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Il festival di Snoop Dogg sarà il nuovo Fyre Fest?

La rassegna Lovers & Friends ha una line up da sogno ed è organizzata da una leggenda del rap. Ma tra problemi organizzativi risolti su Instagram e polemiche con gli artisti, potrebbe essere un disastro

Foto Mark Pearson / Alamy / IPA

Nel mondo della musica dal vivo esistono due epoche storiche: A.F.F. e D.F.F., Avanti Fyre Festival e Dopo Fyre Festival. Prima del disastroso fiasco della kermesse di lusso organizzata nel 2017 dall’imprenditore (o meglio, truffatore) Billy McFarland e dal rapper Ja Rule, nessuno credeva che fosse possibile mettere in piedi un mega evento con un cast stellare e biglietti da migliaia di dollari per poi sparire con l’incasso e lasciare tutti nella melma, letteralmente e in senso figurato; dopo quel fatidico evento, invece, sia gli addetti ai lavori che il pubblico sono molto più attenti a quei festival che sembrano troppo belli per essere veri. E, incredibile ma vero, nel terzo anno D.F.F., mentre da questa parte dell’oceano assistiamo a raffiche di cancellazioni o posticipazioni di concerti a causa del coronavirus e la situazione degli eventi estivi si fa sempre più incerta, sull’altra sponda dell’Atlantico c’è chi ha già drizzato le antenne, subodorando un altro possibile scandalo paragonabile a quello del Fyre Festival. Anche stavolta organizzato da un rapper: Snoop Dogg.

La rassegna in questione si chiama Lovers & Friends, dovrebbe avere luogo a Los Angeles il 9 maggio prossimo e prevede una line up all’insegna dell’hip hop e dell’R&B nostalgico: soprattutto leggende immortali che hanno raggiunto l’apice della loro fama tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000. Lauryn Hill, Ludacris, Lil Jon, Usher, le TLC, Nelly, Sean Paul, Brandy & Monica… E, forse un po’ profeticamente, anche Ja Rule, il co-fondatore del Fyre Festival.  

Fino al momento dell’annuncio dei nomi in cartellone, tutto sembrava filare liscio come l’olio: l’organizzazione pareva essere solida, i biglietti (già sold out) non erano particolarmente costosi, visto che partivano da 145 dollari, e la presenza di Snoop come garante dell’intera operazione rassicurava molti perché, nonostante le sue bizzarrie da artista, come imprenditore si è sempre rivelato molto accorto. Senonché, inaspettatamente, hanno cominciato a levarsi le voci di parecchi artisti ufficialmente coinvolti nel festival, che altrettanto ufficialmente smentivano di avere qualcosa a che fare con Lovers & Friends.

Il rapper Mase, negli anni ’90 uno dei più affezionati pupilli di Puff Daddy, ha commentato così sotto il post di Instagram che annunciava la line-up: “Vi faccio i miei migliori auguri, ma per favore togliete il mio nome da questo manifesto”. Twista, altro nome di punta dei primi anni ’00, ha informato i fan che “nessun bonifico è ancora arrivato sul mio conto per confermare questo concerto”, affermazione seguita da una serie di faccine perplesse. T-Pain e Megan Thee Stallion (l’unica artista non vintage, per così dire) non hanno smentito la loro partecipazione, ma nella data prevista per il festival risultano già impegnati in altri concerti a centinaia di chilometri di distanza. Sono state soprattutto le rapper donne a dare del filo da torcere agli organizzatori: Eve ha commentato sui social che “è una bugia, non parteciperò a questo festival”; Lil Kim affermava via storie di Instagram che “è una falsità totale! Non c’entro niente con tutto questo”; Trina sosteneva di non essere mai neppure stata contattata dagli organizzatori dell’evento.

Paradossalmente parte delle controversie si sono risolte quando lo stesso Snoop Dogg ha postato una storia su Instagram in cui invitava Lil Kim a “scrivergli in DM” in modo da poter risolvere la faccenda tra di loro, non proprio una prassi comune tra gli organizzatori di eventi. Evidentemente, però, il metodo ha funzionato, perché qualche ora dopo Lil Kim ha postato una seconda storia in cui affermava che “l’assegno è stato depositato! Grazie zio Snoop, perché se non fosse per te, nulla di tutto questo sarebbe successo”. Resta il mistero sugli altri: se più tardi anche Twista ha confermato la sua presenza, affermando che quel primo commento lo aveva pubblicato dopo “aver fumato troppo”, non è chiaro se gli altri artisti che si sono dissociati (o che erano impegnati altrove) parteciperanno o no.

I rappresentanti del Lovers & Friends continuano ad affermare che il festival è confermato al 100%, e che è normale che in una line up così complessa ci siano delle defezioni e dei cambi in corsa dell’ultimo momento, ma sempre più persone continuano a evocare lo spettro del Fyre Festival. E a ragione, in un certo senso, perché in America non è la prima volta che un mega evento salta all’ultimo momento, dopo la celebre débâcle del 2017. Il caso più recente è quello della kermesse di tre giorni che l’estate scorsa avrebbe dovuto commemorare il cinquantesimo anniversario di Woodstock, ribattezzata Woodstock 50: spostata a una location completamente diversa, ridotta a un solo giorno per problemi logistici e per le continue defezioni di vari artisti in cartellone, è stata cancellata a meno di due settimane dalla data prevista.

Anche l’Inghilterra negli ultimi anni se l’è passata maluccio, da questo punto di vista: dall’Hope & Glory di Liverpool del 2017, annullato dopo un solo giorno a causa dei problemi di sicurezza dovuti al sovraffollamento (troppe prevendite vendute rispetto alla capienza della venue), allo scozzese Electric Fields del 2019, cancellato a un mese dal lancio dopo un repentino cambio di location e una massa di richieste di rimborso biglietti. Purtroppo, con i problemi sanitari che ci apprestiamo ad affrontare nel 2020, la situazione non può che farsi più rischiosa: servono organizzatori serissimi e preparatissimi, e quest’anno anche un bel po’ di tempismo e fortuna, per garantire la buona riuscita di mega festival come questi. Una ragione in più per sostenere solo realtà di comprovata serietà, onde evitare di ritrovarsi a vagare per una distesa di fango alle Bahamas alla ricerca di cibo e di un bagno, come i protagonisti del celebre documentario sul Fyre Festival. Magari in tenuta da emergenza batteriologica, visti gli ultimi sviluppi.

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