Rolling Stone Italia

Dieci anni fa usciva il disco-testamento di Franco Battiato

Trapasso, trasformazione, reincarnazione: riascoltare 'Apriti Sesamo' per far pace una volta per tutte con l'idea della morte del maestro

Foto: Giuseppe Bellini/Getty Images

Sono passati dieci anni da Apriti Sesamo, l’ultimo album di canzoni di Franco Battiato. All’epoca non nego di avere pensato «ecco il solito nuovo disco di Battiato», arrivato com’ero al punto di non aspettarmi da lui ulteriori sorprese. E per me, che ho amato e studiato a fondo l’arte del siciliano, giungere a tale consapevolezza è stato triste. Sbagliavo in pieno: Apriti Sesamo era tutt’altro che il solito nuovo disco di Battiato, era invece un’opera di grande bellezza e particolarità che ci ha messo tempo per svelarsi appieno. Battiato ci stava comunicando qualcosa di importante.

Apriti Sesamo ha un tono più rilassato rispetto alle invettive del precedente Inneres Auge. Battiato sembra avere fatto pace con la realtà che lo circonda, libero di tornare a temi a lui cari senza farsi turbare troppo dalle brutture del mondo. In questo più che in altri dischi c’è una presenza palpabile: quella della morte. Tutte le canzoni hanno come tema l’ultimo viaggio, con alcuni testi che sono veri e propri commiati, nei quali ci si sofferma su ricordi del passato e si tenta di raccontare l’inevitabile passaggio affrontandolo con paura, curiosità, addirittura gioia. Del resto era da La porta dello spavento supremo (2004) che Battiato, con la solida compagnia di Manlio Sgalambro, non riusciva a evitare l’argomento. Nel 2012 Sgalambro ha 88 anni (morirà due anni dopo) e insieme a Battiato crea un vero e proprio concept sul saluto alla vita e la reincarnazione.

Battiato è sempre stato un convinto assertore della reincarnazione e si è speso in svariati modi per divulgare l’argomento, specie in uno dei suoi lavori cinematografici più riusciti: il documentario Attraversando il Bardo, del 2014. In alcune dichiarazioni del periodo di Apriti Sesamo dice di non essere spaventato dalla morte e che si sta preparando mettendocela tutta per essere degno della trasformazione. Non è strano quindi il fatto che decida di dedicare un intero lavoro al tema, con una copertina che visualizza le varie fasi del Bardo, per il buddismo tibetano lo stadio nel quale la coscienza viene separata dal corpo. Lo spazio, l’acqua, il fuoco e l’aria vengono rispettivamente percepiti come luce azzurra, bianca, rossa e verde.

Battiato non canta di morte e reincarnazione in modo scontato. Trova in ogni brano di Apriti Sesamo un modo particolare e originale di trattare gli argomenti. Nell’iniziale Un irresistibile richiamo, ad esempio, vede la sepoltura come momento di grazia nel quale il corpo ritorna alla terra e all’acqua. In Testamento saluta tutta una serie di passioni che hanno caratterizzato la sua vita (“Lascio i miei esercizi sulla respirazione”), ricorda che nei vangeli anche Cristo parla di reincarnazione ma non può esimersi dal provare un poco di nostalgia per le amicizie e per quelle piccole cose terrene che a volte donano illuminazioni (“e mi piaceva tutto della mia vita mortale, anche l’odore che davano gli asparagi all’urina”).

C’è un saluto, quello alla giovinezza, anche in Quand’ero giovane, uno dei suoi brani più schiettamente autobiografici, con flash provenienti dalle esperienze concertistiche nelle balere dell’hinterland milanese nella seconda metà degli anni ’60. Eri con me (scritta originariamente per Alice) ha nuovi riferimenti alla reincarnazione, a ciò che di questa vita si ricorderà nelle esistenze future, al presagio della morte e della rinascita (“Arriverà il giorno atteso a schiudere gli impediti passaggi / prepariamoci a nuove esistenze…”). Passacaglia esorta a non fissarsi sulle finte certezze che la vita offre, visto che tanto tutto passa e trapassa. Il viaggio si conclude al termine del disco, la cui title track utilizza la metafora della mitica caverna di Alì Babà come simbolo della definitiva trasmigrazione verso il mondo di purezza che sta al di là delle umane sofferenze.

Secondo Battiato, la morte non va temuta, ma studiata, compresa anche secondo i punti di vista di culture diverse. Credo che in quel particolare momento della sua vita abbia avvertito la necessità di farsi trovare pronto e cominciare ad abituarsi (e ad abituare il suo pubblico) perché presto il momento fatidico sarebbe giunto. Apriti Sesamo e Attraversando il Bardo sono i punti di arrivo di questa sorta di preparazione e consapevolezza. Verranno poi la malattia e l’addio, o meglio l’arrivederci.

Iscriviti