Rolling Stone Italia

I dischi da ascoltare a novembre 2022

Le cover soul vecchia scuola di Springsteen, il cantautorato struggente di Weyes Blood, la collaborazione tra Drake e 21 Savage, le paure di Ernia, il ritorno di MGMT e Phoenix, l'opera rock degli Smashing Pumpkins e gli altri nuovi album che usciranno nelle prossime settimane

Foto: Danny Clinch

“Alpha Zulu” Phoenix (4 novembre)

Passano gli anni (sono 23 ora) ma i Phoenix rimangono una della band più solide del panorama internazionale come dimostrano Alpha Zulu, Tonight (con Ezra Koenig dei Vampire Weekend) e Winter Solstice, i primi tre brani estratti dal settimo album in studio della band a cinque anni dal precedente Ti Amo.

“Her Loss” Drake & 21 Savage (4 novembre)

Dopo l’annuncio a sorpresa avvenuto all’interno del videoclip di Jimmy Crooks, brano tratto da Honestly, Nevermind di Drake, la coppia ha dovuto posticipare l’uscita disco. La causa? L’ingegnere del suono si è preso il Covid mentre stava mixando e masterizzando il lavoro. Ora è tutto pronto: sarà l’ennesimo disco numero uno di Drake?

“Black Panther: Wakanda Forever – Music From and Inspired By” AA.VV. (4 novembre)

L’eredità lasciata dalla prima soundstrack di Black Panther, curata da Kendrick Lamar, è abbastanza pesante. Per il nuovo episodio della serie, si è partiti alla grande, riportando Rihanna sulle scene con un brano inedito, Lift Me Up, interrompendo un silenzio lungo sei anni. Rihanna non è però la Kendrick di Wakanda Forever e nell’album non ci sono altri suoi pezzi (qui la tracklist).

“Voices of Bishara” Tom Skinner (4 novembre)

È l’EP d’esordio come solista di Tom Skinner, batterista di culto con le stelle del nuovo jazz inglese Sons of Kemet che ha guadagnato un altro po’ di popolarità suonando con Thom Yorke e Jonny Greenwood negli Smile. Il disco, dice il musicista, «è un tentativo di fare qualcosa di veritiero attraverso la collaborazione e la comunità in un momento di crescente disonestà e disinformazione».

“Gadzooks Vol. 2” Caleb Landry Jones (4 novembre)

Attore e musicista, Caleb Landry Jones è un outsider, un underdog che forse non ce la farà mai e va bene così. Questo è il secondo volume del disco di cui abbiamo scritto qui. Esce per Sacred Bones, etichetta di talenti non allineati. Definizione matta: «Suona come degli elefanti rosa con cappelli da cowboy che fanno ASMR».

“Back Home” Big Joanie (4 novembre)

Punk e femministe, ricordano la stagione delle riot grrrls in chiave post punk e lo-fi. Prodotto e mixato da Margo Broom (Fat White Family), Back Home è il loro secondo album, quello da cui ci si aspetta il boom. «È incentrato sull’idea di casa, cosa sia e cosa significhi, e se davvero esista».

“Lucifer on the Moon” Spoon (4 novembre)

La band americana ha messo nelle mani del guru del dub inglese Adrian Sherwood l’ultimo album Lucifer on the Sofa. «La sfida consisteva nel mantenere un groove sexy e belle melodie, infondendo nuova vita al tutto», ci ha detto Sherwood. «Ho tentato di dare ancora più carattere a brani che erano di per sé costruiti in modo intelligente. In tante canzoni c’è un elemento di humor. Ecco, ho cercato di spingere su quello».

“Come Around” Carla Del Forno (4 novembre)

Terzo disco in studio per la musicista australiana, dedicato a temi come la casa, il disordine e l’insonnia. Un pop-rock intimo e minimalista, scandito come sempre dalla voce piccola e riverberata di Carla per un universo “blurrato” come la foto di copertina.

“Un meraviglioso modo di salvarsi” Coma_Cose (4 novembre)

Dopo il successo sanremese di Fiamme negli occhi dello scorso anno, seguito dallo short album Nostralgia, il duo torna con Un meraviglioso modo di salvarsi, anticipato dal singolo Chiamami, un brano itpop con dei richiami ’80 e ’90. Del disco hanno detto: «Siamo tornati al nostro nucleo, alla nostra intimità che nel bene e nel male per il lavoro che facciamo spesso viene inevitabilmente distorta».

