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A Toro Y Moi piace cambiare

Il musicista californiano ci mette davvero niente a stravolgere la sua vita, tipo che qualche anno fa ha cambiato cognome e ora, con "Outer Peace" ha cambiato totalmente direzione

A Toro Y Moi piace cambiare

Il 27 giugno 2017, l’amministrazione comunale di Berkeley, California, ha proclamato che da quel giorno in avanti il 27 giugno sarebbe stato il “Chaz Bundick Day”. Il sindaco in persona si è premurato di consegnare a Chaz l’onoreficenza, per via del “contributo alle arti e alla musica” che ha dato Chaz alla cittadina e anche a chi ne conosce i dischi.

Peccato però che Chaz nemmeno due settimane prima, il 9 giugno 2017, ha cambiato ufficialmente cognome all’anagrafe. Da Bundick, è diventato Chaz Bear, che pare sia una versione abbreviata del cognome della moglie, Beardsley. «Anziché prendere il mio cognome, con mia moglie abbiamo deciso di inventarne uno nuovo» dice al telefono Toro Y Moi, che da una decina d’anni è lo pseudonimo con cui Chaz firma i suoi dischi. «Ho sempre pensato che il mio cognome fosse buffo, quindi l’ho cambiato.»

Non tutti arriverebbero a tanto, specie per scherzo o comunque perché hanno un cognome buffo. «Ne sei sicuro? Mi è costato solo 400 dollari» mi smentisce Chaz, che ha la risata facile ma non è di certo un tipo loquace. È più un tipo solitario. Per anni ha fatto il graphic designer, alternando la vita dietro a uno schermo con una vita davanti a un altro schermo ma con un software diverso. Praticamente, negli ultimi 10 anni chiudeva InDesign per aprire Logic e viceversa. «Ma ormai mi considero un musicista a tempo pieno.»

La possibilità di lavorare full time sulla musica, sicuramente gli ha permesso di concentrarsi più su sé stesso che sulle mode e i trend attuali. Se in un primo momento Toro Y Moi era un progetto multicolore dove sapevano coesistere RnB, synthwave, elementi alt rock e persino vaporwave, con l’ultimo Outer Peace si è preso una sbandata per la italo disco e in generale tutte quelle cose dal sapore retrò che ti fanno ondeggiare il retro (senza accento).

«Disco, sì» conferma il 33enne californiano. «Ma ci sono anche tante influenze house.» Tutta musica in quarti di cassa, di cui Chaz si dice cultore però se la ascolta soprattutto a casa. «A ballare non ci vado spessissimo. Tipo una volta al mese, forse una ogni due. Ecco.» Magari una buona data per andare a ballare potrebbe essere il 27 di giugno, ovvero il Chaz Bundick Day a Berkeley. «È un giorno come un altro, ma voglio dargli più significato. Voglio rendere più speciali i 27 giugno futuri.»

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