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Gli organizzatori rimborseranno i biglietti dei concerti cancellati?

La risposta è: non in denaro. Un decreto legge prevede l’emissione di voucher spendibili in altri concerti. Per gli show rimandati non ci sono né rimborsi, né coupon. Ecco i dettagli

Foto: Vishnu R Nair/Unsplash

La sera del 16 marzo 2020 Giuseppe Conte ha annunciato in diretta Facebook da Palazzo Chigi l’approvazione del decreto legge n. 18, il cosiddetto Cura Italia entrato in vigore il giorno dopo. Mentre ascoltavano Conte illustrare le misure a sostegno di imprese, liberi professionisti e famiglie, gli organizzatori di concerti sapevano che un articolo del decreto li riguardava da vicino. Avevano lavorato per ottenerlo avanzando richieste alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri per le attività culturali e dell’economia. L’articolo è il numero 88 e contiene misure emergenziali per i comparti della cultura e dello spettacolo. Tra le altre cose, stabilisce che i promoter dei concerti non restituiscano in denaro agli acquirenti quanto speso per i biglietti degli spettacoli cancellati causa Covid-19. Al posto dell’accredito della somma sulla carta di credito, gli organizzatori emettono un voucher di pari importo che gli acquirenti possono usare entro un anno dall’emissione per comprare biglietti di altri concerti.

Cancellazioni e rinvii hanno causato danni ingenti alla filiera della musica live. Con le attività sostanzialmente ferme e la crisi di liquidità, il futuro dei soggetti più piccoli sembra particolarmente cupo. Assomusica, l’associazione che riunisce i produttori e gli organizzatori di spettacoli di musica dal vivo, stima che alla fine della stagione estiva le perdite per il settore ammonteranno a circa 350 milioni di euro. In ballo ci sono tre milioni e mezzo di biglietti. Il voucher, uno strumento che è stato preso in considerazione anche in altri Paesi europei come Germania, Belgio, Polonia e Spagna, serve ad assistere il settore nel contenimento delle perdite senza offrire un aiuto economico diretto che graverebbe sulla fiscalità generale. Il conto lo paga il consumatore che ha in mano un biglietto, non in termini economici, ma di riduzione della libertà di scelta. Non può infatti utilizzare i soldi spesi per gli eventi cancellati per l’acquisto di altri beni e servizi. I soldi entrati nella filiera prima del Covid-19 rimarranno nella filiera, più precisamente agli organizzatori che li hanno già incassati dalle biglietterie.

Quando compriamo un biglietto presso un rivenditore online come Ticketone, Vivaticket o Ticketmaster, la cifra finale che paghiamo è la somma di varie voci: il prezzo nominale del biglietto; i diritti di prevendita che sono fissati e incassati da chi organizza il concerto, non da chi vende i tagliandi; le commissioni di servizio applicate dal venditore online; eventuali oneri aggiuntivi non obbligatori come la consegna a domicilio del biglietto cartaceo o il premio per la copertura assicurativa. Il voucher italiano è pari al prezzo nominale del biglietto più i diritti di prevendita. Può essere speso tutto in una volta o in più occasioni per concerti che verranno organizzati nei 12 mesi successivi all’emissione del voucher. Assomusica ha proposto di estendere il periodo a 18 mesi. «Questo per dare a tutti la possibilità di trovare un concerto di loro gradimento e non sentirsi presi in giro», afferma Vincenzo Spera, che presiede Assomusica. Tenuto conto che con ogni probabilità i concerti resteranno fermi per molti mesi dopo l’emissione dei voucher, l’estensione del periodo a 24 mesi sembra la soluzione più ragionevole.

Il decreto legge prevede che i voucher saranno validi esclusivamente per i concerti organizzati dal promoter dello show cancellato. Una delle varie ragioni che vengono addotte è che in alcuni casi l’organizzatore può già avere sostenuto spese relative agli show cancellati, ad esempio per la promozione. «È un modello che può andare bene per i biglietti comprati nei teatri, meno che per quelli dei concerti», afferma Pietro Fuccio, fondatore di DNA Concerti che ha organizzato per quest’estate gli show di Bikini Kill, Angel Olsen, Pixies. «Chi acquista biglietti basa la sua scelta sull’artista, non sul luogo in cui si terrà il concerto, né tantomeno sul nome del promoter che nella maggior parte dei casi ignora. Chi ha effettuato l’acquisto presso una biglietteria online penserà di poter usare il voucher per scegliere qualunque altro concerto presente sulla piattaforma. Quando scoprirà che non lo potrà fare si arrabbierà. La gente sarà impoverita e indebitata alla fine di questa crisi e non capirà la logica di questa cosa. Sarà un problema enorme. Del resto, se riporto in libreria un libro Feltrinelli per un cambio, mi aspetto di poter scegliere libri di qualunque editore, non solo Feltrinelli».

