Sei fuori dalla band! Le 30 rotture più drammatiche della storia | Rolling Stone Italia
Chitarre e guantoni

Sei fuori dalla band! Le 30 rotture più drammatiche della storia

Dai Van Halen ai... Van Halen, passando per Beatles, Oasis e Pink Floyd, storie di conflitti che finiscono con una separazione dolorosa o con lo scioglimento. Poco «peace & love», molto «war & money»

Sei fuori dalla band! Le 30 rotture più drammatiche della storia

Illustrazione di Tracy Alison per Rolling Stone US. Foto: Dave Hogan/Getty Images; Paul Natkin/Getty Images; Anthony Barboza/Getty Images; Richard E. Aaron/Redferns; Robert Knight Archive/Redferns; Koh Hasebe/Shinko Music/Getty Images; Silver Screen Collection/Getty Images; Adobe Stock

«Stare in una band è difficile», ha detto Bono all’inizio di quest’anno. «Più s’invecchia, più diventa complicato. Quando si cresce insieme, ci si ispira a vicenda e più si discute, più si diventa bravi. A un certo punto, però, quando le cose iniziano ad andare bene, vien fuori la natura del maschio dominante e si fa dura. Come potete immaginare, c’è sempre qualcuno che dice: “Fanculo, io me ne vado”».

Gli U2 sono una delle poche band nella storia del rock in cui nessun membro ha mai detto «fanculo, io me ne vado», anche se il batterista Larry Mullen Jr. è in pausa per riprendersi da un’operazione alla schiena. I gruppi si sciolgono fin dai tempi degli Everly Brothers, negli anni ’50. Spesso in modo spettacolare. Nascono attriti per questioni di soldi o per il controllo creativo, ma anche per differenze religiose o disaccordi sulla frequenza delle tournée. E poi c’è semplicemente il fatto che molte band nascono quando i musicisti sono adolescenti. Immaginate di trascorrere decenni con i vostri compagni di liceo senza poter prendere decisioni importanti per la vita e la carriera se non sono tutti d’accordo. Se aggiungete milioni di dollari e l’adulazione globale, le cose si complicano piuttosto velocemente. Se poi, come nei Fleetwood Mac, nei Sonic Youth o negli ABBA ci sono in ballo anche storie d’amore, la rottura può diventare drammatica.

L’elenco che segue è il tentativo di stilare una classifica delle 30 rotture più terribili della storia del rock, dalla meno alla più acrimoniosa, con i primi posti occupati da casini leggendari. E dato che alcuni gruppi non imparano mai la lezione, c’è chi è presente in più di una posizione. Abbiamo incluso anche i casi in cui un membro fondamentale se n’è andato e il gruppo ha continuato. L’elenco copre praticamente tutti i generi, dal classic rock al teen pop all’hip hop. È la prova che se c’è una cosa che ci accomuna tutti è che, alla fine, arriviamo al punto di non sopportare più i nostri colleghi.

30

Creedence Clearwater Revival

Foto: Evening Standard/Hulton Archive/Getty Images

Tra il 1968 e il 1970, i Creedence Clearwater Revival hanno sfornato sei album e sono entrati in classifica con alcuni dei più grandi singoli della storia del rock come Proud Mary, Fortunate Son, Bad Moon Rising. Dietro le quinte serpeggiavano profondi risentimenti, giacché John Fogerty scriveva e produceva tutto il materiale lasciando poco spazio ai compagni. La situazione era particolarmente pesante per il chitarrista Tom Fogerty, fratello maggiore di John, che ha lasciato il gruppo nel 1971. «Era il fratello maggiore, ma il minore aveva molto più talento», ha scritto Fogerty nel suo libro Fortunate Son, «quindi era geloso anche più degli altri due Creedence». La band ha proseguito per un breve periodo come trio, ma il bassista Stu Cook e il batterista Doug Clifford insistevano per partecipare alla scrittura delle canzoni. Il risultato è stato Mardi Gras, uno degli album peggiori della storia del rock e ultimo sussulto della band, che si è sciolta poco dopo. Da allora i rapporti sono stati molto tesi, per usare un eufemismo.

29

Aerosmith e Joe Perry

Foto: Gems/Redfern

Il World Series of Rock del 1979, al Municipal Stadium di Cleveland, aveva un cartellone incredibile con AC/DC, Journey, Thin Lizzy, Ted Nugent e Aerosmith. Il momento più famigerato della manifestazione è stato quando Terry Hamilton, moglie del bassista degli Aerosmith Tom Hamilton, ha lanciato un bicchiere di latte addosso a Eyssa Perry, moglie del chitarrista della band Joe Perry. «Ho litigato con Joe», ha scritto Steven Tyler nella sua autobiografia. «“Amico, non puoi venire qui e tenere a bada la tua donna?”. A volte capita di comportarsi in modo assurdo, quando invece vorresti dire semplicemente “Vaffanculo!”. Avrei potuto dire “Me ne vado”, ma non l’ho fatto. Ho detto invece: “Sei licenziato!”. L’ho detto sul serio! Non ho mai preso a pugni Joe, ma quella sera ci sono andato  vicino». Perry ha mollato la band dopo l’incidente del latte versato per tornarci solo nel 1984.

