I 10 momenti migliori dei concerti in streaming dei Radiohead | Rolling Stone Italia
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I 10 momenti migliori dei concerti in streaming dei Radiohead

Dal ‘Live at the Astoria’ del 1994 al Bonnaroo del 2006, ecco le canzoni imperdibili tratte dalle esibizioni che la band di Thom Yorke e Jonny Greenwood ha pubblicato su YouTube durante il lockdown

radiohead coachella

In aprile i Radiohead hanno iniziato a pubblicare su YouTube a scadenza settimanale video integrali dei loro concerti tratti dalla loro Public Library. «O finirà il lockdown o finiremo i concerti», ha scritto la band.

Per i fan più accaniti del gruppo è stata una manna. Non potremo vedere i tour solisti che Thom Yorke e Ed O’Brien avevano fissato per il 2020, ma almeno possiamo perderci nei ricordi di com’era aspettare i Radiohead prima di un festival, o di quanto ci siamo esaltati quando nel 2011 hanno pubblicato un altro From the Basement.

La serie “At Home With Radiohead” si è conclusa all’inizio di luglio, ma i concerti sono ancora disponibili su YouTube. In ordine cronologico, ecco i nostri momenti preferiti.

“My Iron Lung” Live at the Astoria (maggio 1994)

Il pubblico dell’Astoria del 27 maggio 1994 non sapeva che di lì a poco avrebbe assistito a un evento destinato a entrare nella storia del rock. La maggior parte dei presenti era lì per ascoltare Creep e andare a casa. E invece hanno ascoltato un’anteprima dei pezzi di The Bends quasi un anno prima dell’uscita dell’album. I Radiohead stavano testando sul palco il materiale che avrebbero perfezionato in studio, ma non sono più riusciti a replicare la performance di My Iron Lung di questa serata. Yorke regitrerà di nuovo tutte le voci, ma la parte strumentale è esattamente quella che sentite nell’album. Lo show è uscito in VHS nel 1995 e per anni è stata l’unica pubblicazione live del gruppo. Andy Greene

“The National Anthem” Live From a Tent in Dublin (ottobre 2000)

Vent’anni dopo l’uscita, quasi ci si scorda l’impatto provocato dal primo ascolto di Kid A nell’ottobre del 2000. La fuga dei Radiohead dal rock è stata fin troppo mitizzata e invece lo stile che hanno scelto è stato incredibilmente influente, tanto che oggi i cambiamenti post Ok Computer sembrano perfettamente logici. Ma mettetevi nei panni dei fan della Contea di Kildare, in Irlanda, e immaginate come dev’essere stato ascoltare l’inizio di questo concerto. Jonny Greenwood si sintonizza su una stazione radio locale, parte una violenta linea di basso e sirene rosse si accendono nell’oscurità. Le chitarre distorte gridano, la tensione aumenta, e Yorke apre la bocca e canta dopo quasi due minuti di jazz destrutturato. Sembra un robot stressato su Marte (questa esecuzione fa sembrare Paranoid Android un pezzo normale come High and Dry). Negli ultimi anni The National Anthem è diventato un classico dei set dei Radiohead, e osservare questa ripresa amatoriale e sgranata, dove persino la band sembra spaventata dai suoni che produce sul palco, chiude il cerchio. Simon Vozick-Levinson

“House of Cards” Live at Bonnaroo (giugno 2006)

Probabilmente il miglior concerto mai suonato dai Radiohead e la «migliore esperienza in un festival» della storia del gruppo, come dirà più avanti Johnny Greenwood. Il set al Bonnaroo del 2006 conteneva una scaletta composta da ben 28 canzoni con tutti i classici extra Creep e ben sei canzoni di un disco che all’epoca non esisteva ancora.

Suonato un anno prima dell’uscita di In Rainbows, il set del Bonnaroo è un altro esempio di come i Radiohead provavano sul palco il nuovo materiale. Il risultato sono splendide versioni di Nude e Bodysnatchers. Tuttavia, il momento migliore è rappresentato dalla ballata spaziale House of Cards, il primo pezzo del secondo bis. È il momento più “alla Phish” della storia dei Radiohead, che suonavano accompagnati da migliaia di stick fluorescenti sollevati dal pubblico. Il video purtroppo non fa vedere molto oltre alla band; ma alla fine del pezzo Yorke recupera qualche bastoncino dal palco e lo ritira al pubblico.

I Radiohead torneranno al Bonnaroo sei anni dopo, ma l’atmosfera non sarà più la stessa. Il set del 2012 era più breve e di nicchia (solo due canzoni da Ok Computer) e il materiale di The King of Limbs non funzionava benissimo nel contesto di un festival. Il video del 2006, però, mostra i Radiohead al massimo della loro potenza live. Daniel Kreps

“Bangers + Mash” In Rainbows: From the Basement (aprile 2008)

Un mese prima di partire per il tour americano di In Rainbows, i Radiohead hanno registrato una session per la serie From the Basement del produttore Nigel Godrich. Molti hanno visto il materiale del disco dal vivo solo grazie a questo video, dall’apertura di batteria di Weird Fishes / Arpeggi allo splendido pianoforte di Yorke in Videotape. Il concerto ci permette di ascoltare anche le bonus track, cioè Go Slowly e Bangers + Mash. Nella seconda, Yorke suona la batteria disordinatamente. “Perché mi hai morso, morso, morso / Sono pieno di veleno, veleno, e ora ne voglio di più”. La band ha suonato Bangers + Mash per tutto il tour, poi l’ha abbandonata. La versione migliore è questa, registrata sul pavimento rosso dell’Hospital Club di Londra. Angie Martoccio

