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Quali sono le canzoni meno ascoltate di Beatles, Springsteen e altre superstar?

Abbiamo setacciato la libreria di Spotify in cerca dei pezzi di minor successo di big come Queen, U2, Taylor Swift, Stones. Perché queste canzoni? Ed è giusto che abbiano meno stream delle altre?

Illustrazione di Matthew Cooley. Foto: Amy Sussman/Getty Images; Mark Wieland/Getty Images; Samir Hussein/WireImage

Nel tempo in cui per comprare un CD bisognava andare in un negozio e sborsare una ventina di euro era sostanzialmente impossibile sapere quali brani di un album le persone apprezzavano e quali invece  snobbavano. Oggi viviamo in un futuro delirante in cui il negozio di dischi più grande del mondo si trova nel nostro smartphone e usufruirne costa solo un decina di euro al mese, e perciò sappiamo esattamente che cosa la gente ascolta e che cosa evita. Questo perché Spotify ci segnala quante volte ogni singolo brano è stato ascoltato.

Sulla scorta di queste informazioni abbiamo passato al setaccio la libreria Spotify di 12 superstar, dai Beatles ai Queen fino a Taylor Swift, per scoprire quali sono le canzoni meno popolari dei loro cataloghi principali. Il criterio utilizzato è piuttosto semplice: per essere presa in considerazione, una canzone deve essere disponibile nella versione originale di un album in studio. Quindi niente remix, bonus track, lati B, versioni dal vivo, brani per colonne sonore, singoli extra album e qualsiasi altra cosa non sia stata pubblicata su un vero e proprio disco in studio. Sono stati scartati anche gli skit, gli strumentali, gli intermezzi, i segmenti parlati e persino le cover (su quest’ultimo punto si è molto discusso, ma è sembrato corretto evitare di considerarle al pari delle canzoni originali di un artista).

La grande lezione che ne abbiamo tratto è questa qua: la gente è saggia. Nel corso di un decennio, seppur con qualche eccezione degna di nota, gli utenti di Spotify hanno preso miliardi di decisioni inconsapevoli scegliendo di skippare le canzoni scadenti.

Ovviamente, visto che parliamo di superstar fra le più grandi e amate di sempre, nessun brano di questa lista è un vero e proprio flop in termini assoluti. Anzi, nella maggior parte dei casi i numeri sono piuttosto alti. E alcune di queste canzoni sono comunque buone. Ma, in termini relativi, rappresentano i punti più bassi di alcuni dei migliori cataloghi musicali esistenti. Non arrabbiatevi se troverete qui uno dei vostri artisti preferiti. Non importa quanti successi si creino, qualche colpo lo si sbaglia sempre. (Nota: il numero esatto di ascolti in streaming varia di secondo in secondo, quelli indicati si riferiscono al momento in cui sono stati fatti i conteggi).

The Beatles

Little Child

6.119.345 stream

Perché è in questa lista? John Lennon e Paul McCartney erano in un momento di grazia quando hanno iniziato a scrivere le canzoni per With the Beatles del 1963, sfornando classici istantanei come All My Loving, It Won’t Be Long e All I’ve Got to Do, che totalizzano tutti un numero di stream superiore ai 30 milioni. Ma anche la più grande coppia di compositori della storia del rock può floppare. È il caso di Little Child, che parla di un uomo solo che chiede a una ragazza di ballare con lui. Dall’uscita, la canzone non è stata inclusa neppure in una compilation, il che probabilmente spiega il motivo per cui si posiziona così in basso in questa classifica (la loro versione di Honey Don’t di Carl Perkins, contenuta in Beatles for Sale, ha totalizzato un numero di ascolti leggermente inferiore, ma non consideriamo le cover).

Merita di starci? Sì. La saggezza collettiva di Spotify ha ragione. I primi dischi dei Beatles sono stati realizzati in fretta, incastrando le session fra tour e altri impegni promozionali. Brani poco curati come Little Child non sarebbero mai entrati in classifica dopo che, nel 1966, i Beatles hanno rallentato i ritmi, sospendendo i tour e impegnandosi per fare in modo che non ci fossero momenti deboli negli album. Lo stesso McCartney ha ammesso che Little Child è un semplice riempitivo. La maggior parte dei gruppi si venderebbe l’anima per scrivere un riempitivo così, ma per gli standard dei Beatles è un brano davvero trascurabile.

