Radiohead, 10 cose che (forse) non sapete di ‘The Bends’ | Rolling Stone Italia
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Radiohead, 10 cose che (forse) non sapete di ‘The Bends’

Come l’ombra di ‘Creep’, un romanzo sovrannaturale, un manichino per la rianimazione, un attore di ‘The Walking Dead’ e molto altro hanno dato vita al classico del 1995

Radiohead, 10 cose che (forse) non sapete di ‘The Bends’

I Radiohead

Foto: Gie Knaeps/Getty Images

Nel novembre 1994 Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead entravano in un piccolo club newyorchese chiamato Mercury Lounge per tenere uno show acustico in duo. A quel punto, la band in cui suonavano abitualmente era nota per una sola canzone e loro si erano già stancati di suonarla: Creep. Guardavano oltre. Erano stati in tour per due anni per promuovere il debutto Pablo Honey e avevano per le mani una manciata di nuovi brani da includere nel secondo album.

“Thom e Jonny hanno suonato per la prima volta quelle canzoni in quel modo davanti a un pubblico: Thom strimpellava una chitarra acustica, mentre Jonny suonava furiosamente l’elettrica”, si leggeva in una newsletter riservata al fan club della band. “I pezzo nuovi sono stati ben accolti. Solo un tizio ha chiesto Creep ed è stata messo a tacere dal resto del pubblico”.

Quella richiesta aveva un significato particolare per un gruppo di musicisti che aveva un gran paura di passare alla storia come ‘quelli di Creep‘. “Eravamo in crisi nera”, ha confessato Yorke a Billboard nel 1996. “Pensavamo che la gente ci avrebbe odiato comunque, qualunque cosa avessimo fatto. Dopo Creep e la fatica dei tour eravamo spaventati a morte e la gente s’intrometteva dicendo la sua. Era tempo di rivendicare la nostra libertà creativa”.

Pubblicato nel marzo 1995, The Bends è il primo grande album dei Radiohead, una raccolta solida di canzoni costruite intorno a chitarre in stile U2 e testi inquietanti che preannunciavano i temi di OK Computer. Due canzoni del disco, ovvero Fake Plastic Trees e My Iron Lung, apparvero nella colonna sonora di Clueless. La protagonista Cher Horowitz identificava quella della band come “musica svenevole che trasmette la radio universitaria” e cancellava definitivamente la possibilità che i Radiohead restassero una one-hit wonder.

Ecco 10 cose che forse non sapete del classico del 1995.

1Le session furono piuttosto tese

Thom Yorke ha scelto il produttore John Leckie per il lavoro svolto su Real Life del gruppo post punk dei Magazine. Nei primi due mesi di registrazione, il cantante iniziava la giornata con un tè e quattro ore di esercizi al pianoforte. Ha detto Leckie che Yorke “scriveva una canzone dietro l’altra. Era un tipo mattiniero e aveva un sacco energia. Non se ne parlava di interromperlo”.

Tuttavia, dopo il mega-successo di Creep, la band aveva passato un periodo non facile in sala d’incisione. “Le prime session di The Bends sono state piuttosto movimentate”, ha detto il batterista Phil Selway. “Però sono venute fuori delle belle cose come Just, Fake Plastic Trees e Planet Telex, quindi non è stato tutto negativo”. “Che dio benedica John Leckie”, ha detto il bassista Colin Greenwood. “È stato davvero paziente con noi. Sapevamo che, dopo il primo album, la nostra nuova musica sarebbe stata giudicata con attenzione”.

L’etichetta del gruppo, la EMI, voleva pubblicare il disco nell’autunno del 1994, una previsione che si è rivelata irrealistica. “Non volevano diventare uno di quei gruppi pop che fanno quel che vuole l’etichetta”, ha detto il fonico Nigel Godrich. “I discografici venivano a vedere come andavano le session e la cosa non ci faceva piacere”. La band decise di andare in tour per sciogliere la tensione e far ascoltare ai fan i pezzi di The Bends, per poi finire l’album una volta tornati in Inghilterra.

2Street Spirit (Fade Out) è ispirata ai R.E.M. e al libro di uno scrittore nigeriano

Street Spirit (Fade Out) s’intitolava originariamente Three-Headed Spirit. Yorke dice d’essersi ispirato al libro La via della fame del nigeriano Ben Okri. Lo aveva letto mentre era in tour in Nord America. Pubblicato nel 1991, il romanzo racconta la storia di Azaro, un bambino che comunica col mondo degli spiriti. “C’è gente che cerca di ucciderlo e rimandarlo da dove è venuto per non influenzare la razza umana”, ha spiegato Yorke. “È un libro piuttosto strano, mi è piaciuto così tanto che ci ho scritto su una canzone”.