28

Fifth Harmony

Foto: Gregg Deguire / Wireimage

Come hanno imparato a loro spese gli S Club 7, è una pessima idea comunicare al mondo il numero esatto di membri di una band quando si sceglie il nome. Perché un componente insoddisfatto se ne può andare in qualsiasi momento trasformandovi in una barzelletta. È successo alle Fifth Harmony nel 2016, quando Camila Cabello ha mollato per concentrarsi sulla carriera solista. «Siamo state informate dai suoi rappresentanti che Camila ha deciso di lasciare le Fifth Harmony», hanno scritto le quattro rimanenti in un comunicato glaciale. «Le auguriamo ogni bene». Glielo hanno augurato a tal punto che l’anno successivo, quando si sono esibite agli MTV Video Music Awards, hanno iniziato la loro performance facendo credere che un quinto elemento del gruppo fosse caduto rovinosamente dal palco. «Mi ha davvero ferito», ha detto la Cabello al New York Times. «Non me l’aspettavo, non ero pronta, soprattutto perché a quel punto mi ero ormai lasciata tutto alle spalle». Il gruppo ha risposto spiegando che voleva «mostrare al mondo in modo artistico che, ehi, noi quattro siamo le Fifth Harmony». A quanto pare, al mondo non importava granché. Le Fifth Harmony si sono sciolte nel 2018, dopo che dal loro unico LP senza Cabello non è uscita neppure una hit.

27

Clash

Foto: Michael Putland / Getty Images

I Clash avevano parecchi motivi per essere contenti alla fine del tour di Combat Rock del 1982. Erano uno dei gruppi rock più acclamati dalla critica e uno dei più popolari grazie alle hit Rock the Casbah e Should I Stay or Should I Go. Hanno persino suonato negli stadi aprendo per gli Who. Ma sono stati costretti a licenziare il batterista Topper Headon per via della sua dipendenza dalla droga, nonostante lui avesse scritto Rock the Casbah; in più il frontman Joe Strummer e il chitarrista Mick Jones avevano visioni molto diverse a proposito del sound del gruppo. In poche parole: Jones si era infatuato dell’hip hop, mentre Strummer voleva tornare alle radici punk. Dopo un’esibizione allo US Festival del 1983, Jones è stato licenziato. Strummer e il bassista Paul Simonon hanno proseguito zoppicando per tutto il 1985, pubblicando il mediocre Cut the Crap. Ma senza Jones i Clash non funzionavano e il gruppo si è ritirato dalle scene alla fine dell’anno.

26

Eagles

Foto: Gijsbert Hanekroot / Redferns

Avranno pure scritto brani soft come Peaceful Easy Feeling e Take It Easy, ma Don Henley e Glenn Frey erano tipi tutt’altro che calmi. Erano i leader indiscussi degli Eagles grazie alle personalità dominanti e al fatto che scrivevano e cantavano la maggior parte delle canzoni del gruppo e la cosa ha innescato tensioni che hanno contribuito all’abbandono del chitarrista originale Bernie Leadon (nel 1975) e del bassista originale Randy Meisner (nel 1977). Nel 1980 gli Eagles erano una delle rock band più popolari d’America, ma anche una delle più lacerate. Il punto di rottura è giunto proprio quell’anno durante una raccolta fondi per il senatore della California Alan Cranston. Frey pensava che il chitarrista Don Felder fosse stato scortese con la moglie di Cranston e la litigata è continuata sul palco. «Ti prendo a calci in culo quando scendiamo da qui», ha detto Felder a Frey verso la fine del set. Ha segnato la fine della band fino al tour di reunion Hell Freezes Over (1994), ma gli Eagles erano ancora obbligati, per contratto, a consegnare l’LP Eagles Live. Come messaggio non troppo velato ai fan che il mondo degli Eagles stava per esplodere, la copertina del disco mostra un nido di uccelli pieno di granate.

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Simon & Garfunkel

Foto: Kevin Kane / Wireimage

Paul Simon e Art Garfunkel hanno ricucito il loro rapporto burrascoso nel 2003, quando hanno accettato di eseguire The Sound of Silence ai Grammy e hanno poi proseguito con una serie di tour di reunion nei sette anni successivi. Non saranno stati amici per la pelle, ma hanno fatto un sacco di soldi e gli impegni sporadici hanno lasciato a entrambi spazio per i rispettivi progetti. Andava tutto bene finché Garfunkel non si è strozzato con un boccone d’aragosta mentre si trovava in Nicaragua, per uno show privato. L’incidente gli ha causato un danno alle corde vocali che gli ha impedito di cantare durante il concerto da headliner del duo al New Orleans Jazz Fest, qualche settimana dopo, e ha costretto a cancellare l’imminente tournée. Garfunkel ha riacquistato lentamente l’uso della voce, ma Simon, sostenendo che il socio non era stato sincero al 100% sulla sua guarigione, si è rifiutato di riprogrammare il tour. Nel 2015, un Garfunkel frustrato ha rimbrottato Simon in un’intervista concessa al Telegraph. «Paul, come puoi andartene da questo posto bellissimo, sul tetto del mondo? Cosa ti succede, coglione? Come hai potuto lasciar perdere, idiota?». Poi ha aggiunto che Simon soffriva della sindrome di Napoleone e che lui se l’era fatto amico, alle elementari, solo perché gli faceva pena per via della statura. «Il desiderio di compensazione ha creato un mostro». Garfunkel poi si è dichiarato pentito di quei commenti, ma era troppo tardi. Simon ha escluso ogni possibilità di reunion futura. «Sinceramente, non andiamo d’accordo», ha detto nel 2016. «Quindi non è divertente. Se lo fosse direi: ok, ogni tanto andiamo là fuori e cantiamo un po’ di vecchie canzoni assieme. Così sì. Ma quando non è divertente e percepisci della tensione, be’, allora penso che ho un sacco di altre situazioni musicali in cui mi piace stare. Quindi non succederà mai più. Questo è quanto».