“Everything in Its Right Place” Live in Saitama (ottobre 2008)

Quando i Radiohead sono partiti per il tour di Kid A, all’inizio del 2000, parte del pubblico trovava il nuovo materiale sconcertante e passava gran parte dei concerti ad aspettare che la band tornasse alle canzoni più familiari. Ai tempi del tour di In Rainbows, nessuno la pensava più così e tutti i pezzi di Kid A venivano accolti con boati di approvazione. In questo show del 2008 a Saitama, in Giappone, Yorke introduce Everything In Its Right Place con un accenno di The One I Love dei R.E.M., e il pubblico reagisce come se avesse attaccato Paranoid Android. A.G.

“How to Disappear Completely” Live in Buenos Aires (marzo 2009)

La maggior parte delle band preferisce chiudere il set con un brano allegro, così che il pubblico chieda il bis. I Radiohead hanno fatto una scelta radicalmente diversa per il concerto al Club Ciudad di Buenos Aires, durante il tour di In Rainbows. Hanno chiuso con How to Disappear Completely. È canzone devastante che richiede il silenzio più assoluto per funzionare al meglio; quel pubblico enorme, che pochi secondi prima stava perdendo la testa per Bodysnatchers, ha trattenuto il respiro e ha lasciato che la sofferenza del pezzo riempisse la sala. È un momento bellissimo e il pubblico è stato premiato con un bis: Creep. A.G.

“Give Up the Ghost” The King of Limbs: From the Basement (dicembre 2011)

I Radiohead sono tornati nello studio londinese di Nigel Godrich per registrare una performance video di The King of Limbs che sarebbe stata pubblicata in DVD. Esattamente come era successo con le canzoni di In Rainbows nel precedente From the Basement, le performance live dei pezzi di Limbs non si allontanano molto dalle versioni in studio.

Al contrario, i Radiohead hanno sfruttato l’occasione come se fossero in sala prove, lasciando respirare i pezzi prima di portarli in tour. Alcune canzoni cambiano leggermente forma: Separator rallenta, Lotus Flower è più funk, Feral più schizzata. Ma la versione migliore è Give up the Ghost, in cui Yorke mette in mostra l’intensità e la bellezza delicata di questo pezzo che deve molto a Neil Young.

Vale anche la pena guardare la prima – e forse migliore – performance di Codex, brano che i Radiohead suoneranno solo una dozzina di volte dal vivo, e Give Up the Ghost che non verrà mai più altrettanto bene. D.K.

“The Daily Mail” Live from Coachella (aprile 2012)

Il set da headliner dei Radiohead al Coachella è arrivato in un momento di transizione per la band, ancora alla ricerca del modo migliore per suonare il materiale di King of Limbs con l’aiuto del secondo batterista Clive Deamer. La scaletta era piena di classici – cantare il finale di Karma Police con migliaia di persone strafatte nel deserto è una bella esperienza, provate se potete – e brani work in progress. Il momento più bello, però, è arrivato con The Daily Mail, un pezzo che avevano pubblicato solo come singolo digitale. Inizia delicatamente, con Yorke che elenca una serie di accuse accompagnato dal pianoforte, poi esplode in un crescendo di chitarre furiose che sorprende il pubblico. The Daily Mail comprime tutta l’energia di Limbs in un solo pezzo, e forse è per questo che l’hanno lasciata fuori dall’album e non l’hanno praticamente più suonata dal vivo. Quella sera al Coachella, però, è stata elettrizzante. S.V.L.

“Creep” Live at Summer Sonic (agosto 2016)

I Radiohead hanno smesso di suonare Creep dal vivo nel 2009, semplicemente perché Yorke non sopportava più l’idea di cantarla. Dopo sette anni di pausa, però, ha sentito di essersene allontanato a sufficienza da suonarla più o meno ogni cinque concerti del tour di A Moon Shaped Pool. Tra questi c’è quello al Summer Sonic Festival di Tokyo. La band attacca il pezzo senza dire nulla, e il pubblico, come sempre, perde completamente la testa e canta tutte le parole. Per un attimo, sembra che persino Yorke si stia divertendo. A.G.

“Fake Plastic Trees” Live in São Paulo (aprile 2018)

Quando i Radiohead sono saliti sul palco dell’Allianz Parque di San Paolo, il 22 aprile 2018, erano nel terzo anno di tour di A Moon Shaped Pool e lo spettacolo era perfetto. Yorke ha ammesso di essersi divertito molto («È stato liberatorio, e non è una cosa che dico spesso»), e la sensazione era tangibile anche nel pubblico, soprattutto in Sud America, dove la band ha una fanbase devota.

A San Paolo la scaletta era piena di pezzi amati dai fan: Let Down, Everything in its Right Place, There There e, ovviamente, diverse canzoni di In Rainbows. Ma niente cattura l’emozione di quella serata come Fake Plastic Trees, che ha chiuso il set al posto di Karma Police. Il pubblico aveva appena finito di cantare Paranoid Android insieme a O’Brien (che non riceve mai abbastanza complimenti per i suoi cori). Le luci si accendono e Yorke appare con la chitarra acustica, con cui accenna l’inizio del pezzo di The Bends. Il pubblico capisce e inizia a cantare: erano tutto meno che stanchi. A.M.

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