I migliori e peggiori dischi di Drake | Rolling Stone Italia
Certified Hit Boy

Tutti i dischi di Drake, dal peggiore al migliore

Da Toronto la forza un po’ gentile e un po’ sbruffona del rapper è arrivata ovunque nel mondo. In attesa del nuovo album, ecco la classifica dei precedenti 16, dal mixtape ‘Room for Improvement’ a ‘Her Loss’

Tutti i dischi di Drake, dal peggiore al migliore

Drake

Illustrazione di Matthew Cooley. Foto: Amy Sussman/Getty Images (1); Aaron Rapoport/Corbis/Getty Images (2); Gabe Ginsberg/Getty Images (3)

Dopo tanti anni al top, Drake incarna ancora l’idea di yin e yang nell’hip hop. È un vero visionario della musica. E che storia è, la sua: un attore bambino di Toronto di nome Aubrey Graham recita in Degrassi: The Next Generation, ma poi la sua carriera da rapper lo porta fino alla crew Young Money del mentore Lil Wayne. Drake è un rubacuori pop di successo che si trasforma in un guerriero del rap, infilando in ogni barra più sentimenti di chiunque altro sulla piazza mettendo in mostra vulnerabilità emo e allo stesso tempo spavalderia da duro (per non parlare del suo modo di ballare).

Drake è il re dell’economia dello streaming basata sul more-is-more, uno che si rifiuta di imparare a gestire la propria vita sentimentale o di fare editing ai suoi cavolo di album. È il saggio ebreo canadese che parla di sesso in modo più poetico dai tempi di Leonard Cohen. In attesa del suo disco, ecco un countdown in cui la sua intera discografia è ordinata dall’album peggiore al migliore.

16

Room for Improvement

2006

Il mixtape di debutto ha un titolo autoironico. Drake scherzava o cercava semplicemente di abbassare l’asticella delle aspettative? Aveva margini di miglioramento e stava ancora imparando a rappare. Video Girl è la sua prima potenziale hit pop, mentre Try Harder è un assaggio del suo stile più maturo. “A volte mi sento come se Lohan e Hilary Duff fossero le uniche in grado di capire quello che sto per dire in questa canzone”: wow, un rapper che ha il fegato di iniziare così un pezzo deve avere qualcosa di speciale.

15

Comeback Season

2007

Solo Drake poteva giocarsi la carta del ritorno col secondo mixtape. In Comeback Season passa dall’aggressività del rap al pop autoironico, come in Asthma Team, quando urla: “Smettetela di comportarvi come se le ragazzine fossero il mio unico mercato”. Comeback Season è il suo album più alternativo, palesemente influenzato da artisti underground come gli Slum Village. Qui duetta con Phonte dei Little Brother in Think Good Thoughts, su un sample molto in stile Drake, Sweet Love di Anita Baker.

14

Her Loss

2022

È l’album nato dalla collaborazione con 21 Savage sulla scia della loro hit Jimmy Cooks. Eppure l’energia che corre sull’asse Atlanta-Toronto non si sprigiona a dovere nell’album: la voce di Drake sembra forzata e 21 resta relegato a un ruolo secondario. Ci sono momenti interessanti, come Treacherous Twins e Rich Flex, ma il disco non è divertente come il mixtape di Drake e Future What a Time to Be Alive o come Honestly, Nevermind di pochi mesi prima.

13

Dark Lane Demo Tapes

2020

Con l’industria musicale in stallo per via della pandemia, Drizzy ha riempito il vuoto con una serie di schizzi, esperimenti e leak su SoundCloud. Dark Lane Demo Tapes non può essere paragonato ai suoi album (mancava ancora un anno all’uscita di Certified Lover Boy), ma dimostra comunque il genio musicale di Drake. L’apice è Pain 1993, il suo duetto in baby talk con Playboi Carti. Demons è all’insegna della drill di Brooklyn, con Fivio Foreign e Sosa Geek, mentre War è drill made in UK con AXL Beats. Con D4L si avventura nei suoni di Atlanta con la collaborazione di Young Thug, Future e Southside. E con Toosie Slide Drake dimostra una volta ancora di saper scatenare una moda di ballo su TikTok.

12

Thank Me Later

2010

Il debutto ufficiale di un nuovo fenomeno pop, non ancora l’artista emotivamente disastrato che sarebbe diventato da lì a poco. Thank Me Later è stato una vetrina per successi del calibro di Best I Ever Had. In radio suonava bene: nella Top 40 noiosa del 2009 qualsiasi cosa che non fosse dei Black Eyed Peas era una boccata d’ossigeno. Poi Drake si fa più profondo in brani come Karaoke, The Resistance e Shut It Down. È ancora sconvolgente sentirlo in coppia con Lil Wayne: la Lil-Weezy-Ana (la Louisiana, luogo di origine di Lil Wayne, ndt) sulla carta è lontanissima dalla Toronto di Drake, eppure sembra che quei due arrivino dallo stesso posto.

