I dischi da ascoltare a febbraio 2022 | Rolling Stone Italia
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I dischi da ascoltare a febbraio 2022

Eddie Vedder e i suoi ospiti, il ritorno degli Animal Collective e degli Alt-J, l’androide di Sevdaliza, i big italiani Elisa e Cremonini e gli altri album che sentiremo nelle prossime settimane

I dischi da ascoltare a febbraio 2022

Eddie Vedder

Foto: Allen J. Schaben/Los Angeles Times/Getty

“Time Skiffs” Animal Collective (4 febbraio)

Gli eroi del boom indie degli anni Zero tornano nella formazione a quattro con Avey Tare, Panda Bear, Deakin e Geologist e un disco mixato da Marta Salogni. Avranno ancora l’esuberanza sovrannaturale mostrata nei collage sonori intricatissimi di certi vecchi album o appariranno un poco invecchiati? Le prime risposte in Prester John, Walker e Strung with Everything.

“Ants from Up There” Black Country, New Road (4 febbraio)

Alla band inglese, tra le rivelazioni degli ultimi anni con un sound indefinibile che mette assieme post punk, indie e klezmer, ora tocca dimostrare di non essere un fenomeno passeggero. Con un handicap: giusto l’altroieri il cantante Isaac Wood ha annunciato di essere uscito dal gruppo.

“Laurel Hell” Mitski (4 febbraio)

Dopo aver pensato di mollare tutto, la più inquieta delle nuove cantautrici rock americane riparte con un disco che parla di sopravvivere in un ambiente ostile. «Scrivo le parole che vorrei sentirmi dire», ha detto. L’intervista di Rolling.

“Requiem” Korn (4 febbraio)

Nel ritorno dei campioni del nu metal anni ’90 non sembra d’intravedere grandi novità, almeno a giudicare dai due pezzi usciti finora, Forgotten e Start the Healing, quest’ultimo sul processo di guarigione dall’ansia, dalla rabbia, dall’odio politico, dalla depressione. Le musiche estreme di 25 anni fa oggi suonano come classici.

“Pompeii” Cate Le Bon (4 febbraio)

Per scrivere Pompeii, Cate Le Bon si è gettata in una «distorsione temporale». Si è trasferita nella casa in cui abitava 15 anni fa e ha composto musica «lottando con l’esistenza». I primi singoli Remembering Me, Moderation e Running Away sono raffinati e sintetici, con un leggero tocco dream pop.

“The Wrath of the Clouds” Marissa Nadler (4 febbraio)

Un’appendice a The Path of the Clouds, di cui abbiamo scritto qui, un EP contenente due cover e tre pezzi originali, tra cui Guns on the Sundeck sulla Queen Mary.

“Earthling” Eddie Vedder (11 febbraio)

Nato in collaborazione col produttore e co-autore Andrew Watt, suonato con vari e amici e ospiti tra cui Elton John e Stevie Wonder, l’album solista del cantante dei Pearl Jam s’annuncia particolarmente vario. In una traccia si sente la voce del padre biologico di Vedder, morto quando il cantante aveva 13 anni.

“Dragon New Warm Mountain I Believe in You” Big Thief (11 febbraio)

Dragon New Warm Mountain potrebbe rivelarsi il disco della consacrazione dei Big Thief, un doppio che contiene tutte le cose migliori del gruppo: rock fluttuante, folk sgangherato, pop eclettico. È stato registrato in giro per gli Stati Uniti, dal deserto dell’Arizona alle montagne del Colorado, e interseca le tipiche storie di traumi e cuori spezzati con una leggerezza nuova, sia negli arrangiamenti che nei testi. «La musica serve ad accettarsi, amarsi, perdonarsi e ritrovarsi», ci hanno detto.

