I dischi da ascoltare ad aprile 2022 | Rolling Stone Italia
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I dischi da ascoltare ad aprile 2022

I suoni schizzati di Jack White, il ritorno dei Red Hot, gli album di Wet Leg e Fontaines D.C. di cui parlano tutti, il rap di Luchè, Lazza, Rancore e gli altri album che usciranno nelle prossime settimane

I dischi da ascoltare ad aprile 2022

Jack White

Foto: David James Swanson

“Unlimited Love” Red Hot Chili Peppers (1 aprile)

È il grande ritorno dei Red Hot nella formazione con John Frusciante e con Rick Rubin alla produzione. Si sono sentite Not the One, Poster Child, piena zeppa di citazioni, e Black Summer. «Le nostre antenne erano sintonizzate sul cosmo divino», ha detto la band in versione particolarmente freak. «Abbiamo passato giorni, settimane, mesi ad ascoltarci, a comporre, a improvvisare e poi ad arrangiare i frutti di quelle jam».

“Attention” Miley Cyrus (1 aprile)

È il primo disco dal vivo di Miley Cyrus la cui scaletta è stata in parte scelta dai fan avanzando richieste sulle canzoni da sentire ai concerti. Contiene pezzi vecchi e nuovi, cover (tra cui Where Is My Mind dei Pixies in mezzo a We Can’t Stop), due inediti: You e Attention.

“Spencer Gets It Lit” Jon Spencer & The HITmakers (1 aprile)

Il primo album di Spencer dopo la notizia dello scioglimento della Blues Explosion è una raccolta di “far-out hits”, come recita ironicamente la scritta in copertina, suonate con la band formata da Sam Coomes, M. Sord, Bob Bert. Si sono ascoltate Junk Man e Worm Town (recitata alla Lou Reed) e il feeling a tratti è quello di una versione fumettosa del garage rock.

“Immutable” Meshuggah (1 aprile)

Riff intrecciati e aggressivi, tempi dispari e iper-complessi, grande tecnica. Immutable ha tutti gli ingredienti che hanno reso i Meshuggah una delle band più apprezzate del metal contemporaneo. Il titolo è un omaggio alla determinazione incrollabile della band, la stessa che permette al batterista Haake di continuare a suonare nonostante i problemi alle mani (ci ha raccontato tutto in questa intervista). Immutable segna anche il ritorno del chitarrista e co-fondatore Fredrik Thordendal, qui presente in quattro brani.

“Dove volano le aquile” Luchè (1 aprile)

Elisa, CoCo, Marracash, Etta, Madame, Ernia, Geolier, Guè con Noyz Narcos sono i feat del nuovo album del rapper. Alcune versioni fisiche del disco sono accompagnate da un diario motivazionale perché, si legge in un comunicato, «il libro e la musica raccontano la forza e la motivazione che non bisogna mai perdere quando si vogliono raggiungere i propri obiettivi».

“Sirio” Lazza (8 aprile)

Anticipato da Ouv3rture e Molotov, l’album prodotto da (anzi, «diretto da», come scrive lui) Loww Kidd e Drillionaire promette di contenere vari feat. Quelli finora annunciati sono French Montana, Geolier, Tory Lanez.

“Qonati” Deriansky (8 aprile)

Qonati del rapper di Asian Fake racconta cosa si prova di fronte alla saturazione «di stimoli, informazioni ed emozioni». Deriansky nasce come produttore dubstep e ha curato il suono di tutti i brani, che dal primo singolo basilico (con Altea dei Thru Collected e Michael Mills) immaginiamo acido e slabbrato. «Nel disco c’è gran parte di quello che ho vissuto negli ultimi due anni: momenti belli, momenti brutti e momenti che semplicemente fanno parte della mia quotidianità».