11

Views

2016

Un doppio album molto vario, ma stranamente deludente, nonostante il numero di hit che contiene. Quando è uscito Views, Hotline Bling era già un classico, ma chiaramente ha demolito le altre 19 canzoni della tracklist. Oggi Views sembra più che altro la prova generale della deflagrazione pop globale di More Life e Scorpion. Il sound è rimasto quello tipico di Drake che, consumato dalle troppe serate nei club, si rifugia a casa con i suoi vinili soul di Miami degli anni ’70, tutti graffiati, e sente la mancanza di quella ragazza che si veste poco ed esce tanto.

10

What a Time to Be Alive

2015

La collaborazione con Future è una sveltina eccezionale: spensierata e usa e getta, ma nella migliore delle accezioni. Per realizzarla ci hanno messo solo sei giorni in studio, ma pare che il budget prevedesse anche un po’ di tempo extra per fare le ore piccole negli strip club, finendo coricati a faccia in giù in una pozza di alcol, pillole, rimpianti e vergogna. Drake era lanciatissimo: aveva appena pubblicato If You’re Reading This It’s Too Late, per poi polverizzare Meek Mill in una delle più grandi battaglie rap del secolo. E Future arrivava da DS2. Entrambi erano ancora più arroganti del solito, e si sente. Soprattutto quando Drake si pavoneggia in 30 for 30 Freestyle e Jumpman, che ha ispirato una scenetta memorabile di Taylor Swift.

9

Certified Lover Boy

2021

La cosa più vicina a un album di stand-up comedy che Drake abbia fatto, il che spiega perché Certified Lover Boy è sempre stato divisivo. Ma tutto, a partire dalla copertina, dipende solo da quanto vi piace l’umorismo di Drake nella sua declinazione più autodenigratoria. Girls Like Girls, Fucking Fans, l’omaggio ai Right Said Fred Way 2 Sexy… aiuto! Linserimento di Michelle dei Beatles in versione chipmunk in Champagne Poetry è un momento frivolissimo degno di Macca. Non esiste battuta troppo ovvia per il certified lover boy ed è anche per questo che molti lo apprezzano. È un vero peccato che Rodney Dangerfield non abbia vissuto abbastanza per fare un featuring.

8

More Life

2017

Questa “playlist” di 22 canzoni cos’è esattamente? Un album? Un mixtape? Uno stile di vita? Con More Life Drake fa la sua grande dichiarazione in salsa hip hop e yacht pop, con suo padre in copertina che fa molto Ron Burgundy, con tanto di pipa e baffi. More Life era in anticipo sui tempi e, infatti, ogni anno che passa suona sempre meglio. Si tratta di un grande viaggio pieno di groove tropicali: dalla dancehall giamaicana di Blem alla house sudafricana di Get It Together. Passionfruit è un brano da discoteca anni ’80, ma è sua madre a rubare la scena con un messaggio vocale: «Sai, tesoro, sono un po’ preoccupata per il tono negativo che sento nella tua voce in questi giorni».

7

Care Package

2019

Questa compilation raccoglie i brani che Drake ha sparso in giro dal 2010 al 2016, tra cui alcuni dei suoi pezzi migliori. Paris Morton Music nel 2010 ha rappresentato una svolta, mostrandoci il suo tedio posh con barre come “parlo in modo più elegante di un pappone di Augusta”. L’amatissima Jodeci Freestyle, duetto con J. Cole pubblicato su SoundCloud nel 2013, rende omaggio ai giganti R&B anni ’90 (c’è un altro grande omaggio ai Jodeci in How Bout Now). In Girls Love Beyoncé si inchina alla regina su un loop di Say My Name: Drake rappa parlando di Bey e riflette sul motivo per cui lui non riesce a essere un uomo migliore, introducendo un vero e proprio mood proto-Lemonade. E fa una confessione toccante: “Ho bisogno di qualcuno con cui uscire dalla porta principale”.

6

Honestly, Nevermind

2022

Drake è un grande artista pop perché è un grande fan del pop, sempre in cerca di nuovi ritmi, nuovi suoni, nuovi stili. Prodotto dalla leggenda della house sudafricana Black Coffee, Honestly, Nevermind è il suo album più vario. Mescola stili come il Baltimore Club e il Jersey Club, ma anche il Ghana con Atlanta e la lo-fi house con l’ansia. Massive è un pezzo da rave mentre Texts Go Green è una classica cronaca diaristica dell’infelicità di Drake (“Non riesco nemmeno a ricordare quando ci siamo persi / È stato l’anno scorso? Quest’anno? Un altro?”: cerca di concentrarti, amico). “Ho voltato pagina tanto tempo fa”, dice il ragazzo che non ha mai voltato pagina in vita sua.

