I dischi da ascoltare a luglio | Rolling Stone Italia
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I dischi da ascoltare a luglio

Nei prossimi 30 giorni avremo tanti modi di sfuggire ai tormentoni. Il mese inizierà con l’album di Paul Weller e finirà con quello dei Fontaines D.C. In mezzo, Alanis Morissette, Protomartyr, Rufus Wainwright, Jarvis Cocker

I dischi da ascoltare a luglio

Rufus Wainwright

Foto: Tony Hauser

Non ci sono solo tormentoni latineggianti in questa strana estate. La produzione discografica va avanti e in luglio si sono concentrate molte uscite rimandate dai mesi precedenti. Fatto sta che non mancheranno nuovi dischi da ascoltare: rock chitarristico (Fontaines D.C., Protomartyr), grandi vecchi (Paul Weller, Pretenders), country di qualità (Margo Price, Chicks), elettronica (Nicolas Jaar), canzone d’autore pop (Alanis Morissette, Rufus Wainwright, Jarvis Cocker), giovani emergenti (Lianne La Havas, Oscar Jerome).

“On Sunset” di Paul Weller (3 luglio)

Che cosa aspettarsi da un artista che è entrato nel sesto decennio di attività? Pochi scossoni, scrittura solida per dare soddisfazione ai fan di vecchia data e qualche piccolo deragliamento. Siamo lontani, insomma, dal tono delicato, folk e malinconico di True Meanings di due anni fa.

“First Rose of Spring” di Willie Nelson (3 luglio)

Il settantesimo album di Willie Nelson si intitola First Rose of Spring, contiene due inediti del cantautore e brani di Toby Keith, Chris Stapleton e Billy Joe Shever. L’album è stato presentato come «un viaggio intimo tra la vita e l’amore, visti attraverso la prospettiva unica di Willie». Abbiamo già ascoltato la title track, Our Song di Chris Stapleton e una cover di We Are the Cowboys.

“To Know Without Knowing” Mulatu Astatke & The Black Jesus Experience (3 luglio)

Il maestro dell’Ethio-jazz torna con il secondo album registrato con i Black Jesus Experience, collettivo di musicisti della scena di Melbourne. È un disco vario, che va dalle canzoni per matrimoni al rap politico (affidato all’MC Mr. Monk), fino al reggae e alla fusion. Tra i singoli usciti, vi consigliamo il funk rilassato di Lijay.

“That’s How Rumors Get Started” di Margo Price (10 luglio)

Jack White l’ha messa sotto contratto, Willie Nelson è suo amico, Emmylou Harris ci canta assieme. E sapete perché? Perché Margo Price è uno dei più grandi talenti usciti dal country negli ultimi dieci anni. E nel terzo disco allarga il suo sguardo al rock, con la complicità di Sturgill Simpson, altro musicista country non allineato.

“Unfollow the Rules” di Rufus Wainwright (10 luglio)

Un distillato di “rufuswainwrightaggine”, sinfonie pop che profumano di California e rimandano all’esordio del 1998. Con una differenza fondamentale: allora Rufus era giovane e sconsiderato, oggi è un uomo di mezza età che vede le cose del mondo con distanza e maturità.

“None of Us Are Getting Out of This Life Alive” di The Streets (10 luglio)

Il primo disco da quasi dieci anni a questa parte di Mike Skinner a nome The Streets è un mixtape a cui partecipano tra gli altri Tame Impala e Idles. «Pensavo che sarebbe stato un disco per il mio progetto Tonga Balloon Gang», ci ha detto, «è molto diretto, non cerca di inventare nulla».

“Breathe Deep” di Oscar Jerome (10 luglio)

Lui è un cantante e chitarrista londinese col soul nella voce e il jazz fra le dita. Breathe Deep, dice, «è una rappresentazione di quello che sono musicalmente e del viaggio che ho affrontato finora. È prepararsi al fallimento e riuscire a imparare da questo». Ma soprattutto è un disco di canzoni soul-jazz meravigliosamente musicale.

“Feel Feelings” di Soko (10 luglio)

È assieme sognante ed eccitante il terzo album della francese Soko. È pieno di musiche languide e lievemente rétro, atmosfere a tratti talmente ammiccanti da sembrare kitsch e l’idea che “essere tristi non sia un crimine”, come recita il pezzo omonimo.

“Dinner Party” di Dinner Party (10 luglio)

Non si sa bene che cosa aspettarsi dal disco di debutto del supergruppo di jazz contemporaneo formato da Robert Glasper, Terrace Martin e Kamasi Washington con il rapper e produttore 9th Wonder. Per ora si è sentita Freeze Tag con Phoelix ed è morbidissima e chic.

“XOXO” di Jayhawks (10 luglio)

Presentato come l’album più vario della band che ha posto le basi del cosiddetti alternative country, XOXO promette di fondere l’influenza della musica delle radici americane con power pop e sound inglese vintage. Scrivono e cantano un po’ tutti, non solo Marc Perlman e Gary Louris.

“Telas” di Nicolas Jaar (17 luglio)

Pochi mesi dopo Cenizas, Nicolas Jaar farà il bis con Telas, progetto multimediale e disco diviso in quattro parti a cui partecipano Milena Punzi (violoncello), Susanna Gonzo (voce), Anna Ippolito & Marzio Zorio (costruttori di strumenti) e Heba Kadry (mastering).

