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Sanremo 2022, le pagelle della finale

Dai vincitori Mahmood e Blanco ai giovani vecchi, dallo "zero fucks given" di Dargen D'Amico a 'Ciao ciao' che va dritta a Tormentonia, il meglio e il peggio delle ultime performance dei 25 in gara

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

È iniziata male con l’inno di Mameli, è finita bene con la proclamazione dei vincitori Mahmood e Blanco. Forse scontato, ma giusto. Alla finale di Sanremo è mancato l’effetto sorpresa delle prime esecuzioni, non è stata una serata sconnessa come quella delle cover, ma ha chiarito quali sono le canzoni che non riascolteremo più (tante), quelle che resteranno (poche), quelle che galleggiano nel mezzo. Bilancio pandemico: nessun cantante è finito in isolamento nei cinque giorni di Festival. Non era scontato. Massima di Blanco che ci sentiamo di condividere: «Voglio diventare come Gianni Morandi».

Matteo Romano “Virale” Voto: 4

Fa parte della pattuglia dei giovani vecchi. E invece sono loro i nonni, mentre Morandi e Zanicchi sono i nipoti. Stasera, poi, con la voce si lascia un po’ andare, per usare l’espressione del suo pezzo. Pop generico: che ce ne facciamo nel 2022?

Giusy Ferreri “Miele” Voto: 4

Ha fatto un Festival anonimo, che peccato. È mancato anche il tocco furbo ma brillante di Takagi & Ketra, la coppia d’autori e produttori in grado di trasformare atmosfere e stili in hit contemporanee. Però nella finale Giusy Ferreri tira fuori la sua esecuzione migliore.

Rkomi “Insuperabile” Voto: 6

Il personaggio è venuto fuori, la canzone un po’ meno, la voce non tanto. «Non prendo tutte le note, ma ci metto il cuore», dice lui alla fine, come un ragazzino di Amici. È arrivato a Sanremo fresco di reinvenzione e forse, per usare la metafora di Insuperabile, la sua nuova identità ha bisogno di fare qualche chilometro in più sul palco. Stasera poi è sembrato più scarico del solito.

Iva Zanicchi “Voglio amarti” Voto: 6,5

Alla vigilia era considerata l’Orietta Berti del Sanremo 2022, la nonna dei ragazzini in gara. È risultata più credibile di Berti, anche se col passare dei giorni il suo pezzo si è normalizzato. Resta la voce: antica, potente, segnata dagli anni quel che basta. In suo onore abbiamo pure coniato un nuovo genere musicale: Ivacore, lo si può leggere sia in inglese, sia in italiano.

Aka 7even “Perfetta così” Voto: 4

Un ventunenne presto arruolato nella pattuglia dei giovani vecchi. L’abbiamo sentita più volte e subito scordata. Il miracolo di una canzone dimenticabile: stasera è stato come ascoltarla per la prima volta.

Massimo Ranieri “Lettera di là dal mare” Voto: 7,5

A ogni replica il filmone d’immigrazione di Massimo Ranieri risulta un po’ meno efficace, ma il tema musicale c’è, l’interpretazione pure (stasera molto teatrale), idem lo spaccato di un’Italia che non c’è più. Ci piace pensare che Ranieri sia tornato al Festival per ricordarlo a noi pappemolli.

Noemi “Ti amo non lo so dire” Voto: 6,5

Noemi c’è. Ha fatto il Festival da sola, nel senso che non è mai stata in gara. Per lei Sanremo è stata pura vetrina di una canzone che è noemissima, ma con un tocco di brio in più. Un’ipotesi canzonettara non rivoluzionaria, ma riformista sì (per Noemi, s’intende). Una cosa stasera l’ha vinta: una citazione del cardinal Ravasi.

Fabrizio Moro “Sei tu” Voto: 3

Chissà, forse Fabrizio Moro canta in modo tanto rabbioso perché s’è accorto che la musica è cambiata e ora a Sanremo l’estraneo rischia di essere lui. Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo va a Sei tu, la canzone di “sei tu che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi”: ma come?

Dargen D’Amico “Dove si balla” Voto: 5,5

Zero fucks given. The king of piacioni sale sul palco come se non gliene fregasse nulla e tira fuori il suo coro da festa in piazza, forse da stadio da tanto è volutamente grossolano. E difatti spaccherà in radio, su Spotify è già più ascoltato di Elisa. Spiega perché è Sanremo: coi concerti fermi e la musica in tv fatta poco e male, se sei un cantante dove vai?

Elisa “O forse sei tu” Voto: 9

Il miracolo di Elisa: porta una canzone per niente facile da interpretare e a differenza di quasi tutti gli altri concorrenti del Festival la fa funzionare dal vivo meglio che nella versione registrata in studio, con uno special che vale quanto il ritornello, anzi di più. Succede con quelli bravi.

Irama “Ovunque sarai” Voto: 6

Stasera Irama non deve inseguire Grignani, così ci ricorda che ha una delle voci più belle del Festival. Il problema però è che il suo pezzo starebbe bene anche su un interprete della generazione di Massimo Ranieri. Un appello: dategli una canzone alla Benjamin Clementine.

Michele Bravi “Inverno dei fiori” Voto: 5

Quasi tutto giusto, ben fatto, a posto. L’interpretazione è sofferente (troppo per i nostri gusti), quasi rotta dal pianto. La canzone sembra ancora fin troppo rassicurante, ma nella serata finale è sembrata più a fuoco.