“Trenches Baby” Rondodasosa (4 novembre)

Anticipato dal singolo Autostop, è il primo vero album di Rondodasosa (vedi anche il collettivo Seven 7oo), che ha presentato qualche pezzo alla Islington Assembly Hall di Londra in un’esibizione trasmessa in diretta sul canale Twitch di Amazon Music Italia.

“House Party” Deda (4 novembre)

L’originator del rap italiano torna a firmarsi Deda per il suo primo disco solista. Non ci sono rime (con quelle ha smesso vent’anni fa), ma una serie di produzioni raffinate su cui sfilano nuovi e vecchi amici: Neffa, Fabri Fibra, Danno, Sean, Salmo, Emis Killa, Gemitaiz, Ensi, Coma_Cose. Un felice ritorno a casa che lascia però un leggero senso di nostalgia.

“Napoli Undercore” Specchiopaura (4 novembre)

Specchiopaura è il progetto elettronico di Miin Amor (Fabrizio Zullo) e Peppe Storto (Giuseppe Mangiarulo) del collettivo Thru Collected di cui abbiamo scritto qui. L’idea: raccontare Napoli in musica come una wasteland priva di connotati spazio-temporali, giocando sul concetto di “binomi”.

“Il mondo è nostro” Tiziano Ferro (11 novembre)

Tredici canzoni (tra cui La vita splendida, di cui Ferro ci ha parlato qui) con ospiti a dir poco vari: thasup, Sting, Ambra, Vecchioni. E Caparezza, che di L’angelo degli altri e di se stesso ha detto che «esorta a sfilarsi dal cono d’ombra del vittimismo per affrontare la vita di petto, senza pretendere la continua attenzione e l’aiuto degli altri. Insomma, un invito a diventare angeli di sé stessi, come titolo comanda».

“Only the Strong Survive” Bruce Springsteen (11 novembre)

È il secondo album di cover di Springsteen, questo dedicato al soul vecchio stile. Scopo: fare un disco cantando e basta. «E quale musica migliore, per farlo, del repertorio americano degli anni ’60 e ’70? Il mio obiettivo è permettere al pubblico moderno di fare esperienza della bellezza e gioia di queste canzoni, così come ho fatto io fin dalla prima volta che le ho sentite». Si sono ascoltate per ora Do I Love You, Nightshift e Don’t Play That Song.

“Iota” Lous and the Yakuza (11 novembre)

L’artista belga-congolese è molto amata dalle nostre parti. Il suo primo singolo, Dilemme, è stato un successo commerciale e di critica, a cui ha fatto seguito un fortunato remix con thasup (ai tempi tha Supreme) e Mara Sattei. Da quel lontano 2019 Lous ha pubblicato un album, Gore, e una serie di featuring con artisti come Sfera Ebbasta, Yendry, Joey Bada$$. Ora è arrivato il momento di consacrarsi.

“RTJ Cu4tro” Run the Jewels (11 novembre)

Run the Jewels in salsa latina? Perché no. Il duo composto da El-P e Killer Mike riprende in mano il quarto episodio della saga, RTJ4, facendolo reimmaginare da una serie di artisti, rapper, produttori latini. «Questa è un’opera musicale colma d’amore, rispetto e tecnica» ha scritto la coppia sul proprio sito. C’è da aspettarsi un disco eterogeneo e pieno di sorprese.

“Redcar les adorables étoiles” Christine and the Queens (11 novembre)

Avevamo lasciato Chris nel 2020 con lo splendido EP La vita nuova. In due anni però, tante cose sono successe. In primis, l’artista ha annunciato di essere «un uomo da un anno», adottando i pronomi maschili e presentando una nuova figura, un nuovo personaggio scenico: Redcar. Non cambia però la formula sonora (almeno stando ai singoli usciti finora) che rimane un chiaro e audace synthpop d’autore.