Nel 2004 ha aggiunto che il pezzo è ispirato ai R.E.M., per i quali avevano aperto nel 1995 il tour di Monster. “È un plagio bello e buono”, ha detto.

3Norman Reedus di The Walking Dead appare nel video di Fake Plastic Trees

È ben strano il video della canzone più celebre dell’album. C’è Yorke che, seduto dentro un carrello della spesa, gira per le corsie di un negozio di alimentari e passa accanto a prodotti illuminati al neon e a strani clienti, tra cui Norman Reedus di The Walking Dead. L’attore, all’epoca 26enne, aveva appena seguito la sua fidanzata a Los Angeles, via Spagna. Per tirare su qualche soldo appariva in vari video fra cui Violently Happy di Björk e Wicked as It Seems di Keith Richards. “Ti davano 150 dollari per la giornata”, spiega Rolling Stone. “Mi facevano comodo”.

“Lo ricordo bene”, dice del video diretto da Jake Scott. “Mi dicevano: puoi spingere il carrello lungo la corsia? Ho fatto un po’ lo scemo, ho esagerato. Ho parlato con la band, erano super cool. Ero già fan dei Radiohead, come tutti del resto. Erano tipi normali”.

“È uno dei dischi migliori di tutti i tempi”, dice di The Bends. “E quella canzone in particolare mi ricorda quell’epoca, i giorni in cui vivevi in un appartamento grande come uno sgabuzzino e la vita ti sembrava meravigliosa”.

4La band ha collaborato per la prima volta col grafico Stanley Donwood

È Stanley Donwood l’autore di tutte le copertine degli album dei Radiohead negli ultimi 25 anni, a partire proprio da quella di The Bends. La collaborazione è iniziata con il singolo My Iron Lung. “Avremmo fatto qualcosa come cinquanta tentativi per il singolo ed erano tutti pessimi”, ha spiegato a Rolling Stone. “Abbiamo noleggiato una VHS e siamo usciti a fare un po’ di filmati. Mentre rivedevamo la videocassetta scattavamo foto allo schermo della tv. Le abbiamo fatte sviluppare, le abbiamo scansionate e le abbiamo usate. Il processo serviva a rovinare la qualità delle immagini. All’epoca ci sembrava una cosa tanto moderna”.

Per l’artwork dell’album, Donwood voleva fotografare un vero polmone d’acciaio. “La deadline per la consegna della copertina si avvicinava. Perciò, e non so come ci siamo riusciti, abbiamo portato di nascosto una videocamera in un ospedale, una cosa che sono sicuro che non si dovrebbe fare. Avevo sentito dire che avevano un vecchio polmone d’acciaio. Non è un oggetto particolarmente eccitante. È un grosso cilindro metallico, un ambiente pressurizzato dentro cui veniva messo chi non respirava bene. Doveva essere orribile. Alla fine non l’ho fotografato, era una roba grigia che giaceva inutilizzata in una stanza buia”.

Alla fine, Donwood ha fotografato lo schermo televisivo che trasmetteva un video di un manichino per la rianimazione. “L’espressione sul manichino e l’angolazione da cui lo abbiamo fotografato gli ha dato un espressione a metà strada fra l’agonia e l’estasi. È ambigua”.

5Hanno lavorato per la prima volta con Nigel Godrich

È stato Nigel Godrich, all’epoca un giovane fonico, a produrre Black Star mentre John Leckie era a un matrimonio. Godrich diventerà il produttore di tutti gli album che seguiranno. “Black Star è un gran bel pezzo, la registrazione è andata davvero bene”, ricorda Colin Greenwood. “Si passava del tempo con Nigel ed era fantastico. Lo amiamo, davvero”.

“Pensavo che l’album fosse finito da qualche mese quando Thom mi ha chiamato per chiedere se potevo registrarli mentre suonavano in sala prove”, ha ricordato Godrich. “Abbiamo fatto tre o quattro canzoni, tra cui Black Star. Si lavorava senza alcun vincolo, come ragazzi finalmente liberi dalla supervisione degli adulti. È stato allora che è diventato chiaro che Thom era un autore decisamente dotato. Mentre facevamo The Bends scriveva Subterranean Homesick Alien [pezzo poi finito su OK Computer]. Se ne stava seduto col suo libretto sulle ginocchia a girare pagine. Non era più Anyone Can Play Guitar. Era roba più a fuoco”.