“Fear of the Dawn” Jack White (8 aprile)

Ogni volta che pubblica un disco viene accolto come il salvatore del rock. Perché nessuno come lui sta portando nel mainstream un’idea di musica legata al passato, ma al passo coi tempi. Insomma, non puro revival per chi è troppo giovane per avere sentito gli originali. In luglio uscirà un secondo disco che dovrebbe essere più ancorato al folk e al blues, questo sembra riprendere la strada tracciata da Boarding House Reach. Sarà altrettanto bizzarro? Qui la title track, Hi-De-Ho e Taking Me Back.

“Wet Leg” Wet Leg (8 aprile)

Si fa un gran parlare di questo duo inglese e del suo post punk che piace tanto a Iggy Pop, a Dave Grohl, alla stampa Brit. «Vogliamo essere sciocche e un po’ maleducate. Vogliamo scrivere canzoni che le persone possano ballare. E vogliamo che le persone si divertano, anche se non può essere sempre possibile». Non mancano gli esempi tratti dall’album: Chaise Long, Too Late Now, Oh No, Angelica, Wet Dream.

“The Elephants of Mars” Joe Satriani (8 aprile)

Un disco di Joe Satriani è un disco di Joe Satriani. Basterebbe questo truismo per descrivere una parte significativa del repertorio del chitarrista e anche un po’ di quest’album dal suono potente inciso con Kenny Aronoff, Bryan Weller, Rai Thistlethwayte ed Eric Caudieux. Ma Satriani è Satriani e quindi i pezzi offrono sempre qualche angolazione diversa, inaspettata, spiazzante. «Voglio far capire alla gente che un disco strumentale di chitarra può essere creativamente molto più complesso di quanto si pensi».

“Ramona Park Broke My Heart” Vince Staples (8 aprile)

Nella nostra recensione abbiamo definito l’ultimo album di Vince Staples come «uno studio sulla paranoia», canzoni che parlano «di come convivere col passato e affrontare il presente». Ramona Park Broke My Heart è il disco gemello, scritto nello stesso periodo e con «lo stesso stato d’animo», come ha detto il rapper. «Sto ancora cercando di rispondere a tutte le domande che la vita mi pone. Questo disco avrà più senso se lo ascolterete dopo il precedente». C’è già un singolo, Rose Street.

“Chloë and the Next 20th Century” Father John Misty (8 aprile)

Erano quattro anni che uno fra i più matti fra i cantautori americani non publicava un disco. Prodotto con Jonathan Wilson, a giudicare dai primi tre pezzi pubblicati Chloë and the Next 20th Century sembra un lavoro quasi da crooner, se crooner si può definire uno come Father John Misty, con arrangiamenti orchestrali e atmosfere d’altri tempi.

“Bronco” Orville Peck (8 aprile)

Ne abbiamo scritto qui: Orville Peck non è un innovatore musicale, ma uno che porta qualche novità nella cultura country sì. Piace più agli amanti dell’indie che agli appassionati di musica tradizionale americana, ma sta cercando di sovvertire l’immaginario country con un look eccentrico e queer.

“The Line Is a Curve” Kae Tempest (8 aprile)

«The Line Is a Curve» ha detto Kae Tempest «parla di lasciare andare. Di vergogna, ansia, isolamento e di caduta nella resa. Di accettare la natura ciclica del tempo, crescita e amore. Questo lasciar andare spero possa sentirsi in tutto l’album. Nella musicalità, nella strumentazione, nel lirismo e nella copertina. Nel modo in cui finisce dove inizia e inizia dove finisce. Sapevo di volere la mia faccia in copertina. Voglio che le persone si sentano accolte in questo disco, da me, la persona che l’ha realizzato, e ho lasciato andare alcune preoccupazioni».

“Whatever the Weather” Whatever the Weather (8 aprile)

Undici canzoni che prendono titolo ognuna da una temperatura espressa in gradi Celsius (come 17°C oppure 36°C) segnano il ritorno della produttrice inglese Loraine James, quella di Reflection. L’album si basa su jam «che lasciavo fluire liberamente, finché non pensavo che fossero finite».

