Hanno fregato di nuovo Taylor Swift, ma lei non molla | Rolling Stone Italia
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Hanno fregato di nuovo Taylor Swift, ma lei non molla

L’imprenditore Scooter Braun ha venduto i master dei primi sei album della pop star, tra cui ‘Red’ e ‘1989’. La cantante è stata tenuta all’oscuro, ma sta passando al contrattacco riregistrando le sue hit

Hanno fregato di nuovo Taylor Swift, ma lei non molla

Taylor Swift

Foto: press

Scooter Braun ha venuto i master dei dischi di Taylor Swift, ma non all’unica persona a cui avrebbe dovuto cederli, ovvero alla cantante. Gli album sono stati ceduti alla Shamrock Holdings. Il gruppo di private equity guidato da Roy E. Disney, nipote di Walt Disney, si è assicurato il 100% dei diritti sulla musica, i video, gli artwork collegati ai dischi per una cifra che non è stata resa nota (aggiornamento: l’operazione è costata 300 milioni di dollari). La cessione è stata fatta senza che Swift ne fosse a conoscenza. Esatto: la sua musica è stata venduta senza che lei lo sapesse.

Com’è noto, i diritti sulle registrazioni dei primi sei album della pop star, da Taylor Swift del 2006 a Reputation del 2017, quindi anche i vendutissimi Red e 1989, erano nelle mani di Braun che col contributo del Carlyle Group aveva acquisito l’etichetta Big Machine per 300 milioni di dollari nel momento in cui la cantante non aveva rinnovato il contratto ed era passata al gruppo Universal (etichetta Republic). Il punto è che Braun ha una lunga storia di conflitti con la cantante. Ogni tentativo di entrare in possesso della sua musica da parte di Swift è andato a vuoto anche a causa delle richieste bizzarre o esose.

Ora che l’arcinemico di Swift è fuori dai giochi (ma non del tutto, come vedremo), lo scenario potrebbe cambiare. Ecco i particolari, a partire da una domanda fondamentale.

Perché i master sono importanti? I master sono le registrazioni originali effettuate dagli artisti. Chi le possiede ha il diritto di commercializzarle, traendo profitto da vendite, download e streaming. Logica vorrebbe che fossero gli artisti ad averne il possesso, ma tradizionalmente non è così. Negli ultimi vent’anni gruppi e cantanti hanno preso coscienza dell’importanza economica e artistica del controllo del proprio catalogo. Complici l’aumento del loro peso contrattuale e l’indebolimento dell’industria discografica, hanno firmato contratti che non prevedono la cessione definitiva dei diritti sulla propria musica. Chi ha un contratto discografico tradizionale non ha altra scelta che cercare di contrattare l’acquisto, sempre che la controparte abbia motivi per cedere i diritti. Per un artista, non possedere i propri master vuol dire non possedere la propria musica.

Perché non li ha comprati Taylor Swift? Perché Scooter Braun non ha voluto venderli a lei. Secondo quanto afferma Swift in uno scritto postato sui social (vedi immagine sotto), Braun le avrebbe proposto un accordo di non divulgazione particolarmente bizzarro. Prima ancora di poter vedere i valori economico-finanziari in ballo nell’acquisto, e quindi decidere se e quale cifra offrire, la cantante avrebbe dovuto firmare un accordo che le impediva di esprimersi pubblicamente su Braun, se non per dire cose positive. Braun «non avrebbe neanche detto il prezzo [dei master] al mio team. Semplicemente, non me li avrebbe venduti».

Qual è il rapporto fra i nuovi acquirenti e la cantante? Apparentemente buoni. Shamrock Holdings ha scritto alla pop star dopo l’acquisizione. Non ha potuto farlo prima perché una clausola voluta da Braun glielo impediva. In altre parole, l’imprenditore ha voluto tenere all’oscuro Swift dell’operazione. Se Shamrock avesse rivelato alla cantante l’esistenza del contratto, la compravendita sarebbe saltata. Per la seconda volta, dopo il passaggio di mano della Big Machine, la sua musica è stata comprata e venduta senza che lei ne fosse a conoscenza.

Quindi ora Swift collaborerà con Shamrock? No, a quanto pare. Una cosa impedisce alla cantante di farlo: il contratto firmato dalla società costringe quest’ultima a versare a Braun per un certo numero di anni parte dei ricavi derivanti dai master. E questa è una condizione che Swift non può accettare: è impensabile che si impegni in operazioni sul suo catalogo da cui l’arcinemico trarrà profitto. Lo dice esplicitamente in una lettera indirizzata a Shamrock (che ripubblichiamo qui sotto). La notizia della vendita aveva acceso in lei la speranza di collaborare con Shamrock per «espandere e proteggere la mia musica, e intanto massimizzare i benefici di tutti, a partire dai fan». Siccome Braun non è del tutto uscito di scena, «non posso allacciare una partnership» con Shamrock: «è un sacrificio che devo fare per tenere Scooter Braun fuori dalla mia vita».

E adesso che farà Taylor Swift? Non è dato sapere se la cantante proporrà a Shamrock di venderle i master. Sta invece facendo un’altra cosa. «Di recente ho comunicato a riregistrare la mia vecchia musica ed è un’esperienza sia eccitante che creativamente appagante. Ho tante sorprese in serbo». Se Swift ripubblicasse sulle piattaforme di streaming nuove versioni dei suoi vecchi album, i fan potrebbero ascoltare quelle al posto degli originali. In ogni caso, date in licenza per film e spot al posto delle vecchie, le nuove versioni porterebbero a Swift altre entrate sottratte al nemico. Braun continuerà a guadagnare dalle vecchie registrazioni tramite l’accordo con Shamrock, ma di sicuro i fan si divertiranno con questa nuova, vecchia musica. Swift ripubblicherà solo le hit in un album contenente riregistrazioni di Shake It Off o We Are Never Ever Getting Back Together? Oppure arriverà a riregistrare tutti i primi sei album, in uno sforzo senza precedenti nella musica popolare?

Nella lettera indirizzata a Shamrock, Taylor Swift scrive che la riregistrazione «farà calare il valore dei vecchi master». Si augura che «possiate capire che questa è la mia unica possibilità di riguadagnare un senso di orgoglio quando sento le canzoni dei miei primi sei album e di permettere ai miei fan di ascoltarli senza sentirsi in colpa perché, facendolo, stanno dando dei soldi a Scooter». Riregistrare i pezzi ha un significato sia economico che emotivo e potrebbe essere divertente sentire nuove versioni delle canzoni di 1989, ma Taylor Swift riuscirà a convincere i fan a non ascoltare in streaming gli originali che hanno tanto amato?

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