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Prince era un genio anche nei lati B

Il grande musicista di Minneapolis moriva cinque anni fa. Per una volta non lo ricordiamo attraverso i suoi pezzi più noti, ma con una carrellata di "retri". Canzoni minori, ma non troppo

Foto: Jeff Katz

Ricordo quando ho saputo della morte di Prince: ero all’aeroporto di Berlino diretto a Roma, dove avrei dovuto suonare. Fu scioccante. Nella mia mente Prince era invincibile, un supereroe immortale. Uno che riusciva a giocare a basket con i tacchi alti e vestito di tutto punto e subito dopo tornare in studio a registrare non poteva che essere un dio. E in effetti non è mai morto del tutto, almeno musicalmente: le ultime notizie ci dicono infatti che a luglio uscirà il disco d’inediti Welcome 2 America tratto dal suo caveau dal quale pare che si possa ricavare un album all’anno per 100 anni, e tutta roba di altissima qualità.

Già dai lati B dei singoli si capiva che il bacino era duro ad asciugarsi. È per questo che oggi, nell’anniversario della sua scomparsa celebriamo il genietto di Minneapolis ricordando alcune sue B side più interessanti: anche il superfluo poteva essere oro. Tanto che, a volte, superano in inventiva i singoli ufficiali.

1“Irresistible Bitch” (1982)

Lato B di Let’s Pretend We’re Married, ultimo singolo di 1999, è un superfunk stortignaccolo che vede in azione Prince coadiuvato da Wendy e Lisa, la cui genesi risale al 1981. Storia d’amore in cui lui si fa trattare come uno zerbino da lei, ma le perdona tutto poiché a letto fa faville, è in tutto e per tutto in linea con il repertorio “erotomantico” di Prince. Verrà passata in radio quasi più del singolo. Difficile pensare il contrario, vista la sua propulsione appunto irresistibile, tra false partenze, campane tubolari, un mezzo rap e ovviamente tonnellate di funk muovifianchi.

2“Erotic City” (1984)

La storia di questo lato B è molto interessante, essendo senza mezzi termini una messa in musica della relazione tra Prince e Sheila E, devoti a performance amatorie che durano fino all’alba finché “non gli viene rosso”. Tra le tipiche percussioni rotolanti e flangerate e la voce di Prince alterata nei toni più alti in uno straniamento psichedelico quasi alla Syd Barrett, il brano venne di getto a Prince dopo aver visto i Funkadelic dal vivo. Verrà trasmessa dalle radio statunitensi e ovviamente sarà tenuta sott’occhio dalle varie commissioni anti oscenità, aumentando il suo appeal e diventando presenza fissa in vari disco mix per dj.

3“17 Days” (1984)

Lato B di When Doves Cry, è una delle canzoni più amate dai fan. È una traccia atipica nel repertorio di Prince per il suo essere molto semplice, ripetitiva, quasi un mantra indie rock, una ballata di disarmante romanticismo senza tanti voli tecnici. Scritta – pare – con in mente Brenda Bennett, sua ex e poi membro ufficiale delle Vanity 6/Apollonia 6, rea di aver fatto perdere le sue tracce per ben 17 giorni, è presente anche nel postumo Piano & a Microphone in una versione acustica forse migliore dell’originale in quanto a intensità. Lisa ricorda che fu composta jammando con i Revolution e infatti lei è presente nei credits insieme all’inseparabile Wendy.

4“4 the Tears in Your Eyes” (1985)

Sembra assurdo che questo incredibile brano non sia mai uscito in un disco di Prince, eppure è così. Una sua versione live in acustico è presente nella raccolta The Hits/The B-Sides, ma l’originale è presente solo nell’album relativo al progetto USA for Africa, We Are the World. Una preghiera micidiale piena di riferimenti evangelici, con un arrangiamento tra la new wave e il gospel, e synth digitali celestiali e allucinati che preludono ad Around the World in a Day che uscirà da lì a poco. A Prince sarà rimproverato di non aver partecipato alla registrazione del singolo We Are the World. Lui credeva giustamente più opportuno regalare un brano di tale fattura all’iniziativa piuttosto che pavoneggiarsi a filantropo. Rosponderà alle accuse rivoltegli con un altro lato B, particolarmente piccato…

5“Hello” (1985)

Registrato dal solo Prince con l’aiuto della pupilla Jill Jones ai cori, Hello è un pesantissimo funkettone tirato a cannone e immerso in flanger incazzati ed eccessivi, con delle stranissime chitarre alzate di pitch tanto da sembrare aliene. È la traduzione in musica del fastidio di Prince per le critiche di cui sopra, in cui spiega una volta per tutte come è andata usando un testo particolarmente incazzato. Una canzone che parla di una canzone, una metatraccia registrata con urgenza e in pochissimo tempo: la versione migliore è l’extended version sul lato B del 12” di Pop Life con uno spoken word di Prince che non solo si difende, ma fa anche ironia su se stesso (in primis sul fatto che porta i tacchi alti).