24

Van Halen (2004)

Foto: Sgranitz / Wireimage

I Van Halen esistevano solo di nome quando si sono riuniti a Sammy Hagar (vedi posizione numero 14 dell’elenco) per un tour nelle arene, nel 2004. Si trattava più che altro di un esperimento in cui due fazioni in rotta (i fratelli Van Halen, da una parte, e Hagar e il bassista Michael Anthony dall’altra) cercavano di capire se gradivano fare soldi e accontentare i fan più di quanto si odiavano a vicenda. Forse la cosa avrebbe potuto funzionare, se solo Eddie Van Halen fosse stato sobrio in quel periodo. Ma non lo era. Ed era anche incazzato perché Hagar aveva cercato di pubblicizzare la sua tequila Cabo Wabo durante il tour, tatuandosi persino il logo sul braccio. Le tensioni sono esplose durante l’ultimo concerto a Tucson, Arizona. «Eddie mi si è avvicinato prima dello show e mi ha abbassato la manica fino a coprire il tatuaggio», ha scritto Hagar nella autobiografia Red Rocker. «Io l’ho tirata su di nuovo e gli ho detto: “Non toccarmi la camicia, amico”. “Quella roba non durerà molto”, mi ha risposto, mostrandomi il suo tatuaggio dei Van Halen. “Vedi questo? Questo è meglio. Questo durerà di più”. È stato il peggior concerto che abbiamo mai fatto. Eddie ha suonato malissimo… mi hanno anche detto che in aereo, sulla via del ritorno, ha fatto una cazzata pazzesca. Era completamente andato e fuori di testa». Hagar e i Van Halen si sono riappacificati poco prima della morte del chitarrista, nel 2020, ma non hanno più suonato insieme.

23

Rage Against the Machine

Foto: Gie Knaeps / Getty Images

I Rage Against the Machine hanno passato gli anni ’90 a scagliarsi contro l’avidità capitalistica, i poliziotti razzisti, la politica estera americana pietata e imperialista, un sistema giuridico che favorisce i potenti. Poi, all’inizio degli anni 2000, hanno iniziato a litigare. Non hanno mai del tutto chiarito i motivi della rottura, anche se la decisione del bassista Tim Commerford di dare spettacolo agli MTV Video Music Awards arrampicandosi su un’impalcatura, con conseguente arresto, non ha facilitato le cose. Ci sono stati anche attriti a proposito della pubblicazione del disco di cover Renegades e litigi legati al merchandising della band. Il 18 ottobre 2000, Zack de la Rocha ha annunciato la fine del gruppo: «Sento che è necessario lasciare i Rage perché il nostro processo decisionale è andato in malora. Non soddisfa più le aspirazioni di noi quattro, collettivamente, come band e, dal mio punto di vista, ha minato i nostri ideali artistici e politici. Sono orgoglioso del nostro lavoro, sia come attivisti che come musicisti, oltre che debitore e grato a tutte le persone che hanno espresso solidarietà e condiviso con noi questa esperienza incredibile». Si sono poi riuniti per una serie di show, tra il 2007 e il 2011, e ci sono state altre esibizioni nel 2022, ma non hanno ancora pubblicato una sola nota di musica nuova.

22

Guns N’ Roses

Foto: Paul Natkin / Getty Images

Nel 1990 i Guns N’ Roses si sono separati dal batterista originale Steven Adler per via della sua grave dipendenza dall’eroina. Il chitarrista e fondatore Izzy Stradlin se n’è andato l’anno successivo a causa del burnout dovuto alle tournée massacranti e agli attriti coi suoi compagni di band. Nonostante le defezioni, il gruppo era ancora uno dei più grandi del pianeta quando, nell’estate del 1993, si è chiuso il tour (durato due anni e mezzo) di Use Your Illusion. La creazione di un vero e proprio album, dopo la raccolta di cover The Spaghetti Incident? del 1994, ha disintegrato il gruppo. Un grave motivo di disaccordo è stata la decisione del cantante Axl Rose di ingaggiare l’amico d’infanzia Paul “Huge” Tobias come nuovo chitarrista, nonostante non fosse in grado di scrivere canzoni, una mossa che si è scontrata con una forte resistenza da parte di Slash. «Senza dubbio, lui era l’uomo meno interessante e più insipido che abbia mai visto con una chitarra in mano», ha scritto Slash nel suo memoir. «Mi sentivo come se ci stessero obbligando a collaborare con persone senza talento, che non meritavano di lavorare con noi e non erano in grado di gestire un simile impegno». Poi, semplicemente, non riuscivano a trovare un accordo sul suono del nuovo album e le session erano sempre tesissime. Alla fine hanno provato a coinvolgere l’ex chitarrista di Ozzy Osbourne, Zakk Wylde, ma non c’è stato verso. «Dopo un po’, riuscivo a malapena a presentarmi perché l’astio che regnava era paralizzante», ha scritto Slash. «Era tutto troppo negativo». Slash se n’è andato nel 1996, seguito dal bassista Duff McKagan l’anno dopo. Quando la band è riemersa nel 2001, Rose era l’ultimo membro rimasto e il gruppo esisteva solo di nome. Slash e Duff sono tornati nel 2016 per un tour di reunion estremamente redditizio, tuttora in corso.

21

Police

Foto: Getty Images

A differenza di molte grandi band, i Police non sono cresciuti insieme. Fra Sting e il chitarrista Andy Summers ci sono quasi dieci anni di differenza e Stewart Copeland è un batterista nato negli Stati Uniti che il frontman ha conosciuto solo poco prima della nascita della band, nel 1977. I tre hanno stretto un legame solido durante gli esordi nel circuito dei club, ma si sono allontanati quando hanno cominciato a sfornare singoli di successo e a fare un sacco di soldi. Copeland e Summers non sopportavano che Sting dominasse il processo di scrittura, cosa che ha generato tensioni forti. «Parte dei problemi era dovuta al fatto che Stewart e Andy volevano scrivere», ha detto Sting nel 2007. «È difficile dire a qualcuno che una canzone non è buona, e di solito toccava a me farlo». Nel 1983 erano la più grande band del pianeta grazie a hit come Every Breath You Take e facevano sold out negli stadi, ma dietro le quinte litigavano come matti. «All’inizio era una specie di democrazia», ha detto Sting nel 2020, «poi è diventata una dittatura paternalistica». La dittatura paternalistica è giunta al capolinea nel 1984, quando la band ha concluso il tour di Synchronicity (105 concerti in tutto).