“Beyond the Pale” di Jarv Is… (17 luglio)

Non è un segreto: dietro al progetto Jarv Is… c’è Jarvis Cocker. Nato per scrivere canzoni in collaborazione con il pubblico, il gruppo ha preso alcuni registrazioni live e le ha usate come base per un disco prodotto da Geoff Barrow dei Portishead.

“Ultimate Success Story” di Protomartyr (17 luglio)

La band di Detroit è attesa al varco dopo essere diventata uno dei simbolo del nuovo rock a cavallo fra garage e post punk. Quel che si è sentito finora promette bene: “The Michigan Hammers are on their way”.

“Lianne La Havas” di Lianne La Havas (17 luglio)

C’è grande hype attorno al terzo disco della cantautrice soul inglese, il primo da cinque anni a questa parte. Contiene una bella cover di Weird Fishes dei Radiohead.

“The Cause of Doubt & a Reason to Have Faith” di L.A. Salami (17 luglio)

Di lui hanno detto: «Ha l’intensità del Bob Dylan di Highway 61 Revisited abbinata al meglio dell’hip hop contemporaneo». L’inglese è anche un gran narratore e lo dimostra in questo disco dove folk, hip hop, canzone d’autore e rock si mescolano in pezzi di 5, 6, 7, persino 11 minuti.

“Hate for Sale” di Pretenders (17 luglio)

«Vecchia scuola, lo amo», ha detto il tennista John McEnroe dopo averlo ascoltato. «Canzoni brevi, dolci, e un po’ di rock’n’roll al suo meglio». produce Stephen Street. Il titolo è un omaggio ai Damned.

“Gasligter” di The Chicks (17 luglio)

Le Dixie Chicks – ora solo Chicks – tornano in uno dei momenti di maggior fermento della storia americana. E alcune tracce dell’album prodotto da Jack Antonoff lo riflettono. La migliore che s’è sentita finora è la title track, ritratto acceso di un maschio manipolatore.

“Songs for the National Heath Service” di Artisti Vari (19 luglio)

Esce solo su vinile questa compilation di pezzi e performance inedite di band come Foals, Wolf Alice Vaccines, Wombats, Baxter Dury e altri. Scopo: raccogliere fondi per la sanità pubblica inglese messe a dura prova dal Covid-19.

“Planningtochanel” di Planningtorock (22 luglio)

Un EP nato dalla collaborazione fra Jam Rostron e Chanel. I proventi andranno al Marsha P. Johnson Institute. Per ora si è sentita Jam Fam: «Volevo creare un sound 80’s autentico, quindi niente basso e tanti synth».

“Old Flowers” di Courtney Marie Andrews (24 luglio)

Sembrano “vecchi fiori”, come suggerisce il titolo, anche queste canzoni che sembrano provenire da un passato folk remoto, interpretate con voce limpida e sensibilità vintage. «Questo album parla di essere dispiaciuti per essere vulnerabili dopo essere stati feriti. Parla di una donna che è sola, ma va bene, se questo significa verità».

“A Hero’s Death” di Fontaines D.C. (31 luglio)

Chi pensa che il rock e il post punk fatti con le chitarre non siano finiti aspetta con trepidazione quest’album della band irlandese che ha dimostrato che si possono fare grandi cose pur essendo derivativi. Lo dimostrano i tre pezzi publicati sinora: A Hero’s Death, I Don’t Belong e Televised Mind.

“On&On” di Daniel Blumberg (31 luglio)

Daniel Blumberg è un cantautore bello strano e quindi interessante. Le sue canzoni sembrano prendere forma da un mondo fantasmatico dove s’addensano pensieri, ricordi, allucinazioni, per poi perdere sostanza e ricomporsi in nuove forme. On & On arriva due anni dopo il bel Minus. Per raccontarlo si è scomodato David Toop: qui il suo saggio sull’album.

“Hum” di Alain Johannes (31 luglio)

Molti lo conoscono senza saperlo. Alain Johannes è l’uomo dietro al sound di molti dischi di Mark Lanegan, oltre ad aver lavorato con Chris Cornell (Euphoria Morning) e Queens of the Stone Age (Lullaby to Paralyze). La malattia e il pensiero delle morte della moglie Natasha Shneider (che suonava con lui negli Eleven) e di Cornell gli hanno ispirato questo disco che piacerà a chi ama il lato folk di Lanegan.

“Such Pretty Forks in the Road” di Alanis Morissette (31 luglio)

Oltre al tour legato al venticinquesimo anniversario del best seller Jagged Little Pill (posticipato al 2021), Alanis Morissette deve dimostrare che non c’è il solo il passato, Questo è il primo disco di inediti da otto anni a questa parte. Si sono già ascoltate Smiling, Reasons I Drink e Diagnosis.

“Voices” di Max Richter (31 luglio)

Il nuovo progetto di uno dei più pop fra i compositori contemporanei: il suono di un’orchestra “capovolta”, nel senso che le proporzioni fra gli strumenti sono cambiate radicalmente (quindi 24 violoncelli e solo 8 violini) s’intreccia con voci che leggono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.