5

So Far Gone

2009

È il mixtape che l’ha reso famoso come rapper, presentandoci anche il suo fedele producer Noah “40” Shebib. Houstatlantavegas ha contribuito a creare l’enigma di Drake: introspettivo, triste, ma anche meschino, bad boy e autolesionista. In altre parole è una descrizione accuratissima del Drake che il mondo avrebbe imparato a conoscere e amare.

4

Scorpion

2018

Un doppio album arrivato a sorpresa, che svela più di quanto fosse realmente necessario le passioni e il dolore di Aubrey G. I titoli sono lo specchio del suo umore: In My Feelings, I’m Upset, Jaded, Emotionless. Come succede di solito con Drake, la gente si è lamentata dicendo che forse così era troppo, ma quando si tratta di questo ragazzo il troppo è l’elemento fondamentale. God’s Plan è stata in cima alla Hot 100 per 11 settimane per essere poi rimpiazzata da Nice For What, che è rimasta al top per otto. Poi Drake si è piazzato nuovamente al primo posto con In My Feelings, che è restata in vetta per dieci settimane. I momenti belli sono molti: Summer Games è synth pop new wave anni ’80, mentre Nice for What mescola il bounce di New Orleans con un ritornello soul vintage di Lauryn Hill. E quando Drake abbocca all’esca di Pusha T e si arrovella sul tema della paternità, trasforma una sconfitta in una vittoria (o, almeno, in una verità) come solo lui sa fare.

3

If You’re Reading This It’s Too Late

2015

L’ultima cosa che ci si aspettava, nei primi mesi del 2015, era che Drake pubblicasse un mixtape di puro rap con sfuriate come 10 Bands ed Energy (anche se aveva annunciato If You’re Reading This It’s Too Late definendolo un mixtape grezzo e di strada, il disco è stato comunque un successo: l’unico a vendere un milione di copie nel 2015). Qui il rapper si lamenta a destra e a manca. Si lagna delle groupie: “Ho qui delle puttane che mi chiedono la password del wi-fi”. Si risente perché il padre di una groupie non gli ha mandato un biglietto di ringraziamento per il regalo di Natale. Si lamenta persino di aver dovuto accompagnare, durante una nevicata, la sua ragazza a sostenere un esame di abilitazione. Si arrabbia perché a Toronto c’è la neve: questo è Drake al massimo della forma.

2

Nothing Was the Same

2013

Il suo album più rappresentativo, quello che porta ogni suo stato d’animo all’estremo. Dal punto di vista delle emozioni, Drake passa da 0 a 100 in un attimo toccando nuove vette con il successo R&B Hold On, We’re Coming Home, una slow jam di Quiet Storm con Majid Jordan. Started From the Bottom e Tuscan Leather sono hit, mentre Wu-Tang Forever rappresenta il lato romantico del disco. Worst Behavior è il momento più duro di sempre di Drake. Chi altro potrebbe passarla liscia con un verso come “soldi del Bar Mitzvah, proprio come il mio cognome, Mordecai”? Nothing Was the Same è il suo album più conciso, forse l’ultimo momento della storia in cui Drake, per motivi di ordine commerciale, aveva ancora qualche stimolo a trattenersi.

1

Take Care

2011

La grande svolta creativa di Drake che, nel novembre 2011, l’ha consacrato come rapper in grado destreggiarsi fra strada, club e disastrose telefonate notturne da sbronzo, ma senza sacrificare nulla di se stesso. In Headlines e The Motto si fa carico dell’atteggiamento sbruffone dell’hip-hop (“Clubbing a manetta, scopare donne, non c’è molto da fare”: già). Quando però la festa finisce si apre con Marvin’s Room, la confessione notturna definitiva sul tema della solitudine. E qui c’è anche il lamento per eccellenza di Drake: “Ho fatto sesso quattro volte questa settimana, ve lo dico / Sto faticando ad abituarmi alla fama”. Tra gli ospiti figurano Birdman, Kendrick, Nicki Minaj e la nonna di Drake. Il duetto con Rihanna che dà il titolo all’album ha una certa tensione erotica. Nel giro di pochi anni, Drake arriverà ai VMAs per poi tenere un discorso sulla sua cotta non ricambiata per Rihanna, durante il quale lei si è limitata a sgranare gli occhi. Era già tutto dentro Take Care.

Da Rolling Stone US.

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