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Pink Floyd

Foto: RB / Redferns

Per capire che i Pink Floyd attraversavano un momento difficile quando è uscito The Final Cut, nel 1983, era sufficiente guardare i crediti indicati sull’album. “Di Roger Waters”, si leggeva, “eseguito dai Pink Floyd”. Non c’è alcun riferimento al tastierista Richard Wright, dato che Waters l’aveva licenziato nel bel mezzo delle session di The Wall. Waters è anche il solo a essere accreditato in tutte le 13 canzoni di The Final Cut. Inutile dire che, a questo punto, David Gilmour era scontento di essere poco più che un chitarrista di accompagnamento. Il gruppo non ha portato in tour l’album e Waters ha lasciato la band un paio di anni dopo, dando il via a una brutta causa legale e a una battaglia via stampa, quando gli altri hanno deciso di continuare senza di lui. «Se qualcuno di noi doveva chiamarsi Pink Floyd, quello ero io», ha detto Waters a Rolling Stone nel 1987, quando da artista solista si è trovato a faticare a riempire le arene, mentre la sua vecchia band faceva sold out negli stadi. «Quello che c’è lassù è il mio maiale. È il mio aereo quello che si schianta. Il ghiaccio secco è roba loro».

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Blink-182 (2015)

Foto: Brian Gove / Wireimage

Tom DeLonge era in pessimi rapporti con i compagni di band dei Blink-182 nel 2008, quando il batterista Travis Barker ha rischiato di morire in un incidente aereo in cui sono rimaste uccise altre quattro persone. La tragedia ha messo in una diversa prospettiva i loro problemi personali e la band si è riunita nel 2009 per una serie di tour che si sono protratti per i cinque anni successivi. Ma i vecchi problemi hanno ricominciato a farsi sentire quando DeLonge ha rifiutato di partecipare alla registrazione di un nuovo disco. Inoltre, ha costretto la band a lavorare quasi interamente in base a quelli che erano i suoi impegni. Nel 2015, Mark Hoppus e Barker ne avevano ormai abbastanza e hanno annunciato che l’amico sarebbe stato sostituito da Matt Skiba degli Alkaline Trio. «È difficile coprire le spalle a una persona irrispettosa e ingrata», ha dichiarato Barker a Rolling Stone nel 2015. «Non hai nemmeno le palle per chiamare i tuoi compagni di band e dire loro che non registrerai e non farai cose coi Blink. Lo fai fare al tuo manager… quando ci siamo riuniti, dopo il mio incidente aereo, siamo tornati insieme solo, non so, forse perché sono quasi morto. Ma lui non ha nemmeno ascoltato i mix o il mastering del nostro LP [Neighborhoods del 2011]. Non gli interessava».

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Mötley Crüe e Vince Neil

Foto: Ross Marino / Getty Images

Nel 1992 i Mötley Crüe erano esausti. I tre anni precedenti erano stati un vortice folle, grazie all’enorme successo di Dr. Feelgood e del relativo tour, ma a pesare è stata anche la decisione di pubblicare subito dopo la compilation Decade of Decadence 81-91, a cui è seguito un altro tour imponente. A quel punto avevano bisogno di stare per un po’ di tempo lontani dal mondo della musica e l’uno dall’altro. Invece il management li ha rispediti subito in studio a incidere un altro disco. Vince Neil arrivava spesso in grande ritardo, innescando discussioni animate. «Me ne vado da qui, cazzo!», ha urlato dopo una lite particolarmente aspra. «Chiamatemi se cambiate idea, cazzo!». Neil sostiene di essere stato licenziato. La band dice che lui si è licenziato. «Il problema non era Vince», ha ammesso il batterista Tommy Lee nella loro autobiografia The Dirt. «Lui era solo il capro espiatorio».

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UB40

Foto: Brian Aris / Live 8 via Getty Images

Il gruppo reggae britannico degli UB40 ha inanellato una lunga serie di successi, negli anni ’80 e ’90, rileggendo in modo personale classici come Red Red Wine di Neil Diamond, Can’t Help Falling in Love di Elvis Presley e I Got You Babe di Sonny & Cher. Si sono sciolti nel 2008, quando il cantante Ali Campbell ha lasciato il gruppo. «Ali ha preso una decisione molto semplice: ha scelto di seguire una carriera da solista e di privilegiarla rispetto agli impegni con gli UB40», ha dichiarato la band in un comunicato. «Tutto qui». Più avanti, nello stesso anno, i restanti membri hanno chiamato il fratello di Ali, Duncan Campbell, a sostituirlo, causando una terribile rottura in seno alla famiglia che si è aggravata ancora di più quando Ali ha assemblato una versione concorrente degli UB40. «Sono rimasto lì fermo, per cinque anni, a guardare mio fratello Duncan che massacrava le mie canzoni», ha detto Ali. «Ora stiamo salvando il nostro lascito». Tutto ciò ha portato a una lunga battaglia legale che si è conclusa con un accordo. Duncan Campbell è stato poi colpito da un ictus e ha lasciato gli UB40, ma non ha ancora ricucito i rapporti col fratello. «Non proprio», ha risposto Ali a Good Morning Britain quando gli è stato domandato se avesse intenzione di fare pace col fratello malato. «Non ho alcun contatto con lui».

