Come Glastonbury guiderà la rivoluzione ambientalista | Rolling Stone Italia
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Come Glastonbury guiderà la rivoluzione ambientalista

Il festival britannico è uno dei grandi eventi che rinuncerà alle bottiglie di plastica – chi seguirà il suo esempio?

Come Glastonbury guiderà la rivoluzione ambientalista

I rifiuti di Glastonbury

Foto Mark Large/REX/Shutterstock

Insieme a pace, amore e tanta bella musica, tutti i grandi festival si portano dietro enormi quantità di spazzatura. Per 50 anni, oceani di immondizia hanno ricoperto i prati di tutto il mondo, da Bethel, New York fino a Indio, California e Somerset, in Inghilterra. E anche se la spazzatura non è il principale fattore del cambiamento climatico, è solo negli ultimi anni che gli organizzatori dei festival hanno deciso di impegnarsi a mantenere tutto più pulito.

Quest’anno, Glastonbury, il più grande festival del Regno Unito, con un pubblico annuale di circa 200mila persone, vieterà l’uso delle bottiglie di plastica, eliminandole interamente anche dal backstage. I commercianti potranno vendere bibite in scatola, e anche se il pubblico potrà comunque portarsi le sue bottiglie da casa, sarà fortemente incoraggiato a scegliere contenitori riciclabili. Per assicurarsi che tutti siano idratati, Glastonbury monterà centinaia di fontanelle attorno alla Worthy Farm. Sono inclusi 37 chioschi di plastica riciclata di WaterAid, così come 20 unità per riempire le bottiglie a piacimento.

«Vogliamo essere ecosostenibili, è la cosa giusta da fare e il pianeta ne ha davvero, davvero bisogno», dice Emily Eavis, co-organizzatrice del festival e figlia del fondatore Michael Eavis. «Ma dobbiamo anche sfruttare la piattaforma per incoraggiare il pubblico dei festival a fare piccoli ma importanti cambiamenti, cose che fanno davvero la differenza».

La maggior parte dei festival ha già un programma di sostenibilità, che comprende di tutto, dal composting al riciclaggio, e molti sono avviati verso la rinuncia totale alla plastica. Glastonbury, Bonnaroo, Lollapalooza e Austin City Limits sono tra quelli che hanno rinunciato a cannucce e posate di plastica, e la presenza crescente di postazioni per riempire le bottiglie ha significativamente ridotto la quantità di rifiuti. Nel 2018, Lollapalooza ha risparmiato 1,1 milioni di bottiglie, e il progetto di Bonnaroo, Refill Revolution, ha liberato più di 2 milioni di bicchieri di plastica e bottiglie.

Tuttavia, la vendita delle singole bottiglie genera ancora molta spazzatura, e solo nel 2017 a Glastonbury ne sono state vendute 1,3 milioni (il festival ha saltato l’edizione 2018). I festival più piccoli, come Pickathon in Oregon e il Kate Wolf Festival in California, hanno già vietato la vendita, e Glastonbury è il primo festival di grandi dimensioni ad accettare la sfida.

«Continueremo a lavorare per ridurre l’impatto ambientale della plastica dei nostri festival», dice Farid Mosher, Senior Guest Services Manager per C3 Presents, l’azienda che gestisce Lollapalooza e Austin City Limits. «Tutta la plastica, non solo le bottiglie… ci siamo concentrati sulla promozione dei materiali riciclabili. Negli ultimi anni abbiamo scoperto che focalizzandoci su queste iniziative possiamo aumentare i tassi di raccolta».

La raccolta rifiuti di Glastonbury nel 2009. Foto Photofusion/REX/Shutterstock

Laura Sohn, direttore di Bonnaroo Sustainability, ha detto a Rolling Stone di sentirsi entusiasta per l’annuncio di Glastonbury, e spera che Bonnaroo possa presto seguire il suo esempio. «È necessario che una persona, o un’organizzazione faccia una mossa coraggiosa come questa, è un punto di svolta e renderà inaccettabile l’uso e possibilmente la vendita delle bottiglie di plastica. Non siamo ancora a questo punto. La scelta di Glastonbury, però, genererà una discussione tra tutti gli altri festival, e sono molto contenta».

Dianna Cohen, CEO e co-fondatrice di Plastic Pollution Coalition – che ha lavorato con Bonnaroo a Refill Revolution – ha aggiunto che la scelta di Glastonbury dimostra che eliminare la plastica è possibile anche su larga scala. Cohen ha spiegato che riuscirci richiede un esame accurato di come l’acqua è distribuita sia backstage che al pubblico, ma che di per sé la creazione di un’infrastruttura senza plastica è piuttosto semplice. «La quantità di liquidi e acqua che arriva al pubblico è la stessa – il punto è che dev’essere confezionata e servita, così da incentivare il riutilizzo dei contenitori», dice.

Il trasporto dei liquidi è tendenzialmente il fattore più importante dell’inquinamento della maggior parte dei festival, e portare cisterne di acqua sul posto non è la soluzione perfetta, ma un primo passo verso la rinuncia totale alla plastica. Alcuni festival, comunque, sono in una posizione unica, come Glastonbury, e possono farlo. Worthy Farm ha diversi serbatoi, capaci di contenere approssimativamente 800mila litri d’acqua, fornita da Bristol Water attraverso un condotto. Anche Bonnaroo ha infrastrutture solide. Non solo il festival ha un terreno tutto suo a Manchester, in Tennessee, ma rifornisce le stazioni con acqua recuperata da pozzi presenti sul territorio. Per quanto riguarda i festival urbani come Lollapalooza e Austin City Limits, si riforniscono d’acqua dalle rispettive città, mentre il filtraggio avviene sul posto.

Eliminare la plastica da tutti i maggiori festival sarebbe una conquista epocale, ma c’è ancora tanto da fare a tutti i livelli dell’industria musicale. È questa la componente chiave delle attività di Plastic Pollution Coalition, che ha creato una serie di linee guida per eventi senza plastica, utilizzabili da chiunque, sia chi suona negli stadi che nei piccoli club. Negli ultimi anni sono molti i grandi nomi, tra cui gli U2, che hanno sostituito la plastica con materiale riciclabile, ma nessuno si è occupato del problema con la stessa determinazione di Jack Johnson.

Nato e cresciuto alle Hawaii, Johnson ha visto con i suoi occhi i danni che può fare lo smaltimento improprio della plastica, detriti che continuano ad arrivare sulle coste delle isole. È anche un musicista, e dal palco ha visto le condizioni di una location dopo un concerto, interi parchi ricoperti di rifiuti. Negli ultimi 10 anni, Johnson e la sua organizzazione All At Once hanno lavorato per rendere i suoi tour più ecosostenibili. Johnson ha anche fatto sì che tutti i suoi concerti avessero postazioni per riempire le bottiglie, e nel 2014 ha lanciato il Reusable Pint Program per dare al pubblico bicchieri d’acciaio inossidabile. Tre anni dopo, Johnson era headliner di tre concerti interamente privi di plastica, organizzati al Santa Barbara Bowl di Santa Barbara, in California, dove chiunque avesse acquistato un biglietto riceveva un bicchiere riciclabile.

«È stato grandioso, uno dei migliori concerti che abbia mai suonato», dice. «Guardare verso il pubblico e vedere che tutti brindavano con i bicchieri riciclabili è stato fantastico, una bella sensazione».

Alla fine del concerto, guardando giù dal palco, non c’era traccia di rifiuti.

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