“11-11-11” MGMT (11 novembre)

Dopo un inizio sprint con tre dischi tra il 2007 e il 2013, Goldwasser e VanWyngarden hanno drasticamente rallentato la produzione, con un solo disco di inediti in dieci anni. 11-11-11, il loro nuovo (live) album, non è un disco composto oggi, ma bensì in quel lontano periodo d’oro, esattamente nel 2011, per una retrospettiva su Maurizio Cattelan al Guggenheim di Manhattan.

“Telekinesis” Tyondai Braxton (11 novembre)

Ottantasette (sì, proprio 87) brani per chitarra elettrica, orchestra, coro e sintetizzatori. La monumentale opera di Braxton è il risultato di un lavoro commissionato e già presentato dal vivo nel 2018 ed è in parte ispirato da Akira, il capolavoro manga di Katsuhiro Ōtomo.

“Ha Ha Heartbreak” Warhaus (11 novembre)

Un disco dalla storia interessante. Warhaus è il belga Maarten Devoldere (Balthazar), che ha scritto il disco durante un soggiorno di tre settimane in una stanza d’albergo di Palermo con chitarra e microfono («e il cuore a pezzi»). Quelle registrazioni demo sono state tenute e usate dal produttore Jasper Maekelberg come scheletro di un lavoro musicalmente più elaborato.

“Atum Act 1” The Smashing Pumpkins (15 novembre)

Ogni tanto Billy Corgan annuncia un grande album destinato, nella sua testa, a ripetere i fasti dei classici degli Smashing Pumpkins. Atum è pensato come il sequel di Mellon Collie and the Infinite Sadness e di Machina/Machines of God. Ed è annunciato come un’opera rock divisa in tre parti: la seconda uscirà il 31 gennaio 2023, la terza il successivo 21 aprile.

“The Family” Brockhampton (17 novembre)

Avevano annunciato lo scioglimento e si erano esibiti in due ultime date d’addio. Probabilmente però qualcosa non tornava e il collettivo si è sentito in dovere di annunciare un nuovo e ultimo disco, The Family. Ad anticiparlo I Miss the Band Already, una struggente lettera d’amore al collettivo stesso, che gira attorno al refrain, “I love this n***** so much”. Preparate i fazzoletti.

“And in the Darkness, Hearts Aglow” Weyes Blood (18 novembre)

Se non l’avete conosciuta con Titanic Rising, And In The Darkness, Hearts Aglow offre la possibilità di rimediare. Natalie Mering è una delle migliori cantautrici in circolazione. Ascoltate la nuova It’s Not Just Me, It’s Everybody (ma anche Grapevine) per farvi un’idea. Preparate i fazzoletti, parte 2.

“World Record” Neil Young with Crazy Horse (18 novembre)

Non assicuriamo che i conti siano giusti, ma World Record dovrebbe essere il quarantaduesimo disco di Neil Young e il suo diciottesimo coi Crazy Horse. Anticipato dal singolo Love Earth, è presentato come un lavoro dedicato «con gratitudine ai doni della Terra e guarda a un futuro incerto con la speranza di poter raddrizzare questa grande nave blu e verde».

“Everywhen We Go” Mike Baggetta, Jim Keltner, Mike Watt (18 novembre)

Un chitarrista di culto dedito alla cancellazione dei confini tra generi, un batterista che ha suonato con tutti i grandi, un bassista che ha fatto la storia del rock con Minutemen, fIREHOSE e più di recente con gli Stooges. Un album per pochi curiosi.

“Io non ho paura” Ernia (18 novembre)

Non si sa molto di quest’album se non che il titolo e la copertina sono ispirati al romanzo di Niccolò Ammaniti e al film che ne ha tratto Gabriele Salvatores. Ernia ha anticipato un verso su Instagram: “Stephen King in confronto ha scritto solo libri per l’infanzia”.

“This Is What I Mean” Stormzy (25 novembre)

Sono passati tre anni e una pandemia dal grande successo di Heavy Is the Head, il secondo lavoro in studio del rapper inglese. This Is What I Mean si presenta molto lontano dai territori grime degli esordi con un singolo, Hide & Seek, che ricorda un certo sad rap di scuola The Streets con un piccolo ritornello cool e appiccicoso. Non si sa molto di più, ma c’è tutto un mese di attesa per nuovi spoiler.

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