La Rappresentante di Lista “Ciao ciao” Voto: 7,5

Hallelujah, stasera Ciao ciao “suona” anche all’Ariston con la giusta spinta. Tornati a Sanremo con un pezzo di segno opposto rispetto ad Amare, hanno centrato una delle grandi hit del Festival. Fatto unico, godono sul palco di una sorta di reprise. La canzone va da Sanremo dritta a Tormentonia, chiaramente prendendo il treno di È stata la mano di Dio.

Emma “Ogni volta è così” Voto: 5

Primo ascolto: pensavamo peggio. Secondo ascolto: è ok per essere Emma. Terzo ascolto: qui non succede niente di interessante. Emma ha fatto un Sanremo ordinario, senza nessun guizzo, nonostante Britney con Francesca Michielin.

Mahmood e Blanco “Brividi” Voto: 9

Hanno fatto il Sanremo perfetto: hanno portato la canzone che pochi si aspettavano da loro, l’hanno interpretata benissimo, hanno azzeccato la cover. E soprattutto hanno trovato una via nuova e contemporanea al tipo di emozione che le canzoni di Sanremo esprimono tradizionalmente.

Highsnob e Hu “Abbi cura di te” Voto: 4

Ci sono esordienti (all’Ariston) che arrivano e spaccano. Magari vanno male nella classifica del Festival, ma ne escono alla grande e funzionano là fuori, nel mondo reale (e in quello virtuale dello streaming). Per altri il Festival è un’occasione mancata, come temiamo accadrà per Highsnob, Hu e la loro canzone tiepida.

Sangiovanni “Farfalle” Voto: 5

«Non sono un cantante per bambini», dice. E per dimostrarlo nella serata delle cover ha portato A muso duro con Fiorella Mannoia. E però Farfalle ha il ritornello (la prima parte, per la precisione) più infantile di Sanremo 2022. Ma in fin dei conti la sua illogica allegria lo tiene al riparo dall’invecchiamento precoce dei suoi coetanei al Festival.

Gianni Morandi “Apri tutte le porte” Voto: 8

Gli altri splendidi vegliardi vanno al Festival da outsider, lui ci va con un pezzo fatto per gareggiare, orecchiabile, ritmato, una miscela di canzoni soul e dintorni anni ’60. Compensa la mancanza di originalità (ma ha 77 anni, chi gliela chiede?) con la sua impossibile vitalità. I diciannovenni frignano, lui canta di darsi una svegliata. Twitta Cesare Cremonini: «Il segreto è Bologna». Arriva terzo: è giusto.

Ditonellapiaga e Rettore “Chimica” Voto: 8

C’è un vecchio greatest hits dei Roxette intitolato Don’t Bore Us, Get to the Chorus!, non annoiarci, vai dritto al ritornello. È quello che fanno Ditonellapiaga e Rettore: il ritornello di Chimica arriva dopo 30 secondi. Stasera sembrano un po’ più disunite, ma hanno capito come si fa una canzone sexy e allo stesso tempo allegra. Ci fanno riflettere, nel senso di specchio.

Yuman “Ora e qui” Voto: 4

Anche in Italia si usa organizzare dei songwriting camp, session prolungate in cui si scrivono canzoni che poi verranno cantate da altri. Ecco, per risolvere il problema di Yuman (grande voce su un pezzo vecchio) gli consigliamo un’esperienza simile, ma sull’isola di Achille Lauro.

Achille Lauro feat. Harlem Gospel Choir “Domenica” Voto: 7

Con Lauro va così: più prendi sul serio la retorica che apparecchia attorno alla musica, più ne vedi i difetti. Se lo prendi per quel che è, ti diverti. Succede con Domenica, un pezzo già sentito powered by the Harlem Gospel Choir. Via l’acqua battesimale, dentro la vodka (#adv) in una coppa da cocktail: meno pretenzioso, più leggero, molto meglio.

Ana Mena “Duecentomila ore” Voto: 5,5

C’è solo un modo affinché si riesca ad apprezzare a fondo questa canzone e questo testo su “un’altra sera che se n’è andata”, su “questa attesa che è disperata”. C’è una sola maniera per strappare Duecentomila ore dall’immaginario delle giostre e convincerci a superare i nostri pregiudizi. La deve cantare Francesco Bianconi.

Tananai “Sesso occasionale” Voto: 4,5

Se al Festival esistesse il Premio Simpatia lo vincerebbe Tananai, a mani basse. Abbiamo immaginato Sesso occasionale interpretata da uno più capace (o con maggiore esperienza) e non era male. «Ci vediamo all’Eurovision», dice salutando il pubblico. O è autoironia o è FantaSanremo.

Giovanni Truppi “Tuo padre, mia madre, Lucia” Voto: 5

La canzone non ci ha proprio convinti, ma una cosa la possiamo dire: Giovanni Truppi è il vero alieno di questo Sanremo, non ha mai cercato di annacquare o nascondere la sua identità. Non ha fatto finta di stare su un altro palco, ma ha cercato di abitarlo al meglio delle sue possibilità. Non è da tutti.

Le Vibrazioni “Tantissimo” Voto: 5

Non c’è un solo tipo di rock. Tra le tante possibilità che questa musica dà c’è anche quella di farne spettacolo, magari un po’ pacchiano, un poco sfrontato, mai estremo. È quel che fanno Le Vibrazioni a Sanremo, aggiungendo quel po’ di pop italiano che li tiene dentro il mainstream. Sanno fare di meglio.

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