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Smashing Pumpkins

Foto: Paul Bergen / Redferns

Gli Smashing Pumpkins hanno retto alla morte del tastierista Jonathan Melvoin nel 1996, a due anni di assenza del batterista Jimmy Chamberlin in seguito a quella tragedia e alla decisione della bassista D’Arcy Wretzky di lasciare il gruppo nel 1999. Ma Billy Corgan, nel 2000, ha scelto di interrompere l’attività del gruppo: si vendevano sempre meno dischi e coi compagni di band c’erano problemi cronici che si era stancato di gestire. «La verità è che il chitarrista James Iha ha fatto sciogliere gli Smashing Pumpkins», ha dichiarato Corgan nel 2004. «Non sono stato io, né Jimmy, ma James. È stato d’aiuto il fatto che D’Arcy Wretzky sia stata cacciata perché era una tossicodipendente meschina, che rifiutava di farsi aiutare? No, non ha aiutato a tenere insieme la band, affatto… molti amici, all’epoca, mi suggerivano di lasciare che James se ne andasse, così che io e Jimmy potessimo continuare con il nome. Ma io ero troppo fedele alla persona con cui avevo iniziato tutta la storia, e così l’ho protetto fino alla fine».

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Sex Pistols

Foto: RB / Redferns

Pochi si sono sorpresi quando i Sex Pistols si sono sciolti, all’indomani del loro primo tour nordamericano (all’inizio del 1978) e dopo un solo album in studio. Il manager Malcolm McLaren provava un piacere perverso nel dividere la band in fazioni rivali e riteneva che il caos che ne derivava generasse un’attenzione utili da parte della stampa. Ma la decisione di licenziare il bassista originale Glen Matlock e di sostituirlo con Sid Vicious è stata più di quanto il gruppo potesse sopportare. Matlock era un autore di canzoni talentuoso e una persona relativamente tranquilla, mentre Vicious non sapeva letteralmente suonare il basso ed era un eroinomane. La loro implosione inevitabile è stata accolta da McLaren come un fatto positivo, dato che li aveva sempre visti più come una dichiarazione politica che come un gruppo rock. «Il management è stufo di gestire una rock band di successo», ha dichiarato. «Il gruppo è stufo di essere una rock band di successo. Bruciare i locali e distruggere le case discografiche è più creativo che farcela».

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Van Halen (1996)

Foto: Robert Knight Archive / Redferns

Otto anni prima di sciogliersi, alla fine del tour di reunion del 2004 (vedi sopra, al numero 24), i Van Halen hanno affrontato una battaglia ancora più dura. A scatenarla, tra le altre cose, è stata la colonna sonora di Twister. Quando è stato chiesto loro di incidere una canzone per quel film d’azione sui tornado, avevano appena terminato un lungo tour e Hagar ha detto ai compagni di essere esausto. Ne è scaturito un litigio pesante. «Questa era la situazione della band, allora», ha detto Hagar a Rolling Stone nel 2022. «Non importava cosa facessimo: litigavamo su tutto». I fratelli Van Halen hanno detto che Hagar si è licenziato, il cantante racconta una versione differente. «Eddie mi ha comunicato che ero licenziato. Erano le 9 del giorno della festa del papà, una domenica mattina. Squilla il telefono e io sono sdraiato con il mio bambino nato da poco. Lui mi fa: “Hai sempre voluto essere un artista solista, quindi vai e fallo. Noi richiameremo Dave”». Non è stato così semplice. La band nel 1997 ha ingaggiato Gary Cherone, l’ha licenziato dopo un album e un tour di scarso successo e ha trascorso gran parte del decennio successivo in uno stato di caos assoluto.

13

Crosby, Stills, Nash & Young (2015)

Foto: Digital First Media Group / Bay Area News via Getty Images

All’alba del nuovo millennio, proprio quando sembrava che CSNY sarebbero rimasti per sempre un ricordo, Neil Young ha deciso di resuscitare il gruppo per una serie di tour di reunion. Nel 2000, nel 2002 e nel 2006, CSNY hanno guadagnato una montagna di soldi e negli anni seguenti si sono ritrovati in occasione di alcuni spettacoli di beneficenza ed eventi speciali, senza che si manifestassero minimamente tutte le tensioni che avevano caratterizzato il loro percorso originale. Poi Young ha divorziato dalla moglie Pegi Young e ha iniziato a frequentare Daryl Hannah. E David Crosby, con un commento incauto che avrebbe poi rimpianto, ha definito l’attrice una «predatrice velenosissima» in un’intervista concessa a un giornale dell’Idaho. «Ho commesso un errore madornale», ha detto Crosby a Howard Stern. «Daryl Hannah non è mai finita in una prigione del Texas. Io sono messo molto peggio di lei. Che senso ha criticarla? Sta rendendo felice Neil. Io voglio bene a Neil e voglio che lui sia felice». Non è bastato. Young ha interrotto ogni comunicazione con l’ex compagno. Non si sono mai più parlati, sancendo la fine di CSNY per sempre.

12

Fleetwood Mac

Foto: Dia Dipasupil / Getty Images

Determinare una data precisa per lo scioglimento dei Fleetwood Mac non è semplice. La band ha trascorso tutti i suoi 50 anni di carriera in uno stato di frammentazione perpetua. Già prima di arrivare al successo, a metà degli anni ’70, si erano liberati di Peter Green, Danny Kirwan, Jeremy Spencer e Bob Welch. La formazione dei Mac che ha inciso Rumours e definito il rock californiano ha mantenuto ben vivo quello spirito caotico, dal divorzio di John e Christine McVie alla rottura di Stevie Nicks e Lindsey Buckingham, passando per la decisione di Buckingham di abbandonare la band dopo l’LP Tango in the Night del 1987, fino all’abbandono di Christine McVie nel 1998 (sarebbe tornata nel 2014). Nicks e Buckingham hanno poi concordato una fragile tregua nel 1996, che ha permesso loro di rimanere in pista per altri due decenni. Ma quando si è trattato di rimettere in moto i Mac per un altro tour, nel 2018, è andato tutto a rotoli. Tutto è iniziato al Radio City Music Hall di New York, quando la band è stata premiata da MusiCares: quella sera Nicks ha tenuto un lungo discorso, ma le è parso che Buckingham, alle sue spalle, sghignazzasse in modo irrispettoso. Giorni dopo, il manager Irving Azoff ha chiamato Buckingham per dirgli che Nicks non voleva più stare nella band con lui. «L’ironia è che da tantissimo tempo abbiamo una battuta sul fatto che Stevie, quando parla, la tira per le lunghe», ha detto Buckingham a Rolling Stone. «Può anche essere che io abbia riso. Perché ho visto Christine e Mick che, dietro di lei, stavano ballando il valzer per gioco». Buckingham ha intentato una causa contro la band per licenziamento illegittimo, causa che alla fine è stata risolta in via extragiudiziale. «Mi spezza il cuore il fatto che abbiamo trascorso 43 anni trovando sempre un modo per superare le nostre differenze personali e le nostre difficoltà, al fine di perseguire una verità superiore», ha detto Buckingham. «Questo è il nostro lascito. È di questo che parlano le canzoni. E non è questo il modo di concludere una storia del genere».