Rolling Stones

Pretty Beat Up

392.364 stream

Perché è in questa lista? L’idea secondo cui i Rolling Stones negli anni ’80 facevano schifo, per lo meno dopo Tattoo You, è decisamente esagerata. Se non ci credete, andate ad ascoltare Undercover of the Night, She Was Hot, Mixed Emotions, Slipping Away e Rock and a Hard Place. Ma per buona parte del decennio non sono andati in tour e i loro album sembravano frutto di obblighi contrattuali, lavori da buttare fuori tra un impegno solista e l’altro. I singoli spesso erano forti, ma i pezzi degli album sembravano degli scarti. Pretty Beat Up è sepolta nel secondo lato di Undercover del 1983. Ha un bel ritmo, ma Jagger si limita a fare la parodia di se stesso. Per gran parte della canzone non fa altro che ripetere il titolo, in continuazione.
Merita di starci? Non esattamente. Per molti fan degli Stones sono gli anni ’90 il punto più basso della loro carriera discografica e quindi pescherebbero qualcosa dalle tracklist ridondanti, tipiche dell’era del CD, di Voodoo Lounge e Bridges to Babylon. E avrebbero ragione pensando a Sweethearts Together o Already Over Me. Sono peggiori di Pretty Beat Up? Decidete voi.

The Weeknd

Belong to the World

44.217.763 stream

Perché è in questa lista? In quanto a numero di stream, The Weeknd è il quarto artista più popolare nella storia di Spotify, dietro solo a Drake, Bad Bunny e Taylor Swift. Con appena cinque album in studio ha accumulato più di 46 miliardi di ascolti. In altre parole, il brano meno popolare di un suo album ha comunque più stream dei cataloghi completi di molti altri artisti presenti su Spotify. Si tratta di Belong to the World, dal debutto del 2013 Kiss Land. Essendo il secondo singolo tratto dall’album, è sorprendente trovarlo qui, ma è stato un vero e proprio flop e non è entrato in classifica in nessuna parte del pianeta (nota: non stiamo tenendo conto dei brani parlati di Dawn FM come Phantom Regret by Jim o Every Angel Is Terrifying).

Merita di starci? Sostanzialmente sì. Se lo confrontiamo coi singoli successivi di the Weeknd, Belong to the World è un flop. La performance deludente, forse, è parte del motivo per cui l’artista ha iniziato a collaborare con Max Martin per una serie di successi pop straordinari, subito dopo Kiss Land.

Taylor Swift

The Outside

21.632.515 stream

Perché è in questa lista? Taylor Swift ha registrato il disco d’esordio prima di maturare completamente come artista. The Outside è una delle poche canzoni dell’album scritte senza l’aiuto di un coautore. A dirla tutta, l’ha composta quando aveva solamente 12 anni. «A scuola ero un’emarginata totale e non mi sono mai inserita, non mi sono mai sentita a mio agio», ha dichiarato. «In The Outside ho descritto esattamente ciò che vedevo. Scrivevo dal punto di vista del dolore». Non sono molti i dodicenni in grado di comporre una canzone che si avvicini al livello di The Outside, ma quelle che ha scritto in seguito sono decisamente più incisive.

Merita di starci? Molto probabilmente sì. C’è un motivo per cui il primo album non ha uno spazio tutto suo nell’Era Tour in corso: contiene canzoni che gli Swifties più accaniti ameranno per sempre, ma è stato eclissato da tutto ciò che è venuto dopo. Lei ha riesumato pezzi minori di ogni tipo per la sezione della scaletta del tour dedicata alle canzoni bonus, anche molti brani del primo album, ma The Outside non lo propone dal 2008.

Bruce Springsteen

Souls of the Departed

523.329 stream

Perché è in questa lista? Bruce Springsteen ha toccato il punto più basso della sua carriera discografica il 31 marzo 1992, quando ha pubblicato contemporaneamente Human Touch e Lucky Town, come se costituissero un doppio album non ufficiale. I dischi sono pieni di pezzi ottimi, come If I Should Fall Behind, My Beautiful Reward, Better Days e Real World, ma oggi la produzione spesso suona datata (soprattutto in Human Touch) e molte delle canzoni più belle incise durante queste session sono rimaste nel cassetto. Parecchi dei pezzi di Springsteen meno ascoltati su Spotify arrivano da questi album, ma Souls of the Departed è quello con il minor numero di stream in assoluto. Si tratta di una preghiera per le persone morte prematuramente, tra cui un bambino di sette anni ucciso a colpi d’arma da fuoco nel cortile di una scuola di Compton.