“Ivory” Omar Apollo (8 aprile)

È il disco che farà fare il salto di popolarità a Omar Apollo e al suo R&B moderno e sofisticato? Di sicuro i pezzi che si sono sentiti finora, tra cui Invincible con Daniel Caesar, Bad Life con Kali Uchis e Tamagotchi prodotta da Pharrell e Chad Hugo, sono fra i più semplici e potenzialmente popolari del cantante.

“El Mirador” Calexico (8 aprile)

«El Mirador è dedicato alla famiglia, agli amici e alla comunità. La pandemia ci ha ricordato tutti i modi in cui abbiamo bisogno uno dell’altro e la musica è il mio modo per costruire ponti e incoraggiare positività e inclusività, è la scintilla che ispira cambiamento e movimento», ha detto Joey Burns del nuovo album dei Calexico a tre anni dalla collaborazione con Iron & Wine, Years to Burn. Di El Mirador possiamo già ascoltare due brani, la title track e Harness the Wind.

“Second Nature” Lucius (8 aprile)

«È un disco che ti chiede di non fermarti di fronte ai momenti difficili, ma di ballare. Parla di tutte le fasi del lutto, racconta l’esperienza del divorzio, del lockdown, dei problemi delle nostre carriere. L’abbiamo scritto per per ballare attraverso l’oscurità», dice Jess Wolfe di Second Nature, il terzo album del progetto indie-pop con Holly Laessig (tra le altre cose, le coriste con parrucche vistose di Roger Waters). Alla produzione ci sono Dave Cobb e Brandi Carlile, che ha detto che il disco farà sentire a casa tutti quelli che sono cresciuti con il pop anni ’80 e ’90. «Abbiamo bisogno di rialzarci e questo disco ci convince a farlo».

“Midnight Rocker” Horace Andy (8 aprile)

Sei tracce nuove e vecchi classici rimaneggiati del cantante giamaicano, oggi 71enne, che molti hanno imparato a conoscere grazie ai Massive Attack. Produce Adrian Sherwood. Qui un assaggio.

“You Belong There” Daniel Rossen (8 aprile)

Stanno parlando tutti bene, anzi di più dell’album di debutto solista di David Rossen dei Grizzly Bear (e Department of Eagles). Suona quasi tutto lui (c’è anche il batterista del gruppo). Voto 9 su 10 e album del mese per Uncut, quattro stelle per Mojo che lo paragona a Shore dei Fleet Foxes e tira fuori i nomi di Van Dyke Parks e Paul Simon. Non sarebbe male.

“Growing Up” The Linda Lindas (8 aprile)

Nel 2021 una canzone delle Linda Lindas è diventata virale. Si intitola Racist, Sexist Boy ed è la storia di un compagno di scuola pieno di pregiudizi. La band l’ha suonata alla Los Angeles Public Library e quel video ha fatto il giro dei social. Ora devono confermarsi con un album, Growing Up, che uscirà con l’etichetta storica Epitaph. Scritto durante il lockdown, parla di sentirsi incomprese, di amicizie intense, degli aspetti più belli e anche di quelli più strani dell’adolescenza. Le abbiamo intervistate.

“The Parable of the Poet” Joel Ross (15 aprile)

Il nuovo album del vibrafonista Joel Ross è un’unica suite in sette movimenti, sette “parabole” ispirate a esperienze e decisioni fondamentali della sua vita. Si intitola The Parable of the Poet ed è registrato con una nuova band di otto elementi, i Parables, a cui Ross ha chiesto di «cancellare i confini tra melodia e improvvisazione». «Questa band non sono solo strumenti», ha detto. «Tutte le persone che suonano qui significano qualcosa per me. Sono i miei amici. Tutte le persone coinvolte hanno rispettato la mia visione».