La scelta di vincolare il voucher ai promoter serve anche per tutelare le singole società, dice Mimmo D’Alessandro di D’Alessandro & Galli. I soldi già incassati rappresentano una liquidità importante per chi deve affrontare un periodo di inattività. «La legge è fatta per salvare le compagnie», dice D’Alessandro. «Se c’è un passaggio di soldi da una all’altra, il rischio è che qualche compagnia salti e se la compagnia salta i biglietti non valgono più nulla. Se una persona ha comprato un biglietto per un concerto del nostro Summer Festival è giusto che torni al Summer Festival, non che spenda i soldi per il festival di un concorrente. Sennò, che aiuto sarebbe?».

La legge stabilisce che gli acquirenti di un biglietto di uno spettacolo previsto dall’8 marzo al 3 maggio e poi cancellato debbano presentare una richiesta di rimborso nei successivi 30 giorni dall’entrata in vigore della legge (a loro volta gli organizzatori hanno 30 giorni di tempo per emettere i voucher). I 30 giorni per presentare le richieste sono scaduti il 16 aprile: che cosa accadrà ai soldi di chi non ha ancora avanzato una richiesta? «Indipendentemente dalla norma, di certo gli organizzatori non creeranno problemi a chi non ha ancora chiesto il rimborso», assicura Spera.

Uno degli attori coinvolti nell’economia della musica dal vivo è la SIAE, la società che fra le altre cose raccoglie i compensi derivanti dal diritto d’autore anche in concerti e spettacoli. In una pagina FAQ pubblicata sul sito ufficiale, la SIAE afferma che l’articolo 88 del decreto legge del 17 marzo stabilisce che il rimborso per i concerti cancellati «non può tramutarsi in un rimborso monetario». Eppure c’è chi sta rimborsando in contanti e spera di continuare a farlo. Si tratta di DNA Concerti. Contrariamente a quel che afferma SIAE, per Fuccio «il decreto non stabilisce alcuna obbligatorietà e difatti ho disposto il rimborso sulla carta di credito di tutti i biglietti». Anche Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, la società che porta in Italia Queen e Bruce Springsteen, dice che «i voucher non escludono che chi è nella condizione di farlo, nonostante il blocco della programmazione e del cash flow, possa procedere ai rimborsi in denaro. Il voucher è un’idea corretta. Migliorabile, ma corretta».

Negli Stati Uniti, Live Nation ha adottato una soluzione alternativa che non mette nelle mani del consumatore il voucher, ma lo motiva a chiederlo tramite un incentivo. Chi ha comprato un biglietto può scegliere se farsi restituire la somma spesa in denaro o in alternativa accettare un voucher per un valore pari al 150% del biglietto acquistato. Perché non si fa in Italia? «Conosci l’esposizione bancaria e il giro di affari che hanno?», chiede retoricamente Trotta. «Gli indipendenti non hanno i numeri di un colosso come Live Nation, né il controllo della filiera che ha una multinazionale».

A DNA l’idea dell’incentivo non dispiace. «Dobbiamo metterci nei panni di chi ha comprato i biglietti», dice Fuccio che perciò avrebbe preferito incoraggiare iniziative dal basso «e non il meccanismo dei voucher che somiglia a un prelievo forzoso». DNA ha già messo in campo una di queste iniziative. Prevede che qualora i possessori di biglietti di concerti organizzati da DNA e poi cancellati decidessero di loro iniziativa di non chiedere il rimborso – un gesto altruistico verso il settore in crisi che pochi si possono permettere – DNA devolverà metà di quel biglietto alla Protezione Civile.

