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Un giovane turnista chiamato Jimmy Page

Dieci pezzi ai quali il (non ancora) chitarrista dei Led Zeppelin ha partecipato come session man. Per ricordare l’epoca in cui affinava stile e istinto in sala d’incisione, spesso spalleggiando future superstar

Foto: Michael Ochs Archives/Getty Images

Essere un chitarrista bravo e affidabile nella Swinging London di metà anni ’60 doveva essere una pacchia. Lavoro assicurato, persone interessanti da incontrare, contatti da mantenere. A vent’anni Jimmy Page si è già fatto un nome, mentre gli Yardbirds e soprattutto i Led Zeppelin sono ancora lontani. Produttori e manager lo chiamano in continuazione, lui arriva con la sua chitarra, fa il suo lavoro di turnista e spesso e volentieri l’artista prende l’autostrada per il successo.

Le session a cui partecipa sono decine. Di recente le ha messe in ordine sul suo sito ufficiale, anche per far tacere discussioni che a volte sfociano in battibecchi tra fan. È davvero sua la chitarra in You Really Got Me dei Kinks? Pare proprio di no, visto che nella lista di Page il brano è assente. In compenso ci sono diversi grandi, grandissimi nomi del pop-rock di quegli anni (e di quelli successivi). Abbiamo scelto dieci pezzi in cui compare la chitarra del futuro Led Zeppelin per raccontare un periodo irripetibile della storia della musica britannica dal punto di vista di un session man destinato, solo pochi anni più tardi, a recitare un ruolo da assoluto protagonista in quella stessa storia.

Shout

Lulu and The Luvers

17 aprile 1964

Jimmy Page ha solo vent’anni quando partecipa alla registrazione del primo singolo della cantante scozzese Lulu, che di anni ne ha addirittura cinque di meno. Accreditata anche ai fantomatici Luvers, la cover degli Isley Brothers finisce al numero 7 della classifica britannica. Un ottimo inizio, ma entrambi sono destinati a fare ben altre meraviglie anche in termini di vendite.

Heart of Stone

The Rolling Stones

21 luglio 1964

La prima volta del chitarrista in studio con gli Stones risale all’anno dell’esordio della band sulla lunga distanza, per un demo destinato a non vedere la luce fino alla sua inclusione nella raccolta Metamorphosis (1975). Alla batteria, al posto di Charlie Watts, siede Clem Cattini, un altro habitué degli studi londinesi. Nel suo sito ufficiale, Page annota le proprie partecipazioni ad altre due session con la band di Jagger e Richards: quella del 4 agosto 1967 per The Last Time / Under My Thumb (brani per le cui versioni pubblicate non viene accreditato) e quella del 1986 per la registrazione di One Hit (To The Body), uno dei pezzi inclusi in Dirty Work.

Good Morning Little Schoolgirl

Rod Stewart

30 ottobre 1964

Page battezza il singolo d’esordio anche di un altro cantante destinato a notevolissima fama. Rod The Mod se lo ritrova negli studi della Decca, pronto a prestare la sua chitarra a uno standard blues registrato per la prima volta nel 1937 da Sonny Boy Williamson e successivamente da pesi massimi come John Lee Hooker, Lightnin’ Hopkins e Muddy Waters. Al basso c’è un diciottenne di belle speranze di cui si dice già un gran bene anche come arrangiatore. Si chiama John Paul Jones.

Gloria

Them

6 novembre 1964

Le “giovanili” del periodo sono piene di talenti purissimi, Page ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto e la lungimiranza di dimostrarsi professionale e affidabile. È ancora Dick Rowe della Decca a convocarlo negli studi di West Hampstead per le registrazioni dei primi pezzi del gruppo nordirlandese guidato da Van Morrison. I Them un chitarrista ce l’hanno già, si chiama Billy Harrison, ma Rowe lo ritiene ancora troppo inesperto e lo sostituisce con il più scafato Page.