Merita di starci? No. Souls of the Departed è uno dei pezzi migliori di Lucky Town, anche se sfortunatamente è collocato verso il fondo della tracklist e prima di arrivare a quel punto, probabilmente, molti ascoltatori hanno già mollato. Il pezzo ha preso vita sul palco, soprattutto nelle mani della E Street Band: ce n’è una versione particolarmente infuocata, con Neil Young ospite, eseguita durante il tour Vote for Change del 2004. Come canzone meno ascoltata di Springsteen su Spotify, precede di poco Real Man e The Long Goodbye, che sono brani peggiori. Anzi, Real Man potrebbe anche essere il pezzo peggiore del catalogo principale di Springsteen. Per mettere fine a questa ingiustizia, basterebbe che circa 13 mila persone ascoltassero Souls of the Departed e non Real Man.

Elton John

Memory of Love

73.672 stream

Perché è in questa lista? Per la cocaina. Tanta, tantissima cocaina. Nei primi anni ’80, grazie alla coca, Elton è riuscito a scrivere alcuni grandi successi come I’m Still Standing, Sad Songs (Say So Much) e Nikita, ma il meccanismo si è inceppato quando è entrato in studio per Leather Jackets del 1986. È stato il suo primo album del decennio da cui non è uscita nemmeno una hit. È difficile individuare il punto più basso del periodo, ma Memory of Love è un buon esempio. Scritta con il paroliere Gary Osborne, e non Bernie Taupin, è un pezzo da dimenticare.

Merita di starci? Sì. Sarebbe andata bene qualsiasi altra canzone di Leather Jackets, ma questa è la scelta perfetta. E se pensate che siamo troppo duri col disco, sentite cosa ha da dire in proposito John in persona: «Contiene un sacco di canzoni orribili. Negli anni ’80 e ’90 ho pubblicato alcuni lavori molto disomogenei perché non ero concentrato su ciò che facevo. E per colpa delle droghe, ovviamente».

Radiohead

I Can’t

6.105.824 stream

Perché è in questa lista? Non sorprende il fatto che la canzone dei Radiohead meno ascoltata su Spotify sia tratta da Pablo Honey. Nel 1993 hanno venduto un sacco di copie di questo disco, ma la maggior parte delle persone voleva solo ascoltare Creep. Lo stesso vale anche nell’era di Spotify, dove Creep è stata sentita quasi 1,3 miliardi di volte, seguita da You, il pezzo che apre l’album, con appena 26,8 milioni. Il brano con il minor numero di stream è I Can’t, probabilmente perché si trova verso fine del disco e a quel punto la maggior parte degli ascoltatori è già passata a The Bends. Subito dopo ci sono Lurgee e Blow Out, due delle rare canzoni del disco, a parte Creep, che i Radiohead suonavano ancora dal vivo dopo l’inizio del nuovo millennio. Non fanno I Can’t dal 27 ottobre 1992, quando Pablo Honey non era ancora uscito.

Merita di starci? Certo. I Can’t è una canzone sul disgusto verso se stessi che si dimentica circa 20 secondi dopo averla ascoltata. Con The Bends, un paio d’anni dopo, la band ha fatto un salto di qualità e non ha più sfornato nulla che fosse anche solo lontanamente debole come questo pezzo, anche se una minoranza di fan pensa che Pablo Honey sia meglio di The King of Limbs. Abbiamo una domanda per loro: sapete dirci il titolo di una canzone di King of Limbs peggiore di I Can’t? Ecco.

