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Trent’anni di Concertoni del Primo Maggio: 10 esibizioni memorabili

De André con Roberto Murolo, i Radiohead di 'The Bends', Lou Reed, Robert Plant e Franco Battiato solo in un teatro: ecco i momenti più incredibili della lunga storia del concerto di Piazza San Giovanni

Foto: Elisabetta A. Villa/WireImage

Sarà un Concertone diverso quello di stasera: niente maratona dalle 3 del pomeriggio, niente tempi morti (si spera) e niente, soprattutto, “assembramenti” a Piazza San Giovanni. Peccato, non altro perché è capitato in occasione – ebbene sì – del trentesimo anniversario della prima edizione del raduno indetto da Cgil, Cisl e Uil. Trent’anni, quindi, in cui si è passati dai lussuosi ospiti internazionali all’alternative italiano, ai cantautori e al pop di oggi. Ma sono stati anche trent’anni di bestiario: polemiche, provocazioni, censure e – perché no? – parodie, cadute di stile, meme. Per questo, nel bene e nel male, rivediamo le 10 esibizioni più memorabili dal 1990 a oggi, in attesa del Concertone di stasera: che non sarà tanto ‘one’, ma che non è detto non ci regali altri momenti da ricordare. Che siano gli stereotipi di sorta o un set che ci faccia saltare dal divano – questa volta che non possiamo che seguire da qui.

P.S. Menzione d’onore per tutte le provocazioni più o meno censurate di questi anni, da Elio e le Storie Tese che nel 1991 furono cacciati dal palco per una satira improvvisata (con nomi e cognomi) sulla classe politica di allora, a Luca Romagnoli del Management del Dolore Post-Operatorio, che nel 2013 si denudò in diretta. Le loro testimonianze non sono più su YouTube, quindi le abbiamo lasciate fuori dalla lista. Ma ci impegniamo, tutti, a raccontarne le gesta ai nipoti, affinché il loro sacrificio non sia stato vano.

Fabrizio De André e Roberto Murolo (1992)

Pronti via, partiamo subito con un’esibizione storica, che è diventata un’icona del Primo Maggio, o perlomeno di ciò che era all’inizio. Siamo nel 1992, alla terza edizione, e l’headliner è nientemeno che Fabrizio De André, che insieme al leggendario chitarrista napoletano Roberto Murolo suona Don Raffaè. La scena dei due che, come pifferai magici, incantano Piazza San Giovanni è solo un lato della medaglia; dall’altro, c’è la storia di una canzone anarchica, incendiaria, che con le sue contraddizioni si prende la prima serata di Rai Uno alla festa dei lavoratori. E il Concertone che, dopo quella sera, può mettere in curriculum di aver avuto Faber, sul proprio palco. Chi ben comincia…

Franco Battiato (1992)

Restiamo nel 1992, ma passiamo a tutt’altra atmosfera. Negli anni ’90 Franco Battiato era di casa al Primo Maggio, tanto che una volta si presenterà addirittura con un coro formato dal meglio dell’alternative italiano di allora, tra cui Giovanni Lindo Ferretti, Üstmamò e Mara Redeghieri. Ma l’esibizione più atipica resta proprio questa della terza edizione: in un insolito collegamento dal Teatro dell’Opera, rigorosamente vuoto, il cantautore siciliano esegue una versione intima di Prospettiva Nevski, accompagnato solo dal pianoforte e dal silenzio della sala. Lontana dalla milionata di Piazza San Giovanni, rivista oggi sembra quasi una prova generale del Concertone televisivo che ci aspetta stasera. Nel caso, speriamo che qualcuno voglia prendere esempio da qui.

Robert Plant (1993)

Per gli appassionati di rock, il Concertone del 1993 resta una manna. In quota italiana c’erano i Litfiba durissimi di Terremoto, con Pelù che provocò l’allora Papa Giovanni Paolo II sul sesso; in quella internazionale, addirittura dei monumenti come gli Iron Maiden. E poi, soprattutto, Robert Plant, che con Whole Lotta Love, da Led Zeppelin II, farà fischiare le orecchie ai fortunati di Piazza San Giovanni fino al suo ritorno, nel 2002. Ugualmente intenso, ma la prima volta di una leggenda del genere, al Primo Maggio, ha un altro gusto.

Lou Reed (1994)

Il Primo Maggio ha avuto talmente tante trasformazioni d’identità che, dalla prospettiva italiana e pop di oggi, sembra assurdo pensare agli artisti internazionali che una volta suonavano a San Giovanni. Tanto più se realizziamo che uno come Lou Reed era persino un habitué del Concertone. In assoluto, meglio la sua prima esibizione: questa del 1994 di mezz’ora, squadrata e sporca, in cui da solo, con la chitarra elettrica, ipnotizza in un silenzio irreale la piazza. Fra una I’m Waiting for the Man, un “arrivederci” detto all’americana e il finale con Walk on the Wild Side, in cui prova anche a far cantare il pubblico. Tanto basta.