11

Supremes e Florence Ballard

Foto: Silver Screen Collection / Getty Images

Florence Ballard ha fondato le Primettes nel 1958, quando ancora frequentava le medie, invitando l’amica Mary Wilson e poi Diana Ross a unirsi al gruppo. Con un piccolo aiuto da parte di Smokey Robinson, il trio ha firmato con la Motown nel 1960 e ha cambiato nome in Supremes. Inizialmente le ragazze si alternavano al canto, ma il boss della Motown, Berry Gordy Jr., ha deciso che Ross era la leader e ha iniziato a piazzarla davanti alle altre durante le esibizioni, così come nei singoli delle Supremes. Col passare del tempo, il pubblico ha iniziato a vedere Wilson e Ballard come poco più che coriste della Ross. La Motown ha poi codificato questa situazione nel 1967, cambiando il nome del gruppo in Diana Ross and the Supremes. In quel periodo, Ballard è precipitata nell’alcolismo e ha iniziato a presentarsi in ritardo ai concerti. A sua insaputa, Gordy ha fatto in modo che la cantante di Patti LaBelle & the Blue Belles, Cindy Birdsong, seguisse il gruppo in tournée per impararne il repertorio, in modo da potersi poi unire a loro. Ballard non aveva idea di cosa stesse accadendo, finché nel backstage di un concerto a Las Vegas ha visto degli abiti di scena pronti per Birdsong. Ha quindi lasciato il gruppo per tentare di intraprendere una carriera da solista, ma non ha avuto successo e, nei primi anni ’70, si è vista addirittura costretta a chiedere un sussidio per campare. È morta praticamente senza un soldo nel 1976: aveva solo 32 anni.

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Queensrÿche e Geoff Tate

Foto: Larry Marano / Getty Images

I Queensrÿche hanno avuto un unico, breve, momento mainstream quando la loro power ballad Silent Lucidity si è piazzata al numero nove della Billboard Hot 100, nel 1990. Erano attivi nella scena metal già dal 1983, quando hanno pubblicato il singolo di debutto, il classico Queen of the Reich. Geoff Tate è stato il loro frontman fin dall’inizio, ma negli anni 2000 gli altri membri della band hanno iniziato a manifestare insofferenza nei suoi confronti, specialmente quando ha ingaggiato la moglie come manager e messo la figliastra a capo del fan club. Nel 2012, nel backstage di un concerto in Brasile, la situazione è degenerata dopo un meeting tesissimo in cui i compagni del cantante hanno votato per sollevare le componenti della sua famiglia dai loro rispettivi ruoli. «[Il batterista] Scott [Rockenfield] mi guarda, sorride e dice: “Abbiamo appena licenziato tutta la tua famiglia e tu sei il prossimo”», ha raccontato Tate a Rolling Stone nel 2012. «Ho perso la testa. Ho cercato di dargli un pugno. Ma non credo di esserci riuscito, perché qualcuno mi ha preso e trascinato via». Il cantante ha anche negato di aver puntato un coltello contro Rockenfield, ma la cosa certa è che Tate ha lasciato il gruppo a fine tour. Da quel momento è iniziata una battaglia legale lunga e spiacevole. Nel 2017 ha mollato anche Rockenfield.

9

Fugees

Foto: David Corio / Michael Ochs Archives / Getty Images

Forse prima d’iniziare la loro relazione all’apice del successo dei Fugees, nel 1996, Wyclef Jean e Lauryn Hill avrebbero dovuto andare a studiarsi la storia dei Fleetwood Mac per capire che era un’idea pessima. «Eravamo come due fuorilegge innamorati», ha scritto Jean nella sua autobiografia del 2012 Purpose: An Immigrant’s Story. «Litigavamo in aereo. Abbiamo bisticciato di brutto e a volte, quando la faccenda arrivava al culmine, lei mi ha picchiato proprio lì, fra i sedili, con gli altri passeggeri che fuggivano. Non ci hanno mai arrestati, ma in Europa ci siamo andati vicini un paio di volte». La situazione è peggiorata quando Hill ha scoperto di essere incinta e ha detto a Jean che lui era il padre, anche se quella gravidanza, in realtà, era il risultato della relazione con Rohan Marley, figlio di Bob Marley. «In quel momento qualcosa è morto, tra noi», ha scritto Jean. «Io ero sposato e Lauryn ed io avevamo una relazione, ma lei mi ha fatto credere che il bambino fosse mio: non glielo potevo perdonare… lei non poteva più essere la mia musa. Il nostro incantesimo d’amore si era spezzato». Inutile dire che questa è la campana di Jean. Le poche volte che Hill ha parlato direttamente della rottura, ha accennato a contrasti creativi e a liti per i crediti. «I Fugees erano una cospirazione per controllare, manipolare e incoraggiare la dipendenza», ha detto Hill nel 2005. «Non mi era permesso dire che ero grande; era considerato un atto di arroganza e presunzione».

8

N.W.A.