“Watch My Moves” Kurt Vile (15 aprile)

A quattro anni da Bottle It In, Kurt Vile torna con il primo album che pubblica con l’etichetta che ha fondato, Verve Records. Si intitola (watch my moves) ed è stato registrato «nella mia versione dello studio in cui registrava Waylon Jennings quando è diventato outlaw country». In scaletta c’è una cover di Springsteen (Wages of Sin) e collaborazioni con Cate Le Bon, Chastity Belt, Stella Mogzawa delle Warpaint, la percussionista Sarah Jones e James Stewart della Sun Ra Arkestra. Vile ha scritto il disco durante la pandemia: «Soffrivo del peso del mondo, ma in tutte le mie canzoni l’oscurità e lo stress lasciano spazio a un po’ di luce».

“Xenoverso” Rancore (15 aprile)

Anticipato dalla trilogia di brani Lontano, X Agosto e Arakno, è il primo album del rapper dopo la doppia partecipazione a Sanremo 2019 e 2020. «Sono stato nello Xenoverso e mi sento in dovere di raccontartelo», scrive Rancore su Instagram. «Ho viaggiato per molti anni e in questi lunghi viaggi ho raccolto testimonianze e accumulato più informazioni possibili su quello che esiste fuori dal nostro Universo». Il sito Xenoverso offre qualche indizio sui pezzi e sul concept.

“Skinty Fia” Fontaines D.C. (22 aprile)

Ogni tanto arriva una band che mette d’accordo più o meno tutti. E quindi, detto in poche parole, Skinty Fia è uno dei dischi rock più attesi dell’anno. I testi hanno molto a che fare con l’identità di irlandesi in Inghilterra. I Fontaines D.C. ce l’hanno raccontato canzone per canzone qui.

“Omnium Gatherum” King Gizzard and the Lizard Wizard (22 aprile)

Cosa succede quando una band iperproduttiva come i King Gizzard and the Lizard Wizard si ritrova in studio dopo un lungo lockdown e mesi passati senza suonare insieme? Succede Omnium Gatherum, il disco più lungo della loro carriera – un doppio – interamente basato sulle jam, come dimostrano i 18 minuti kraut del primo singolo The Dripping Tap. «Questo lavoro cambierà il modo in cui scriviamo e registriamo musica, almeno per un un po’», ha detto Stu Mackenzie. «È un punto di svolta, uno spartiacque. Stiamo entrando nel periodo delle jam».

“Everything Was Beautiful” Spiritualized (22 aprile)

Il nuovo album degli Spiritualized doveva uscire a febbraio, ma è stato rimandato a causa di «ritardi durante il processo di produzione». Nel frattempo è uscito un nuovo singolo, The Mainline Song / The Lockdown Song, che ci fa scoprire un altro lato del disco. Rispetto alla psichedelia leggera ed eterea dei primi due estratti – Crazy e Always Together With You – è più arioso, trascinante, con un suono decisamente più stratificato. L’album è stato registrato in 11 studi, con la collaborazione di una sezione d’archi e ottoni e un coro.

“Get On Board” Taj Mahal & Ry Cooder (22 aprile)

Una reunion, dicamo così, fra due grandi musicisti americani, ognuno a suo modo devoto alla tradizione e al blues. L’occasione: incidere i pezzi del repertorio della coppia formata dai leggendari Sonny Terry e Brownie McGhee, che entrambi videro esibirsi in California.

“Mi sono perso nel bosco” Alessandro Fiori (22 aprile)

«Scrivo per amare ed essere amato», ci ha detto Alessandro Fiori a proposito del suo nuovo album. Il cantautore aveva dubbi sul continuare a fare musica, dubbi che si sono dissolti in una sorta di abbraccio collettivo con gli ospiti dell’album Colapesce, Brunori, Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta dei Calibro 35, Levante, Marco Parente, Dente.