“The Dream” Alt-J (11 febbraio)

Il ritorno attesissimo di una band che non pubblica nuova musica da quattro anni. The Dream racconterà storie «ispirate alla cronaca nera, a Hollywood e allo Chateau Marmont». Abbiamo già ascoltato tre singoli: Hard Drive Gold, Get Better e U&ME, un brano che parla di «andare a un festival con gli amici, stare bene e insieme, di quella sensazione che ti fa pensare che niente possa andare meglio di così».

“Lucifer on the Sofa” Spoon (11 febbraio)

Scritto nell’arco di due anni e prodotto in Texas con Mark Rankin, uno che ha collaborato con i Queens of the Stone Age ma pure con Adele, è nelle parole del cantante Britt Daniel «il suono del classic rock dal punto di vista di uno che non ha mai capito Eric Clapton».

“4” Slash featuring Myles Kennedy & The Conspirators (11 febbraio)

Prodotto da Nashville da Dave Cobb, noto soprattutto per il lavoro svolto su dischi country-rock e dintorni, «è il suono di noi cinque che facciamo jam in studio», ha detto Slash. «È stato fatto più o meno tutto dal vivo, lasciando anche gli errori».

“Ocean Child: Songs of Yoko Ono” AA.VV. (18 febbraio)

«Lo scoglio più difficile da affrontare è sempre stata l’ignoranza del pubblico sul lavoro di Yoko. Questa è un’artista che ha prodotto di tutto, dall’avanguardia al bubblegum pop, spesso nello stesso album». A parlare è Ben Gibbard, frontman dei Death Cab for Cutie e regista di questo tributo a Yoko. In scaletta ci sono grandi nomi dell’indie (Sudan Archives, Deerhoof, Flaming Lips, Yo La Tengo, Japanese Breakfast), più David Byrne, Sharon Van Etten e Stephin Merritt dei Magnetic Fields.

“Once Twice Melody: Chapter 4” Beach House (18 febbraio)

È il quarto e ultimo volume del progetto Once Twice Melody, l’ottavo album in studio della band, che l’ha pubblicato a spezzoni a partire dallo scorso novembre (in aprile uscirà anche in versione fisica). «È il disco più difficile a cui abbiamo lavorato», hanno detto in un’intervista a NME. «Gli elementi naturali ci hanno sempre affascinato, ma in questo disco li abbiamo approfonditi, alludiamo molto alla forza e alla sacralità della natura».

“Life on Earth” Hurray for the Riff Raff (18 febbraio)

A cinque anni dal combat folk di The Navigator, Alynda Segarra torna con un disco ricco di suoni nuovi, dal synth rock all’alt pop da palasport, e canzoni che parlano di ritrovare la gioia di essere vivi dopo anni «passati a leggere sui giornali di ogni disgrazia capitata all’umanità». La musicista ce l’ha raccontato in un’intervista.

“Texas Moon” Khruangbin & Leon Bridges (18 febbraio)

Se vi piacciono il funk leggero, la psichedelia e le grandi voci soul, non perdetevi questo secondo EP collaborativo tra Khruangbin e Leon Bridges, il seguito ideale dell’ottimo Texas Sun. La band ha detto che il nuovo capitolo «è come un racconto. Lascia spazio per continuare a scrivere storie insieme. Non è musica dei Khruangbin e non è di Leon. È un mondo nuovo che abbiamo creato insieme».

“Ritorno al futuro / Back to the Future” Elisa (18 febbraio)

Non uno, ma due album con produzioni di Dardust, Mace, Venerus e altri, e pezzi con Jovanotti, Elodie, Giorgia, Rkomi, Roshelle. «L’aspetto della collettività e della condivisione era ancora più importante e più centrale rispetto ad altre volte», ha scritto Elisa. Uno dei due dischi è cantato in italiano, e contiene il pezzo sanremese O forse sei tu, l’altro in inglese.

“Donda 2” Kanye West (22 febbraio)

È il primo vero sequel della carriera di Kanye West. Al momento non si sa moltissimo, se non che il disco avrà un produttore esecutivo, Future, e che nelle session sono coinvolti alcuni produttori di Yeezus e parte del team che ha lavorato a Donda. Tra questi c’è il rapper e produttore Digital Nas (qui l’intervista), che ha parlato del coinvolgimento di Marilyn Manson e di come Ye voglia un disco da suonare a «funerali, feste di laurea, matrimoni e parti».

