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Ezio Bosso è ancora un Mod. Leggi l’intervista

Lo scrittore Giuseppe Culicchia ha incontrato il pianista che suona Bach (e vive la vita) come fosse un’opera rock, che dal 7 aprile è in tour con il suo album "12 Rooms"
Ezio Bosso è nato a Torino 44 anni fa. Ex bassista degli Statuto, poi pianista, compositore e direttore d’orchestra, nel 2011 è stato colpito da una malattia autoimmune - Mattia Balsamini/Luz Photo

Ezio Bosso è nato a Torino 44 anni fa. Ex bassista degli Statuto, poi pianista, compositore e direttore d’orchestra, nel 2011 è stato colpito da una malattia autoimmune - Mattia Balsamini/Luz Photo

Il 7 aprile parte il 12th Room Tour che porterà il maestro Ezio Bosso nei teatri di tutta Italia per presentare il nuovo doppio album formato da 12 Rooms e uno “extra”, The 12th Room, con una sola Sonata di 45 minuti, N. 1 in Sol Minore. Il disco è stato registrato come un live in quattro giorni al Teatro Sociale di Gualtieri, e pochi giorni fa è stato certificato disco d’oro.

La prima data della tournée è quella all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, a cui seguiranno più di trenta date (quasi completamente sold out) nei teatri storici delle grandi città italiane e ad alcuni dei più importanti festival estivi come Venezia Jazz e Umbria Jazz. La più speciale è la tappa del 27 aprile all’Auditorium Giovanni Agnelli al Lingotto della sua Torino. Ed è proprio lì che Rolling Stone lo ha incontrato durante la preparazione di questo viaggio nelle sue 12 stanze.

C’è chi mi definisce ex senza sapere che, quando uno scopre di essere Mod, poi lo rimane per tutta la vita

Il Maestro ha passato una giornata con Giuseppe Culicchia, lo scrittore anche lui di Torino, che ha raccontato il lato rock, anzi Mod, del musicista: «Io sono sempre Mod, tu scrivilo! Che c’è chi mi definisce ex senza sapere che, quando uno scopre di essere Mod, poi lo rimane per tutta la vita!» – e Culicchia l’ha scritto.

Bosso racconta la sua storia, dalla nascita in una borgata piemontese in cui a coltivato la passione per gli strumenti grazie al fratello maggiore: «non avevo nemmeno 4 anni, ma ero già felice per il solo fatto di toccarli. Devo a mio fratello maggiore, che se né è accorto presto, e alla mia famiglia il fatto di aver cominciato molto presto a studiare musica.»

Ezio Bosso, che vive a Londra da 11 anni, al pianoforte dentro a Palazzo Barolo, la “stanza” torinese in cui studia, prova, compone e organizza “maratone musicali” quando è in Italia – Mattia Balsamini/Luz Photo

Ma sarà l’incontro con John Cage al Conservatorio a dare la vera svolta nella sua vita: «gli sarò sempre riconoscente, ma da quell’ambiente [del Conservatorio] sono poi scappato, anche se poi mi sono diplomato. Ed è a Vienna che ho trovato i veri maestri. Perché i Maestri sono quelli che non si limitano a insegnarci qualcosa, ma ci aiutano a comprendere la nostra natura».

Terza figura fondamentale è Bach, che dopo l’esibizione di Bosso a Sanremo è tornato in classifica: «Ogni giorno comincio da Bach e finisco con Bosso. E anche se ho in programma una serata dedicata tutta a Beethoven, Bach resta imprescindibile».

«Suono perché mi fa star bene. Perché se fa star bene me, spero che faccia star bene anche chi mi ascolta» spiega Bosso, che però ancora si emoziona davanti al pubblico: «Quando mi trovo a salire su un palco è sempre una grande emozione, e per calmarmi devo salutare il pubblico, dirgli ciao. Dopodiché attacco Following a Bird e suonarla mi fa stare così bene che potrei fare qualsiasi cosa, anche Rachmaninov». E la reazione del pubblico è fondamentale: «L’emozione della musica deve scatenare qualcosa in chi la ascolta, altrimenti è solo vapore acqueo».

L’intera intervista/racconto è sul numero di Rolling Stone di aprile 2016, in edicola.

Rolling Stone di aprile è in edicola dal 31 marzo.
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