Radiohead (1995)

Una perla: i Radiohead, giovanissimi, al Concertone. Siamo nel 1995, quando la band – ancora poco conosciuta e lontana dalla doppia rivoluzione di Ok Computer e Kid A – sale sul palco verso fine serata, senza neanche troppa considerazione generale, in un breve set per presentare l’allora neonato The Bends, con cui stavano cercando di uscire dal “polmone di ferro” in cui si erano cacciati col successo di Creep. Una testimonianza rara tanto per l’occasione in sé, soprattutto a posteriori, quanto per Colin Greenwood che prima di suonare, in un’intervista, prova a parlare italiano. Niente da dire: gli anni ’90 erano davvero l’epoca d’oro del Primo Maggio.

Oasis (2002)

Sarà la nostalgia balorda di Don’t Stop o il fatto che in Italia gli Oasis hanno sempre avuto un pubblico caldissimo, ma vista oggi la loro unica apparizione nella storia del Concertone trasmette un’atmosfera epica, che tocca l’apice con una versione lentissima – e cantata a squarciagola da tutta la piazza – di Don’t Look Back in Anger, in un vero e proprio rito catartico. Era il 2002, l’anno di Heathen Chemistry, e quindi non certo uno dei loro più ispirati (neanche a livello estetico: rKid con la smanicata e i pantaloni larghi, ehm), eppure la performance sembra uscita direttamente dagli anni d’oro e dall’apertura di The Hindu Times alla chiusura col classicone-manifesto di Rock’n’Roll Star non perde un colpo. E poi Liam e Noel, insieme, come dei divi, su quel palco: da raccontare.

Nick Cave and the Bad Seeds (2003)

Uno dei suoi momenti d’oro il Concertone l’ha vissuto nel 2003: Nick Cave curvo sul piano, ospite d’onore, accompagnato da parte dei Bad Seeds. Era il periodo del compassato Nocturama, da cui è presa anche questa Wonderful Life, che apre un set che si chiuderà poi con The Mercy Seat, per un’esibizione dall’atmosfera scura, elegante, pulita. Quasi una mosca bianca rispetto alle altre che ha visto Piazza San Giovanni.

PGR (2004)

“Posso essere perplesso se chi fa il bene dell’umanità / mette i propri vecchi all’ospizio? / Se chi fa il volontario ci guadagna un salario?”. Quando Giovanni Lindo Ferretti sale sul palco coi PGR, terza sua reincarnazione dopo CCCP e C.S.I., e canta questa frase (il pezzo è Casi difficili) sembra quasi un’eresia. In un Concertone politico, trasmesso con venti minuti di differita per censurare eventuali esclamazioni scomode, è una presa di posizione d’indipendenza persino radicale, una provocazione all’ipocrisia di certi ambienti a cui invece ci si aspettava potesse strizzare l’occhio, per quanto siamo ancora lontani dalle idee destrorse che avrebbe sposato più avanti. Il resto, qui, lo fa quindi un’esibizione intensa e violenta, un po’ sperimentale e un po’ afro, sorretta dalla chitarra in fiamme di Canali e dal basso martellante di Maroccolo. E dopo la serata non sarà più la stessa.

Vasco Rossi (2009)

Troppo grande per il Concertone? L’esibizione di Vasco Rossi del 2009 si porta dietro questo dubbio: non è dato sapere in quanti, della milionata di San Giovanni, fossero lì solo per lui, ma il risultato è che gli altri set (compresi quello della PFM e l’acustico di Manuel Agnelli) rimasero subissati da cori pro-Blasco, inviperendo persino il conduttore Sergio Castellitto. Poi il rocker (che a fine serata avrebbe devoluto il cachet ai figli dei morti sul lavoro) entrò in scena a mettere pace fra le parti, e in un attimo ci passarono davanti dieci anni di evocazioni, appelli e suggestioni per averlo di nuovo lì dopo l’ospitata del 2000. Il resto fu una spola – già settata sull’hard rock degli show di oggi – fra classiconi come Sally, T’immagini e Gli spari sopra con i pezzi allora nuovi (Vieni qui). Mentre sembrava di stare, davvero, a San Siro.

Francesco De Gregori e Lucio Dalla (2011)

Più di trent’anni dopo Banana Republic, Francesco De Gregori e Lucio Dalla tornano a suonare insieme con Work in Progress: come dei vecchi maestri e non più delle giovani star-cantautori, con un’aria molto più sacrale intorno di quella che avevano nel 1979, ma ancora disposti a non prendersi sul serio. Quello del Primo Maggio 2011 è quasi un concerto vero e proprio (tre quarti d’ora di set), in cui sin dalle prime note di Titanic si capisce che fra quelle note passerà la storia del nostro Paese, dalla politica al nazionalpopolare. E fra il cappello da cowboy di De Gregori, il guanto rosa di Dalla, L’anno che verrà, Disperato erotico stomp e La donna cannone così sarà.

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