6“♥ OR $” (1986)

Lato B di Kiss, riprende nel tema la narrazione del film Under the Cherry Moon che vede Prince come regista e attore protagonista (si può ascoltare parte della canzone proprio nella pellicola). Il pezzo vede un ampio lavoro di deformazione delle voci che poi Prince userà per definire il suo alter ego femminile Camille, un progetto che non vedrà mai la luce, ma i pezzi a esso correlati spunteranno qui e là, come funghi, nella sua discografia del folletto di Minneapolis. La traccia vede per la prima volta la partecipazione del sassofonista Eric Leeds, poi collaboratore fisso di Prince. È un brano tendente al dance funk, con ampio uso delle voci digitali del Fairlight, chitarre synth e tutta una serie di accorgimenti, come ad esempio registrare le parti di chitarra in modo rallentato per poi mandarle a velocità normale ottenendo un effetto “artificiale”, citazione del metodo usato dai Beatles in Sgt. Pepper’s.

7“La, La, La, He, He, Hee” (1987)

La genesi della canzone lato B di Sign o’ the Times la racconta Sheena Easton, che pare abbia avuto un ruolo decisivo nella composizione: «Era qualcosa che stavo scrivendo, solo una piccola cosa stupida. Vedi, ho sei gatti. Parlava di un gatto su un albero che prendeva in giro un cane. In realtà era sarcastico. Prince ha detto: “Sì, potrebbe essere una canzone” ed io ho risposto “Oh sì, cosa vuoi che canti? La la la, he he hee, ti amo, mi ami? È questo il mio talento?”. E lui disse: “In realtà, sarebbe carina! Vai avanti e scrivila”». Alla fine pare l’abbia finita lui, corredando questo roccioso power funk con veri e propri campioni di un cane che abbaia, rendendola una delle canzoni più bizzarre della sua carriera.

8“Scarlet Pussy” (1988)

Inizialmente pensato per essere inserito nel quarto album di Sheila E (idea poi abortita), questo pezzo verrà poi usato per la B side di I Wish U Heaven e accreditato all’alter ego Camille, anche se l’ altezza della voce è pitchata particolarmente in basso rispetto agli standard del suo avatar. Chiaramente ispirato al grande George Clinton, trattasi di un funk con melodie vocali particolarmente r’n’b, tanto che sembra di ascoltare le TLC e i loro epigoni degli anni 2000 prima del tempo. Le solite allusioni sessuali condiscono il brano rendendolo una specie di storia di Cappuccetto Rosso in versione erotica, una vera e propria favola per adulti allo stesso tempo tenera e oscena.

9“Sex” (1989)

Lato B contenuto nel maxi singolo di Scandalous!, ha la caratteristica di girare intorno a un riff di tastiera particolarmente maligno, che va avanti per tutto il pezzo fino a bucarti il cervello. Si viene catturati da effetti di synth, orchestrazioni cacofoniche e claps sintetici a pioggia, con un piglio che non può non ricordare il famigerato Black Album, poi ritirato dal mercato. All’epoca di questo brano Prince era coinvolto nella colonna sonora del film Batman e procedeva dritto in una relazione con Kim Basinger: questo pezzo è un po’ il bignami della conquista in atto. “When we both cry/ And want each other / Will you still resist me / Or will you come and kiss me?”. Chiaro no?

10“Violet the Organ Grinder” (1991)

Clamoroso brano dall’incipit vocale curato e complesso che subito si infila in un campo hip hop bagnato di funk. Una canzone imbevuta – al solito – dal binomio sentimento/sesso, vissuti ovviamente come due fisse irrinunciabili (nel testo c’è un esplicito accenno alla pratica del tribute, ovvero smanettarsi con le foto dell’oggetto del desiderio). Una grande coda orchestrale arrangiata dal jazzista Douglas Clare Fisher (ovvero una delle maggiori influenze di Herbie Hancock) chiude quello che è un piccolo capolavoro contenuto nel maxi single di Gett Off, che vede ancora una volta Eric Leeds al flauto e la performance dei New Power Generation, la nuova band di Prince post Revolution al debutto ufficiale sull’album Diamonds and Pearls. E a proposito di perle e diamanti, è proprio il caso di dire che ci troviamo di fronte a un raro gioiellino.

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