Facevano musica, ora combattono per l’Ucraina | Rolling Stone Italia
Musica

Facevano musica, ora combattono per l’Ucraina

La storia di Sasha Boole e Ivan Kozakevych che hanno mollato il folk-rock e il death metal per imbracciare le armi. «Detto senza giri di parole, la priorità è restare vivi e ammazzare i porci russi»

Facevano musica, ora combattono per l’Ucraina

Marzo 2022, un soldato ucraino a Irpin

Foto: Laurent Van der Stockt per Le Monde/Getty Images

Fino a poche settimane fa, Sasha Boole passava le giornate facendo quel che ha fatto negli ultimi dieci anni: scrivendo canzoni folk-rock con titoli tipo Aspettando la rovina o Musica per la fine del mondo. Ora ha ben altre priorità: «Detto senza tanti giri di parole, restare vivo e ammazzare quanti più porci russi possibile».

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha messo sottosopra la vita della nazione in tanti modi. Ne ha risentito chiaramente anche la scena musicale: molti hanno lasciato il Paese, i locali hanno chiuso, i festival sono in forse. La trasformazione più incredibile è stata quella che ha visto i creativi diventare soldati. Difficile dire quanti musicisti abbiano imbracciato le armi. «Sei costretto a lasciare casa e famiglia», dice Boole, che si trova di stanza dell’Ucraina occidentale. «Improvvisamente sei in un posto che non conosci. Nuove regole, disciplina militare, nuovi compagni. Un po’ diverso dal mondo che frequentavo da musicista».

Per una ventina d’anni Ivan Kozakevych è stato cantante dei metallari Sectorial. Prima della guerra, la band aveva pubblicato vari album ed EP di quello che chiama non senza orgoglio «death metal cupo e d’atmosfera». Ovviamente ogni cosa è cambiata nell’ultimo mese e il mondo devastato delle loro canzoni è diventato realtà. Kozakevych si è presentato come volontario il giorno stesso dell’invasione. «Alle 4 del mattino del 24 febbraio il mio Paese è stato attaccato», dice il cantante che, come Boole, comunica via e-mail. «Alle 2 del pomeriggio ero già con la mia unità, armato ed equipaggiato».

All’inizio della guerra Boole lavorava come volontario nell’Ucraina occidentale. Aiutava i rifugiati e contrastava la disinformazione russa fornendo notizie ai media occidentali. Sentiva che non stava facendo abbastanza e quindi, proprio come Kozakevych, s’è arruolato (alla fine di febbraio, agli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni è fatto divieto di lasciare il Paese, dove sono esortati a unirsi all’esercito). «Dovevamo rivederci per fare le prove e iniziare un tour il 1° aprile», ricorda Boole.

Suona strano date le loro professioni, ma sia Boole che Kozakevych erano in qualche modo preparati a quel che sarebbe accaduto. Boole già possedeva delle armi e quand’era studente aveva ricevuto un addestramento militare. «Sparare e i vari dettagli balistici non sono una novità per me». Ora sta imparando tecniche di medicina tattica, per curare i soldati, una cosa che si era ripromesso comunque di fare a inizio anno.

Kozakevych si è addestrato per anni prima dell’invasione. «Ho già maeggiato dei fucili», dice il cantante dei Sectorial, che già possedeva elmetto ed equipaggiamento. «Con gli amici della mia unità avevamo una squadra di tiro, la Squadra Mutanti. Prima della guerra avevamo superato tutti i corsi necessari come medicina tattica, tiro, tattica militare». Ora sta imparando ad usare quelle che chiama «armi inviate dai Paesi amici».

La cosiddetta nebbia di guerra ha avvolto il primo giorno di servizio di Kozakevych. «Giungevano informazioni contrastanti da varie fonti circa la posizione del nemico, i suoi progressi, i bombardamenti», ricorda. Sono finiti i giorni in cui dormiva fino a tardi e passava la notte a suonare. «Ora mi sveglio molto presto e vado a letto la sera», dice Boole, che sta «aspettando ulteriori istruzioni». Questo suo nuovo regime è una strana benedizione: «Ho meno tempo per guardare le notizie, che è una cosa che ti fa impazzire. Ti concentri sui tuoi compiti e sul miglioramento delle tue capacità».

Kozakevych è attualmente fuori Kiev e quindi più vicino al fronte. Dice di aver visto le truppe russe e il loro equipaggiamento grazie alle immagini a infrarossi dei droni. «Prepariamo difesa e fortificazioni, creiamo sistemi di fuoco e lavoriamo con la ricognizione aerea nell’interesse della nostra dea della guerra: l’artiglieria».

Entrambi hanno incontrato altri musicisti nei reparti. Alcuni li conoscevano dai tempi in cui la loro vita era decisamente più tranquilla. Dice Kozakevych che il bassista dei Sectorial Boris “Karis” Krivous si è arruolato. Il chitarrista Dmytro “Trit” Vashchenko ha portato la famiglia «nell’ovest dell’Ucraina, ma non vede l’ora di presentarsi al reclutamento». Quando incontrano un musicista stabiliscono subito un’intesa molto più profonda che in passato. «La guerra cambia tante cose dentro di te, nella tua testa», dice Boole. «Ovviamente abbiamo tutti paura di morire. Ma quando sono circondato da ragazzi come me, sento uno spirito di fratellanza».

Kozakevych e Boole condividono lo stesso ottimismo su quel che sarà della musica ucraina se e quando la guerra finirà. Alcuni musicisti potrebbero restare nel Paese, altri potrebbero non tornare mai più, ma per Kozakevych «la scena è più unita che mai. Tutti si sostengono a vicenda e aiutano l’esercito ucraino. Ovviamente non ci sono concerti. Ma quando la guerra sarà finita, la nostra vittoria darà slancio a tutte le arti e alla musica, al mainstream ma soprattutto all’underground. Renderà le nostre band popolari in tutto il mondo». Aggiunge Boole: «Quando ci metteremo alle spalle il caos della guerra, piangeremo gli amici e i cari che abbiamo perduto. E quel dolore darà vita a canzoni tristi e splendide».

Ora però la musica è lontana dai loro pensieri. Kozakevych si è portato dietro alcuni strumenti, tra cui un flauto a fischietto. «Suono quand’ho tempo», dice. «Aiuta a rilassare mente e corpo. A volte sento proprio una gran voglia di musica. Mi aiuta a motivarmi, a stare su col morale, a contenere lo stress e le emozioni negative».

Boole ha provato a scrivere qualcosa, ma non ci è riuscito. «È difficile trovare uno spazio per la musica dentro di me», spiega. «Un paio di giorni fa ho sentito le mie canzoni preferite per la prima volta dall’inizio della guerra. Oggi ho suonato la chitarra e cantato».

«Se devo essere sincero», aggiunge, «non posso dire che mi manchi la musica. Per niente. Mi manca la pace. Quando la ritroveremo, allora sì che tornerà a pensare alla musica».

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.