Bob Dylan

Driftin’ Too Far from Shore

164.110 stream

Perché è in questa lista? I dylaniani hanno passato decenni a discutere se il punto più basso della sua carriera discografica sia Knocked Out Loaded del 1986 o Down in the Groove del 1988. Possiamo chiudere il dibattito dicendo che entrambe le fazioni hanno ragione e i due album fanno schifo allo stesso modo. In Knocked Out Loaded ci sarà anche un capolavoro come Brownsville Girl, ma tutte le altre canzoni lo appesantiscono fino a toccare il livello di Down in the Groove. Il popolo di Spotify è d’accordo e ha ascoltato Driftin’ Too Far From Shore meno di qualsiasi altra canzone originale tratta dal catalogo principale di Dylan (la  cover di Sally Sue Brown di June Alexander, da Down In The Groove, è stata ascoltata ancora meno).

Merita di starci? Assolutamente sì. La canzone avrà anche lo stesso titolo di un pezzo folk che ha ispirato Dylan da bambino, ma tutto il resto è terribilmente anni ’80. Le fucilate di rullante e i synth pacchiani puzzano di 1986. E i testi non sono fra le sue cose migliori (qui una selezione di metafore: “Non mi perderò in questa corrente / Non mi piace giocare al gatto e al topo / A nessun gentiluomo piace fare l’amore con una serva / Specialmente quando è in casa di suo padre”). Dylan nel 1992 l’ha suonata dal vivo un paio di volte con una band migliore, ma nemmeno loro sono riusciti nel miracolo di far volare questo tacchino.

U2

Is That All?

884.258 stream

Perché è in questa lista? Gli U2 hanno inciso October del 1981 in circostanze non esattamente ideali. Erano sfiniti dopo essere stati in giro per tantissimo tempo per promuovere Boy, sottoposti a una pressione enorme perché pubblicassero un seguito di successo e in difficoltà coi testi, dato che Bono aveva perso il suo taccuino poco prima dell’inizio delle registrazioni. Inoltre erano spaccati in due da quando Bono, The Edge e Larry Mullen Jr. erano entrati a far parte di un gruppo cristiano evangelico a cui Adam Clayton non voleva unirsi. Il risultato è un album deludente di canzoni spirituali che, in gran parte, non sono riuscite a impressionare il grande pubblico. Il disco si chiude con Is That All?, che mostra cosa succede quando il frontman perde i suoi testi alla vigilia dell’inizio delle registrazioni. “Oh, cantare questa canzone mi rende felice / Non sono felice con te / Oh, cantare questa canzone mi fa ballare”. Poi ripete in loop: “È tutto qui?”. Giunti a questo punto della tracklist, a giudicare dal numero esiguo di stream su Spotify, molti fan hanno già rinunciato ad ascoltare l’album.

Merita di starci? Forse. October viene sempre bistrattato perché gli altri dischi degli U2 degli anni ’80 sono praticamente perfetti. Eppure contiene alcuni grandi momenti come Gloria, October e Tomorrow. Ma c’è un motivo per cui Is That All? è una delle due canzoni di October che gli U2 non hanno mai suonato live, nemmeno durante il tour dell’album (l’altra è Stranger In a Strange Land): sembra un abbozzo incompiuto di un pezzo. Ma è davvero peggiore di Miami, The Playboy Mansion, American Soul, Stand Up Comedy e Get On Your Boots? Siamo lì.

Queen

Keep Passing the Open Windows

386.405 stream

Perché è in questa lista? The Works dei Queen contiene hit come Radio Ga Ga, Tear It Up, I Want to Break Free. Non è stato un grande successo in America, motivo per cui la band ha poi evitato di andare in tour negli Stati Uniti per il resto della sua carriera con Freddie Mercury, ma è stato un trionfo in tutto il resto del mondo. Non sembrerebbe dunque un candidato papabile per divenire l’album in cui si trova la loro canzone meno ascoltata su Spotify, eppure il primato spetta a Keep Passing the Open Windows, un pezzo del secondo lato scritto da Mercury che ha preso la frase del titolo dal romanzo di John Irving Hotel New Hampshire (1981): i Queen erano anche stati incaricati di scrivere una colonna sonora per l’adattamento cinematografico del libro, ma il progetto è andato a monte e la canzone è tutto ciò che ne resta.