Il decreto legge Cura Italia non ha invece introdotto novità circa i concerti rimandati, che sono finora in numero decisamente superiore a quelli cancellati. Significa che i biglietti comprati sono validi per le nuove date e non sono previsti né rimborsi, né voucher. Chi ha acquistato un biglietto e non intende aspettare la nuova data può cambiare il nominativo secondo le procedure ordinarie (in caso di biglietto nominale) e cercare di rivendere il tagliando sulle piattaforme di fansale come quelle che fanno capo a Ticketone e Vivaticket. Si tratta di siti autorizzati di rivendita dei biglietti a prezzo nominale, senza le speculazioni tipiche delle piattaforme di secondary ticketing. «Per molti concerti sold out la domanda era superiore all’offerta», afferma Spera, «rivendere i biglietti non dovrebbe essere un problema».

I decreti legge emanati dal governo in casi di necessità e urgenza sono atti aventi forza di legge. Perdono di efficacia se non vengono convertiti dal parlamento entro 60 giorni dalla pubblicazione. «Ci aspettiamo che la conversione del decreto del 17 marzo possa avvenire nel corso di questa o della prossima settimana», dice Stefano Lionetti, AD di Ticketone. «Nel frattempo, saremo in grado di emettere i voucher». Chi lavora nella filiera dei concerti aspetta l’approvazione e in particolare le disposizioni attuative che potrebbero cambiare alcuni dettagli. Secondo quanto riferisce un addetto ai lavori, sarebbe attualmente allo studio un emendamento che amplierà i tempi relativi alla richiesta dei voucher e alla loro emissione, i 30 + 30 giorni citati. Ci si aspetta anche che si allunghi il periodo di validità dei buoni.

Il Cura Italia prevede che le disposizioni in materia di acquisto di biglietti per spettacoli, musei e altri luoghi della cultura si applichino per il periodo che va dal lockdown dell’8 marzo fino alla data di efficacia delle misure restrittive previste che in questo momento è il 3 maggio. «Ovviamente il periodo di applicazione delle misure verrà esteso», dice Spera.

L’applicazione del meccanismo dei voucher è ora nelle mani dei venditori di biglietti. Ticketone è uno dei principali. Quasi la metà degli eventi che aveva in pancia, per un numero di biglietti superiori al milione, sono stati rimandati. A giudicare dai commenti presenti sulla pagina Facebook di Ticketone, chi ha comprato un biglietto per un concerto cancellato si aspetta un rimborso e non riesce a ottenere risposte. «Ci siamo trovati in mezzo alla tempesta perfetta e in testacoda», spiega l’amministratore delegato Stefano Lionetti. «I nostri processi aziendali sono volti a vendere 100 e rimborsare 1, in questo momento stiamo forse vendendo 1 e rimborsando 100. Abbiamo dovuto reinventarci in un momento in cui lavoriamo in remoto da casa, che non è come farlo in ufficio. Alle difficoltà organizzative oggettive si aggiungono due fatti: ci interfacciamo con una filiera dello spettacolo che sta ancora cercando di capire che cosa fare e non è stata ancora decisa la sorte di alcuni eventi».

Il fatto che il call center Ticketone risponda a un numero a pagamento che può arrivare a costare 15 euro per 10 minuti di chiamata non aiuta a calmare gli animi. «Ce ne rendiamo conto, ma dovendo gestendo migliaia di eventi abbiamo la necessità di privilegiare il canale dei form su internet che ci permette di processare un gran numero di richieste. Dopo l’introduzione dei voucher abbiamo dovuto aggiornare i nostri sistemi informatici. In questo momento stiamo pre-processando le istanze di rimborso tramite voucher. Chiediamo di avere pazienza».

Anche se avessimo in mano i voucher in questo momento non sapremmo che cosa farcene: nessuno sa quando riprenderanno i concerti in Italia. La maggior parte degli addetti ai lavori contattati da Rolling Stone pensa che non accadrà prima della fine del 2020. Significa che assisteremo a una nuova ondata di cancellazioni e rinvii: le date estive e autunnali sono ancora formalmente in piedi. «Chi ha incassato soldi dalla vendita dei biglietti dovrà usarli per anticiparli a chi avrebbe lavorato a quegli spettacoli», dice Claudio Trotta citando una richiesta fatta fra gli altri da Enrico Ruggeri su Twitter. «Chiedere tempi certi al governo che non può darli è inutile. Serve piuttosto un grande pensatoio che generi riconversione per i prossimi 12 mesi per le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e che altrimenti non vedranno un euro. Con l’impoverimento delle famiglie e il calo del Pil che ci aspetta, si dovrà operare una riduzione drastica dei prezzi dei biglietti, dei cachet degli artisti, delle dimensioni delle produzioni. Bisognerà rinegoziare tutto».

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