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A un anno appena dall’uscita di Straight Outta Compton del 1988, Ice Cube ha lasciato il gruppo perché riteneva che il manager Jerry Heller e gli altri membri gli negassero le royalties che gli spettavano. All’epoca non ha parlato molto della situazione, tenendo in serbo tutto il veleno per il suo brano solista del 1991 No Vaseline. “Ho iniziato con troppa zavorra”, canta. “Ho mollato quattro negri e ora mi sto intascando tutta la grana”. Poi fa a pezzi Dr. Dre, Eazy-E, MC Ren e DJ Yella, chiamandoli per nome (un esempio: “Ti stai facendo fottere molto velocemente / Il cazzo di Eazy puzza come la merda di MC Ren”). Il verso più controverso della canzone era rivolto a Heller: “Sbarazzati di quel diavolo in modo molto semplice, ficcagli una pallottola nella tempia, perché non puoi essere la Nigga 4 Life Crew con un ebreo bianco che ti dice cosa fare”. Gli N.W.A. si sono sciolti proprio in quel periodo, e anche Eazy-E e Dre si sono dissati. Alla fine hanno fatto pace quando Eazy-E è morto di AIDS, nel 1995. Ma No Vaseline resta ancora oggi uno dei diss più cattivi della storia della musica.

7

Van Halen (1984)

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I Van Halen compaiono tre volte in questo elenco, ma il loro primo scioglimento è stato di gran lunga il peggiore. È avvenuto proprio quando l’incarnazione della band con David Lee Roth alla voce era all’apice del successo, grazie all’LP 1984 e alle hit Jump, Hot for Teacher e Panama. Roth riteneva che il gruppo si stesse allontanando troppo dalle sue radici hard rock abbracciando l’uso dei sintetizzatori, mentre Eddie Van Halen pensava che il cantante fosse troppo concentrato sulla sua carriera solista e sul suo possibile futuro da star del cinema. Sotto c’erano anche divergenze di personalità che risalivano ai primi tempi della band. Nell’agosto del 1985, Eddie ha detto a Rolling Stone che le voci sull’uscita di Roth dalla formazione erano vere. «La band come la conoscete è finita», ha detto. «Dave se n’è andato per diventare una star del cinema. Ha persino avuto il coraggio di chiedermi se volevo scrivere una colonna sonora per lui. Sono in cerca di un nuovo cantante. È strano che sia finita. Ho passato 12 anni della mia vita a sopportare le sue stronzate».

6

Pantera

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All’inizio di dicembre del 2004, in un’intervista con Metal Hammer il frontman dei Pantera Phil Anselmo si è sfogato contro il chitarrista Dimebag Darrell. A quel punto il gruppo era fermo da tre anni e le due parti s’incolpavano a vicenda per l’impasse. Anselmo ha detto che Dimebag aveva un problema di alcolismo, mentre il chitarrista ha detto che il cantante si faceva di eroina. «[Dimebag] si è sempre ubriacato», ha detto Anselmo. «Succedeva praticamente ogni giorno. E ora mi dicono che è molto peggiorato. Mi aggrediva verbalmente. Era molto più piccolo di me e avrei potuto annientarlo e lui lo sa. Anche il mondo dovrebbe saperlo. Merita solo un sacco di botte». Pochi giorni dopo l’intervista, un fan squilibrato ha ucciso Dimebag durante un concerto a Columbus, Ohio. Sarebbe profondamente ingiusto attribuire ad Anselmo la colpa di quella tragedia, l’uomo che ha sparato ne è responsabile al 100%. Ma quel battibecco acceso, negli ultimi giorni di vita di Dimebag, ha dato a adito a contrasti profondi, mai risolti, tra Anselmo e il batterista dei Pantera Vinnie Paul, fratello di Dimebag. Paul è morto nel 2018. All’inizio di quest’anno, Anselmo e il bassista dei Pantera Rex Brown hanno riportato in vita la band con Zakk Wylde.

5

Everly Brothers

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Molto prima degli Oasis, dei Black Crowes e persino dei Kinks, c’erano gli Everly Brothers. Sono stati il primo gruppo rock con dei fratelli litigiosi, anche se pochi fan erano al corrente dei loro problemi personali negli anni ’50 e ’60, quando hanno sfornato successi come Bye Bye Love, Wake Up Little Susie e Cathy’s Clown. Come disse Phil Everly nel 1970, «abbiamo avuto un solo litigio: dura da 25 anni». Negli anni ’70 i due si stavano godendo i frutti del successo passato e bisticciavano come non mai. A complicare le cose c’era la dipendenza di Don Everly dal Ritalin, che secondo lui gli ha causato un esaurimento nervoso e l’ha costretto a sottoporsi a una serie di trattamenti con l’elettroshock. Nel 1973 i due hanno deciso di chiudere l’esperienza della band con un paio di show. «Quella sera ero mezzo ubriaco: l’unica volta che sono stato ubriaco sul palco in vita mia», ha raccontato Don Everly a Rolling Stone. «Sapevo che era l’ultima sera e mentre arrivavo ho bevuto un po’ di tequila e un po’ di champagne: ho iniziato a celebrare la fine. In realtà è stato un funerale». Phil Everly, infuriato perché il suo partner era ubriaco e sbagliava i testi delle canzoni, ha spaccato una chitarra, in stile Pete Townshend, e ha abbandonato il palco. Non avrebbero più suonato insieme per 10 anni.