6My Iron Lung è stata registrata dal vivo

Dopo aver cercato di incidere il pezzo in studio, la band ha usato una registrazione di un concerto al London Astoria. Il rumore del pubblico è stato isolato e Thom Yorke ha ri-registrato le parti vocali. “La versione che avevamo inciso in studio sul 24 piste non era granché, pensavamo che quella del concerto fosse decisamente migliore”, ha detto Jonny Greenwood a Glamour Guide for Trash. “Quindi abbiamo usato quella”.

My Iron Lung era il singolo di lancio dell’album, la risposta del gruppo al successo ottenuto con Creep e all’amarezza che provavano. Accompagnato da un riff inconfondibile, York scherza: “Ecco la nostra nuova canzone / È come l’ultima / Una perdita di tempo”. “Iron Lung doveva essere il colpo di grazia, l’ultimo chiodo nella bara di quella canzone che non intendo nominare”, ha detto a B-Side Magazine. “Ma non è stato affatto così… l’abbiamo pubblicata perché ci siamo entusiasmati quando l’abbiamo ascoltata”.

7High and Dry è la canzone più vecchia dell’album

Yorke ha scritto la fosca High and Dry all’Università di Exeter alla fine degli anni ’80, quando suonava nella sua vecchia e non molto longeva band, gli Headless Chickens. “Per quello che ricordo, il testo originariamente parlava di una ragazza un po’ matta con cui uscivo, ma dopo un po’ le parole si sono mischiate con idee sul successo e il fallimento”, ha detto a Billboard nel 1996. “Era una vecchia demo che pensavamo fosse una schifezza, sai, troppo alla Rod Stewart. Ma quando l’abbiamo riascoltata, un giorno, sembrava uno specchio, rifletteva noi e quel che avevamo passato”.

8Il soggetto del video di Just doveva diventare un cortometraggio

Jamie Thraves è stato contattato da Dilly Gent, direttore creativo dei Radiohead, per dirigere il video di Just. Aveva scritto una sceneggiatura di 10 pagine, completa di dialoghi, per un corto che avrebbe fatto di lì a poco, ma i suoi piani sono cambiati quando ha ascoltato il pezzo di The Bends. “La storia e la canzone mi sono esplose in testa, come se fossero destinate a stare insieme”, ha detto Thraves a Rolling Stone. “Ho letteralmente vissuto un’esplosione nel mio cervello, ho perso la vista per mezzo secondo, sconvolto. Ho anche sentito un brivido lungo la schiena quando ho capito che il finale della storia funzionava perfettamente con il solo di chitarra”.

Il finale a cui fa riferimento il regista è il momento in cui il protagonista dice al pubblico perché è sul marciapiede – pronuncia le parole ma non si sente alcun suono. Perché? “Non l’ho detto a nessuno in 25 anni”, ha detto il regista. “Non avevo idea che tutti si sarebbero domandati cosa dicesse l’uomo. All’epoca pensavo di non avere scelta se non tagliare il dialogo, e si è creata una magia. Rivelare la risposta rovinerebbe il video. Mi porterò quelle parole nella tomba, a meno che un fan miliardario non provi a comprare il segreto. Non costringermi a rivelartelo. Non vuoi saperlo”.

9Nella b-side India Rubber c’è una risata di Jonny Greenwood in loop

Sono molte le b-side incredibili di The Bends. How Can You Be Sure? e India Rubber, entrambe nell’EP Fake Plastic Trees, per esempio, sono canzoni che almeno per quanto riguarda il suono sarebbero state benissimo anche nel disco. How Can You Be Sure? è un pezzo acustico e sognante arricchito dalla voce di Dianne Swann delle Julie Dolphin. India Rubber, invece, è basata su chitarre affogate nel fuzz e sintetizzatori, ma dopo due minuti le cose si fanno strane con l’ingresso di una risata maniacale in loop. Nel forum del gruppo, Colin Greenwood ha rivelato che quella è la voce di suo fratello. “È Jonny che ride a una delle sue battute, di solito le ruba a Stephen Fry”.

10La band non suona Sulk dal 1995

La penultima traccia dell’album è sempre stata oscurata dal grandioso finale di Street Spirit, e anche dal fatto che la band non l’ha mai suonata in 25 anni. Anche High and Dry non viene eseguita dal 1998. Dall’inizio del nuovo millennio, invece, le altre canzoni di The Bends sono tutte finite nelle scalette dei concerti: anche Bones, un brano poco noto, è stato fatto nel 2006. La band, però, ha suonato Blow Out – un pezzo di Pablo Honey – nel tour di A Moon Shaped Pool, quindi possiamo sperare che in futuro faccia lo stesso con Sulk.

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