“La ragazza del futuro” Cesare Cremonini (25 febbraio)

«Durante i mesi peggiori della pandemia» ha detto Cremonini «ho sentito in modo profondo che la musica oggi ha un ruolo molto preciso e più importante. L’immagine della copertina rappresenta un nuovo concetto dell’uomo e della natura. È nella fanciullezza, nella capacità dei più giovani di vedere un nuovo mondo, nella purezza dei sentimenti espressi nella natura, che ho trovato l’ispirazione». Qui la title track che fa molto anni ’70 e qui Colibrì.

“Everything Was Beautiful” Spiritualized (25 febbraio)

Melodie essenziali, suoni eterei, psichedelia: a tre anni da And Nothing Hurt, gli Spiritualized tornano con un disco ambizioso, scritto durante il lockdown e registrato in 11 studi diversi con la collaborazione di una trentina di musicisti, tra cui una sezione d’archi e ottoni, un coro e le campane della Whitechapel Bell Foundry. Abbiamo già ascoltato due singoli, Crazy e Always Together With You. La copertina rimanda a quella del classico del gruppo Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space.

“The Tipping Point” Tears for Fears (25 febbraio)

È dal 2004 che Roland Orzabal e Curt Smith non pubblicano un album di inediti assieme come Tears for Fears. Non è andato tutto liscio e pare che a metà del lavoro Smith abbia mollato tutto: «Se è questo quel che vuoi, vai avanti ma senza di me». I due si sono poi riconciliati. Finora si sono ascoltate The Tipping Point e No Small Thing.

“Love Sux” Avril Lavigne (25 febbraio)

Avril Lavigne torna con un disco «veloce, divertente, di puro rock’n’roll», inciso per l’etichetta di Travis Barker, che l’ha aiutata a ritrovare il suo sound in quest’epoca di revival del punk-pop. Tra i collaboratori ci sono anche Mark Hoppus e Machine Gun Kelly. «Abbiamo suonato dal vivo chitarre e batteria, non ci siamo trattenuti. Abbiamo fatto quello che ho sempre voluto fare».

“Hard Skool” Guns N’ Roses (25 febbraio)

Non è il nuovo album dei Guns, ma un EP che mette assieme Hard Skool e Absurd, pezzi inediti usciti nel 2021 ma lavorati per Chinese Democracy, con performance live di Don’t Cry e You’re Crazy.

“Raving Dahlia” Sevdaliza (25 febbraio)

Dahlia è l’alter ego robotico di Sevdaliza (la vedere sul suo profilo Instagram). A differenza della cantante, l’androide (anzi, la femminoide, come la chiama lei) è perfetta e serve a rendere evidente le richieste irreali della società nei confronti delle donne.

“Black Radio III” Robert Glasper (25 febbraio)

È il terzo volume della serie Black Radio, album che hanno già fruttato a Glasper due Grammy (uno come miglior disco r&b nel 2012 e l’altro come migliore performance r&b, con il pezzo Jesus Children of America). Aspettatevi jazz raffinato e contaminato con l’hip hop, con la solita lista di collaborazioni affascinanti: questa volta ci saranno Esperanza Spalding, Gregory Porter, H.E.R., Musiq Soulchild, Ant Clemons, Ty Dolla $ign.

“I’m Not Sorry, I Was Just Being Me” King Hannah (25 febbraio)

È il debutto del duo inglese formato da Hannah Merrick e Craig Whittle, indie rock spesso malinconico, cupo, ipnotico, che viene presentato così: «A volte ha il suono di vecchi 45 giri di fine anni ’50 rallentati, a volte come i Cowboy Junkies costretti a suonare The Trinity Sessions sotto la minaccia di un coltello e reduci da una brutta sbornia da whisky».