It’s Not Unusual

Tom Jones

22 gennaio 1965

Page mette lo zampino anche in uno dei primi grandi successi del cantante gallese. Il pezzo è destinato a Sandie Shaw, ma dopo aver ascoltato il demo cantato proprio da Tom Jones è lei stessa a raccomandare che sia lui a inciderla. All’ultimo momento manca il tastierista. «Vado al bar qui di fronte», dice il batterista Chris Slade, «è sempre pieno di musicisti, qualcuno troverò». Si ripresenterà in studio dopo pochi minuti in compagnia di un certo Reginald Dwight, che quattro anni dopo esordirà in proprio con il nome di Elton John.

Come and Stay with Me

Marianne Faithfull

5 febbraio 1965

Marianne Faithfull si trova a Los Angeles con il suo manager Tony Calder. Quest’ultimo divide la propria camera d’albergo con Jimmy Page, che ha una storia con la cantante americana Jackie DeShannon. «Una sera» ha raccontato Calder a Mojo «sono dovuto rimanere nel corridoio perché Jimmy e Jackie stavano scopando. Allora gli ho gridato: “Quando avete finito, potete scrivere una canzone per Marianne?”». I due lo accontentano. Come and Stay with Me, scritta da DeShannon e registrata con la chitarra di Page, aprirà l’album d’esordio della cantante inglese, nella cui scaletta compare anche un brano firmato DeShannon-Page: In My Time of Sorrow.

I Pity the Fool

The Manish Boys

5 marzo 1965

Altra session, altra futura superstar che muove i suoi primi passi. La versione di I Pity the Fool non è un memorabile, ma durante la giornata di registrazioni Jimmy Page chiacchiera con Davie Jones, non ancora David Bowie, e gli regala un altro riff che verrà buono cinque anni più tardi. Affidandone l’esecuzione a Mick Ronson, il cantante lo utilizzerà infatti per la sua The Supermen, la canzone che chiude The Man Who Sold the World.

Mord Und Totschlag (A Degree of Murder)

Brian Jones

5 settembre 1966

Al chitarrista dei Rolling Stones viene affidata la realizzazione della colonna sonora di Vivi ma non uccidere (1967), film del regista tedesco Volker Schlondorff in cui Anita Pallenberg (fidanzata di Jones) esordisce come protagonista. Entrato a far parte degli Yardbirds, Page partecipa alle registrazioni assieme ad altri session men di lusso come il pianista Nicky Hopkins. «Brian sapeva quel che faceva», racconterà a Rolling Stone, «alcune cose venivano sperimentate al momento, su altre avevamo ragionato insieme. Io suonavo con l’archetto da violino, Brian con un pedale da cui tirava fuori dei colpi di pistola».

Beck’s Bolero

Jeff Beck

10 marzo 1967

Jeff Beck e Jimmy Page alle chitarre, John Paul Jones al basso, Keith Moon alla batteria. Si sono viste e ascoltate band peggiori. La leggenda narra che i quattro fossero talmente contenti della loro rilettura del Bolero di Ravel che iniziarono a parlare della possibilità di formare un gruppo per conto proprio. Ma fu Moon a smontarli dicendo: «Farebbe la fine di un pallone di piombo» (“It would go over like a lead balloon”), fornendo a Page e Jones l’ispirazione per il nome della loro nuova band, che avrebbe esordito di lì a due anni.

Hurdy Gurdy Man

Donovan

21 maggio 1968

Dopo aver partecipato due anni prima alle registrazioni del singolo Sunshine Superman (1966), Page torna in studio con Donovan. Assieme a loro ci sono anche John Paul Jones al basso e John Bonham alla batteria, sempre più vicini al debutto dei Led Zeppelin. Ma non è tutto: nel documentario Sunshine Superman: The Journey of Donovan il cantautore scozzese sostiene che il sound di questo brano avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella definizione di quello del nuovo gruppo.

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