle grandi scritte all’inizio dei video. Questo mi ha sicuramente aiutato. Inoltre, utilizzo moltissimo i social.

Quando hai iniziato a fare video?
Ho iniziato quando avevo 14 anni grazie a Minecraft. Ho chiesto ai miei genitori se potevano regalarmi una videocamera per registrare i gameplay. A un certo punto però ho dovuto fare anche anche uno spot per sponsorizzare il mio server quindi ho chiamato due amici, li ho fatti giocare e li ho filmati. Poi dovevo montare il video, pian piano mi sono messo e l’ho fatto. Qualche mese dopo mia mamma e mia nonna mi hanno regalato un PC e una videocamera migliori. Mi sono messo a fare dei filmati che caricavo su YouTube. Avevo un canale con un amico, facevamo video comici con effetti speciali. Ci lanciavamo le “onde energetiche”, per farti capire. Cose così.

Fermi tutti. Ci sono ancora questi video delle onde energetiche?
Forse qualcosa. Ma preferirei non farli vedere!

Rispetto a malincuore la tua decisione. Poi cosa è successo?
Dopo un mese mi ha chiamato un rapper che non aveva mai realizzato un videoclip. Mi ha chiesto se potevo fargliene uno. Non sapevo assolutamente come fare, ho fatto delle prove, ho registrato dei video dove ero io stesso a cantare, per imparare a mettere a sync audio e video. Ci ho messo una settimana, ma alla fine ero contentissimo, la qualità non era neanche male.


Il primo video di Alessandro Murdaca

I lavori successivi li hai cercati o sono arrivati?
Molti sono arrivati. Prima mi ha chiamato un amico del rapper che era sul set con noi e ho fatto un video per lui. Poi un ragazzo che faceva beat box, un po’ più famoso. E via così. Dopo qualche mese mi chiamavano tutti quelli della mia zona (Brescia). Contemporaneamente ho iniziato anche a mandare richieste. Dicevo ai rapper che gli avrei fatto i video gratis. Il mio obiettivo era quello di farmi conoscere sempre di più, in modo che poi avrei potuto farmi pagare, anche per aiutare la mia famiglia che era in un momento di difficoltà.

In tutto questo riuscivi anche a studiare?
Ho cominciato a fare i video in prima superiore. Già studiavo poco e iniziando a lavorare le cose sono peggiorate… saltavo le lezioni sempre più spesso. Per me era più importante guadagnare, in più fare video era la mia passione. Ho dovuto scegliere.

Qualche rimpianto?
No. Mi ero dato un limite. Mi ero detto: «Se entro settembre non combino nulla mi iscrivo di nuovo a scuola». Invece poi le cose sono andate diversamente.

Come hai conosciuto Sfera Ebbasta?
Tramite un amico in comune, l’ho chiamato e ci siamo incontrati. Dopo un mese abbiamo girato Zero. Poi ho conosciuto Ghali, tramite Charlie Charles, il produttore di Sfera. Siamo andati in Tunisia e abbiamo iniziato a lavorare insieme.

Chi sono i tuoi registi preferiti, c’è qualcuno a cui ti sei ispirato?
In realtà io guardo pochissimi video musicali. Guardo qualcosa della scena italiana, ma non troppo.

E come ti sembrano quelli italiani?
Ci sono registi con un gusto abbastanza vecchio. Sono sempre gli stessi, c’è poca creatività. Penso che ogni artista abbia bisogno di uno stile unico. Per esempio, quello che ho fatto con Sfera l’ho fatto solo con lui.

Qual è il video più bello che hai fatto?
Dende di Ghali. Senza dubbio.

Hai lavorato anche con Marracash. Perché, secondo te, rapper già così famosi si sono affidati a un “ragazzino” neanche maggiorenne?
È una questione di apertura mentale. Nel pop non sarebbe mai successo, è un genere che richiede una qualità maggiore. Il rap è più street, si possono fare cose diverse. Penso che a Marra siano piaciuti molto i miei video.

Prima ti rapportavi direttamente con gli artisti, ora hai a che fare con le major. Molto diverso?
È sempre lavoro, ma ora sono più tranquillo. Prima impazzivo a sentire gli artisti ogni volta, cambiavano idea spesso. Ora parlo con una persona sola ed è più semplice lavorare.

Dream big: vorresti dirigere il video di…?
Vorrei fare un video a Ligabue. Era il mio idolo quando ero più piccolo. Se dovessi scegliere un artista straniero invece sceglierei Young Thug.

Come ti vedi tra 5 anni?
Vorrei aver fatto almeno 3 film. Li ho già tutti in testa.

Ora me li devi dire.
Ti dico il primo: vorrei che fosse una storia del ghetto ma non violenta, diciamo qualcosa che possa ispirare i ragazzi. Ambientato in casa, con dialoghi lunghi e senza le solite sparatorie.

Quali sono invece i consigli che ti sentiresti di dare a una persona che vuole fare il tuo mestiere oggi?
Uno solo: se volete farlo, fatelo. Non ascoltate chi vi dice di non farlo. E poi la cosa più importante: puntate sempre più in alto.