4

Sonic Youth

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Come possono testimoniare Richard e Linda Thompson, Delaney e Bonnie Bramlett e Sonny e Cher, formare un gruppo musicale con il proprio coniuge è un’idea pericolosa. Può essere divertente quando il matrimonio va a gonfie vele, ma cosa succede quando sorgono dei problemi o ci si separa? Chi vuole stare in una band col proprio ex? Non sembrava che questo potesse essere un problema per i Sonic Youth, perché il matrimonio di Kim Gordon e Thurston Moore è durato decenni. Ma nel 2010 Gordon ha scoperto nel telefono di Moore dei messaggi di un’altra donna che hanno portato al divorzio dopo 27 anni di matrimonio. «Una mattina mi sono alzata per fare yoga», ha scritto Gordon nel suo memoir Girl in a Band. «Thurston stava ancora dormendo e ho guardato il suo cellulare. E così ho visto i messaggi di lei che parlavano del loro meraviglioso fine settimana insieme, di quanto lei lo amasse, e lui che le rispondeva con le stesse parole». Alla fine è andata sul suo portatile e ha scoperto molti altri scambi e persino un video semi-porno. La band ha continuato, ma si è sciolta qualche mese dopo.

3

Live

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Nel 2020, gli alternative rocker anni ’90 Live avrebbero dovuto ormai essere una macchina da soldi ben oliata. Avevano abbastanza hit (Lightning Crashes, I Alone, Selling the Drama) da restare sulla piazza in eterno e i quattro membri erano amici d’infanzia con legami profondi. Ma il chitarrista Chad Taylor, il batterista Chad Gracey e il bassista Patrick Dalheimer, un decennio prima, avevano portato un investitore di nome Bill Hynes nella loro orbita. Quello che è accaduto in seguito ha portato a gravissimi attriti e Hynes ha creato un tale casino che il frontman Ed Kowalczyk ha ritenuto di non avere altra scelta se non quella di licenziare tutti e tre gli altri e di far ripartire i Live con nuovi musicisti. Le probabilità di una reunion sono molto scarse. «Non voglio mai più suonare con Chad Taylor», ha detto Gracey a Rolling Stone. «Il modo migliore per trattare con un narcisista è non trattare con lui, quindi non voglio farlo. Ogni volta che apre la bocca, ti manipola, cerca di controllarti o di bullizzarti».

2

Oasis

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I fratelli Liam e Noel Gallagher avevano un rapporto conflittuale prima ancora di fondare gli Oasis, ma sono riusciti a restare uniti di fronte ai molti alti e bassi. «Lui è la persona più arrabbiata che possa capitare incontrare», ha detto una volta Noel. «È un uomo con una forchetta in un mondo fatto di zuppe». Solo dopo un incidente nel backstage, il 28 agosto 2009 a Parigi, la loro partnership è definitivamente implosa. Erano alla fine di un lungo tour e da poco avevano dovuto cancellare uno show perché Liam aveva la laringite (Noel sosteneva che fossero solo i postumi di una sbornia). Quella sera, a Parigi, Liam si è scagliato contro Noel con una chitarra mentre aspettavano di salire sul palco. «Ha iniziato a brandirla come un’ascia: non sto scherzando, cazzo», ha detto Noel nel 2015. «La sto prendendo alla leggera perché sono fatto così, ma è stato un atto di violenza inutile: con quella chitarra mi ha quasi staccato la faccia. È finita sul pavimento e io ho posto fine alle sue sofferenze». Gli Oasis quella sera non hanno suonato e da allora non l’hanno più fatto.

1

Beatles

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I Beatles in pratica hanno inventato il concetto di scioglimento di una band e le cose sgradevoli che sono scaturite dal loro hanno dettato lo standard per tutti gli altri. Gli storici del rock discutono da oltre 50 anni sull’esatta causa della loro separazione e nemmeno i membri della band sono d’accordo sulle motivazioni. «Dopo la morte di Brian, siamo crollati», ha detto John Lennon a Rolling Stone nel dicembre 1970, riferendosi al manager Brian Epstein, che aveva gestito la band fino alla sua morte, nel 1967. «Paul ha preso il suo posto e in teoria ci ha guidato. Ma come, visto che giravamo in tondo? Allora ci siamo sciolti. Quella è stata la fine».

In un’intervista del 2018 con Howard Stern, Paul McCartney ha affermato che Lennon è stato la vera causa dello scioglimento. «In una riunione, John è arrivato e ha detto: “Ehi ragazzi, lascio il gruppo”. Tutti i soldi che avevamo guadagnato e tutta la fama che avevamo ottenuto stavano andando in malora. C’era un tizio che stava per prendersi tutto. E io dicevo: “No, ragazzi. Non dobbiamo lasciare tutto in mano a questo tizio”». Si riferiva al sostituto di Epstein, Allen Klein, una figura estremamente controversa nella storia del rock che per un breve periodo è stato manager sia dei Beatles che dei Rolling Stones. McCartney era l’unico del gruppo che si opponeva al suo ingaggio. Gli altri si sarebbero resi conto che aveva ragione a nutrire dei dubbi, ma non prima che l’influenza negativa di Klein creasse una spaccatura enorme tra McCartney e gli altri Beatles. McCartney si è particolarmente arrabbiato per la decisione di Klein di lasciare che Phil Spector completasse quello che sarebbe diventato Let It Be, aggiungendo parti di archi a The Long and Winding Road senza il suo permesso.

Yoko Ono è stata ingiustamente accusata, a più riprese, di aver causato lo scioglimento del gruppo. Sebbene sia indubbio che la sua presenza al fianco di Lennon durante le session di registrazione, alla fine della carriera del gruppo, irritasse gli altri membri, attribuire la cosa interamente a Ono è grossolanamente ingiusto e semplicemente antistorico. «Non è stata certo lei a far sciogliere il gruppo», ha detto McCartney nel 2013. «Non credo la si possa incolpare di nulla». Ha aggiunto Ono che «non sarebbe stato possibile fare allontanare quattro persone fortissime come loro, quindi deve essere successo qualcosa fra di loro, non è stata una forza esterna». Alla fine, ciò che ha fatto crollare i Beatles è stato essere i Beatles. Erano quattro uomini semplicemente stremati dalla fama, dalle liti per i soldi e il controllo e, purtroppo, stanchi l’uno dell’altro.

Da Rolling Stone US.