Dionne Warwick sta a Twitter come Gianni Morandi sta a Facebook | Rolling Stone Italia
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Dionne Warwick sta a Twitter come Gianni Morandi sta a Facebook

Fino a ieri era un'interprete di Burt Bacharach premiata con cinque Grammy. Oggi è la regina attempata del social che tenta di decifrare la contemporaneità 280 caratteri alla volta

Dionne Warwick sta a Twitter come Gianni Morandi sta a Facebook

Dionne Warwick

Foto: Paras Griffin/Getty Images

Coi suoi 268 mila follower, più o meno quanto quelli di Paola Turci, Dionne Warwick non muove grandi numeri su Twitter. Eppure nelle ultime settimane capita sempre più spesso d’imbattersi in un suo post, in un commento a un suo tweet, in un articolo su di lei. Da cantante in età pensionabile che non piazza un disco nella Top 100 americana dal 1987 e si chiude dentro a un ridicolo costume da topina per partecipare al programma televisivo The Masked Singer, Warwick è diventata in pochi mesi la regina attempata di Twitter, la nonna che cerca di decifrare la contemporaneità in modo leggero e divertente, 280 caratteri alla volta.

Warwick è una presenza rassicurante in ambiente digitale folle e vagamente tossico come Twitter, dove un commento innocente sul colore del cielo di Milano può portare, nel giro di una ventina di risposte, a discussioni su 5G, virus e controllo sociale, con minacce di querele e controquerele. Dionne Warwick è per il Twitter americano quel che Gianni Morandi è per il Facebook italiano: un’aliena che impara in tempo reale l’uso di un linguaggio più giovane di lei e lo fa benissimo, mettendoci dentro quel po’ di buonsenso e saggio distacco di cui molti utenti della piattaforma sono tragicamente privi.

Non è male per una cantante che ha appena compiuto 80 anni e che ai tempi del singolo benefico That’s What Friends Are For sembrava già la reduce da un’epoca di canzoni melodiose e raffinate e poco utili a un modo di cose veloci e colorate. Ed era solo il 1985. Trentacinque anni dopo, Warwick chiede candidamente su Twitter a Chance The Rapper perché mai lui, che è chiaramente un rapper, abbia deciso di sottolineare la cosa nel nome. «Non riesco a smettere di pensarci». E quello non solo le risponde, ma finisce pure per farci assieme una canzone a cui prenderà parte The Weeknd, come annunciato dalla cantante in una breve clip corredata dal commento «ho montato questo video da sola». Chance ha pure spiegato di essere stato accolto un giorno da Starbucks da un «ma tu sei quello che è stato twittato da Dionne Warwick?». È il mondo al contrario, ma del resto non si riesce a immaginare un posto migliore per la musica morbida e démodé di uno Starbucks americano alle 3 del pomeriggio.

Può darsi che sia tutta una strategia vincente di un bravo social media manager. Per convincerci del contrario, lo scorso 7 dicembre la cantante ha postato un video in cui spiega che sì, è lei che twitta, in carne ed ossa – dettaglio dionnewarwickiano: il calendario con la foto di due volpini di Pomerania alle spalle della cantante. Altri tweet dolcemente dionnewarwickiani: quelli in cui manda messaggi di lavoro diretti a Questlove o personali al figlio, con coda di ammiratori che le spiegano che esistono i DM («lo so, ma non li uso»); quello in cui dice che sta imparando a essere più inclusiva e a usare i pronomi giusti; quello in cui dice che non sa che cosa è una «hot girl» e che non vuole saperlo. E naturalmente il tweet in cui tagga @SnoopDogg e chiede ai suoi follower come si fa a inviare un tweet al rapper. «Lo sto facendo in modo corretto?».

Un’immagine che mette assieme una foto di lei da giovane e una di Teyana Taylor che le assomiglia gira on line? Lei posta una foto della cantante trentenne commentando che «è una caratteristica di famiglia». Lei scrive che ha una lista di giovani artisti con cui vorrebbe duettare e i colleghi accorrono ammirati sul suo account. Gesti d’ordinaria gentilezza da parte di una signora della musica diventano mitici. Imelda May ricorda quando ha aperto per Warwick in un concerto privato, non aveva camerino in cui cambiarsi e Dionne le ha fatto usare il bagno della sua camera d’hotel, s’immagina lussuosa e classy. Lei ritwitta una foto di scena di Drew Barrymore seduta in classe in Mai stata baciata con piume di struzzo accompagnata dal commento «Me on Twitter». Non ha bio, così i giovinastri che non la conoscono sono costretti a cercarla su Google.

La chiamano Auntie Dionne, zietta, ma è la nonna che Twitter non hai avuto. Posta foto di cagnolini tenerissimi e dispensa consigli. Scrive che la famiglia viene prima della carriera. A chi le chiede una canzone adatta a un amore finito risponde di metterne su una allegra, piuttosto. Un certo Dave le domanda come combattere la sindrome dell’impostore e lei risponde placidamente che ha dovuto googlare il termine. È come Calenda, risponde a tutti, anche a chi ha 44 follower. A una “grammar nazi” che le dice che non riesce a trovare un uomo decente, twitta «qual è il nome di quella app di incontri? Provala». A una certa Kamina Blue che le domanda se ha intenzione di cucinare qualcosa risponde da vera nonna: «Sì, ma siete tutti in castigo». Il New York Times ha messo alla prova la sua conoscenza di neologismi e personaggi contemporanei, con risultato prevedibilmente scarso. E del resto la cantante ha ammesso in un tweet che fino a poco tempo prima credeva che Billie Eilish si chiamasse William Eyelash. Al SNL, Ego Nwodim la rappresenta come un’adorabile svalvolata, «la regina di Twitter» che non riconosce non solo Eilish, ma nemmeno Harry Styles, Timothée Chalamet e Machine Gun Kelly.

Dionne Warwick Talk Show - SNL

È un bel ribaltamento dai tempi in cui partecipava a Celebrity Apprentice e veniva considerata la World’s Worst Grandmother, la peggior nonna al mondo. Nove anni dopo, Dionne Warwick è la coscienza buona e materna di Twitter, è l’eco digitale delle famiglie analogiche, è il buonismo che credevamo morto e che torna sotto forma d’interprete di Bacharach vincitrice di cinque Grammy che grazie alla nipote Brittany scopre i meme e li usa per prendersi bonariamente in giro. Lo dice lei. Anzi, lo twitta: «I’m in the business of kindness». E forse è per questo che è diventata la zietta di un piattaforma che quella kindness l’ha fatta a pezzi.

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