Merita di starci? No. E il numero di ascolti su Spotify così basso, rispetto a tutti gli altri brani di The Works, che superano i tre milioni, fa pensare che sotto potrebbe esserci qualcosa di strano. C’è stato un problema tecnico nel sistema Spotify? Il pezzo non è stato disponibile per lunghi periodi di tempo? Non ci sono prove di queste cose, ma non riusciamo a immaginare una ragione plausibile per cui il brano si collochi così in basso rispetto a tutti gli altri del catalogo della band, restando indietro persino rispetto a certi pezzi di Made in Heaven. Ma fino a quando non avremo prove concrete che si è verificato un errore da qualche parte, il primato va a Keep Passing the Open Windows. Forse un giorno il film verrà effettivamente girato e la canzone godrà di una seconda vita.

Madonna

In This Life

1.174.246 stream

Perché è in questa lista? Pensavamo che la canzone meno popolare della carriera lunga e spettacolare di Madonna sarebbe stata in uno dei suoi album più recenti, come Madame X, Rebel Heart o MDNA. E invece è tratta da Erotica, del 1992, uscito quasi all’apice della fama. Il disco, però, non è stato un grande successo rispetto al resto delle sue cose anni ’90: la maggior parte delle persone ricorda solo Erotica, Deeper and Deeper e Rain, con gli altri brani in gran parte dimenticati, compresa la ballata dolente In This Life. Si trova sul secondo lato ed è un omaggio accorato a tutte le persone che Madonna conosceva e che sono morte di AIDS.

Merita di starci? Ma no! Ci sono di sicuro canzoni peggiori nella discografia di Madonna. È vero però che non è un pezzo di facile ascolto e si trova in uno dei suoi album meno popolari, quindi è facile intuire perché la gente può averlo ignorato. “Avete mai visto morire il vostro migliore amico?”, chiede Madonna verso la fine. “Avete mai visto un uomo adulto piangere? Alcuni dicono che la vita è ingiusta, io dico che alla gente non importa, preferiscono girarsi dall’altra parte”. Il carico emotivo di queste parole è toccante, ma la canzone è molto lontana dal pop orecchiabile che totalizza il maggior numero di ascolti nell’era dello streaming (Act of Contrition, da Like a Prayer, ha ricevuto un numero leggermente inferiore di ascolti, ma si tratta solo di alcuni frammenti di Like a Prayer suonati al contrario e con una parte di chitarra di Prince non accreditata: è piuttosto bella, ma non ci è parsa una vera e propria canzone, quindi non è stata presa in considerazione).

The Who

Trilby’s Piano

109.633 stream

Perché è in questa lista? Gli Who si sono riuniti nel 1989, a sette anni dal loro tour d’addio, ma non hanno pubblicato un disco nuovo fino a Endless Wire del 2006. A quel punto il bassista John Enwtistle era morto, il file sharing aveva in gran parte distrutto l’industria discografica e la maggioranza dei loro fan era poco interessata a sentire qualcosa di diverso dai vecchi dischi. Ma Pete Townshend è andato avanti, stoico, con un album ambizioso che si ricollega al progetto Lifehouse, interrotto dagli Who all’inizio degli anni ’70, e al suo lavoro da solista del 1993, Psychoderelict, anche se solo i fan più devoti se ne sono accorti. Nel disco comunque ci sono alcuni momenti molto buoni, come It’s Not Enough e We Got a Hit”, ma anche alcuni punti deboli, soprattutto nella mini opera Wire and Glass che occupa la seconda metà della tracklist. Ed è qui che entra in gioco Trilby’s Piano: si tratta di una ballata scarna di Townshend, per piano e voce, che porta avanti la storia, ma come brano a sé stante non offre molto agli ascoltatori (nota: un paio di intermezzi di Tommy come Do You Think It’s Alright, Miracle Cure e There’s a Doctor hanno numeri ancora più bassi, ma sono tutti sotto i 30 secondi e non sono significativi per la nostra indagine).

Merita di starci? Molto probabilmente sì. Su Face Dances e It’s Hard ci sono canzoni pessime, tra cui Did You Steal My Money e Why Did I Fall for That, ma fanno schifo in modo più interessante, tipo «ci siamo fatti troppa coca». Trilby’s Piano è noiosa e basta. E loro non l’hanno mai proposta dal vivo, nemmeno durante il tour di Endless Wire del 2006, in cui suonavano fin troppi pezzi del disco.

Da Rolling Stone US.

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