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Grazie a Dio esiste Mariah Carey

Dopo 35 anni di carriera senza sosta, l'ultima Diva è ancora qui a ricordarci che oltre i meme e Internet c'è ancora qualcosa da dire. E questo 'Here For It All' è un tributo alla Motown e agli anni '70

Foto: Rebecca Ferguson

Possiamo tenerci stretta Mariah Carey? Lo dico seriamente, no jokes. Teniamoci stretti le sue canzoni, questa carriera incredibile, perché per come vanno le cose nell’industria temo saranno le ultime che vedremo.

Oggi MC è tornata con un album di inediti, Here For It All e davvero, senza fare discorsi da fan, non esistono altre Mariah. 35 anni di carriera, nessun vivente con quei numeri in classifica, tutto grida living legend. Eppure c’è ancora qualcosa da dire.

Il nuovo album è un tributo ai classici, alla motown, agli anni ‘70. Non a caso ci ha lavorato con Anderson .Paak (che duetta con lei su Play That Song). È un album molto diverso da quello prima, Caution che virava su un RNB più contemporaneo (prodotto, tra gli altri da Blood Orange, nda). Ma torniamo a noi: in Here For It All troverete 11 brani che vanno dal gospel all’r&b a suoni più vintage, funk e soul, sempre col quel tocco magico per le melodie. Un disco in cui si prende in giro (in MI, la traccia di apertura, canta I’m the D-I-V-A, that’s MC), in cui accontenta i fan delle ballad storiche (Nothing is Impossible e la tiltle track Here For It All, su tutte), ma che piacerà in generale a tutti i fan di quei dischi black anni ’70 che invecchiano bene. Ascoltate il duetto con .Paak per capire di che parlo. O la cover di Paul McCartney My Love, soft like butter.

Ma quello che bisogna dire su Mariah va oltre al disco. Perché è davvero l’ultima diva, una donna che gioca oltre gli schemi attuali, con quell’aura mitologica riservata a chi ha fatto la storia. Una che nelle interviste può dire quello che le pare, una non sa che Katy Perry è stata nello spazio, una che tutte le nuove leve dell’RNB trattano da Mother. Da Ariana Grande a Sza, Mariah è la versione americana di Pippo Baudo, “le ha inventate tutte lei”.

The Voice ma anche l’autrice dei suoi pezzi, la prima a duettare con i rapper quando non lo faceva nessuno. Fino a oggi, che è diventata tutt’uno con il suo personaggio: vestito lungo, microfono, immobilità assoluta (e Natale, chiaramente). Matrona camp vestita di brillantini da una parte, l’ultima a poter far quello che vuole in un mondo in cui siamo costretti a fare duecento cazzate per farci notare dall’altra, Mariah Carey oggi ci ricorda che c’è ancora la musica.

Non voglio fare parallelismi artistici, ma solo ‘temporali’. Un’altra grande voce, Adele, pubblica un disco ogni duecento anni. Rihanna, a 30 anni, ha già appeso chiodo al microfono. Scelte SUPER lecite, sono artiste incredibili. Ma il punto è: davvero teniamoci stretta una come Mariah, che non avrebbe più niente da dimostrare e che invece continua a pubblicare musica, a collaborare con produttori nuovi, anche oggi che ha X anni (il tempo per lei non esiste) e che, diciamolo, sul palco ultimamente appare spesso stanca. Teniamocele strette, lei come Madonna, artiste che non lasciano che il tempo o il ricordo vinca sul presente e i cui dischi sono diversi da quelli di prima e diversi da quelli che saranno.

E questo Here For It All è proprio un lavoro che una può permettersi dopo 35 anni nel game. Un piccolo classico dell’ultima diva, quella che ci fa amare la sua voce anche ora che è cambiata, perché neanche un giocatore di serie A gioca come quando aveva 20 anni, perché non è una questione di estensione o potenza. È soul. E qui c’è tutto.

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