A lezione da Jac Holzman, fondatore della Elektra e scopritore dei Doors | Rolling Stone Italia
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A lezione da Jac Holzman, fondatore della Elektra e scopritore dei Doors

Il discografico, che ha compiuto da poco 89 anni, condivide i suoi segreti in una rarissima intervista. Achille Lauro, prendi appunti per l'Elektra italiana dal papà di tutti i creativi dell'industria musicale

A lezione da Jac Holzman, fondatore della Elektra e scopritore dei Doors

Jac Holzman

Foto: Luis Sinco/Los Angeles Times via Getty Images

Non ci sono più uomini come Jac Holzman. Forse non ci sono mai stati. In un’epoca in cui i discografici chiamano le loro imprese “aziende tecnologiche”, Holzman, 89 anni, è ancora avanti. Dopo aver co-fondato nel 1950 l’etichetta Elektra nel dormitorio del suo college e averla portata nel 1970 all’interno del gruppo Kinney National (oggi Warner Music) con un accordo da 10 milioni di dollari, e dopo aver ingaggiato artisti come Doors, Love, Judy Collins, Tim Buckley e Stooges, Holzman ha guidato la Warner nell’esplorazione delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

Ha contribuito al lancio del formato CD e dell’home video e ha fatto parte del board di Atari, che nel 1977 ha rivoluzionato l’intrattenimento casalingo con la console per videogiochi Atari 2600. Ha pure messo in piedi la puntata pilota del programma che si sarebbe trasformato in MTV e svolto ruoli dirigenziali in Pioneer e Panavision.

Mentre si prepara a festeggiare i 70 anni dalla nascita dell’Elektra, Holzman ci ha concesso un’intervista, cosa piuttosto rara per lui, da cui abbiamo tratto le cinque lezioni più importanti che ha imparato durante la sua carriera.

1Se non puoi fare quello che ami, non ti accontentare. Fai qualcos’altro per arrivarci comunque

Il primo album che ha pubblicato con Elektra era New Song, dell’artista folk John Gruen (1950). Holzman ne stampò 500 copie, ma riuscì a venderne solo un quarto. «Era un disastro, ero molto scoraggiato», dice. «Il repertorio era sbagliato e non sapevo come farlo arrivare al pubblico».

Nel 1957 Elektra aveva accumulato un debito di 90 mila dollari (oggi sarebbero circa 830 mila). L’etichetta è uscita da quella situazione grazie ai suoi primi grandi successi, tra cui un paio di dischi di Theodore Bikel. All’inizio degli anni ’60, però, Holzman era stanco della scena folk e cercava qualcosa di nuovo.

Determinato a non far firmare un artista di cui non era appassionato, ma altrettanto impegnato a tenere a galla Elektra, nel 1964 ha lanciato la serie Authentic Sound Effects. Era una collezione in 13 volumi di album pieni di suoni pronti per la radio, tra cui Car Skid, Tractor e Train Through Tunnel. Quei dischi sono stati un grande successo nel giro dei network e hanno generato un milione e mezzo di guadagni per l’etichetta.

«Dovevamo restare vivi, ma non volevamo registrare cose in cui non credevamo», spiega Holzman. «Aspettavamo qualcosa di nuovo e cercavo di capire cosa fare nel frattempo. Un giorno sono tornato dall’ufficio e ho visto un incidente automobilistico in televisione. L’idea è arrivata subito: pubblichiamo effetti sonori».

Dopo anni di incertezze, gli album della collezione hanno messo in sicurezza le finanze dell’Elektra. «Significava poter fare quello che avevo sempre sognato e cioè scegliere accuratamente gli artisti da ingaggiare».

2Sii paziente con tutti, ma ignora chi ti vuole male

Quando negli anni ’60 è esplosa una nuova scena di cantautori, la Elektra ha ingaggiato Judy Collins, Tom Rush, Phil Ochs e nel 1970 Carly Simon. «Agli artisti dicevo che non volevo fare un solo disco per poi liberarmi di loro», ricorda Holzman. «Ne registravamo tre e vedevamo a che punto eravamo arrivati. Volevo che gli artisti si sentissero a loro agio. Volevo che mi dicessero se erano o non erano d’accordo su qualunque cosa».