“Mahal” Toro y Moi (29 aprile)

Tre anni dopo Outer Peace, Chaz Bear sta per pubblicare un altro album a nome Toro y Moi, il settimo. Si intitola Mahal e conterrà 13 tracce, tra cui alcuni featuring di livello (Unknown Mortal Orchestra, Sofie, i Mattson 2 e Salami Rose Joe Louis). Abbiamo già ascoltato due singoli, Postman e Magazine: il primo è un pezzo ironico e decisamente funk, il secondo è più vicino alla psichedelia e al pop alternativo di Beck. Promette molto bene.

“Alpha Games” Bloc Party (29 aprile)

Una quindicina d’anni fa gli inglesi Bloc Party erano una delle rock band di cui più si parlava. Ora tornano dopo sei anni con un disco prodotto da Nick Launay e Adam Greenspan. Il primo estratto è Traps. «Sapevamo che sarebbe stato il primo brano tratto dal nuovo album sin da quando l’abbiamo scritto»., ha detto Kele Okereke. «Lo suonavamo durante il soundcheck del nostro ultimo tour ancora prima che lo finissimo perché volevamo sentire come suonasse in queste stanze enormi e all’aperto».

“Portrait of a Lady” Shilpa Ray (29 aprile)

Un disco influenzato dalla fotografia di Nan Goldin, che parte dal MeToo e dagli anni della presidenza Trump e racconta una storia autobiografica di abusi e rabbia. È Portrait of a Lady, il nuovo album di Shilpa Ray, un viaggio tra «rock surrealista» ispirato agli Stooges, dream pop, chitarre hard rock e beat elettronici. Le immagini di Goldin sulla scena no wave degli anni ’70 «mi hanno sconvolto e portato a riflettere sulle mie esperienze di abusi sessuali e violenza», ha detto la cantautrice. «Nessun sopravvissuto sa cosa deve fare per andare avanti. Non è un’esperienza omogenea, non c’è un’interpretazione». Per questo Portrait of a Lady è un disco personale e non politico, dedicato a «mostrare il buono, il brutto e il cattivo e anche il potere che c’è in un sopravvissuto».

“Zeit” Rammstein (29 aprile)

«Non poter suonare dal vivo ha alimentato la nostra creatività. Avevamo più tempo per pensare e meno distrazioni. Il risultato è che abbiamo registrato un disco che non avevamo pianificato», ha detto un anno fa il tastierista dei Rammstein, Flake Lorenz. Quel disco si intitola Zeit. È già uscito un singolo, la title track, una ballata sullo «spirito del tempo». Qui il video.

“Forgiveness” Girlpool (29 aprile)

L’album più audace e pop del duo americano si intitola Forgiveness perché uno dei temi chiave è la capacità di perdonarsi per andare avanti. Ma come ci hanno spiegato in questa intervista c’entrano un percorso di transizione, una sbornia gigantesca e… i chipmunk in un bidone della spazzatura.

“A Beautiful Time” Willie Nelson (29 aprile)

Willie Nelson è instancabile. Dopo i due LP pubblicati nel 2021, il cantautore festeggerà il suo 89esimo compleanno con un altro album di inediti, A Beautiful Time. In scaletta ci sono cinque nuovi brani scritti col collaboratore storico Buddy Cannon, due cover (With a Little Help from My Friends dei Beatles e Tower of Song di Leonard Cohen) e un pezzo scritto da Chris Stapleton e Rodney Crowell (potete ascoltarlo qui). È anche il primo disco di Nelson dopo la morte della sorella maggiore, la pianista Bobbie Nelson.

“Palomino” Miranda Lambert (29 aprile)

In Italia non è molto nota, ma negli Stati Uniti Miranda Lambert è una delle grandi star del country. Non una tradizionalista, ma una musicista che dal country-pop si è spostata progressivamente verso un country-rock più grezzo e meno paraculo, fino alle session informali contenute nei Marfa Tapes. Tra i pezzi del nuovo album c’è una cover di Wandering Spirit del Mick Jagger solista.