C’erano però dei limiti. Holzman spiega che Delaney Bramlett, del duo Delaney & Bonnie, una volta l’ha minacciato di morte perché suo padre non trovava il suo nuovo album in un negozio vicino a casa, in Texas. «Gli ho detto: non preoccuparti, da questo momento sei sciolto da ogni legame con l’etichetta», ricorda Holzman. «Queste situazioni le gestisci così. Aveva fatto un gran disco, ma non puoi tenerti gente del genere nell’etichetta, perché rovina tutto. Si cercava di instaurare un’atmosfera amichevole, per noi era fondamentale».

Molti dei suoi artisti apprezzavano. Judy Collins, cantautrice premiata con i Grammy che ha contribuito a scoprire Leonard Cohen, dice di lui: «Jac ha supportato gli artisti in maniera tale da dar loro conforto e sicurezza, e nel corso del tempo Elektra è diventata il rifugio di dozzine di persone di talento».

3Sostituisci la crisi di mezza età con una vacanza di mezza età

Nel 1970 Holzman ha approvato l’ingresso di Elektra in Warner incassando circa 10 milioni di dollari (tasse escluse). Aveva in mente solo una cosa: fuggire.

«Quando avevo 19 anni ho visto un film, Incantesimo, con Cary Grant e Katharine Hepburn», dice. «È la storia di un tizio che fa fortuna grazie alla finanza e decide di prendersi una pausa anche se è di mezza età. Ritirarsi tra i 30 e i 40 anni, quando puoi ancora andare in giro e fare quello che vuoi, mi è sembrata una buona idea». Poi aggiunge: «Avevo scoperto le Hawaii e deciso di andare a viverci. Ma dovevo sistemare la Elektra e il suo posto naturale era con Warner e Atlantic».

Holzman si è davvero ritirato nelle Hawaii nel 1973, in una casa che aveva costruito con le sue mani. Poi è tornato da Warner come Chief Technologist, sotto Steve Ross. «Quando ero alle Hawaii ascoltavo poca musica», ammette. «Non so perché, passavo il tempo a leggere». È tornato da Warner dotato di nuove forze. Da quarant’anni è un consigliere fidato della leadership dell’azienda.

4Sappi che quando molli un posto, perdi anche il controllo

«Ora mi metto a piangere», dice Holzman quando gli chiedo di spiegarmi come mai, se Elektra ha ingaggiato i Queen a inizio anni ’70, non possiede più i diritti dei master dei loro dischi.

Racconta Holzman che Bob Krasnow, che ha gestito Elektra con successo tra il 1983 e il 1994, non è mai stato un fan della band inglese. Pensava che non meritassero l’etichetta. A metà anni ’80, Krasnow ha accettato una proposta del manager della band, John Reid, che voleva che Elektra vendesse i diritti dei master al gruppo. Secondo il racconto di Holzman, i Queen hanno sborsato un milione di dollari, ma Reid aveva già messo in piedi un accordo da 10 milioni per vendere quello stesso catalogo alla Hollywood Records. In un istante ha guadagnato 9 milioni.

Oggi, dopo il film Bohemian Rhapsody, i Queen sono gli artisti degli anni ’70 e ’80 più forti nello streaming globale. Lo scorso anno, secondo i dati di IFPI, erano al quinto posto della classifica dei guadagni derivanti dalle royalties.

Krasnow «pensava che Elektra fosse grandiosa», dice Holzman, «e ha lavorato bene, sceglieva grandi artisti». Ma la faccenda dei Queen è un pasticcio talmente grosso che «non ho voluto più rivolgergli la parola». Quando Krasnow è morto nel 2016 il New York Times l’ha definito il «rivitalizzatore della Elektra».

5Sei quello che fingi di essere

C’è un consiglio in particolare, quasi un sacro comandamento, che Holzman darebbe al sé stesso 70 anni più giovane, il ragazzo che ha fondato Elektra nella sua stanza: «Sii sicuro di te stesso. E anche se non lo sei, fingi di esserlo e tira dritto».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.